IVLa situazione era tragica. Alice Terrill, tremante d'indignazione, il viso acceso e la fronte corrugata per la collera, cercava invano di rendere ferma la voce, mentre in piedi sulla scaletta che aveva appoggiato al muro, guardava nel giardino sottostante il giovane in equilibrio sul bordo di un'aiuola, che teneva le mani dietro il dorso. Il giovane, dall'aspetto distinto, aveva un'espressione rispettosa ma impassibile. La tragica evidenza del suo misfatto rimaneva celata alla sua vista, ma egli accettava le rimostranze della fanciulla con calma sconcertante. Hank, discretamente nascosto nella serra, era un ascoltatore interessato e attento.
La fanciulla, pur nella sua irritazione, ebbe il tempo di osservare l'aspetto piacente del giovane, la persona atletica che si rivelava nel morbido costume di flanella bianca, il viso abbronzato dal sole, dal mento forte e volontario, in cui gli occhi grigi, dallo sguardo diritto e fermo, la guardavano fissamente.
— È mostruoso da parte vostra – disse. – Voi, uno straniero...
— Io conosco il vostro gatto, – egli disse con calma.
— È molto probabile che non sia stato il mio povero Tib a mangiare i vostri orribili fiori.
— Allora, non ho fatto male al vostro povero Tib, – disse il duca con un sospiro di sollievo, – perché io ho sparato contro il gatto che stava facendo un lauto pranzo coi miei poveri crisantemi, e...
— Come osate negarlo, – esclamò la fanciulla indignata, quando la povera bestia corre per la casa con... con la coda ferita?
Il giovane fece una smorfia.
— Se l'ho, ferito soltanto nella coda, – disse allegramente, – sono contento. Credevo d'averlo ucciso.
La fanciulla era troppo indignata per rispondere.
— Dopo tutto, – disse il duca con filosofia, – la coda non ha grande importanza, in un gatto. Un cavallo o un bue hanno bisogna della coda per tener lontano le mosche, un cane ha bisogno della coda per dire quando è contento; ma un gatto...
Essa lo fermò con un gesto maestoso. Era ancora in cima alla scala, ed era troppo bella per essere comica.
— È inutile ragionare di queste cose. Mia madre farà i passi necessari per garantirsi contro il ripetersi di simili fatti.
— Mi farete mandare una lettera dal vostro legale? È così che si fa nei sobborghi?
Egli non la vide, mentre rispondeva, perché era discesa dalla sua altezza pericolosa.
— La nostra conoscenza della etichetta suburbana è forse più limitata della vostra, – disse freddamente.
— Davvero? – chiese il giovane con cortese incredulità.
— Anche qui a Brockley – disse la voce irritata, – ci si può aspettare d'incontrar persone... – s'interruppe bruscamente.
— Persone?... – suggerì con aria, d'interesse il duca.
Attese un po' la risposta. Udì un'esclamazione soffocata, di contrarietà, e chiamò Hank. Questo prezioso luogotenente portò una scala, e la tenne ferma, mentre il duca la saliva rapidamente.
— Dicevate? – chiese il duca alla fanciulla, molto gentilmente.
Ella, teneva in mano un lembo della gonna, e stava esaminando uno strappo fatto da un chiodo.
— Dicevate?
La fanciulla guardò in su col viso corrucciato.
— Anche a Brockley è considerato poco corretto il volersi imporre a chi non desidera annodare una relazione.
— Tenetevi all'argomento, prego. Stavamo parlando del gatto.
Ella lo favorì di un impaziente moto delle spalle.
— Temo che non potrò trattare alcun argomento con voi. Vi siete preso una libertà alla quale non eravate autorizzato.
Gli voltò le spalle e si diresse verso la casa; ma il duca le gridò:
— Voi dimenticate che io sono duca, e che come tale ho dei privilegi feudali, conferitimi da una dinastia riconoscente. Fra questi, credo, c'è il privilegio di sparare contro i gatti.
— Sono spiacente di non poter accettare l'orgogliosa stima che mostrate di avere di voi stesso. La corte ridicola che vi fa la gente del sobborgo deve avervi sconvolto la testa; ma prima di accettare come vero il vostro miserabile titolo, io vorrei vedere la testimonianza del De Gotha. – Detto questo con accento di sommo disprezzo, la fanciulla lasciò ricadere con fracasso la porta dietro di sé.
Il duca guardò in giù, verso Hank.
— Hank, – disse brevemente, – avete sentito la terribile accusa?