Capitolo II

2157 Words
Capitolo II A casa del nonno Appena Dete fu scomparsa, il vecchio tornò a sedersi sulla panchina e lì rimase seduto, fissando per terra senza parlare e fumando la sua pipa. Heidi, nel frattempo, stava esplorando i dintorni. Guardandosi intorno vide una capanna, costruita vicino alla baita, dove stavano le capre. Sbirciò dentro, ma era vuota. Continuò allora la sua esplorazione, fino a raggiungere i fitti abeti dietro alla baita. Una strana arietta soffiava intorno ai loro rami; Heidi stette lì ad ascoltare. Il rumore aumentava debolmente, così decise di andare dall’altra parte della baita, dove il nonno era seduto. Vedendo che lui era rimasto nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato, si avvicinò e gli si fermò proprio di fronte, buttandogli le braccia al collo. Suo nonno guardava fisso davanti a sé, continuando a rimanere immobile. “Cosa c’è?”, le chiese. “Voglio vedere cos’hai dentro la casa”, disse Heidi. “Vieni”, il nonno si alzò. “Porta i tuoi vestiti”, disse il nonno a Heidi, che lo stava seguendo. “Io non li voglio più!”, fu la pronta risposta della bambina. Il vecchio si voltò e scrutò la bambina, i cui occhi scuri sembravano dimostrare pienamente il suo stato d’animo interiore. “Non manca certo di intelligenza…”, mormorò il nonno fra sé e sé. “E perché non li vuoi più?”, le chiese. “Perché voglio camminare come le caprette, che hanno zampe sottili e leggere”. “Bene, puoi farlo se ti va”, disse il nonno, “ma portami lo stesso le tue cose, possiamo metterle nell’armadio”. Heidi fece quello che il nonno le disse. Il vecchio poi aprì la porta e Heidi lo seguì. Si trovava ora in una grande stanza, che occupava l’intero piano terra della baita. L’arredamento era costituito da un tavolo e da una sedia. In un angolo c’era il letto del nonno, in un altro c’era un camino con una grande pentola. Dal lato opposto c’era un’enorme porta nel muro: questo era l’armadio. Il nonno lo aprì; dentro c’erano i suoi vestiti, alcuni dei quali erano appesi, un paio di camicie, un po’ di calze e guanti riposti su un ripiano; su un altro ripiano c’erano piatti, tazze e bicchieri, mentre su un altro ancora una pagnotta rotonda, carne affumicata e formaggio: tutto ciò di cui lo Zio dell’Alpe aveva bisogno era in questo armadio. Heidi, non appena il nonno aprì l’armadio, corse in fretta a metterci dentro il suo mucchio di vestiti, dietro a quelli del nonno, così nascosti che sarebbero stati difficili da riprendere. Si guardò poi intorno preoccupata e chiese: “E io dove dormo, nonno?”. “Dove preferisci”, rispose lui. Heidi era entusiasta e iniziò a esaminare tutta la casa per cercare un bel posto in cui dormire. In un angolo, vicino al letto del nonno, vide una scaletta appoggiata al muro; salì e si trovò in una sorta di fienile. Qui vi era un grande mucchio di fieno fresco, mentre da una rotonda finestrella nel muro poteva vedere la valle. “Io vorrei dormire qui, nonno!”, gli gridò. “È morbido qui! Vieni su a vedere come è bello!”. E poi proseguì: “Ora devo fare il letto”, e si mise di nuovo all’opera, camminando qua e là, “ma ho bisogno che tu mi porti un lenzuolo, perché non si può avere un letto senza lenzuolo”. “Giusto!”, disse il nonno, andando verso l’armadio e, dopo aver rovistato per alcuni minuti, tirò fuori un lungo pezzo di stoffa: l’unica cosa che poteva essere utilizzata come lenzuolo. La portò su in soffitta, dove trovò Heidi che aveva già preparato un bel letto. Lui mise un fascio di fieno in più alla fine del letto, come cuscino. Il letto era disposto in modo che, quando Heidi era coricata, poteva guardare fuori dalla piccola, ma utilissima, finestrella. “È stupendo!”, disse il nonno. “Ora dobbiamo metterci sopra il lenzuolo, ma aspetta un momento…”, e andò a prendere un altro mucchio di fieno, per rendere il letto più spesso, in modo che la bambina non sentisse il pavimento duro sotto di lei. “Ora portami il lenzuolo”, disse il nonno. Heidi lo prese, ma era troppo pesante per lei; questa era una buona cosa, perché la stoffa spessa avrebbe evitato che il fieno la pungesse. I due, insieme, misero il lenzuolo lungo e spesso sopra il letto, e Heidi lo rimboccò sotto al fieno. La bambina quindi fissò il suo bel letto morbido e ordinato, forse quello che aveva sempre desiderato, compiacendosi per il buon lavoro che avevano fatto. “Però ci siamo dimenticati una cosa, nonno”, disse poi, dopo un lungo silenzio. “Cosa?”, chiese il nonno. “Una coperta; quando si va a letto bisogna infilarsi sotto il lenzuolo, ma anche sotto la coperta”. “Oh, che storia è questa? Ammettiamo che io non abbia una coperta…”, disse il vecchio. “Beh, non ti preoccupare, nonno”, disse Heidi, cercando di consolarlo. “Posso andare a prendere ancora un po’ di fieno da mettere su di me”, e fece per prendere ancora un altro mucchio, ma il nonno la fermò: “Aspetta un momento!”