“Stavamo per andare a cena, quando all’improvviso Seth si è messo a urlare, lanciando immediatamente una serie di incanti contro Virgil. Gregory è intervenuto, ma è stato atterrato da Nigel che gli gridava dietro che era Umbra. Poi Seth e Nigel si sono precipitati fuori dal Tablinum, senza che avessimo nemmeno il tempo di rendercene conto, come se inseguissero qualcuno. Gli siamo corsi dietro e ...” Beau deglutì e prese un profondo respiro. “Ed è stato allora che ... che l’abbiamo ... visto. Era spaventoso. Appariva e scompariva in punti diversi con la velocità del fulmine. I nostri sortilegi andavano sempre a vuoto, mentre i suoi ...” Slay guardò a terra dove prima giacevano gli Invernali colpiti. “Facevamo quello che potevamo, ma ... Per fortuna siete arrivati.”
Lui annuì. Stava per allontanarsi, ma l’altro lo trattenne per un braccio. “Ah, Ares ... Ancora una cosa.” iniziò in tono imbarazzato. Lui lo invitò con lo sguardo a proseguire. “Volevo dire ... Volevo dirti ... Grazie. Se non fosse stato per te ...”
“Lascia stare. È il minimo tra compagni.” sdrammatizzò lui con un sorriso sincero, afferrandogli una spalla e poi andandosene speditamente assieme ad Astrea.
Ancora una volta, Yolhair non disse nulla. Ascoltò in silenzio, a occhi chiusi. Sebbene la sua espressione si mantenesse imperscrutabile, ad Ares parve che sul suo volto calasse un velo scuro, mentre i suoi tratti sembravano più vecchi.
Certamente, quell’episodio gettava una nuova luce sull’intera faccenda. C’era da credere che anche nei casi precedenti gli aggressori avessero davvero visto, loro soli, Umbra. Un assillo tormentava la sua mente, e Astrea era d’accordo con lui. Perché? Fino ad allora, il ladro si era mosso furtivo. Nei rari incontri con gli studenti si era limitato a fuggire, evitando qualsiasi attacco. Perché ora invece aggrediva senza alcun motivo i giovani nelle loro Case? Perché era uscito allo scoperto? L’ultima sortita era stata particolarmente grave e gli allievi colpiti non sarebbero guariti presto, anche se sarebbero stati messi in grado di sostenere gli esami, come da loro insistente e comprensibile preghiera. Si erano tutti tranquillizzati, tranne Natasha. Era ferita alle gambe in modo tanto grave, che le sarebbe stato impossibile partecipare al Saggio, malgrado le cure prodigiose di Miss Nannie e Heather e nonostante mancassero ancora dieci giorni. Questo, oltre a deprimere profondamente lei, creava un problema di non poco conto che, in certo qual modo, coinvolgeva anche Ares.
Sabato dopo pranzo, non appena fu certo che la Kozievitch non avrebbe potuto pattinare, Astrea gli confidò i suoi crucci. “Capisci? È un pezzo troppo importante per essere soppresso.”
Lui sospirò. “Ma ci sarà pure un’altra sostituta, a parte te!”
“Temo proprio di no.” negò lei afflitta, a mezza voce.
Si passò una mano sulla fronte. Anche quella non ci voleva proprio! Aveva assistito alle ultime prove e la sola idea che Astrea fosse la partner di Ringwald nella Scena della Prima Notte di Nozze di Otello e Desdemona era per lui del tutto inconcepibile. La coreografia studiata da Jason era perfetta e, appunto per questo, gli era totalmente intollerabile. Sapeva più che bene, che lei era la sola all’altezza di Natasha e l’unica che conoscesse la parte alla perfezione.
“Amore, è solo recitazione ... Solo per pochi minuti.”
“Quattordici e cinquantotto. Un intero lunghissimo quarto d’ora.” precisò avvilito e rassegnato.
Astrea lo abbracciò di slancio, ne baciò ogni angolo del volto, mentre riconosceva ansiosa. “Amore mio. Tesoro. So quanto ti costa. Ma ti prego di credermi. Pesa anche a me. Enormemente. Non puoi immaginare quanto.” Quindi gli prese il viso tra le mani e, fissandolo negli occhi, mormorò con voce tremante. “Se solo non si trattasse di Eric ...”
“Non è per gelosia ... Non ho il minimo dubbio su di te, su di noi.” dichiarò lui.
Lei lo baciò a lungo e poi sussurrò. “Lo so.”
Lui emise un lungo discreto sospiro. Non sapeva come avrebbe fatto a resistere a vederli danzare in quel modo, ma sapeva che, più di ogni cosa, voleva esserle vicino in quella circostanza, la voleva aiutare anche se gli sarebbe costato lacrime e sangue.
