II. Al telefonoWinifred Dartie non aveva ricevuto il Morning Post. Oramai, con i suoi sessantotto anni, non aveva seguito più tanto da vicino lo svolgersi degli avvenimenti che avevano condotto allo sciopero generale; i giornali dicevano tante cose e non si sapeva mai quali fossero vere; anche quelli dei Sindacati erano tutti così indiscreti che facevano davvero perdere la pazienza. E del resto il Governo avrebbe, come sempre, finito col prendere qualche provvedimento. Tuttavia, dietro consiglio di suo fratello Soames, Winifred aveva rifornito di carbone le sue cantine e riempito i suoi armadi di provviste, e alle dieci di mattina del secondo giorno di sciopero se ne stava comodamente al telefono.
«Pronto! Sei tu Imogen? Venite a prendermi stasera, tu e Jack?»
«No, mamma. Jack naturalmente si è arruolato ed è di servizio oggi alle cinque. Per di più dicono che tutti i teatri saranno chiusi. Noi andremo più tardi. Dat Lubly Lady, la daranno certo».
«Va bene, cara, ma che noia tutta questa storia! Come stanno i ragazzi?»
«Benissimo. Tutti e due vogliono essere dei piccoli volontari; ho fatto loro dei distintivi. Credi che nel reparto per bambini, da Harridge, troverò delle piccole uniformi?»
«Senza dubbio, se lo sciopero continua. Oggi ci passerò io e glielo suggerirò. Come saranno carini, non ti pare? Come stai a carbone?»
«Ne ho abbastanza; Jack dice che non dobbiamo accumulare troppo; sai come è patriota, lui!»
«Allora addio, cara. Un bacio ai bimbi!»
Stava appunto riflettendo chi dovesse chiamare ancora, quando il telefono squillò.
«Pronto?»
«Abita lì il signor Val Dartie?»
«No; con chi parlo?»
«Stainford. Sono un suo compagno di collegio. Potrebbe darmi il suo indirizzo, per piacere?»
Stainford? era un nome che non le ricordava nulla e le giungeva nuovo.
«Lei parla con la madre di Val Dartie; mio figlio è fuori città, ma credo che sarà presto di ritorno. Vuol lasciargli un appuntamento?»
«Grazie tante, non importa; ho bisogno di parlare con lui; lo chiamerò più tardi o proverò a passare io stesso. Grazie».
Winifred riattaccò il ricevitore.
Stainford! La voce era di persona distinta. Purché non si trattasse di denaro!… Strano, come spesso la distinzione si accoppiava al denaro, o piuttosto alla mancanza del medesimo. Ai vecchi tempi di Park Lane avevano conosciuto tanta gente elegante che era andata a finire in tribunale, sezione fallimentare o sezione divorzi. Emily, sua madre, non aveva mai saputo resistere alla distinzione sotto le sue varie forme; era così che avevano cominciato con Monty; i suoi panciotti erano tanto perfetti, portava all’occhiello gardenie così meravigliose, ed era tanto bene informato su tutte le novità un po’ piccanti che era impossibile non subirne la seduzione. Ebbene, dopo tutto, non lo rimpiangeva; senza di lui non avrebbe mai avuto Val, né i due bambini di Imogen, né Benedict (ora quasi colonnello) che viveva lontano, a Guernesey, a coltivare cetrioli, al riparo dall’imposta sul reddito, e che essa non vedeva quasi mai. Dicessero pure quel che volevano sull’epoca, ma poteva in verità essere più evoluta che negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi di questo, quando l’imposta sul reddito era di uno scellino e anche quello pareva molto? Ora la gente se ne andava girando e chiacchierando solo per nascondere di non esser più così chic e così alla moda come un volta.
Il telefono suonò di nuovo. Una chiamata da Wansdon.
«Pronto! Mamma sei tu?»
«Oh, Val, che bella sorpresa! Di’ un po’, non ti pare assurdo questo sciopero?»
«Sono tanto cretini. Senti, veniamo in città».
«Davvero? Ma perché? Mi pare stareste tanto meglio e più comodi in campagna».
«Holly dice che è nostro dovere far qualcosa. Indovina chi è arrivato ieri sera? Suo fratello, Jon Forsyte. Ha lasciato a Parigi sua madre e sua moglie dicendo che aveva mancato la guerra e non voleva mancare questo. Ha viaggiato tutto l’inverno, in Egitto, in Italia e anche in quell’eterna America, credo. Dice che ha voglia di fare un mestiere molto sudicio, il fuochista di qualche locomotiva. Noi andiamo al Bristol questo pomeriggio».
«Ma perché non venite da me, invece? Io ho tutto in abbondanza».
