“E così stai per lasciare la bambina a quel vecchio lassù… Mi sorprende che tu possa fare una cosa del genere, Dete”, disse Barbel, in un tono di rimprovero.
“Ma cosa pensi?”, ribatté Dete. “Io ho fatto il mio dovere con la bambina, e ora cosa dovrei fare con lei? Non posso certo portare una bambina di cinque anni con me a Francoforte… Ma tu dove dovevi andare? Siamo già a metà strada”.
“Sì, io sono arrivata”, rispose Barbel. “Devo parlare con la nonna del pastore, che deve tessermi un abito per l’inverno. Arrivederci Dete e buona fortuna!”.
Dete strinse la mano all’amica e rimase in piedi, mentre Barbel andava verso una piccola baita di legno scuro, che stava a pochi passi dal sentiero, in una conca che la riparava dal vento invernale. La baita era situata a metà strada tra Dörfli e l’Alpe, ed era una fortuna che si trovasse in un posto riparato, perché era talmente malridotta e fatiscente che sarebbe stata un’abitazione davvero troppo pericolosa, soprattutto quando arrivavano i temporali e quando soffiavano i venti da nord. Quando accadeva, tutto quello che c’era dentro, porte, finestre, barili e ferraglie, tremava e le travi marce scricchiolavano.
Qui viveva Peter, un ragazzo di undici anni, che tutti i giorni scendeva a Dörfli per andare a prendere le sue capre e per portarle sulla montagna, dove erano libere di mangiare l’erba fino alla sera.
Poi Peter, con il suo gregge, correva e saltava per le montagne fino a quando non aveva raggiunto Dörfli; qui emetteva un fischio acuto, al che tutti i proprietari delle capre uscivano di casa per riprendere gli animali di loro proprietà. Di solito erano bambini e bambine ad accorrere in risposta al fischio di Peter, perché nessuno di loro aveva paura delle mansuete caprette, e questo era l’unico momento della giornata, nei mesi estivi, in cui il giovane pastore poteva vedere i suoi piccoli amici, perché per tutto il resto del tempo era occupato a badare alle capre. A casa lo aspettavano la mamma e la nonna cieca, ma essendo obbligato a uscire molto presto alla mattina e tornando a casa tardi alla sera da Dörfli, poiché restava il più possibile a parlare e a giocare con gli altri bambini, Peter stava poco con loro, giusto il tempo per mangiare velocemente un panino e bere un po’ di latte a colazione, e poi a cena, per consumare un pasto simile, prima di sdraiarsi sul letto e addormentarsi. Suo padre, che come lui aveva svolto il mestiere di pastore, aveva condotto una vita simile a quella di Peter ed era morto per un incidente, qualche anno prima, mentre tagliava la legna. Sua madre, il cui vero nome era Brigitte, era semplicemente chiamata “la moglie del pastore”, mentre la nonna era per tutti, giovani e anziani che vivevano nelle vicinanze, la “nonna”.
Dete, dritta in piedi, si guardò intorno per circa dieci minuti, scrutando in ogni direzione alla ricerca dei bambini e delle capre. Poiché non riusciva a scorgerli, decise di salire in un punto più alto, da cui poteva avere una visione più ampia della montagna e della valle, e continuava a guardarsi intorno con la speranza di vedere almeno qualche traccia del loro passaggio.
I bambini avevano fatto una strada un po’ più lunga e si stavano inerpicando su per la montagna: Peter conosceva infatti molti posti in cui trovare frutti buonissimi da mangiare, tra arbusti e piante ottimi per far crescere le sue capre, al di fuori dei sentieri battuti. La bambina, esausta per il caldo e per lo spessore dei vestiti che indossava, ansimava e arrancava dietro di lui, facendo sempre più fatica. Non diceva niente, ma i suoi occhi vispi continuavano a guardare prima Peter, che saltava agilmente qua e là a piedi nudi, con indosso soltanto dei pantaloni corti, poi le sottili zampette delle capre, che balzavano sulle rocce, attraverso gli arbusti, e correvano per il ripido sentiero con grande facilità. All’improvviso si sedette per terra e, più veloce che poteva, si tolse le scarpe e le calze. Fatto questo si alzò, si tolse lo scialle rosso e lo lanciò lontano, poi continuò a togliersi il vestito. Ci mise un attimo, ma c’era ancora un vestito da togliere, perché Dete le aveva fatto indossare anche l’abito della domenica, oltre a quello di tutti i giorni, per evitare la fatica di portarli mentre camminavano. Veloce come un fulmine, la bambina si era ormai tolta tutti i vestiti di dosso; poi si alzò, indossando solo la biancheria intima, e si stiracchiò allegramente. Ordinò gli abiti in un mucchietto, e poi proseguì la strada saltellando e salendo dietro a Peter e alle sue capre, agile e veloce come nessun altro!
