Dalle casse iniziò a sgorgare un tranquillissimo Chopin e l’auto si mise in moto. Cullata dal suono del pianoforte e dalle lievi vibrazioni del motore, mi addormentai quasi subito. Mi svegliai quando sentii del ghiaino sotto alle ruote della macchina. Il cielo era nero, la musica era Haydn. «Siamo arrivati?» chiesi. «Ah, ben svegliata. Sì, ci siamo». La macchina si fermò dolcemente e Miridian scese. Venne a slacciarmi la cintura e, naturalmente, mi sollevò di nuovo il vestito. «Certo che ti ha frustata per bene. Che cazzo di senso ha rovinare due chiappe come le tue?». «Suppongo che abbia anche un suo senso» dissi, stiracchiandomi, «solo che non ero d’accordo. Potresti scoparmi anche qua, John». Lui mi infilò una mano tra le gambe, toccandomi tra le grandi labbra. «Visto che lo sug