IIIEyüp in due I Eyüp, 4 dicembre 1876 Mi avevano detto «È arrivata!» e da due giorni vivevo in febbrile attesa. «Stasera» aveva detto Khadija (la vecchia negra che di notte, a Salonicco, accompagnava Aziyadé in barca, rischiando la vita per la padrona) «stasera un caicco la porterà allo scalo di Eyüp, davanti a casa tua.» Aspettavo lì da tre ore. Era stata una giornata bella e luminosa; l’andirivieni sul Corno d’Oro ferveva come non mai; al tramonto, i migliori caicchi attraccavano allo scalo di Eyüp, riportando nel loro tranquillo quartiere i turchi richiamati dagli affari nei popolosi centri di Costantinopoli, a Galata o al gran bazar. A Eyüp cominciavano a conoscermi e mi dicevano: «Buonasera Arif, cos’è che aspettate in questo modo?» Tutti sapevano che non potevo chiamarmi Ar