Peter non prestava attenzione a ciò che faceva la bambina, ma quando questa lo raggiunse ed egli vide il suo nuovo abbigliamento, sulla sua faccia comparve un sorriso divertito, che si allargò da orecchio a orecchio quando si accorse del mucchio di vestiti lasciato indietro per terra. Peter non disse niente. La bambina, ora in grado di muoversi agilmente, cominciò a chiacchierare con Peter, che doveva rispondere a tantissime domande: la sua amica voleva sapere quante capre aveva, dove stava andando e cosa avrebbe fatto una volta raggiunta la sua destinazione. Dopo un po’, i bambini e le capre videro la baita e la zia Dete. Appena questa li vide comparire, cominciò a gridare: “Heidi, cosa stai facendo? Che spettacolo hai dato di te! E dove sono i tuoi abiti e lo scialle rosso? E le nuove scarpe che ti ho comprato? E le nuove calze che ho cucito per te? È sparito tutto! Chissà cosa avrà pensato di te, Heidi! Dove sono i tuoi vestiti?”.
La bambina subito puntò il dito su una roccia più in basso e rispose: “Laggiù!”. Dete seguì la direzione del dito; poteva distinguere solo qualcosa per terra, con una macchia rossa in alto che ora, non aveva dubbi, era lo scialle di lana.
“Non ti sei comportata bene!”, esclamò Dete arrabbiata. “Ma che cos’hai nella testa? Perché ti sei tolta tutti i vestiti? Cosa pensi?”.
“Io non voglio quei vestiti”, disse la bambina, senza alcun rimorso per quello che aveva fatto.
“Sei una bambina sciocca! Non capisci che cosa hai fatto?”, continuò Dete, rimproverandola e lamentandosi. “Chi andrà a prenderli ora? È circa mezz’ora di cammino! Peter, vai subito giù e prendili tu! Svegliati, non stare lì a bocca aperta, se non vuoi rotolare per terra!”.
“Per me si è fatto tardi”, rispose Peter con calma, senza muoversi dal posto in cui stava con le mani in tasca, ascoltando lo sfogo di Dete, che era davvero molto arrabbiata.
“Bene, non andrai molto lontano se stai lì impalato con gli occhi sbarrati!”, rispose Dete. “Ma forse potresti avere una ricompensa… Guarda!”, gli disse, tirando fuori dalla tasca una monetina che brillava al sole. Peter immediatamente discese e risalì il versante della montagna, prendendo una scorciatoia, e in poco tempo riuscì a recuperare il mucchietto di vestiti, che portò su tenendoli tra le braccia; Dete fu così costretta a dargli una moneta in più rispetto a quella promessa. Peter subito mise le monete nelle sue tasche, con il viso raggiante di gioia, perché non gli accadeva spesso di possedere queste ricchezze!
“Ora puoi anche portare i vestiti fino alla casa dello Zio dell’Alpe, visto che andiamo nella stessa direzione”, continuò Dete, pronta a continuare il suo cammino su per la montagna. Peter accettò volentieri di farlo e proseguì con i suoi piedi nudi, tenendo sotto il braccio sinistro il mucchio di abiti e con la mano destra il bastone da pastore, mentre Heidi e le caprette li seguivano saltellando allegramente. Dopo una camminata di tre quarti d’ora raggiunsero la cima della montagna. La baita dello zio si trovava su una sporgenza della roccia, esposta al vento, ma anche al sole, che batteva sopra di essa per tutto il giorno, e da lì si godeva di uno splendido panorama sulla valle. Dietro la baita vi erano tre abeti secolari, con rami lunghi e sottili. Ancora più indietro, c’era una lunga catena di montagne, la più bassa delle quali era ricoperta di vegetazione, con una bellissima erba e tante piante; oltre questa, il pendio erboso si faceva più ripido e arido, fino ad arrivare alla nuda vetta.
