Un bagno mattutino.

2983 Words
Un bagno mattutino.Mi svegliai e trovai che avevo buttato via le coperte, e non c’era da meravigliarsi perché faceva caldo e il sole splendeva alto. Balzai dal letto, mi lavai e mi vestii in fretta; ma in una specie di confusione, in uno stato di dormiveglia, come se avessi dormito a lungo, molto a lungo e non potessi liberarmi dal peso della sonnolenza. Infatti io davo per scontato di trovarmi a casa mia, nella mia camera, ma non vidi nulla. Quando mi fui vestito provai un così gran caldo, che mi affrettai a lasciare la camera e difilato uscii di casa. La mia prima impressione fu un delizioso sollievo procurato dall’aria fresca e dalla brezza carezzevole; la seconda, visto che cominciavo a riavermi, una immensa meraviglia, perché si era in inverno quando ero andato a letto la notte precedente ed ora, come gli alberi rinverditi a lato del fiume attestavano, s’era in estate, in un bel mattino brillante, che pareva uno dei primi giorni di giugno. Tuttavia il Tamigi era sempre là, scintillante sotto il sole, quasi in alta marea, come lo avevo visto la notte innanzi, scintillante sotto i raggi della luna. Non avevo potuto liberarmi in nessun modo da quel senso di oppressione che mi invadeva, e perciò difficilmente sarei stato in grado di avere un’esatta percezione del luogo nel quale mi trovavo; quindi non c’è da stupirsi se rimasi alquanto confuso, malgrado l’aspetto famigliare del Tamigi. Provavo le vertigini e mi sentivo strano, e ricordando che molti prendevano un battello per esercitarsi al nuoto, pensai di farlo anch’io. – Mi pare che sia molto presto, dissi fra me, ma spero di trovare qualcuno a prendermi da Biffin. Per altro io non solo non arrivai da Biffin, ma neppure mi mossi, perché proprio in quel momento cominciai a scorgere davanti a me un pontile, precisamente là dove un mio vicino ne aveva allestito uno; ma, non so come, questo non somigliava affatto all’altro. Andai in giù e vidi con certezza, fra i battelli vuoti ancorati, un uomo, che se ne stava appoggiato ai suoi remi in mezzo ad un battello dall’apparenza solida, evidentemente destinato ai bagnanti. Egli mi fece un inchino e mi augurò il buongiorno, quasi stesse ad aspettarmi; e come io balzai dentro senza parlare, si pose a remare tranquillamente, intanto che io mi preparavo per il nuoto. Mentre procedevamo, guardai giù nell’acqua, e non potetti fare a meno di esclamare: – Come è limpida l’acqua stamane! – Davvero? – disse egli – io non me ne sono accorto. Sapete, il flusso della marea la intorbida sempre alquanto. – Hum, – feci io, – l’ho vista torbida parecchio, anche al declinare della marea. Egli non aggiunse altro, ma mi parve abbastanza sorpreso, e siccome si vogava contro la marea e mi ero tolti gli abiti, saltai in acqua senz’altro. Naturalmente quando ebbi di nuovo la testa fuori dall’acqua mi volsi in direzione della marea e i miei occhi cercarono il ponte. Quel che vidi allora mi stupì tanto, che, dimenticando di tenermi a galla, mi immersi nell’acqua, la quale mi coprì gorgogliando. Quando tornai su, andai direttamente al battello, perché volevo fare delle domande al mio battelliere sulla stranezza di quanto avevo intravisto; così immerso nel fiume e cogli occhi quasi ancora inondati d’acqua; tanto più che in quel momento mi sentii completamente libero dalla sonnolenza e tutt’affatto desto e sereno di mente. Egli abbassò la scaletta, mi tese la mano per aiutarmi a salire e, come io fui dentro, prendemmo a vogare celeremente alla volta di Chiswick. Infine, tirando su i suoi remi e volgendo la prua, disse: – Un breve nuoto, cittadino; forse che