5. Quando li riaprii eravamo sul prato davanti alla torre. Octavian era seduto sull’erba e guardava in alto come un cucciolo guarderebbe la porta da cui si aspetta che entri il suo padrone. Il suo padrone gli schioccò le dita davanti al naso. «Scemo» gli disse. Octavian lo fissò con aria preoccupata. «M-mi dispiace, maestro». «Voglio ben sperarlo. Ti lascio a guardia di Lesdra per due minuti e come niente fosse vi viene l’idea di arrampicarvi in cima a una torre di trenta metri». Octavian piegò la testa e guardò per terra, mortificato. «Be’, lei ha già avuto la sua punizione. Ora pensiamo a te. Credo che il camino abbia bisogno di altra legna, valla a tagliare. Senza magia. Poi possiamo mangiare. Lesdra ci materializzerà un banchetto da quattro portate, visto che ha imparato subito