Il Volto del Nemico-4

2005 Words
Assentì. Sapeva molto bene che, in tutte le azioni e gli scontri, suo padre camuffava il suo aspetto, al pari di tutti i Resistenti e Zoran, che assumeva le sembianze di Greenman. Di conseguenza, Halyster non era a conoscenza che quel formidabile combattente era lo stesso uomo che, assieme a sua madre, aveva dato il via all’inarrestabile ribellione che aveva decretato il crollo della Tirannia. “Conoscere quale rapporto ci fosse tra voi due, oltre a sapere chi tu sia veramente, è un suo obiettivo già da tempo.” proseguì Drystan. “Abbiamo rilevato un inequivocabile, quanto dissimulato, interesse circa ogni tipo di informazione che ti riguarda. All’inizio, quando è trapelata la notizia di quanto accaduto al Tabernacolo e del ruolo che aveva avuto un ignoto adolescente, abbiamo pensato ai soliti cronisti d’assalto, ma quando quel tipo di attenzione è proseguita, e con modalità di indagine sempre più sofisticate e contorte, abbiamo concluso che fosse stato Halyster a commissionare una tale ricerca.” “Proprio così.” confermò il Mentor Maximus severo. “Fin dalla tua nascita, vista la situazione, ogni dato che ti riguardava è stato accuratamente celato. Sono stati i tuoi genitori a volerlo, ben sapendo che saresti stato un ovvio bersaglio dell’Usurpatore. In ... seguito, io stesso ho provveduto a occultare ogni traccia. Quanto a quel ritratto ... Sono stati loro a consegnarmelo per te e, quando te l’ho dato, erano ...” “Passati solo tre giorni da ... allora.” lo interruppe Ares, con voce tremante. Sentir parlare di quella notte e del sacrificio dei suoi genitori, gli aveva fatto venire un gran nodo in gola e non voleva lasciare spazio al dolore, sapendo che sarebbe durato più a lungo di quanto fosse in grado di sopportare. Si schiarì la voce. “Scusi.” “Comprendo come ti senti. A ogni modo ... Dopo, quando è stato palese il suo disegno, non ho avuto cuore di chiederti di restituirmelo. Era indubbio quanto ti fosse caro e sapevo che lo custodivi con molta discrezione. Credevo che qui sarebbe stato al sicuro. È stato un mio errore.” stabilì il suo Mentore. “No, no.” dissentì lui risoluto, proseguendo subito. “Anche ammesso che qualcuno volesse impossessarsi proprio di quella foto, come ha fatto a sapere che l’avevo?” “Potevano facilmente supporlo.” suggerì la Douglass. “Anche dove la tenevo? Mi sembra difficile che qualcuno ci abbia spiato nella speranza, che ne parlassi con Astrea. Non è un argomento abituale di conversazione. È stato del tutto casuale. Non ne abbiamo quasi mai parlato, senza contare che lei avrebbe potuto sapere da sempre dove la conservavo.” “È in effetti un’ipotesi azzardata.” convenne Brune. “Certo, che ha avuto una gran fortuna.” sottolineò risentita Astrea e, rivolgendogli uno sguardo eloquente, aggiunse. “Di chiunque si tratti.” Lui comprese e annuì. “Professore ... Magistra Douglass ... Drystan ... ci sono delle cose che non sapete, che non vi ho detto ... che non ho voluto dirvi.” iniziò, col cuore che aveva preso ad accelerare. “È stata una mia decisione ...” “No, non è vero. Non sei stato l’unico che ...” tentò di confutare lei, ma Ares la fermò con un semplice sguardo. Portò la sua mano alle labbra e, dopo avervi deposto un leggero bacio, ribadì rivolto al Praesidens. “È mia la responsabilità di non avervi parlato e ... Anche di tutto ciò che è successo … dopo.” Impassibile, Yolhair si appoggiò allo schienale della sua poltrona e altrettanto fecero gli altri due docenti. Gli ci volle parecchio per raccontare ogni cosa, dall’informazione ricevuta circa Umbra – non fece neppure un accenno a chi gliela avesse fornita – a tutti gli avvistamenti fatti del malfattore fino all’ultimo inseguimento, che si era concluso con l’improvvido scontro con Crispin. Non si giustificò, né spiegò le motivazioni che lo avevano spinto ad agire in quel modo, considerando che non aveva scuse. I