Alla riunione dei Saggisti, che si tenne subito dopo il loro colloquio, ci fu tuttavia una sorpresa. Inaspettatamente, Cheryl propose timorosa di sostituire l’infortunata. Incoraggiata da Astrea, confermò di conoscere tutte le coreografie e di aver già provato da sola molte volte la scena di Natasha. Ad Ares non era sembrato vero. Dopo aver ammirato la gioia sul volto della sua amata, aveva rivolto lo sguardo a Ringwald, cogliendone una fugace espressione di profonda rabbia, subito mirabilmente mutata in contenuto disappunto e poi in forzata fredda soddisfazione. Vennero subito stabilite prove serrate per mettere a punto l’affiatamento e la questione fu risolta. Cheryl aveva guardato prima Astrea con gratitudine e poi Eric con l’aria rapita di chi non crede che il miracolo, che ha sognato per tutta la vita, si stia sul serio avverando. L’aitante ex-T le aveva sorriso in modo un po’ stentato, ma poi le aveva offerto il braccio e si erano avviati all’uscita.
Sabato sera, Umbra fece la sua apparizione nella parte centrale di Casa Ver, dove si trovava il vanto architettonico Primaverile. Lì si sviluppava per molti piani l’articolato complesso di scale – in stile neoclassico come tutta la dimora, prevalentemente in marmo chiaro, con e senza tromba, di ogni dimensione, affiancate e singole – che portavano agli alloggi studenteschi, oltre che agli altri locali comuni.
Ancora una volta Ares e Astrea accorsero, stavolta seguiti da diversi Estivi, dato che l’appello di Cyril era arrivato mentre si trovavano nel loro Soggiorno. Il loro gruppetto si unì subito a una decina di Primaverili, che stavano inseguendo il ladro al primo piano. La battaglia impegnò duramente tutti contro un avversario formidabile, che riusciva da solo ad avere ragione dei loro molteplici attacchi. Il confronto era reso più difficile dall’intrico di complicati passaggi che collegava gran parte delle innumerevoli scale tra loro.
Salendo sempre più in alto, man mano che il conflitto proseguiva, si trovarono oltre il quinto piano. A un certo punto, dal Segno del fuorilegge – un nero corno appuntito e munito di diversi anelli in forte rilievo – si sprigionarono lampi multipli che andarono a colpire altrettante rampe, appiattendo i gradini di alcune e facendone ruotare altre. Coloro che vi si trovavano sopra, si aggrapparono alle balaustrate riuscendo a non cadere, ma abbandonando per qualche momento gli attacchi. Umbra scagliò una nuova raffica di sortilegi verso altre scale, che presero a spostarsi.
Proprio a causa del repentino movimento di una rampa, Astrea perse l’equilibrio. Su una scala che era opposta e distante da quella di lei, Ares vide terrorizzato quanto accadeva in quei brevissimi istanti. Lei stava rotolando dagli scalini più elevati sul pianerottolo che si apriva su una voragine altissima, mentre Umbra era riapparso sulla scala accanto a quella dove si trovava Astrea e stava sferrando il suo attacco su di lei. Ares urlò disperato. In una frazione di secondo, vide Eric lanciarsi nel vuoto dalla rampa superiore dove si trovava, compiere un paio di salti mortali e atterrare sullo stretto ripiano dove Astrea stava scivolando inesorabilmente, bloccandone la caduta e simultaneamente facendole scudo col proprio corpo contro lo Iugulo comandato con voce rauca dal malfattore.
Nel frattempo, Ares aveva lanciato il suo incanto contro l’aggressore, che aveva colpito solo di striscio, attirandone l’attenzione. Umbra scomparve, materializzandosi istantaneamente su un’altra scala sovrastante e più lontana. Ares guardò sgomento verso Astrea, che si stava sollevando faticosamente, ma sembrava incolume. I loro sguardi si incrociarono e lei gli confermò che stava bene, accingendosi poi a prestare soccorso a Ringwald ferito. Ares raggiunse in quattro balzi Umbra. Stava per afferrarlo, quando il Nemico si volatilizzò, lasciando al suo posto l’eco di una risata raccapricciante. Rimase all’erta, come tutti i presenti, in attesa che riapparisse. Non appena fu certo che il malvivente se n’era definitivamente andato, Ares raggiunse fulmineo Astrea.
La abbracciò forte e le baciò ripetutamente il viso. “Amore mio. Vita mia. Come stai? Stai bene?” la interrogò ansioso col cuore in gola, vedendola sbiancata e stravolta.
