Lui li baciò e li succhiò, la sua lingua percorse dei piccoli cerchi attorno ai miei capezzoli, che erano diventati sensibili e duri. Le sue mani si strinsero sulle mie natiche, mentre io gli infilavo le dita tra i capelli. Non sapevo quello che facevo, l’ho già detto. Agivo sulla base di un istinto che non avevo mai saputo di possedere. Ero seduta a cavalcioni su di lui, a gambe larghe, e in quel momento iniziai a essere consapevole del mio sesso. Del fatto che fosse lievemente aperto per via della posizione e che si stesse dischiudendo ancora di più, come un fiore al mattino. Come i petali di un fiore al mattino, ancora umidi di rugiada, anch’io ero umida. Sempre di più. In realtà il sesso mi pulsava in modo piacevole e mi trovai a strofinarmi contro Wymar. «Melita» ansimò lui, senza