III— Il sessantatre deve venire, il cinquantuno è fuori città, e il trentacinque ha la rosolia in casa, – riferì la mattina dopo il duca, a colazione.
Hank stava servendosi un uovo fritto, trasportandolo sulla lama del coltello.
— E i vostri vicini di porta? – chiese.
— La porta vicina non verrà a farci visita, – disse il duca cupamente. – La porta vicina viveva prima in Portland Place, dove i duchi si trovano in tale quantità che bisogna fissare una rete alle finestre per impedire che entrino in casa. Potete segnare il 66 come negativo.
Hank mangiava il suo uovo in silenzio.
— È molto bella, – disse infine.
— Il 66?
Hank accennò col capo. – La vidi ieri. È alta e sottile, ha la carnagione di un giglio, e...
— Tagliate corto, – interruppe il duca brutalmente
— E gli occhi azzurri come un cielo d'inverno nel Texas.
— Perdinci! – mormorò sua grazia.
— E un portamento! – proseguì Hank come in sogno. Il duca alzò le mani.
— Mi arrendo, colonnello; ma avete rubato a qualche
biblioteca circolante. Ricordo la frase attorno al cielo del vecchio Texas.
— Com'è stato? – chiese Hank accennando col capo in direzione del n. 66.
Il duca rispose, in tono serio – Obbligazioni africane, siberiane, «Old Nevada Silver» e tutti quegli altri titoli che un uomo poco accorto si lascia adescare a prendere. Tale era il padre. Al momento del fallimento pensò a proposito di morire.
Hank strinse le labbra, soprappensiero.
— È triste, – esclamò, – povera ragazza!
Il duca, rimasto assorto qualche momento, disse decisamente:
— Devo vederla.
Hank guardò il soffitto. – Sono quasi sicuro che prima di sera avrete parlato con lei. È il destino che vi ha avvicinati.
Il duca lo guardò sospettosamente.
— Avete forse preso qualche lezione privata dal giovane Sherlock Nape?
Hank scosse la testa, e disse misteriosamente:
— C'è un certo gatto tigrato, sul muro che separa i nostri due giardini, che favorirebbe la cosa.
— È vero? Oh! che profeta!
— Mangia i nostri fiori.
— Li mangiava. L'ho colto sul fatto questa mattina stessa.
— E l'avete colpito col fucile ad aria?
— Col vostro fucile, – disse il duca in fretta. — Bene, quel gatto... – disse Hank.
— Non ne parlate, – mormorò il duca in agitazione; – non mi dite che quel povero felino innocente, che il vostro fucile...
— Il vostro colpo, – corresse Hank.
— Così barbaramente colpito col vostro dannato fucile ad aria è il fedele e silenzioso amico del 66.
— Era...
— Il diavolo, era! – disse sua grazia a un tratto, facendosi cupo.