Il Volto del Nemico-5

2011 Words
“Chissà cosa ha fatto a quella povera donna per poterla rimpiazzare.” “È assurdo ciò che dici. A questa stregua, perché non Goizeder?” “Già ... Giusto! Perché non lei? Anche lei è arrivata nello stesso periodo e, da quanto ne so, è quasi sempre qui e, ciò che più conta, nessuno sa mai dove sia. È peggio della Van Soren. Ah! Potrebbe essere lei! Ma sì! È la Van Soren Umbra!” Sconcertato, Ares lasciò cadere le spalle. A furia di sospetti e congetture, Archie si era fuso il cervello. Domenica sera i giovani ricoverati in Infermeria vennero dimessi. Tutti gli accertamenti eseguiti non avevano fornito alcun chiarimento né sulle cause dell’improvviso raptus che aveva colpito gli aggressori, né sulla loro totale amnesia dell’accaduto. Malgrado tutto sembrasse superato, le verifiche del terzo anno iniziarono in un’atmosfera densa di tensione. In qualità di Dapifer, Ares e Astrea avevano, assieme ai Senatores, l’incarico di coadiuvare i docenti nella vigilanza e lui si augurò che si trattasse solo della normale carica emotiva generata dagli esami, ma in cuor suo sapeva che non era così. Dentro di sé avvertiva, senza spiegarsene la ragione, che quello era solo l’inizio. Il suo presentimento non tardò a trovare conferma. A fine pomeriggio, si verificarono altre aggressioni ingiustificate. Essendo più numerose della prima volta, Ares e Astrea, assistiti dai Senatores, furono costretti a moltiplicare i loro sforzi per riportare la calma nelle quattro Familiae. Era notte quando riuscirono a tornare a Casa Aestas, esausti. Ares stava per darle la buonanotte, quando il suo orologio si mise a vibrare, lanciando un segnale di allarme. Lo guardò velocemente: era di Crispin. Rivolse rapido gli occhi ad Astrea. Gli bastò un’occhiata per capire che sarebbe stato inutile pregarla di rimanere lì e si precipitarono insieme al Tablinum di Autumnus. “Ti dico che era lui! LUI!!” “SÌ! SÌ! Ha ragione Gordy!” “Voi siete matti da legare! Eravamo tutti qui e nessuno di noi ha visto niente!” Le urla di Gordon, Barry e Crispin si sentivano a parecchi metri di distanza dall’ingresso. Quando Ares e Astrea entrarono nel vasto salone Autunnale, regnava il pandemonio. Martin Stewart e Pierce Graham erano a terra privi di sensi. Clemens e Phillips cercavano di divincolarsi dalla presa di Hector, Crispin, Melvyn Wyatt e Dominic che li tenevano saldamente, mentre Eleonor, Cathy e Brenda avevano i Segni puntati contro di loro. Nel frattempo c’era chi strepitava, chi piangeva, chi inveiva contro Gordon e Barry, evidentemente rei di aver aggredito Martin e Pierce. “Ares! Astrea! Per fortuna siete arrivati!” li accolse ansioso Cavendish, lasciando la presa di Barry e andando loro incontro. Contemporaneamente, Clemens e Phillips gridarono di aver ragione, mentre tutti gli altri urlavano loro contro. “SILENZIO!” esclamò con voce stentorea Ares, venendo quasi subito ubbidito. “Cathy fatti aiutare da qualcuno e porta subito Martin e Pierce in Infermeria.” La Senator eseguì senza indugi e, non appena il corteo di barelle galleggianti scortate da una mezza dozzina di studenti fu uscito, Ares si rivolse serio a Crispin. “Dimmi come è andata ... Succintamente.” Barry e Gordon presero di nuovo a gridare, ma lui li zittì con uno sguardo fulminante, girandosi poi verso Cavendish con un’espressione che non ammetteva repliche. Crispin deglutì e prese un profondo respiro. “Stavano tutti studiando quando improvvisamente, senza alcun motivo, prima Gordy e poi Barry si sono alzati di scatto, urlando verso Martin e Pierce. Hanno subito puntato i Segni contro i loro, scagliando incanti uno dietro l’altro. Presi alla sprovvista, Stewart e Graham sono crollati prima di potersi ... difendere.” Il Senator abbassò lo sguardo e lui emise un rapido respiro prima di voltarsi verso Clemens. “Ti giuro Ares, era lì! Davanti a me come ora sei tu ... E veniva contro di me e … e mi ha attaccato.” “Chi?” indagò pacato. “Ma Umbra no?!” replicò Barry arrabbiato. “Umbra?!” ripeté lui esterrefatto. “SÌ! SÌ! Umbra! Umbra!! Quante volte lo dobbiamo ripetere! È mezz’ora che continuiamo dire le stesse