II Lo sconosciuto

817 Words
II Lo sconosciuto Lo sconosciuto, intascando il resto della mezza sterlina, uscì in una risata. — Già, – disse, – mi avete incontrato; spesso, direi. E non riuscite a ricordare dove? — No, – rispose Jones. – Sono completamente sconcertato. Siete americano? — No: inglese, – disse l’altro. – Questo è un fatto molto strano. Dunque, non mi riconoscete? Va bene, sediamoci e parliamo, forse la vostra memoria si sveglierà, col tempo. Si pensa meglio seduti che in piedi. – Ora, mentre Jones si voltava per sedersi al tavolino indicatogli dallo sconosciuto, notò che il barman e il suo assistente lo fissavano come se d’improvviso la sua persona avesse presentato un interesse più che ordinario. Anzi, l’espressione di quei visi fece pensare a Jones che l’interesse da lui destato doveva essere di natura piuttosto umoristica. Ma quando, dopo essersi seduto, li guardò di nuovo, i due giovanotti si erano rimessi a lavar bicchieri con solennità esagerata. — Mi era parso che quei due ragazzi si burlassero di me, – disse Jones. – Devo essermi sbagliato: tanto meglio per loro. Ebbene, se sbrogliassimo questa matassa? Ditemi chi siete, per incominciare. — Un amico, – disse l’altro. – Vi dirò il mio nome fra poco, ma voglio che vi sforziate di ricordarlo. Parlatemi di voi: forse così ci arriverete. Chi siete? — Io? Sono Victor Jones di Filadelfia, socio di un imbroglione per nome Stringer, e vittima del Governo britannico, che non conosce la differenza fra latta e acciaio... Le cateratte della sua collera erano aperte: ne venne fuori ogni cosa, non escluso il fatto della sua disperata situazione. Quand’ebbe finito, l’unica osservazione delle sconosciuto fu: — Un altro cocktail ? — A nessun costo, – gridò Jones. – A quest’ora dovrei far anticamera dal console, per convincerlo a pagarmi il biglietto di ritorno in quarta classe. No, non più cocktails, prenderò piuttosto uno sherry, come voi. – Lo sherry fu servito e bevuto. — Venite nel vestibolo con me, — disse lo sconosciuto alzandosi, – vi dirò qualcosa che non posso dirvi qui. – Risalirono le scale, lo sconosciuto precedendo Jones. Se questi aveva le idee un po’ confuse, in compenso lo possedeva un’esaltazione gradevolissima. Stringer era ormai dimenticato, e con lui il Governo britannico, i contratti, il conto non saldato, il viaggio di ritorno in quarta classe, tra gli emigranti. Per il momento, gli ambienti lussuosi e i lumi dorati del Savoy bastavano a renderlo felice, e quando fu installato in una comoda poltrona davanti allo sconosciuto, con una sigaretta accesa in bocca, perfino le rivelazioni promesse dal suo strano compagno perdettero, nel torpore dei sensi beati, molto del loro interesse. — Ecco quello che ho da dirvi, – incominciò lo sconosciuto protendendosi verso Jones. – Quando vi ho visto qui, poco fa, mi è sembrato di riconoscervi, ma, come è capitato a voi, non mi è riuscito di ricordare il vostro nome. Più tardi, passando davanti a uno specchio, ho capito. Voi siete, per dirla chiaramente, il mio riflesso. — Scusate, – lo interruppe Jones, sconcertato a quella parola. – Il vostro... che cosa? — Il mio riflesso, la mia immagine, il mio sosia. Non ho alcuna intenzione di offendervi: voltatevi e gettate uno sguardo a quello specchio, dietro di voi. – Jones obbedì. Vide nello specchio lo straniero, lo straniero che era lui. I due uomini appartenevano a un tipo piuttosto comune, ma la loro somiglianza non si fermava lì. Erano identici. Lo stesso colore di capelli, gli stessi lineamenti, la stessa forma di testa, gli stessi occhi, la stesa espressione riservata e seria. Una somiglianza assoluta fra due creature umane è quasi altrettanto rara che una somiglianza assoluta fra due ciottoli su una spiaggia; pure si verifica talvolta, come nel caso di Monsieur de Joinville e in altri casi a loro tempo controllati e noti. Per somiglianza assoluta intendo una somiglianza così completa che nemmeno la conoscenza intima dei due soggetti permetta di notare fra loro nessuna differenza. Quando la natura fa uno scherzo simile, di solito ci riesce completamente. È stato notato infatti, – specie nel caso di due gemelli, – che la somiglianza si estende alla voce, o almeno al suo timbro, la tiroide e le corde vocali obbedendo alle leggi misteriose che governano la duplicazione. La voce di Jones e quella dello sconosciuto erano identiche, tranne per una lieve diversità d’accento. — Ma è incredibile, – gridò Jones. Si voltò a guardare l’altro, poi fissò di nuovo lo specchio. — Straordinario, non vi pare? – disse il suo compagno. – Non so chi dei due debba scusarsi con l’altro. Io mi chiamo Rochester. – Jones voltò le spalle allo specchio. I due champagne-cocktails, il whisky e lo sherry aiutavano validamente il suo cervello a sopportare quella bizzarra situazione. Il caso gli sembrò straordinariamente umoristico. —Bisogna celebrare quest’incontro, – disse Jones chiamando un cameriere e gettandogli un ordine.
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