Il Volto del Nemico-1
Il Volto del Nemico
“Dannazione!” esclamò Ares, alzandosi di scatto e mettendosi a camminare nervosamente avanti e indietro nel piccolo spazio disponibile.
Astrea sospirò sommessamente, annuendo appena. Lui sbuffò con forza dalle narici, ficcando i pugni ancora più in fondo alle tasche.
“È un disastro!” ripeté per l’ennesima volta, scuotendo il capo sconcertato e andando alla finestra.
Guardando nel vuoto, ripercorse dentro di sé gli avvenimenti degli ultimi giorni. Dopo l’ultimo avvistamento dello sconosciuto, e lo scontro con Crispin, aveva atteso che Astrea e Archie rientrassero da LumenLondon per metterli al corrente in privato di quanto era accaduto. La notizia aveva, per motivi diversi, scosso entrambi. Astrea era preoccupata, mentre Archie era indispettito.
“Una cosa è certa. Adesso lui sa che noi sappiamo.” aveva sbottato l’amico, con fare torvo.
Lui aveva annuito, grave. Quello che temeva era successo. Quel fallito attacco li aveva portati allo scoperto. Umbra adesso sapeva di essere braccato. Ciò nonostante, Ares aveva intensificato i pattugliamenti, malgrado si aspettasse che l’intruso non si sarebbe fatto vedere. Era logico: adesso il ladro sarebbe stato ancora più prudente o, addirittura, avrebbe abbandonato i suoi progetti. E infatti da quella fatidica notte del due giugno, non si era vista davvero neanche un’ombra sospetta.
Astrea si alzò e lo raggiunse alla finestra, abbracciandolo teneramente da dietro e facendo scorrere le mani aperte sul suo petto. Il calore del suo corpo premuto contro la schiena, il suo profumo che gli pervadeva dolcemente i polmoni, la calma della sua energia sedarono il suo animo agitato in pochi istanti. Si girò lentamente, senza allentare l’abbraccio, e la baciò, ritrovando serenità e speranza.
“Hai ragione a essere contrariato.” riconobbe lei, mentre si accomodavano sul divano. “Dopo tutte le precauzioni che avevi preso per non farvi scoprire, quell’incidente con Crispin proprio non ci voleva.”
Lui sbuffò un’altra volta, stringendo di nuovo ritmicamente i pugni. Aveva compreso le buone intenzioni dell’Autunnale, ma non riusciva a perdonargli la sua inopportuna interferenza. Non poteva, per una volta, far prevalere la sua acutezza fuori dall’Ovalo? Come potesse uno tanto meticoloso, a volte noiosamente pedante, essere un cronista così arguto, genialmente spiritoso e vivace, era un mistero per tutti.
Lei prese ad accarezzargli la nuca. “Malgrado non sia stata la prima volta che Umbra si è accorto di essere seguito.” gli rammentò.
Quando le aveva riferito l’accaduto, gli aveva fatto notare che, già precedenza e di recente, Ruby e Leyla avevano incontrato il misterioso intruso e, addirittura il giorno prima del fatale scontro, Jason aveva ingaggiato con lui un combattimento vero e proprio.
“Anche dopo di allora, per qualche giorno non si è fatto vivo e poi è riapparso.”
Annuì. Sapeva che aveva ragione, ma non era mai trascorso così tanto tempo senza che l’estraneo si facesse vedere. Forse il malfattore aveva trovato ciò che cercava ed era scomparso per sempre. In cuor suo, sperava che non fosse così. Sentiva che il tempo stava stringendo, mancavano poco meno di una ventina di giorni alla fine della scuola e allora tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. Le carezze della sua amata cominciarono a fare effetto. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
“Pensa, comunque, a quante informazioni abbiamo raccolto.”
Lui sbuffò rapidamente e replicò, di nuovo contrariato. “Già! Un mucchio di cose sparse, per lo più senza senso e che certamente nulla hanno a che fare con Umbra!” Poi subito le prese la mano e ne baciò la palma, trattenendo le labbra sul polso. “Scusa ... Non ce l’ho con te ovviamente, ma ... Accidenti a quell’impiccione!”
“Tesoro, calmati. Lo sai anche tu che Crispin non ha colpa, poteva succedere lo stesso e ormai è fatta. Quanto alle notizie, hai ragione. Ciò che abbiamo finora è alquanto confuso, ma sono certa che tra poco ne verremo a capo. È un po’ come l’anno scorso, ricordi?”
Assentì: si rammentava più che bene. Avevano in mano centinaia di dati irrilevanti, che lei era brillantemente riuscita a trasformare in una informazione di vitale importanza. “Pensi di poter applicare anche questa volta l’incanto che avevi creato? Sì, quella specie di puzzle ...”
“Ho già iniziato, con l’aiuto di Daisy. Per ora siamo solo riuscite a mettere in ordine ciò che abbiamo. La quantità è notevole, ma la qualità non è sufficiente per farsi un’idea di insieme ... A dire il vero, neanche di un dettaglio.” rivelò lei un po’ avvilita. La rincuorò con un bacio e lei riprese. “Ecco. Guarda qua.”
