08 | Maeve

1325 Words
«Sono riuscita a farmi dire che Alejandro gli ha ordinato di seguirci e tenerci d'occhio. James Heckart dice di non sapere il motivo e che non gli è stato detto altro. Ha ricevuto un ordine, è stato minacciato, e l'ha eseguito.» Alaska mi guarda attraverso lo schermo. È quasi ora di cena e abbiamo deciso di fare una videochiamata tramite i cellulari protetti - che Chris ci aveva procurato mesi fa - e aggiornarci su tutto ciò che avevamo scoperto oggi. «Io ho scoperto che non siamo le uniche a essere tenute sotto controllo. Anche Grace Scanlan e Rustan Korovin sono stati seguiti, ma hanno fatto uccidere chi li teneva d'occhio. Jaqueline Drummond non ha notato nulla, ma si guarderà le spalle.» Mi metto più comoda sul divano. Dopo il mancato orgasmo in cucina mi sono messa in salotto e sono rimasta di qua, mentre Chris è ritornato ai monitor. «Di Ortiz ti ho già aggiornato per messaggio.» «Una volta che è tornato dalla missione dovremmo incontrarlo, è da un po' che non lo vediamo.» Alaska sembra entusiasta. «Oh, rimpatriata tra criminali?» Henry si siede accanto ad Alaska ed entra nell'inquadratura dello schermo. Alaska in risposta gli tira una manata sul braccio, sorridendo. Io però non sorrido. «Alaska, penso che non dovremmo fidarci.» «Di chi?» La mia amica è confusa. «Di Martino Camacho Ortiz.» «Che? Sei seria? È stata la prima persona che abbiamo conosciuto quando siamo finite a lavorare per gli Escobar. Non puoi seriamente dire di non fidarci di lui. E poi non hai detto che sta svolgendo un incarico ed è lontano dal Messico?» «Alaska, ho riguardato le foto e James Heckart ci seguiva da mesi. Ortiz è partito da meno di due mesi, per il resto il tempo è stato a stretto contatto con gli Escobar. È anche mio amico, ma se diversi corrieri che lavorano per loro sono stati tenuti sott'occhio, qualcosa sta sicuramente succedendo. E qua non parliamo di un film o una serie Netflix. È la nostra vita, e dobbiamo stare attente. Direi di dubitare di ogni persona che lavora per gli Escobar, per ora.» «Non pensavo che Maeve sarebbe mai riuscita a fare un discorso serio, però... Effettivamente ha ragione.» Henry è sorpreso dalla mia serietà, e cerca di convincere Alaska a darmi ascolto. Quanto si vede che è cotto della mia amica e farebbe di tutto per tenerla al sicuro. «E quindi cosa dovremmo fare? Chiuderci in casa?» Sorrido leggermente. «Il mio odio verso il genere umano dice sì, ma la mia curiosità si rifiuta categoricamente.» Mi mordo leggermente il labbro, pronta a sganciare la bomba. «Veramente pensavo di partire... e indagare direttamente in Messico.» «Beh, almeno avremo delle risposte.» «Ma siete impazzire?» Henry ci guarda male. «Senti un po' Henry,» il mio tono scocciato fa intuire che vorrei tanto entrare nello schermo e strangolarlo «solo perché hai tolto le ragnatele ad Alaska e siamo diventati amici perché sei spesso a casa nostra, non significa che tu abbia un qualche diritto a intrometterti sulla questione. Apprezzo la tua preoccupazione, ma non ci impedirai di andare in Messico, se alla fine dovessimo decidere di partire.» Henry alza un sopracciglio. «Chris cosa ne pensa della tua idea di partire?» Lo guardo confusa. «Non gliel'ho detto ancora.» «Nemmeno lui ne sarà felice.» «Questo non è vero.» «Tu dici?» Henry mi guarda con sfida. «Perché non lo fai venire qua?» Alzo gli occhi al cielo. Mi sposto dal divano e vado nella camera di Chris per chiamarlo. Quando entro lo vedo ancora seduto alla scrivania concentrato sui monitor. «Ehi piccolo hacker, che ne dici di prenderti una pausa e di venire in salotto?» Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue gambe, cingendo il suo collo col braccio destro e utilizzando quello sinistro per tenermi alla scrivania, così da non finire col culo per terra. «Se cerchi di ottenere un orgasmo, non te lo meriti.» Ghigna. Lo guardo male. «Mi vendicherò per questo, ma non oggi. In videochiamata ci sono Alaska e Henry.» Chris guarda indeciso i monitor. «Andiamo, ci vorranno solo pochi minuti» tento di convincerlo. Tentenna ancora qualche secondo. «Va bene.» Faccio per scendere dalle sue gambe per dargli la possibilità di alzarsi senza problemi, ma Chris mi ferma e mi prende in braccio, mettendomi un braccio sotto le ginocchia e uno a metà schiena. Torniamo sul divano e Henry mi guarda ghignando. «Allora, gliel'hai detto?» Chris mi guarda confuso. «Detto cosa?» Guardo male Henry. «Visto che non si trovano molte altre informazioni su ciò che sta succedendo, pensavo di andare a indagare direttamente in Messico.» «E io sono d'accordo, non possiamo certo stare qua a girarci i pollici quando il nostro datore di lavoro manda qualcuno a controllare i suoi dipendenti» si intromette Alaska. «È una pessima idea.» Chris si alza di scatto dal divano e si passa una mano tra i capelli. «Io lo avevo detto» riprende Henry. «Sta zitto» diciamo in coro io e Alaska. Giuro che ora lo picchio. Chris si gira a guardarmi negli occhi. «Senti, capisco che voi siete tutto tranne persone tranquille. Che fate le stripper per divertimento, che uccidete e che vendete m*******a per conto di uno dei maggiori cartelli della droga del mondo, ma questo non è uno scherzo. Sono potenti, e se vi vogliono morte se ne fregano che lavorate per loro. Andare in Messico è un suicidio, è come mettersi un'insegna luminosa addosso a forma di bersaglio e con la scritta "dai, sparami che voglio morire".» «Sì, questo sarebbe molto da Maeve.» Alaska ride. Mi giro a guardarla. «Ehi, non dico "voglio morire" da quando abbiamo finito di studiare a scuola. Ora mi piace la vita che ho.» Poi torno a guardare il biondo che continua a camminare avanti e indietro per il suo salotto. «E riguardo a te, vorrei ricordarti che non siamo delle sprovvedute. Potremmo anche buttare sul ridere ogni situazione, ma questo non significa che le prendiamo alla leggera. Mica siamo impreparate per quello che sta succedendo. Sappiamo combattere corpo a corpo, sappiamo usare le armi, abbiamo delle armi. E non siamo sole. Scanlan e Korovin ci raggiungerebbero tranquillamente in Messico, di Ortiz al momento non mi fido, quindi è meglio non rivelargli i nostri movimenti. Drummond per ora la lasciamo fuori, visto che non sappiamo se è nella nostra stessa situazione. Non resteremo qua in attesa di un'altra persona che lavora per Escobar.» Chris mi guarda combattuto. «Vengo con voi.» «Te lo puoi scordare. Ti devo ricordare che sei un poliziotto che ha una relazione di scopamicizia con una criminale internazionale? E poi che cosa vorresti dire ai tuoi superiori? Che ti prendi una vacanza per aiutare una spacciatrice assassina a capire perché altri spacciatori assassini mandano una persona a seguirla?» Chris non dice nulla, ma sorride e basta, guardandomi. Lo guardo stranita, portandomi le ginocchia al petto e circondandole con le braccia. «Perché mi guardi così? Sei inquietante.» «Perché ti preoccupi per me.» Distolgo lo sguardo. «Non mi stavo preoccupando. La mia era solo una considerazione oggettiva.» «Maeve, sono un poliziotto, riconosco quando le persone mentono. E tu hai appena distolto lo sguardo.» Alzo gli occhi al cielo. «Rimane il fatto che non puoi venire.» Chris si risiede accanto a me sul divano. «Ho un po' di ferie arretrate, non ti preoccupare. E posso anche lavorare a distanza con il computer, nel caso ci fossero casi urgenti.» Lo guardo sorpresa. «Però, ti ho corrotto proprio bene.» Chris guarda Henry attraverso lo schermo del mio telefono. «Tu vieni? Se non mi sbaglio anche tu hai un sacco di ferie arretrate. E poi, sarebbe più credibile se due amici decidessero di fare una vacanza insieme e prendersi una pausa da lavoro.» Henry è combattuto. «Rimango del parere che questa sia una pessima idea, ma sì, verrò anch'io.» «Beh, direi di preparare i bagagli così da partire il prima possibile per il Messico.» Alaska sta per chiudere la videochiamata. Le sorrido. «Decollo tra mezz'ora.»
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