tre adulti ascoltarono in perfetto silenzio, senza la minima reazione, neanche espressiva. Al termine, Ares cercò d’istinto la mano di Astrea e gliela strinse. Lei intrecciò saldamente le dita con le sue, infondendogli calma e fiducia. Sebbene per tutto il tempo, Yolhair avesse tenuto gli occhi chiusi, con le punte delle lunghe dita congiunte, appoggiate alle labbra, lui sapeva che aveva seguito ogni sua parola con la massima attenzione. “Molto bene, Ares.” concluse il Mentore con voce profonda, dopo un lungo silenzio riflessivo. Il Praesidens si alzò, imitato da Leona e Drystan e, quindi, continuando a tenersi per mano, da Ares e Astrea. L’anziano docente si mise di fronte a entrambi. Fissò prima negli occhi lei e poi lui. Mise quindi una mano sulla spalla sinistra di Ares e l’altra sulla destra di Astrea. “Va tutto bene, ragazzi.” li rassicurò con voce calda e affettuosa. “Ma gli hai detto proprio tutto?” sondò allarmato Archie, dopo una breve pausa pensosa al termine del suo resoconto che, per altro, non aveva riguardato il furto subito. Al suo fugace interessamento, Ares aveva minimizzato, asserendo che, dopo tutto, non era un fatto grave e che, prima o poi, ciò che gli era stato sottratto sarebbe saltato fuori. Se no, pazienza. Quando Astrea gli aveva chiesto, se intendesse informare i compagni di stanza circa la vera natura di quanto gli era stato rubato, dopo aver valutato la questione, aveva deciso di non farne parola con nessuno, nemmeno con Archie. Aveva considerato, infatti, che il sollievo che avrebbe ricavato dal condividere quel cruccio con gli amici, non valeva una loro ulteriore preoccupazione. D’altra parte, sarebbe stata del tutto inutile, dato che non avrebbero potuto comunque farci nulla, ma aveva soprattutto tenuto conto delle imminenti prove finali. Il giorno prima erano terminate le lezioni per il quinto e terzo anno, i cui esami sarebbero iniziati due giorni dopo, il quattordici giugno, mentre quelli di Bagatto sarebbero partiti il lunedì successivo. “Se ti riferisci alle vostre scoperte ...” All’assenso dell’amico inquieto, confermò. “No.” L’altro tirò un profondo respiro di sollievo e ripresero la loro passeggiata lungo il sentiero che costeggiava la riva destra del lago. “Non ce n’era motivo.” rivelò lui, assorto. Peak rimuginò per qualche istante, concordando poi con fare ovvio. “Ah be’ certo ... Come Cavalieri, oltre che Defensores, saranno sicuramente al corrente. Anche se ... Pensi che sappiano anche cosa tiene nel cassetto segreto quel Pallone Gonfiato di Tanner?” “Uhm ... Effettivamente no, non credo.” dubitò lui, aggiungendo subito. “Ma non penso che Yolhair, e neanche gli altri, avrebbero apprezzato la nostra iniziativa.” “Già! Certo, però, che è strano come si è comportato.” Archie aveva ragione. La reazione o, meglio, l’assenza di reazioni da parte del Praesidens, era più che inusuale: era incomprensibile. Sicuramente, Ares non si lamentava di aver evitato una reprimenda o una punizione per sé o, ancora peggio, un carico di logli per la sua Familia, ma non si aspettava certo che non dicesse nulla. Gli era sembrato che il suo Mentore fosse assente, quasi indifferente a quanto gli stava raccontando. Ne aveva parlato con Astrea, non appena si erano allontanati dalla Rocchetta. Lei aveva ipotizzato che il Vanax del Cavalierato non volesse farli preoccupare ancora di più e lui aveva concordato, pur trovando quella premura un motivo insufficiente per giustificare un modo di fare che per lui rimaneva in ogni caso inspiegabile. “Ti è sembrato che sapessero di Umbra?” appurò Archie, dubbioso. “Francamente, non saprei.” ammise laconico, riprendendo il filo dei suoi pensieri che fu interrotto poco dopo in modo brusco. “Aspetta!” esclamò l’amico, fermandosi di colpo e trattenendolo per un braccio. “E se fosse qualcuno che conosciamo?” “Eh?! Ma che dici?” si sbigottì lui, obiettando subito. “Umbra