Vicino alla baita, sul lato che si affacciava sulla valle, lo zio aveva messo una panchina e lì sedeva con la sua pipa in bocca e le mani sulle ginocchia, guardando il paesaggio in silenzio, quando vide la bambina, le capre e Dete che si avvicinavano. Heidi era davanti a tutti e corse dritta verso il vecchio, tendendogli la mano e dicendo: “Buonasera, nonno!”.
“Cosa significa questo?”, borbottò bruscamente il vecchio. Strinse rapidamente la mano della bambina, osservandola al di sotto delle folte sopracciglia. Heidi lo fissava incuriosita, senza distogliere lo sguardo, osservando la sua barba lunga e le sopracciglia, sopra al suo naso, che sembravano proprio un cespuglio! Nel frattempo anche Dete si era avvicinata, seguita da Peter, che rimase a guardare cosa stava succedendo.
“Buongiorno, zio”, disse Dete procedendo verso di lui. “Ti ho portato la figlia di Tobias e Adelaide. Da oggi tu dovresti prendertene cura, dal momento che non l’hai più vista da quando aveva un anno”.
“E cosa dovrebbe fare la bambina quassù con me?”, chiese il nonno seccamente. “E tu”, disse a Peter, “prendi le tue capre, porta le mie con te e vattene! Non sei affatto puntuale!”.
Peter obbedì all’istante e scomparve velocemente; il vecchio gli aveva lanciato uno sguardo che lo aveva spinto ad andarsene di corsa.
“La bambina è qui per restare con te”, disse Dete. “Penso di aver fatto il mio dovere con lei in questi quattro anni e ora tocca a te”.
“Cosa?”, disse il vecchio, guardandola con occhi pieni di rabbia. “E quando la bambina inizierà a piangere e ad agitarsi che cosa dovrò fare io?”.
“Affari tuoi”, ribatté Dete. “Pure io ero preoccupata per i suoi pianti quando è stata lasciata nelle mie mani, anche perché era una neonata, e ho avuto molto da fare. Ora devo pensare a lavorare e tu sei il parente più vicino alla bambina. Se non sai come comportarti con i bambini, fai quello che ti pare. Sei responsabile di ciò che le accadrà e di come crescerà, e non penso che tu voglia altri pesi sulla tua coscienza.
Ora era Dete, però, a non avere la coscienza a posto per quello che stava facendo, e di conseguenza si sentiva accaldata e talmente agitata che ripeté più volte le stesse parole. Mentre ancora parlava, lo zio si alzò dal suo posto. La guardò in un modo che la spinse a fare due o tre passi indietro, poi, allungando il braccio verso la valle, le ordinò: “Vattene subito! Torna velocemente nel posto da cui sei venuta e non farmi vedere più la tua faccia!”.
Dete non se lo fece dire due volte: “Arrivederci allora, e ciao anche a te, Heidi”. Si voltò rapidamente e cominciò a scendere dalla montagna, a passo spedito, spinta da una grande agitazione interiore, come se dentro di lei ci fosse una macchina a vapore, e non rallentò fino a quando non si ritrovò di nuovo a Dörfli.
Da tutte le parti le arrivavano ancora domande; chiunque conoscesse Dete le chiedeva notizie sul passato e sul presente della bambina. Da tutte le porte e le finestre si udivano voci che chiedevano: “Dove è la bambina?”, “Dove l’hai lasciata?”, e tantissime altre domande.
Dete rispose: “È su con lo Zio dell’Alpe! Non ve l’ho già detto?”.
Poi le donne iniziarono a scagliarsi contro di lei. C’era chi piangeva, dicendo: “Come hai potuto fare una cosa del genere?”, altri commentavano: “Come si può pensare di lasciare una bambina inerme lassù…”, e ancora tante altre voci raggiungevano le orecchie di Dete mentre si allontanava: “Povera piccola! Povera piccola!”…
Non essendo più in grado di sopportarle, Dete aumentò il passo, fino a quando non fu fuori dalla loro portata. Non era affatto contenta di aver lasciato la bambina lassù, sapeva benissimo che sarebbe stato meglio per lei crescere con la sua mamma. Si calmò, tuttavia, con l’idea di aver fatto del bene alla piccola, visto che stava andando a guadagnare tanti soldi.
Fu inoltre un sollievo per Dete sapere di essere lontano da tutta quella gente che si intrometteva così tanto nella questione e si rallegrò ancora di più sapendo che là dove stava andando sarebbe stata ancora più distante da quella triste realtà.