. Il nonno scese dalla scaletta e andò verso il suo letto. Quando tornò nel fienile portava un grande sacco, fatto di lino, che aveva trovato di sotto ed esclamò: “Ecco! È meglio del fieno, no?”. Heidi iniziò a tirare il sacco verso di lei, con tutte le forze, ma le sue manine non ce la facevano a trascinarlo. Il nonno arrivò per aiutarla, e non appena lo misero sul letto, questo divenne non solo confortevole, ma anche caldo. “È una splendida coperta”, disse la bambina, “e il letto è veramente bello! Vorrei che fosse notte per entrarci subito!”. “Io penso che prima dovresti mangiare qualcosa”, disse il nonno. “Non pensi?”. Heidi, nell’eccitazione di preparare il letto, si era dimenticata di tutto il resto, ma appena pensò al cibo le venne una fame terribile, anche perché il suo ultimo pasto era stato un pezzo di pane con un po’ di caffé per colazione, prima di iniziare il lungo viaggio. Così rispose senza esitare: “Sì, penso proprio che tu abbia ragione”. “Se entrambi la pensiamo allo stesso modo, allora andiamo giù”, disse il vecchio, seguendo la bambina che scendeva la scala. Il nonno andò vicino al camino e ci mise sopra il bollitore, poi si sedette su uno sgabello vicino al fuoco. La pentola iniziò a bollire; il vecchio prese un grande pezzo di formaggio con un forchettone di ferro e lo mise sul fuoco, girandolo e rigirandolo, fino a quando questo non si fu fuso e assunse un colore giallognolo. Heidi guardava con attenzione tutto ciò che succedeva. Nello stesso momento le venne un’idea: si girò e corse verso l’armadio avanti e indietro. Quando il nonno raggiunse il tavolo con una caraffa e il formaggio, lo vide già apparecchiato con i due piatti e i due coltelli al loro posto e una pagnotta. Quella mattina Heidi aveva memorizzato tutto quello che c’era nell’armadio e sapeva quali oggetti sarebbero serviti per il loro pasto. “Ah, bene”, disse il nonno. “Sono felice di vedere che hai delle buone idee”, e mentre parlava mise un pezzo di formaggio fuso sul pane. “Ma hai dimenticato qualcosa”. Heidi guardò la brocca fumante, che sembrava molto invitante, poi tornò rapidamente all’armadio. In un primo momento scorse solo una piccola scodella su un ripiano, ma non tardò a vedere anche due bicchieri, più indietro. In un attimo tornò con questi e la scodella e li mise sul tavolo. “Brava, vedo che sai fare un sacco di cose. Ma cosa usiamo per farti sedere?”. Il nonno era seduto sull’unica sedia che c’era nella stanza. Heidi corse verso il camino, trascinò lo sgabello vicino al tavolo e si sedette su questo. “Bene, ho visto che hai trovato anche una sedia! Però è un po’ bassa…”, disse il nonno. “Ma se userai la mia sedia come tavolo dovresti essere comoda. La cosa più importante, ora, è avere qualcosa da mangiare, quindi mangiamo!”. Detto questo si alzò in piedi, riempì la scodella con il latte e la mise sulla sua sedia, poi spinse questa di fronte a Heidi, che stava seduta sullo sgabello, così ora anche lei aveva il suo tavolo. Quindi le portò un gran pezzo di pane e un pezzo di formaggio dorato, dicendole di mangiare. Poi si sedette sull’angolo del tavolo e iniziò anche lui a mangiare. Heidi prese la scodella con tutte e due le mani e iniziò a bere senza mai posarla fino a quando non ebbe finito il latte, a causa della sete accumulatasi durante il lungo viaggio. “È buono il latte?”, chiese il nonno. “Non ne avevo mai bevuto uno così buono”, rispose Heidi. “Ne puoi avere altro”, disse il vecchio, riprese la scodella, gliela riempì fino all’orlo e la restituì alla bambina, che, affamatissima, aveva già iniziato a mangiare un pezzo di pane con il formaggio, che era diventato morbido come il burro. Mentre i due stavano gustando insieme quel pasto, la bambina pensava alla scena gioiosa che stava vivendo e di tanto in tanto beveva un po’ di latte. Quando ebbero finito di mangiare, il nonno andò fuori a sistemare la capanna delle capre; Heidi lo guardava con interesse mentre lui prima spazzava, poi metteva del fieno fresco per farci dormire sopra gli animali. Quindi andò in un piccolo capanno, prese alcuni