«Che cosa c’è?» mormorò Wymar, vicino al mio orecchio. «Niente». Mi baciò una guancia. «Che bugiarda pietosa. Ma non credo di volerlo sapere, sai. Quando le labbra ti si piegano in quel modo... sono cose che preferisco non sapere, o almeno far finta di non sapere». Gli accarezzai il petto. «Sto bene, qua con te». «Sì, lo so» rispose lui. «Per dieci minuti, venti minuti, forse persino un’ora. Non posso fare nient’altro per te. Posso solo... renderti felice ogni tanto e ignorare la tua infelicità per il resto del tempo». «Non puoi pretendere che non sia infelice». Mi baciò su una guancia. «Non lo pretendo. Mi... dispiace. No, mi spezza il cuore, ma non posso cambiare quello che è successo. So che la nostra guerra causa morte e sofferenza e nonostante questo... è quello che faccio. È il