«Merce di prima scelta» ammiccò l’uomo. «Appena arrivata.» Lurius passò in rassegna la gabbia. Dentro, tra il lezzo e il sudiciume, piccoli d’Uomo giacevano sul pavimento. Alcuni, rannicchiati contro il muro si dondolavano piano. «Quella» disse Lurius puntando l’indice. L’uomo la tirò fuori: una bambina di forse undici anni, un fiore appena sbocciato. Lurius le controllò i denti, le palpò i piccoli seni. «Ottima scelta» sogghignò l’uomo. «Ti divertirai.» «Non è per me» tagliò corto il padrone. La bambina piangeva in silenzio. L’uomo la legò mani e piedi, Lurius me la caricò in groppa. Fremetti al contatto. Sentii il suo terrore, la sua desolata solitudine. Mi chiesi quali altri abomini nascondeva Tèmplide nel suo ventre, ricettacolo immondo di empietà e dolore. Lurius e l’uomo discut