è un malvivente che imperversa da molti anni in tutte le Circoscrizioni.” “Certo!” concordò subito l’altro. “Ma nessuno ha mai visto il suo volto, né sa chi sia, giusto?” Ares concordò con un cenno. “Dunque può trattarsi di chiunque. E, se è vero come è vero, che è qui – lo hanno visto in parecchi, anche se io no, accidenti! – ed è qui perché cerca qualcosa, quale migliore soluzione di arrivare alla Domus ufficialmente?” Lui corrucciò la fronte, sforzandosi di capire cosa intendesse. Sbuffò quindi rapido, rallegrandosi che Astrea, alle prese con le prove, non fosse con loro. “Ah no, eh? Di nuovo, la storia degli ex-T? Non ti bastava sospettarli di qualsiasi cosa, adesso anche di essere Umbra?! E chi di loro sarebbe così eccezionalmente abile da dare filo da torcere, e da tanto anche, a espertissimi Limiers e Defensores? Deve essere un tipo strepitoso, dato che, come minimo, ha iniziato quando aveva più o meno una decina d’anni. Chi sarebbe allora, secondo te? Eh? Sentiamo.” Rabbuiato, Peak confutò a mezza voce. “Veramente, non pensavo a loro.” E, prima che lui potesse aprire bocca, mugugnò offeso. “Comunque, visto come mi tratti, non te lo dico.” Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Con tutte le cose serie che aveva per la mente, ci mancava proprio una sua crisi di gelosia. Fu tentato di raccontargli la verità circa il furto che lo aveva privato di un caro insostituibile ricordo, oltre a confermargli, come se ce ne fosse stato bisogno, che non solo era nel mirino di Belyal, ma che evidentemente Halyster aveva incaricato qualcuno – e non uno qualunque – di fargli la posta d’appresso. Era addolorato per la perdita della sua preziosa memoria, ma era ancora di più angustiato che il Despota fosse riuscito ad avvicinarsi a lui così tanto, in un territorio più che protetto, nel regno stesso di Yolhair senza che neppure lui, il Sire del Circolo, lo potesse prevedere e neppure se ne fosse accorto. Forse era per questo, che il suo Mentore aveva reagito in quel modo. E c’era di più. Per quanto potesse sembrare strano, quel furto rafforzava la sua sensazione che il terzo incontro col Tiranno fosse prossimo. Aveva tenuto totalmente per sé quel timore, non volendo allarmare ancora di più Astrea, sebbene avesse intuito che anche lei fosse arrivata alle sue stesse conclusioni. “Tanto non ti va di saperlo.” ribadì sostenuto Archie, al suo silenzio. “Ma no. … Non è vero. Sì, che mi interessa.” si arrese per amicizia, mascherando la stanchezza. Comprendendo che non era il caso di insistere, come era palesemente sua intenzione, Peak rivelò. “Stavo pensando a qualcuno che non è sempre stato qui, è vero. Ma non a un ragazzo.” Lui strinse gli occhi. “Ossia?” “Chi è arrivato alla Domus prima di Geohjul?” lo interrogò l’amico con aria furbetta. Lui scosse adagio la testa: non era proprio in vena di partecipare a quiz. Dopo un profondo inspiro, Archie dichiarò con aria soddisfatta. “Miss Brigida!” Lo guardò stralunato. “Cosa? La sostituta di Miss Chonsie?” L’altro assentì deciso. “Ma come hai potuto pensare a lei? So che non ti è mai andata a genio, ma da qui a sospettare che sia Umbra ... E poi una esile come lei non ...” “Mica tanto esile. Sì, non è un donnone. Ma l’imponenza di quel manigoldo potrebbe essere una montatura. Può benissimo essere una donna. E poi, pensaci, è da quando è qui che ci sono queste apparizioni.” “Non è vero. La prima volta che ho visto quello sconosciuto è stato la notte dell’aggressione a Nut. Quindi, a novembre.” “Che c’entra? Potrebbe essere venuta qua prima, no? E poi, dato che era difficile scovare ciò che cercava, si è fatta assumere ... Non ti sembra strano, che dovesse rimpiazzare Miss Chonsie solo per qualche settimana e, invece, dopo sei mesi, sia ancora qui? A proposito, si sa niente di lei?” Lui scrollò il capo, pensando a tutt’altro.
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