Gli porse un mazzetto di piccoli fogli di vari colori sui quali erano elencate, in modo succinto e ordinato, le loro scoperte e relative fonti.
Ares iniziò a leggere il primo biglietto giallo canarino. Le notizie su Umbra avute da Odile erano state confermate ad Archie da uno dei suoi contatti al Dicastro. Olaf Halvorsen, Vichingo, uno degli assistenti dell’Accusator Barbara Steele, opportunamente sollecitato, aveva rivelato che il ladro era attivo da tempo anche a LumenBritania e che il dossier che avevano su di lui in Procura era alto più di due palmi, ma che era niente in confronto a quello dei Defensores. Da Ysbleue, Aristide Lafléchère, uno degli Officiers, che sembrava ammirare molto le doti di Astrea e con il quale lei era in corrispondenza, le aveva fatto cenno che negli ambienti in cui lui era molto ben inserito circolavano voci strane sul conto di Stanislas Shermann, Legatus della Cooperazione Internazionale Lumen.
“Ah! E tu dai credito a quel cicisbeo?” aveva commentato acido Archie, al quale Shermann, con la sua aria riservata, ma vincente, non dispiaceva affatto, tanto da non affibbiargli alcun soprannome.
Ne era scaturito un frizzante battibecco, che aveva molto divertito di sottecchi Ares, durante il quale Peak aveva prima ribadito velenoso che Lafléchère voleva solo fare colpo su di lei, inventandosi una colossale frottola, che lei si era bevuta senza fiatare, e poi si era lanciato in un’invettiva di crescente ferocia, asserendo che quell’insopportabile damerino aveva voluto gettare discredito sul loro Dicastro. Anche a lui sembrava strano che Aristide avesse fatto quell’accenno così sibillino e immotivato, ma preferì non dire niente.
Ares passò ai foglietti verde acqua. Le scoperte del Trio al Dicastro, nonostante la dedizione e l’entusiasmo, non sembravano un granché. Un paio di notizie romantiche, ossia che la ragazza di Spencer Lee era Frances Elliott, una delle più strette collaboratrici dell’Accusator, mentre la prima assistente della Steele, Grace Keely, Musoditopo, aveva un debole per Stu’ col quale scambiava papiri interminabili con sommo stupore di Tib&Tuc e, soprattutto, Archie che non riusciva a spiegarsi cosa avessero da raccontarsi tutti i giorni. Un paio di scoperte di scarso rilievo, come la conferma che Edward Cunningham e Melvyn Wyatt erano Eredi. Qualche documento misterioso, ritrovato in un cassetto molto personale nella scrivania di Tanner, che sembrava riguardasse transazioni economiche parecchio cospicue. E una conversazione sospetta, colta al volo da Tib&Tuc che avevano sentito Chiodo, Carl Harris, e Cascamorto, Damian West, entrambi collaboratori di Tanner citare un certo Mr Ed, soddisfatto perché il progetto stava proseguendo come previsto, e un tale Mr Es che era stato convinto a collaborare.
I tre impagabili investigatori avevano proseguito la propria opera anche alla Kofrel. “Non solo Edward Cunningham è un Erede, ma indovinate un po’ di chi è parente?” aveva esordito tutto tronfio Sean. “Ve lo ricordate il docente di EcoFin che è stato sostituito lo scorso anno, perché aveva deciso di dedicarsi totalmente all’amministrazione della Kofrel, da quel simpaticone di Caedmon Madigann?”
Subito Archie aveva commentato che il precedente insegnante, adesso che lo aveva rivisto in tutto il suo splendore faceva sembrare Madigann un campione di cordialità. Si trattava infatti del Magister Cynewulf Cunningham, ora a capo dell’Ufficio Esteri della Kofrel e che, in quanto tale, aveva rapporti con tutte le altre banche, Opache incluse. Per puro caso, Tib&Tuc avevano scoperto come mai Edward era imparentato con un Havyd. Una trisavola di Marlene, la nonna di Edward, aveva sposato un Havyd di nome Eachdraith Cunningham, il cui fratello aveva dato vita a un ramo della famiglia di Havyd puri, mentre in quello di Eachdraith, dopo di allora, le donne si erano accasate solo con umani e, per quel motivo, il ragazzo non ricordava nei tratti somatici l’antico legame. In pratica, pur avendo le stesso cognome – uno per linea materna, come di consueto a Lumenalia, e l’altro paterna secondo le norme Havyd – l’unica cosa che avevano in comune era un remoto antenato.
“Ecco da dove ha ereditato quel bel carattere gioviale e quell’espressione aperta e disponibile.” Era stato il commento spontaneo di Archie, che lui aveva discretamente condiviso.