bastoncini lunghi e rotondi, una piccola asse circolare e così, come per magia, comparve uno sgabello uguale a quello del nonno, ma più alto. Heidi stava ferma e lo guardava, quasi estasiata. “Cosa pensi che sia?”, chiese il nonno. “È il mio sgabello, lo so, perché è più alto… e l’hai costruito in un minuto”, disse la bambina. “Lei sa quello che vede e nota tutto”, pensò il nonno fra sé e sé, mentre continuava il suo giro intorno alla baita, battendo un chiodo qui e là, verificando l’apertura della porta, lavorando con martello, chiodi e pezzi di legno per coprire i buchi e i segni, pulendo e sistemando ovunque fosse necessario. Heidi lo seguiva passo dopo passo, mentre i suoi occhi attenti prendevano nota di tutto ciò che lui faceva. E così il tempo passò e arrivò la sera. Il vento iniziò a soffiare sempre più forte, tra gli antichi e possenti abeti; Heidi ascoltava con stupore questo suono, che riempiva il suo cuore di gioia tanto che si mise a saltare e a danzare intorno a loro, come se non esistesse nessun altro. Il nonno stava a guardarla dalla panchina. Nel frattempo si sentì un fischio. Heidi smise di danzare e il nonno si alzò. Sotto all’altura le caprette stavano arrivando belando una dietro l’altra, con Peter in mezzo a loro. Heidi, con un grido di gioia, andò di corsa verso il gregge, salutando le caprette che aveva conosciuto la mattina, una dopo l’altra. Quando raggiunsero la baita, le capre si fermarono e due di loro, una bianca e l’altra marrone, corsero dove il nonno le stava aspettando e iniziarono a leccargli le mani, perché lui le stava premiando con del sale, che dava sempre loro al ritorno. Peter era già sparito con il suo gregge. Heidi le accarezzò teneramente, correndo prima da una parte e poi dall’altra, mentre saltava dalla gioia alla vista di quei due piccoli e dolci animali. “Sono tue, nonno? Sono tutte e due tue? Le stai per mettere nel capanno? Staranno sempre con noi?”. Le domande di Heidi si susseguivano una dietro l’altra, così velocemente che il nonno non aveva nemmeno il tempo di rispondere, pertanto si limitava a ripetere: “Sì, sì”. Quando le capre ebbero finito di leccare le mani del nonno, questi disse a Heidi di andare a prendere la sua scodella e il pane. Heidi obbedì e fu presto di ritorno. Il nonno stava mungendo la capretta bianca e riempì la sua scodella con il latte, poi spezzò un pezzo di pane: “Ecco la tua cena”, disse. “Poi vai a letto. La zia Dete ti ha lasciato un pacchetto con una camicia da notte e altre piccole cose; lo trovi ai piedi dell’armadio, se lo vuoi. Io devo andare a rinchiudere le capre nel capanno. Buonanotte!”. “Buonanotte, nonno!”, rispose Heidi. “Qual è il loro nome, nonno?”, gridò, mentre correva voltandosi indietro, al nonno che si allontanava con le capre. “Quella bianca si chiama Piccolo Cigno e quella marrone Piccolo Orso”, rispose. “Buonanotte, Piccolo Cigno! Buonanotte, Piccolo Orso!”, urlò Heidi più forte che poteva, perché le capre erano già nella capanna. Poi si sedette sulla sedia e iniziò a bere e a mangiare, ma il vento era così forte che quasi la portava via! Heidi cercò di fare più in fretta possibile, finì la zuppa, poi entrò in casa e salì di sopra; qui si sdraiò sul morbido e comodo letto, come se fosse una principessa. Non molto dopo, prima che fosse buio, anche il nonno andò a letto, in quanto si alzava sempre all’alba e durante i mesi estivi il sole sorgeva molto presto dietro le montagne. Durante la notte il vento aumentò così tanto, soffiando con forti raffiche dietro le pareti, che la capanna sembrava tremare e le vecchie travi scricchiolavano e gemevano. Urlante e ululante, come un grido di terrore, il vento soffiava attraverso il camino, scuotendo con enorme furia tra i tre fitti alberi, tanto che in alcuni punti i rami si spezzavano e cadevano. Nel bel mezzo della notte, il nonno si alzò. “La bambina sarà spaventata”, mormorò tra sé e sé. Salì la scaletta e andò vicino al letto di Heidi. Fuori la luna lottava con il buio, tra nuvole veloci: in alcuni momenti era chiara e splendente, mentre in altri era nascosta, e la notte era più nera che mai. Proprio allora la luna stava attraversando la piccola finestra rotonda sopra il letto di Heidi. La bambina era sotto la coperta pesante, profondamente addormentata, con le guance rosse e il viso dolcemente appoggiato sulle sue braccia. Dalla sua espressione felice sembrava proprio che stesse sognando.
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