cose!” protestò Barry furioso, strattonando i compagni che gli immobilizzavano ancora le braccia. “Dillo un’altra volta, Gordon ... Per favore.” domandò Ares calmo. “E voi, lasciateli andare.” Hector, Dominic e Melvyn lasciarono lentamente la presa. Astrea rivolse un’occhiata a Brenda che si affrettò a versare del succo di ciliegia in due bicchieri, porgendoli poi a Gordy e Barry, che li presero con mani tremanti e li trangugiarono. Quindi Ares fece loro cenno di sedersi, invitando Clemens a parlare. “È successo tutto all’improvviso. Come ha detto Crispin, stavamo tutti studiando, quando ho visto con la coda dell’occhio una massa scura avvicinarsi. Ho alzato subito lo sguardo in quella direzione e ho visto un essere imponente, rivestito da una pesante cappa nera con cappuccio. Aveva un’aria minacciosa e veniva verso di me. D’istinto, gli ho puntato contro il mio Segno, comandando un Paralizi, ma senza successo. Umbra continuava ad avanzare e allora ho lanciato altri incanti di immobilizzo. Lui sembrava non accorgersene neppure. Ormai era a un passo da me. Ho comandato un Frakasi e improvvisamente è scomparso ... Si è come volatilizzato e ... E al suo posto ...” Gordon deglutì e si passò una mano sulla fronte sudata. “E al suo posto c’era Martin ... a terra.” Scosse più volte la testa. “Ti giuro, Ares ... È andata così. Non avrei mai colpito un mio compagno. E per quale motivo poi?” Clemens sospirò profondamente e aggiunse avvilito. “Mi conosci ... Non l’avrei mai fatto.” “Sì, Gordy, ti conosco. E ti credo.” affermò lui con sicurezza. Poi, indirizzato a Cavendish che stava per obiettare, precisò. “E credo anche a te, Crispin.” “Ma allora?” si smarrì il Senator. “Immagino che anche per te, Barry, sia stato lo stesso, vero?” Phillips si limitò a mugugnare, guardandolo in malo modo, ma lui preferì sorvolare. “E suppongo che nessuno di voi abbia avuto il benché minimo dubbio, che potesse trattarsi di un’allucinazione.” “Non sono matto! Era qui, ti dico! In carne e ossa! Perché diamine non mi volete credere?!” sbottò Barry, balzando in piedi. Cavendish fece per intervenire, ma lui lo fermò alzando una mano. “Capisco che siate sconvolti. Forse è meglio che anche voi due andiate in Infermeria. Sono sicuro che Miss Nannie potrà darvi qualcosa per farvi passare una notte tranquilla.” suggerì quieto, indirizzandosi poi anche agli altri presenti. “Pure voi dovreste prendere un elisir rasserenante e andare a riposare.” Gradualmente, tutti si calmarono. Ares quindi si rivolse a Crispin. “Fai accompagnare Barry e Gordon da qualcuno e tu vai per favore a informare il Magister De Kott. Digli in dettaglio cosa è successo e che noi stiamo andando dal Praesidens.” Il Mentor Maximus ascoltò assorto, accigliandosi leggermente. Non fece alcun commento e li congedò, dando loro una boccetta di liquido azzurrino da bere prima di coricarsi. Già il giorno dopo, Martin e Pierce si erano completamente rimessi. Malgrado la notizia fosse stata circoscritta ad Autumnus, dove ognuno aveva rispettato la consegna del silenzio, pareva che tutti sapessero che fosse successo qualcosa di grave. Malauguratamente, l’episodio non era destinato a rimanere isolato. Lo stesso giorno e anche i successivi si verificarono altri casi del tutto simili in tutte le Familiae. L’atmosfera che regnava alla Domus non era mai stata tanto cupa, neppure l’anno precedente a causa della malattia. Si era venuta a creare ormai una vera e propria psicosi. Tutti i giovani si guardavano con sospetto tra loro. Innumerevoli erano guardinghi e, per un nonnulla, puntavano i Segni contro i compagni. E, come prevedibile, la maggioranza era spaventata, soprattutto gli studenti dei primi anni. Nel tardo pomeriggio di giovedì, si tenne una riunione del Consiglio Docenti alla quale parteciparono, oltre ad Ares e Astrea, anche tutti i Senatores. Le scrupolose analisi fatte da Heather, Rheticus e De Kott, oltre che da Brune e Stiff, non avevano fatto emergere nulla di anomalo. Lo stato di salute degli assalitori era assolutamente normale e non era stata riscontrata traccia di sostanze anomale, né di sortilegi di alcun genere. Naturalmente, in