l’acqua vi sembra forse troppo fredda stamane, dopo il viaggio. Ed ora, volete che vi metta a terra, o vi piacerebbe arrivare fino a Putney prima di colazione? Egli parlava in una maniera così insolita per un barcaiolo di Hammersmith, che io guardandolo sorpreso, gli risposi: – compiacetevi di fermare un po’ il battello; ho bisogno di guardarmi intorno un po’. – È giusto, – egli disse, – questo luogo non è meno bello nel suo genere della più lontana Barn Elms – già, in questa stagione sono splendide dappertutto le ore del mattino. È bene che vi siate alzato di buon’ora: sono appena le cinque. Se io ero meravigliato dalla vista delle sponde del fiume, non meno meraviglia mi suscitava il mio barcaiolo, ora che lo contemplavo a mio agio e potevo osservarlo con mente ed occhi sereni. Egli era un bel giovane: aveva nello sguardo qualcosa di dolce e benevolo tutto particolare, un’espressione per me del tutto nuova, ma che presto mi divenne familiare. Aveva capelli neri e pelle bruna: ben fatto, forte, ed evidentemente avvezzo ad esercitare i suoi muscoli, non aveva nulla di ruvido o di grossolano ed era pulito quanto mai si può essere. Il suo abito non somigliava per nulla agli abiti moderni dei giorni di lavoro; ma era un costume poteva star bene in un dipinto rappresentante il quattordicesimo secolo. Tutto di panno turchino, abbastanza semplice, ma di tessuto fine e senza una macchia. Un cinturino di cuoio bruno gli cingeva la vita, e non mi sfuggì che il fermaglio era d’acciaio damaschino assai ben lavorato. In breve, egli aveva tutto l’aspetto di un giovane gentiluomo, robusto e nello stesso tempo raffinato, che per divertimento si divertisse a fare il barcaiolo, ed io finii con il credere a questa ipotesi. Mi parve opportuno avviare una conversazione e, indicando la banchina di Surry dove scorgevo alcune zattere che correvano leggere lungo la spiaggia avendo alle loro estremità verso terra degli argani, dissi: – che cosa fanno laggiù con quegli arnesi? Se fossimo sul Tay direi che immergono le reti per i salmoni, ma qui... – Ebbene, – rispose sorridendo, – è precisamente questo che fanno. Laddove vi sono salmoni è regolare che vi siano reti per i salmoni, sia nel Tay, sia nel Tamigi; ma naturalmente non sono tenute sempre in uso, perché non abbiamo mica bisogno di salmoni tutti i giorni della stagione. Stavo per dire: – ma è il Tamigi questo? Ma restai in silenzio, sorpreso come ero, e volsi gli occhi sbalorditi verso oriente per tornare a guardare il ponte e quindi le sponde del fiume di Londra, dove vedevo quanto bastava a suscitare tutto il mio stupore; perché, quantunque vi fosse tutt’ora un ponte attraverso la corrente e case sulle sue banchine, tutto era mutato dalla notte precedente! Le fabbriche di sapone con le loro ciminiere vomitanti fumo erano scomparse, e i laboratori dei macchinisti e le fucine del piombo, tutto scomparso; e nessun rumore del ribattere chiodi o colpi di martello veniva giù da Thorneycroft con il vento di ponente. E il ponte! Io forse lo avevo sognato, ma visto mai, nemmeno in un manoscritto miniato; e neppure il Ponte Vecchio di Firenze poteva alla lontana assomigliarlo. Aveva splendidi archi di pietra, eleganti per quanto solidi, ed alti quanto bastava a lasciar passare agevolmente il fiume. Sul parapetto si vedevano piccoli edifici che avevano qualcosa di bizzarro, di fantastico, ed erano sormontati da banderuole e comignoli dorati e dipinti; io immaginai che fossero baracche o botteghe. La pietra era alquanto ròsa dal tempo, ma non vi si scorgeva alcuna di quelle tracce fatte di materia sudicia e fuligginosa, che avevo sempre