Capitolo III Al pascolo con le caprette
l mattino dopo Heidi fu svegliata da un forte fischio; il sole risplendeva attraverso la finestra rotonda e i suoi raggi dorati andavano a posarsi proprio sul suo letto e sul fieno, e ovunque lei si girasse le sembrava tutto d’oro. Si guardò intorno estasiata e faceva fatica a ricordarsi dove fosse. Ma da fuori si sentiva la voce del nonno, così la bambina iniziò a ricordare quanto le era successo: come era arrivata lì dalla sua casa e come ora si trovasse sulle montagne con il nonno invece che con la vecchia Ursel. Questa era sorda come un sasso e aveva sempre freddo, allora stava seduta o davanti al camino in cucina o davanti alla stufa in salotto, mentre Heidi era obbligata a starle accanto, nonostante la vecchia donna fosse tanto sorda da non riuscire a capire se lei fosse fuori o al suo fianco. Così quella mattina la bambina era immensamente felice di essersi svegliata nella sua nuova casa, pensando a tutte le cose belle che aveva scoperto il giorno prima e a quelle che avrebbe scoperto quel giorno, e a tutto ciò che avrebbero fatto, per stupirla, le due caprette.
Heidi saltò in fretta fuori dal letto e le bastarono pochi minuti per mettersi i vestiti che si era tolta la sera prima, anche perché non erano tanti. Poi scese di sotto e corse fuori dalla casa. Qui c’era Peter, sempre insieme al suo gregge, mentre il nonno stava portando le sue due capre fuori dalla capanna, perché seguissero le altre. Heidi si affrettò per dare il buongiorno a loro e alle capre.
“Vuoi andare con loro sulle montagne?”, chiese il nonno. Niente poteva rallegrare Heidi più di una proposta simile e accettò subito, saltando di gioia.
“Prima, però, devi lavarti e sistemarti. Il sole, che oggi splende alto nel cielo, sta ridendo per quanto sei sporca! Guarda, ho già preparato tutto per te”, e il nonno indicò, mentre parlava, una grande vasca piena di acqua che si scaldava al sole, davanti alla porta. Il nonno poi entrò nella baita, chiamando Peter e dicendogli di seguirlo con il suo tascapane. Peter obbedì contento e gli porse il piccolo sacchetto che conteneva il suo magro pasto.
“Aprilo”, disse il vecchio e mise dentro un grosso pezzo di pane e un altrettanto grosso pezzo di formaggio, che fecero restare Peter a bocca aperta, anche perché ogni pezzo era circa il doppio di quello che lui aveva nel tascapane.
“Ecco, manca solo la scodella piccola”, continuò il nonno. “La bambina può bere il latte dalle capre come fai tu, è abituata a questo. Dovrai mungere circa due tazze di latte per lei, quando decide di mangiare, così lei potrà venire con te e stare con te fino a questa sera, quando tornerai; ma stai attento che non cada, con tutte queste rocce. Hai capito?”.
Heidi arrivò correndo. “Il sole riderà ancora di me, nonno?”, gli chiese ansiosa. Il nonno aveva lasciato un asciugamano vicino alla vasca, così la bambina aveva potuto asciugarsi il viso, le braccia e il collo. A causa del sole, però, era diventata rossa come un’aragosta. Il nonno rise per questo.
“No, il sole non ha motivo di ridere ora. Ma, ascolta, questa sera, quando tornerai a casa, dovrai di nuovo tuffarti nella vasca, come un pesce, perché se correrai insieme alle capre avrai i piedi sporchi. Adesso puoi andare”.
Heidi iniziò a salire su per le montagne. Durante la notte il vento aveva spazzato via le nuvole; il cielo era di un azzurro intenso e, nel bel mezzo, il sole risplendeva illuminando i verdi pendii delle montagne, dove i fiori stavano aprendo i loro piccoli boccioli blu e gialli, come se gli sorridessero. Heidi correva qua e là, lanciando gridolini di gioia, sopra i prati di delicate primule rosse e di brillanti genziane, mentre ovunque risplendevano i delicati cisti dorati. Alla vista di quegli splendidi fiori colorati, Heidi si dimenticò di Peter e delle capre. Correva avanti e indietro, a destra e a sinistra, non appena scorgeva le luminose macchie rosse e gialle. Di tanto in tanto lanciava in alto manciate di fiori colorati, che poi infilava nel suo grembiule: avrebbe voluto portarli tutti a casa, per appenderli nel suo fienile e farlo assomigliare a uno di quei bellissimi prati.
