Jean ne ammirò per qualche momento la bellezza scomposta. Il suo corpo, anche nel sonno, era privo di imperfezioni e le ricordava in qualche modo quello di una statua greca. Ma il dettaglio più sconvolgente era che Jean era in grado di percepirne la natura, così come percepiva quella degli altri occupanti della stanza. Non era un odore. Non era qualcosa che colpisse la vista o uno degli altri sensi. Si trattava piuttosto di una consapevolezza che nasceva dall’esercizio di un senso che non aveva mai posseduto, un senso nuovo simile alla propriocezione. Così come era in grado di dire che la sua mano destra faceva parte del proprio corpo, poteva anche dire che nella stanza c’erano altri quattro della sua specie. In precedenza si era chiesta come i sei potessero pensare di gozzovigliare pe