L’amico gli aveva riferito minuziosamente tutto quello che avevano fatto alla Kofrel, comprese le descrizioni dei personaggi incontrati lì e i soprannomi affibbiati ai più importanti. Peak si era lamentato per parecchio – ossia finché lui, esausto, non lo aveva fermato – dei cognomi degli Havyd. In effetti, erano talmente difficili da pronunciare, che venivano usati solo nelle occasioni ufficiali, mentre di solito si chiamavano anche tra di loro con i nomi di battesimo, che erano molto più semplici. Sicché il Direttore Supremo, un anzianissimo Havyd incartapecorito, che faceva Cuimhneachain di cognome, veniva chiamato Thaddeus, ovvero Spauracchio per la sua espressione minacciosa e il suo aspetto macilento. Così come Gàidhealtachd, Capo delle Relazioni con il Dicastro, era Quinton Lama di Ghiaccio. Bheothachadh, responsabile dell’Area Investimenti, era Eyvindr Trombe del Giudizio. Comhairle, che dirigeva l’Area Finanziamenti, era Gawain Volpe. Cynewulf Cunningham, il cui aspetto pareva rispecchiare il nome che portava, era invece Lupo Grigio. Proprio nell’Area diretta da Lupo Grigio avevano incontrato Marjorie Wilder, la famosa cugina di Ian Sneelie. Il Trio non si era risparmiato, trovando nomignoli azzeccatissimi anche per i personaggi di minore importanza come Theobald Gaisgeach, il Corvo, a capo dei sistemi di sicurezza o Camron Toirdhealbhach Avvoltoio, che seguiva la gestione delle camere blindate. Una notizia succulenta – a detta loro, ma che per Ares valeva poco più di niente – era la scoperta che forse, probabilmente, si vociferava che il famoso fidanzato di Yolande Carlyle, Fata, la più bella e irraggiungibile di tutto il Dicastro, fosse un alto esponente di una banca estera, che non si sapeva quale fosse, e del quale, in compenso, non si conosceva neppure il nome.
Ares scorse velocemente i cartoncini azzurro pallido. Alla cena da Mira e Safìr, Astrea e Lionel avevano incontrato, oltre a Truman Sinclair, padre del Primaverile, due suoi colleghi cronisti investigativi, Loup Rochefort e Christopher Greyson, e anche Jeff Reinhold e Shirley McFly, i noti giornalisti Lumen. I reporter Opachi avevano riferito di essere riusciti a trovare un nuovo aggancio, che prometteva bene, e di aver raccolto ulteriori elementi di sospetto. Alcuni alti dirigenti della Neozhoj sembravano collegati a famiglie di dubbia reputazione ed era quasi certo che la Floriglas, la cui attività era diffusa a livello mondiale, intrattenesse scambi illeciti con Paesi nella black list internazionale. La Nofines, poi, era una vera e propria giungla inestricabile di società nazionali ed estere interconnesse tra loro a vario titolo. Il padre di Lionel, che si occupava esclusivamente di quelle indagini, aveva detto di non aver mai visto in vita sua un groviglio tale di holding, partecipazioni incrociate e società di ogni tipo e genere, i cui bilanci erano trasparenti quanto un pozzo nero. Sinclair era pressoché certo che si trattasse per la maggior parte di tronchi cavi, scatole vuote che servivano solo a far perdere le tracce che potevano condurre ai veri proprietari e responsabili dell’attività. Il padre di Lionel aveva spiegato che un tronco cavo indicava una società di comodo, in realtà priva di tutto, che veniva costituita solo per far transitare i fondi, prima del loro vero scopo e utilizzo. Il nome derivava dall’antica pirateria Opaca. Era infatti tradizione, che i filibustieri nascondessero il bottino delle loro scorrerie nel cavo degli alberi. Ad Ares era passato dalla mente il pensiero affettuoso di Celestino e Daisy e dell’Albero Cavo dove nascondevano i loro tesori romantici. Secondo Sinclair un’architettura così complessa poteva nascondere solo loschi traffici. Mentre Astrea gli riferiva quelle informazioni, lui era rimasto colpito da una sua affermazione a proposito delle aziende contemporanee. Le aveva definite Imprese Senza Volto, riferendosi al fatto che, anche nel caso di società stimate e gestite da dirigenti validi e di ottima reputazione, era ormai diventato impossibile identificarne con esattezza i proprietari in carne e ossa, ammesso che esistessero. Ed era, dunque, come avere a che fare con fantasmi privi di connotati e di identità. Immediatamente, gli era venuto in mente Umbra. Chissà qual era il vero volto di quell’essere dietro al gorgo di nulla e di paura che lo celava. Anche Reinhold e la McFly avevano fornito qualche notizia interessante. Le loro indagini erano focalizzate sugli ambienti ministeriali e nel loro mirino erano finiti personaggi anche di elevata caratura. Ovviamente, non avevano voluto fare nomi, ma avevano fatto capire alquanto chiaramente che la loro attenzione era puntata sul Dipartimento Externi, dove si trovavano le Divisioni di Shermann e Baker, e su quella dove Edmund Tanner era indiscusso Signore.