Peter doveva quindi stare molto attento nel badare alla bambina, e i suoi occhi rotondi, che non erano in grado di muoversi molto velocemente, stavano lavorando tantissimo, anche perché quel giorno le capre erano vivaci quanto Heidi, correvano in tutte le direzioni e Peter doveva fischiare, gridare e far oscillare il suo bastone per farle tornare indietro, dopo quelle interminabili corse.
“E adesso dove sei, Heidi?”, chiese Peter, un po’ irritato.
“Qui”, gridò una voce proveniente da qualche parte. Peter però non vedeva nessuno, perché Heidi si era seduta per terra, ai piedi di una piccola collina, fittamente ricoperta di profumatissime prunelle; tutta l’aria sembrava colma della loro fragranza e Heidi pensò di non aver mai sentito un odore così buono. Stava quindi seduta su quel manto di fiori, respirando a pieni polmoni quel dolce profumo.
“Torna indietro!”, disse Peter. “Devi stare attenta a non cadere nel precipizio! Tuo nonno mi ha detto che non ti devi allontanare!”.
“Dov’è il precipizio?”, chiese Heidi, senza muoversi dal punto in cui stava seduta e continuando a respirare a pieni polmoni quel profumo delizioso che il vento sembrava trasportare verso di lei.
“Lassù, a destra. Abbiamo ancora molta strada da fare, quindi vieni!”.
Heidi immediatamente si alzò e corse verso Peter, con il suo grembiule pieno di fiori.
“Questi fiori sono sufficienti”, disse il ragazzo e iniziarono a salire di nuovo insieme.
“D’ora in avanti starai sempre vicino a me, anche perché se raccoglierai tutti i fiori non ce ne saranno più per domani!”.
Quest’ultimo argomento sembrò convincere Heidi; inoltre il suo grembiule era così pieno che nella sua stanza non ci sarebbe stato più posto nemmeno per un fiore. E non voleva nemmeno avere poca scelta di fiori da raccogliere, nei giorni successivi! Così ora seguiva Peter e anche le capre erano più tranquille, soprattutto perché stavano cominciando a sentire l’odore delle loro piante preferite, che crescevano proprio sui sentieri in cima alla montagna, tanto che, per raggiungerle, dovevano arrampicarsi in fretta e senza fermarsi.
Il punto in cui di solito Peter si fermava per lasciar pascolare le capre e in cui lui si creava un giaciglio per riposare, si trovava ai piedi di un’alta roccia, ricoperta fittamente da cespugli e piante. Da un lato della montagna le rocce si dividevano in due, creando un profondo precipizio: il nonno aveva i suoi buoni motivi per preoccuparsi e fare raccomandazioni a Peter.
Arrivati a destinazione, Peter sfilò il suo portafogli dalla tasca e lo ripose con cura in una piccola buca scavata nel terreno, perché conosceva il vento di quelle zone e non voleva vedere le sue cose più preziose rotolare giù per la montagna, a causa di una raffica improvvisa. Poi si sdraiò a terra, perché era stanco per la lunga camminata.
Heidi, nel frattempo, si era tolta il grembiule, aveva avvolto i fiori al suo interno e lo aveva messo vicino al portafoglio di Peter dentro alla buca, poi si sedette accanto a lui guardandosi intorno. La valle era illuminata dal sole mattutino. Di fronte a lei si stagliava un grande ghiacciaio, che contrastava con l’azzurro del cielo, mentre sulla sinistra c’era uno sperone roccioso e di fronte a queste un’alta vetta, che sembrava bucare il cielo. La bambina, seduta immobile, guardava il panorama: tutto intorno c’era un’immensa quiete, interrotta solo da un’aria leggera che faceva ondeggiare le campanule dei lucenti fiori blu e le testoline dorate dei cisti, solleticando i loro steli.
Peter stava dormendo, dopo la faticosa salita, mentre le capre si arrampicavano sulle rocce per mangiare l’erba. Heidi non si era mai sentita così felice in vita sua. In quella splendida giornata di sole respirava l’aria fresca e il dolce profumo dei fiori, con la speranza che tutto ciò non finisse mai. Così il tempo passava, mentre Heidi, che aveva sempre guardato in alto per vedere quelle montagne sopra di lei, ora era così vicina da poterle accarezzare e le sembrava quasi che avessero un volto che guardava giù nella valle, verso i suoi amici.
Improvvisamente sentì un grido acuto sopra di lei e, alzando gli occhi, vide un uccello grande come non ne aveva mai visti, con delle belle ali aperte, che volava in tondo, disegnando degli ampi cerchi ed emettendo di tanto in tanto uno strano verso.
“Peter, svegliati!”, gridò Heidi. “Guarda, c’è un bellissimo uccello! Guarda, guarda!”.
Peter si svegliò e rimasero seduti vicini a guardare l’uccello, che volava alto nel cielo, scomparendo a volte dietro le cime.