riscontrato negli edifici di Londra, anche avessero solo un anno d’esistenza. In breve, era per me una meraviglia di ponte. Il barcaiolo notò il mio sguardo ansioso e stupito, e disse, come in risposta ai miei pensieri: – Sì, è un bel ponte, non vi pare? Anche se i ponti posti più su, tanto più piccoli, sono un poco più aggraziati e quelli posti più giù hanno più maestà e magnificenza. Io mi lasciai sfuggire quasi contro la mia volontà: – quanti anni ha? – Ma, non è molto antico, – rispose, – è stato fabbricato, o almeno se n’è fatta l’apertura nel 2003. Prima d’allora vi era che un semplice ponte di legno. Questa data mi chiuse la bocca, come se si fosse dato un giro di chiave ad un catenaccio attaccato alle mie labbra; poiché solo allora compresi che qualche cosa d’inesplicabile era avvenuta e che, se avessi detto troppo, mi sarei cacciato in un ginepraio di domande e risposte delle più disparate ed ambigue. Così cercai di restare indifferente e mi posi a guardare nel modo più naturale le sponde del fiume, benché non riuscissi a vedere che fino al livello del ponte e, spingendo lo sguardo un po’ più oltre, fino al sito delle fabbriche di sapone. Su entrambe le sponde si trovavano due file di graziosissime case, basse e non molto ampie, che restavano un po’ indietro, abbastanza lontane dal fiume. Per la maggior parte erano costruite in mattoni rossi e ricoperte di tegole; ma sopratutto traspariva da loro una certa aria di agiatezza; e direi quasi che parevano vive e conformi alla vita dei loro abitanti. Di fronte ad esse un giardino che, senza interruzioni, arrivava giù fino all’orlo delle acque, dove i fiori, che ora sbocciavano in tutto il loro rigoglio, mandavano coi vortici della corrente deliziose ondate di odori, come d’estate. Di là delle case potei scorgere grandi alberi, per la maggior parte platani; e seguendo il corso dell’acqua, si vedevano verso Putney alcuni tratti che parevano laghi in una foresta, tanto spessi erano i grossi alberi, ed io dissi ad alta voce, ma come se parlassi a me stesso: – Bene, son proprio contento che non abbiano edificato su Barn Elms. Ma come le parole mi uscivano dalla bocca, arrossii della mia sbadataggine, e il mio compagno mi guardò con un mezzo sorriso, che io credetti di comprendere; sicché, per nascondere la mia confusione dissi: – per favore, riconducetemi a riva, ho bisogno di far colazione. Egli fece un piccolo inchino e, volta la prua con un agile colpo di remi, in un attimo raggiungemmo lo scalo, dove spiccò un salto ed io lo seguii. Non fui sorpreso di vedere che attendeva, senza dubbio per riscuotere il prezzo del servizio, dovuto inevitabilmente a chi ha reso un buon servigio ad un suo simile. Perciò posi la mano nella tasca del mio panciotto e dissi: – quanto? – sebbene temessi sempre di offrire del denaro a un gentiluomo. Egli mi guardò meravigliato e mi fece il verso: – quanto! Non riesco a comprendere quanto mi state chiedendo? Volete dire la marea? Se è così, è vicina a ritrarsi. Arrossii e soggiunsi balbettando: – prego, non ve ne abbiate a male, perché non è certo per offendervi che ve lo domando: quanto devo pagarvi? Come vedete, io sono uno straniero e ignoro i vostri costumi, la vostra moneta. Così dicendo tirai fuori dalla mia tasca un pugno di quattrini, come si usa fare in paese straniero; ma mi accorsi, di sfuggita, che l’argento si era tutto ossidato ed aveva preso il colore di una stufa di piombaggine. Egli mi sembrò ancora meravigliato, ma non offeso, ed osservò le monete con curiosità. Pensai allora: costui è un marinaio ed ora considera quanto si può arrischiare a prendere; dopo