Mi arrovello nel tentativo di comprendere cosa possano averle donato loro per farla sorridere al posto della mia sala da pranzo e di me. Mi costringo a riportare sui binari le buone maniere. “Capisco. Ti va di venire con me in biblioteca?” Con mio sollievo, si alza. “Sì. Dobbiamo parlare di un paio di cose.” “Di qualsiasi cosa tu voglia, tesoro mio,” dico prendendole la mano quando si avvicina. Lei ritira la sua, e decido quindi di posarle la mano sulle reni per guidarla in corridoio. “Vorrei tanto andarmene,” dice cerimoniosamente, e il cuore mi sprofonda sottoterra. “Temo non sia possibile, tesoro mio,” rispondo sereno. Devo sguazzare nell’esplosione di calore del fuoco interno del drago, che ormai minaccia di eruttare. “Non puoi tenermi prigioniera.” “Tabitha, non sei mia prigion