V Lassù nella sua stanza, in quella dolcezza claustrale, a Hélène pareva di soffocare. Quel locale era per lei fonte di meraviglia, con la sua pace, la sua riservatezza, il suo sopore protetto dai velluti blu delle tappezzerie, per finire con il respiro corto e bruciante dell’emozione che la squassava. Era ben quella, la sua camera, quell’angoletto agonizzante nella solitudine dove a lei pareva mancasse persino l’ossigeno? Aprì con brusca risolutezza una finestra: puntò i gomiti sul davanzale e si affacciò su Parigi. La pioggia, aveva smesso; se ne andava la nuvolaglia tale un gregge mitologico, le cui fila, allo sbando, parevano affondare in un orizzonte di brume. Una breccia blu s’era aperta allo zenit della città e lenta si espandeva. I gomiti contratti sul davanzale e ancora in affan