tutto, tanto meglio. È per altro un così simpatico compagno, che non vorrò certo lesinare sul compenso; anzi, mi viene un’idea: se lo pigliassi come guida per qualche giorno? Mi par tanto intelligente! Frattanto il mio nuovo amico disse pensieroso: – Credo di aver compreso ciò che volete intendere. Voi pensate che io vi abbia reso un servizio e vi pare di esser tenuto a darmi in cambio degli oggetti, che io non dovrò dare ad un mio simile se non quando avrà fatto qualche cosa di speciale per me. Ho sentito parlare di qualcosa di simile; ma, perdonatemi se sono franco, quest’uso a noi sembra noioso e sciocco, né sapremmo come praticarlo. Vedete, il traghettare e il portare la gente per l’acqua è il mio compito, che svolgo a beneficio di tutti; sicché il prendere regali in relazione a questo parrebbe la cosa più strana. Inoltre se una persona mi desse qualche cosa, potrebbe anche ad un’altra venire la stessa idea, poi ad un’altra ancora e così via. Voglio sperare che non lo attribuirete a rozzezza, ma devo dirvi, che non saprei dove riporre tanti pegni d’amicizia. Qui egli rise forte e allegramente, quasi che l’idea d’essere pagato per il suo lavoro fosse una celia delle più buffe. Confesso che cominciai a temere che fosse matto, benché avesse l’aspetto di un uomo certamente sano; e, poiché ci trovavamo in un luogo dove l’acqua era profonda e la corrente veloce, mi ricordai con soddisfazione d’essere un buon nuotatore. Nondimeno egli proseguì, non mostrando niente del matto: – Quanto alle vostre monete, sono curiose, ma non molto antiche; paiono tutte del regno di Vittoria. Potreste darle ad un Museo poco fornito. I nostri Musei ne hanno abbastanza di queste monete; inoltre ne hanno un gran numero di più antiche, mentre queste del secolo decimonono sono proprio d’una bruttezza bestiale, non trovate? Ne abbiamo una di Eduardo III, col re su un bastimento e gigli e piccoli leopardi lungo la tolda, assai finemente lavorata. – Poi soggiunse un po’ celiando: – a me piacciono i lavori in oro e in metalli fini; vedete questa fibbia? Era in origine una mia moneta. Di certo io dovevo aver l’aria un tantino incerta sotto l’azione di quel dubbio circa la sua sanità di mente; perché egli tagliò corto, dicendo con voce benevola: – Mi accorgo che comincio ad annoiarvi e vi chiedo scusa. È inutile intrattenervi e discutere oltre; perché è evidente che voi siete uno straniero e dovete venire da un luogo assai diverso dall’Inghilterra. Non bisogna dunque opprimervi d’informazioni intorno a questo luogo, e piuttosto fare in modo che ve ne rendiate conto a poco a poco. E poiché io sono stato il primo in cui vi siete imbattuto, vorreste essere tanto gentile da permettermi di essere la vostra guida in questo nuovo mondo? Sarà dal canto vostro nient’altro che una gentilezza, perché quasi ognuno sarebbe ugualmente in grado di farvi da guida, e molti anche meglio di me. Dopo tutto, niente si rivelava in lui che ricordasse Colney Hatch, il manicomio; e poi io pensai che mi sarebbe stato facile sbarazzarmi di lui, qualora mi accertassi della sua insania; così dissi: – È un’offerta assai gentile la vostra, ma difficilmente posso accettarla, a meno che... Stavo per dire a meno che non vi lasciate pagare in modo adeguato; ma temendo di rievocare Colney Hatch, mutai la frase così: – mi rincresce di togliervi al vostro lavoro, cioè, voglio dire, al vostro divertimento. – Oh, – soggiunse, – quanto a questo non vi date alcun pensiero; avrò così occasione di rendere un buon servigio ad un mio amico, che potrà volentieri sostituirmi in questo lavoro. Egli è un tessitore dello Yorkshire, il quale si