“Dove sta andando?”, chiese Heidi, che intanto seguiva con gli occhi i suoi movimenti.
“A casa, nel suo nido”, disse Peter.
“La sua casa è quassù? Oh, come sarebbe bello avere una casa così in alto! Ma perché fa questo verso?”.
“Perché non può farne a meno”, spiegò Peter.
“Arrampichiamoci lassù e vediamo dove è il suo nido”, propose Heidi.
“Ehi!”, esclamò Peter contrariato. “Neanche le capre possono andare così in alto! Non vorrai mica che dica a tuo nonno che sei caduta in un burrone?”.
Peter iniziò a fischiare, senza che Heidi potesse capire che cosa stava succedendo; ma le capre evidentemente avevano capito il suo richiamo e una dopo l’altra iniziarono a scendere dalle rocce, fino a quando non furono tutte riunite sul prato; alcune continuavano a brucare l’erba tenera, altre saltavano qua e là, giocando con le compagne.
Heidi saltellava e correva intorno a loro; era una novità per lei vedere le capre giocare insieme in quel modo e la sua gioia non si poteva esprimere a parole: aveva già fatto conoscenza con tutte loro, una per una, e aveva notato che ognuna aveva un modo diverso di muoversi e di comportarsi.
Nel frattempo Peter aveva tirato il portafoglio fuori dalla buca e aveva messo il pezzo di pane e il formaggio per terra, su di una tovaglietta quadrata: i due pezzi grandi dalla parte di Heidi e i due pezzi più piccoli dalla sua parte. Poi prese la piccola scodella e vi mise dentro del latte fresco appena munto dalla capretta bianca; poi posò la scodella al centro della tovaglia. Chiamò Heidi più di una volta, ma la bambina era così intenta a ridere e giocare che non se ne accorse. Peter sapeva però come farsi sentire: gridò direttamente contro la roccia, in modo che l’eco ripetesse la sua voce; alla fine Heidi comparve, e quando vide l’invitante pranzetto che l’aspettava a terra, iniziò a saltare per la contentezza.
“Smetti di saltare, è ora di pranzo”, disse Peter. “Siediti e comincia”.
Heidi si sedette. “È per me il latte?”, chiese dando un’occhiata alla scodella.
“Sì”, rispose Peter. “Anche i due grandi pezzi di pane e formaggio sono tuoi e quando avrai bevuto tutto il latte potrai averne un’altra tazza, sempre dalla capretta bianca, poi sarà il mio turno”.
“E da dove prenderai il tuo latte?”, chiese Heidi.
“Dalla mia capra, quella pezzata. Ma continua a mangiare ora”, disse Peter, ricordandole di nuovo che era ora di pranzo. Heidi prese la scodella e bevve tutto il latte; appena la posò sulla tovaglia, Peter la prese e andò a riempirgliela di nuovo. Poi la bambina prese un pezzo di pane e diede il resto a Peter, insieme a un pezzo di formaggio molto più grande di quello che il ragazzo aveva per sé, dicendo: “Puoi prenderlo, io ne ho in abbondanza”.
Peter guardò Heidi meravigliato, perché nessuno nella sua vita era mai stato così gentile nei suoi confronti. Esitò un momento, perché temeva che la bambina non facesse sul serio, ma questa continuava a tenere in mano il pane e il formaggio; visto che Peter non lo prendeva, decise di appoggiarlo sulle sue ginocchia. Egli capì che la bambina non scherzava; afferrò subito il cibo, ringraziandola per lo splendido regalo. Così cominciò anche lui a mangiare, e questo fu sicuramente il pranzo più abbondante che avesse mai fatto da quando era pastore. Heidi intanto continuava a guardare le capre. “Dimmi tutti i loro nomi”, chiese.
Peter li conosceva tutti a memoria, anche perché aveva poche altre cose da ricordare e quindi non faceva fatica a ricordarseli. Così iniziò a dire a Heidi i nomi di ogni capra, indicandole una per una. Heidi lo ascoltava attenta, e poco dopo anche lei era in grado di distinguerle e di chiamarle per nome. Ogni capra aveva infatti le sue caratteristiche e non poteva essere confusa con le altre; ce n’era solo una a cui doveva fare attenzione: era il Gran Turco, che aveva due corna enormi e faceva talmente paura che tutte le altre capre scappavano quando lui si avvicinava. Solo Verdone, magra e lenta capretta, aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia e di fare una corsa verso di lui, tre o quattro volte di seguito, con agilità e destrezza, come per minacciarlo. Poi c’era Fiocco di Neve, che belava in un modo così lamentoso che Heidi, accorgendosene, più volte era corsa da lui e gli aveva stretto il muso fra le braccia per confortarlo.