tutta la Domus e nel Parco, non era stata rilevata nessuna presenza estranea. La conclusione era stata che gli aggressori fossero stati vittime di allucinazioni, malgrado fosse arduo credere che avessero avuto tutti quanti lo stesso delirante miraggio. Parlando anche a nome dei colleghi, Heather non nascose un profondo sconcerto. Non aveva mai visto nulla del genere e non era l’unica: aveva interpellato altri specialisti al Santemple e all’estero, ma senza risultati. Senza rifletterci più di tanto, per poi pentirsi subito dopo, Archie azzardò che potesse trattarsi degli Anxius. Per fortuna, Ares aveva riferito al Praesidens anche tutto ciò che avevano saputo in proposito da Odile, senza però rivelare la fonte delle loro informazioni, sebbene fosse abbastanza intuibile, pur avendo omesso che provenivano da LumenFrance. La Medica tuttavia confermò di aver indagato, in modo altrettanto infruttuoso, pure in quella direzione. Anche in quell’occasione, Ares non poté fare a meno di notare il distacco con cui il suo Mentore stava ascoltando tutti i loro resoconti, benché fossero molto simili a bollettini di guerra. Il suo unico intervento era stato per informarli che, garantendo che era tutto sotto controllo, aveva scongiurato un intervento ufficiale del Dicastro per evitare che gli studenti venissero ulteriormente allarmati dalla presenza di Defensores o Vigiles, anche allo scopo di agevolare quanto più possibile un sereno svolgimento delle verifiche in corso. Nonostante quella premura e gli sforzi di Dapifer e Senatores, gli esami stavano procedendo con grandi difficoltà. In quelle circostanze, decisamente critiche, Ares aveva anche dovuto dare il proprio supporto a Calvin, che più volte gli aveva esternato la sua crescente preoccupazione per il fratello che, a suo dire, non si stava per niente impegnando. Non poteva dargli torto, avendo notato che Evan, oltre a essere scontroso e aggressivo, come ormai da molti mesi a quella parte, era particolarmente distratto. Dando un’occhiata alle sue prove, Ares si convinse a malincuore che il più giovane degli Hubbard avrebbe ottenuto ben poche sufficienze. Il peggio, però, doveva ancora arrivare e si presentò proprio venerdì al termine degli esami, dopo la partenza dei rappresentanti della Divisione Educatio e prima di cena L’allarme di Jason giunse ad Ares, con il solito sistema, mentre stava uscendo con Astrea dalla stanzina, dove si erano rifugiati per una manciata di minuti per rinfrancarsi da una giornata alquanto faticosa di una settimana pesantissima. Trovandosi già nella zona settentrionale della Domus, ci misero pochi minuti ad arrivare a Casa Hiems, che occupava l’Ala Nord-Ovest. Non ebbero bisogno di entrare nel Tablinum per sapere cosa stava accadendo. Nessuno dei due ebbe il tempo di stupirsi per ciò che si parava dinnanzi a loro nel lungo corridoio, che conduceva al vasto salone. Ares prese subito il suo Segno dalla cintura dietro la schiena, correndo in soccorso degli Invernali alle prese in quell’istante con Umbra. A dispetto della notevole mole, quell’essere si muoveva con una velocità impressionante, schivando tutti gli attacchi che i presenti gli lanciavano. L’Egida Maxima di Ares arrivò giusto in tempo per intercettare la saetta rossa che, senza il suo intervento, avrebbe colpito in pieno Beau. Ci furono ancora diversi assalti da parte del malfattore, abilmente contrastati da Ares e gli altri. Poi, improvvisamente, il famigerato ladro scomparve. Dopo pochi istanti di sbigottimento, Ares prese in mano la situazione. Mentre Astrea accorreva a prestare aiuto ai giovani più malconci, chiese a Jason di avvertire subito Stiff e a Gloria di farsi aiutare dagli studenti in buona salute per prendersi cura dei feriti. Sembrava un’ecatombe: otto erano a terra e un numero imprecisato si lamentava. Deborah, Leyla, Isabelle, Natasha, Spencer, Ian, Virgil e Gregory erano privi di sensi e alcuni di loro parevano gravi. Ares si avvicinò a Slay che era visibilmente scosso, ma era anche l’unico che pareva in grado di raccontare come fossero andate le cose.
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