è logorato parecchio con la tessitura e con lo studio delle matematiche; lavori che, come sapete, si compiono al chiuso, ed ora, poiché è uno dei miei migliori amici, si è rivolto a me perché gli procuri un lavoro all’aperto. Quindi, se vi piace, prendetemi con voi; vi prego, prendetemi come guida. Poi si affrettò ad aggiungere: – è vero che ho promesso ad alcuni miei amici di risalire il fiume per la raccolta del fieno, ma abbiamo ancora più di una settimana prima che tutto sia pronto; e poi, sentite, voi potreste venire con me; vedrete che gente simpatica! E prendereste nota anche dei nostri costumi nella contea di Oxford. Date retta, difficilmente potreste far di meglio, se vi preme di vedere il nostro paese. Mi sentì in dovere di ringraziarlo, qualunque cosa potesse avvenire, ed egli rispose con entusiasmo: – Dunque, allora è convenuto. Adesso passerò dal mio amico, che come voi abita nella casa degli ospiti; e se non si è ancora alzato...; ma sì che lo avrà fatto, è un così bel mattino d’estate! Nello stesso tempo tirò fuori dalla sua cintola un piccolo corno da caccia in argento, e ne trasse due o tre note, acute sì, ma armoniose. Immediatamente dalla casa, che era posta nello stesso luogo della mia antica abitazione, uscì un altro giovane che venne verso di noi a passo lento. Egli non era così bello d’aspetto, né così aitante come il mio amico barcaiolo: era invece piuttosto pallido, aveva i capelli rossi e le fattezze in genere niente affatto robuste. E tuttavia, il suo volto non era privo di quella espressione benevola e lieta, che avevo notata nel volto del suo amico. Intanto che si avvicinava sorridendo, mi persuasi che era il caso di bandire quella idea di Colney Hatch, già riferita al barcaiolo, perché due matti non avrebbero potuto serbare quel loro contegno di fronte ad un uomo sano. Il suo abito era dello stesso taglio di quello del primo, ma un po’ più vivace nelle tinte; il soprabito era d’un verde chiaro col petto cosparso di ricami d’oro, e il cinturino lavorato in filigrana d’argento. Egli mi dette il buon giorno assai cortesemente, e salutando allegramente il suo amico, disse: – Ebbene, d**k, che c’è di nuovo stamane? Posso avere il mio lavoro, o per meglio dire il vostro? Ho sognato stanotte che eravamo molto lontani nel fiume a pescare. – È giusto, Bob, – disse il mio barcaiolo – voi avrete il mio posto e, se lo troverete troppo faticoso, George Brightling che abita qui, vicinissimo a voi, potrà darvi una mano. Ma, vedete, qui ho uno straniero, e mi procurerà il piacere di prendermi come sua guida nel visitare il nostro paese. Immaginate se voglio perdere l’occasione! Quindi voi farete bene ad andare al battello fin da ora. In ogni caso però, io non vi avrei fatto molto aspettare, perché devo recarmi ai campi di fieno fra pochi giorni. Il nuovo venuto si stropicciò le palme con gioia e rivolgendosi a me, mi disse in tono amichevole: – Caro cittadino, tanto voi che l’amico d**k siete proprio fortunati, perché vi darete bel tempo quest’oggi e, a dire il vero, anch’io farò così; ma per il momento il meglio sarebbe d’andare tutti a casa a mangiare qualche cosa, altrimenti potrebbe accadervi, che nella foga del divertirvi dimenticaste il pranzo. Dite: veniste nella casa degli ospiti la notte scorsa, quando io era già andato a letto? Io feci un piccolo cenno affermativo, evitando così di entrare in una lunga spiegazione, che non avrebbe portato a nulla, e che forse avrebbe finito coll’ingenerare il dubbio anche in me stesso. E tutti e tre ci dirigemmo alla casa degli ospiti. CAPITOLO III.
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