“Sì, sì. Sto bene, sto bene.” lo rassicurò lei, con voce tremante. “Eric piuttosto ... E gli altri.”
Lui gettò un’occhiata a Ringwald. Era privo di sensi e aveva un vistoso squarcio in pieno petto. Ares si guardò attorno. Ancora sotto il sortilegio di Umbra, le scale continuavano imperterrite a ruotare, con il loro carico di feriti su diverse rampe. Regnava un silenzio irreale, che rendeva l’intero scenario allucinante.
“SATIS!” tuonò la voce di Yolhair.
Le scale si bloccarono all’istante, mentre Heather, Miss Nannie e altri docenti si precipitavano a soccorrere i giovani a terra. Furono quindi tutti condotti in Infermeria. La maggior parte venne dimessa dopo la somministrazione di rimedi sedativi e rinfrancanti, mentre diversi altri vennero ricoverati. Hildebrand, Hyppolite e Matthew con Nancy, Wilma e Sean se l’erano cavata con poco e sarebbero stati dimessi la mattina dopo. Le condizioni di Hank e Stu’ erano più serie: ci sarebbero voluti un paio di giorni. Per Ringwald, invece, sarebbe stato necessario più tempo.
Ares e Astrea chiesero a Miss Nannie il permesso di vederlo. Aveva ripreso conoscenza ed era stato medicato, ma era terribilmente pallido e sembrava molto sofferente.
“Eric non ho parole ...” esordì titubante Astrea, accostandosi al suo letto.
L’ex-T la interruppe subito. “Non dirlo nemmeno.” mormorò con voce arrochita. “L’unica cosa importante è che tu sia salva.” affermò, guardandola intensamente.
Lei respirò rapida un paio di volte e poi distolse lo sguardo, come sopraffatta dall’emozione, stringendosi di più ad Ares che la stava abbracciando per le spalle. Ringwald spostò gli occhi su di lui, che gli espresse tacitamente la sua profonda gratitudine.
“Credo che sia meglio farti riposare tranquillo ora. Torneremo a trovarti.” si congedò lei con voce scossa e poi, sciogliendosi dolcemente dall’abbraccio di Ares, si allontanò.
“Eric, ti sarò riconoscente per tutta la vita. Se non fosse stato per te, Astrea ... la mia Astrea ...” Ares si interruppe. Ora che il peggio era passato, la tensione di quei drammatici momenti e della tragedia che sarebbe potuta accadere stava prendendo il sopravvento.
“Non ho fatto nulla, che tu stesso non avresti fatto.” dichiarò l’altro faticosamente, con voce malferma per il dolore che stava provando, nonostante le cure ricevute.
“Grazie!” affermò lui con intensità, mentre gli prendeva la mano e gliela stringeva energico.
A notte fonda, quando finalmente riuscì a mettersi a letto, Ares rivide di nuovo davanti agli occhi quella scena al rallentatore e nel più assoluto silenzio. Lei che barcollava, cadeva, rotolava sui gradini e scivolava inevitabilmente verso il bordo del pianerottolo, mentre cercava disperata un appiglio al quale aggrapparsi per non precipitare nel baratro sottostante. Lui che, stravolto dal terrore, urlava a perdifiato cercando la via più immediata per raggiungerla e salvarla. Eric che compiva un tuffo spettacolare, come quelli che tante volte gli aveva visto fare dalla piattaforma in piscina, ma quella volta sotto di lui c’era solo il vuoto.
«Non ho fatto nulla, che tu stesso non avresti fatto.» Scosse adagio la testa. No, lui non sarebbe mai stato in grado di compiere una tale prodezza. Quel gesto eroico aveva salvato Astrea. Se Ringwald non l’avesse fermata, da quell’altezza le conseguenze sarebbero state gravissime o addirittura ... Venne scosso da violenti brividi. Astrea, il suo amore, la sua sola ragione di vita ... Scacciò quel pensiero orribile. Per fortuna, Eric era riuscito a intervenire. Per fortuna, Eric era un provetto tuffatore, oltre che uno dotato di notevole fegato. Per fortuna, Eric era lì. Era alla Domus.
Si sentì un ingrato, pensando all’egoismo che lo aveva fatto gioire, quando Cheryl aveva scongiurato il pericolo che Astrea dovesse danzare con lui. Ma il suo cruccio venne subito alleviato al ricordo, che pure lei aveva mostrato grande sollievo. A pensarci, Astrea gli era sembrata strana. Nei confronti di Ringwald aveva avuto un atteggiamento, che non le era solito. Senz’altro era preoccupata che lui soffrisse ma, anche poco prima, mentre lo ringraziava, gli era parsa a disagio. Sicuramente, era sconvolta dalla consapevolezza del pericolo corso.