«Vedi, è che c’è Jon... non mi pare...»
«Ma è un ragazzo per bene, no?»
«Zio Soames non è con voi, vero?»
«Ma no, caro, è a Mapledurham. Ah, a proposito, qualcuno ti ha telefonato qui, poco fa; un certo Stainford».
«Stainford? come? sono anni e anni che non lo vedo; da quando eravamo a Oxford».
«Ha detto che avrebbe telefonato di nuovo o avrebbe provato a passare».
«Bene. Lo rivedrò proprio con piacere. Allora, mamma, se hai modo di sistemarci, tanto meglio. Ma non possiamo abbandonare Jon, però; Holly e lui sono attaccatissimi e non si vedono da sei anni; ma già, probabilmente sarà sempre fuori di casa».
«Non temere: andrà tutto benissimo; e come sta Holly?»
«Benone».
«E i cavalli?»
«Non c’è male. Il puledro di due anni, è un po’ indietro; non lo farò correre che a Goodwod, ma allora dovrebbe vincere».
«Sarebbe una gran bella cosa. Ebbene, figliuolo caro, vi aspetto. Ma non far troppe bravate con la tua gamba».
«No, no; tutt’al più guiderò un autobus. Sai, non durerà mica molto. Il Governo è preparato. Sarà una faccenda un po’ seria, ma questa volta la spunteremo noi».
«Tanto meglio; faremo un gran respiro quando tutto sarà finito; intanto è un danno serio per la stagione. Chissà in che stato è tuo zio!»
Si udì un suono indistinto, poi di nuovo la voce di Val:
«A proposito, Holly dice che vuol far qualcosa anche lei. Dovresti chiedere a Mont che conosce tanta gente. Arrivederci a presto, dunque!»
Winifred posò il ricevitore, ma si era appena alzata dalla sedia ove stava seduta che il telefono squillò.
«Parlo con Mrs. Dartie?... Sei tu Winifred? Parli con Soames. Che cosa ti avevo detto?»
«Hai ragione; è una gran seccatura, ma Val dice che finirà presto».
«Che ne sa lui?»
«Sai, è molto perspicace».
«Perspicace? Hm! Bene, vengo a stare da Fleur».
«Ma perché, Soames? Avrei creduto, anzi...»
«Bisogna che sia sul posto in caso di... qualche accidente. Inoltre la macchina resterebbe qui inutilizzata, e tanto fa che serva a qualche cosa. Farà bene a quel poltrone di Riggs, esser reclutato. Questo sciopero può essere il principio di chissà quante cose».
«Ma come! credi proprio...»
«Altro che credere! Non è davvero uno scherzo! Ecco cosa succede a dare i sussidi così alla leggera».
«Ma mi dicesti l’estate scorsa...»
«Non vedono più in là del naso, e hanno meno giudizio delle galline. Annette vuol andare in Francia da sua madre; per me, faccia pure e vada dove le pare finché dura lo sciopero. La condurrò a Dover in automobile oggi stesso e tornerò domani».
«Credi che sarebbe il caso di vendere qualche cosa?»
«No davvero».
«Tutti si danno un tal daffare per questo sciopero. Val vuol guidare un autobus. A proposito, Soames, è ritornato il piccolo Jon Forsyte. Ha lasciato a Parigi sua moglie e sua madre e torna qui per fare il fuochista».
Un grugnito. E poi:
«Ma che cosa viene a fare? Farebbe meglio a rimanere lontano dall’Inghilterra».
«Già. Mi immagino che Fleur...»
«Non andare a metterle delle sciocchezze in testa!»
«Ma no, s’intende, Soames. A presto dunque, arrivederci».
Quel buon Soames faceva sempre tante storie per Fleur! Certo, fra il giovane Jon Forsyte e lei…, ma era passato tanto tempo! Ragazzate! E Winifred sorrise rimanendo seduta. Questo sciopero, davvero, dava da pensare.
Pure, finché non rompevano i vetri... e quanto al latte, il Governo avrebbe badato a non lasciarlo mancare; e per i giornali... Ma sì! dopo tutto quelli erano un lusso. Tanto meglio se venivano Val e Holly: era contenta di ospitarli. Con lo sciopero gli argomenti di conversazione non sarebbero mancati; dalla guerra in poi non vi era stato argomento di discorso così eccitante. E obbedendo a un oscuro istinto di far qualcosa essa pure, riprese il ricevitore.
«Pronto: Westminster 0000... Parlo con Mrs. Mont? Sei tu Fleur? Parli con zia Winifred. Come stai, cara?»
La voce che rispose aveva quel modo rapido di formar le parole che Winifred trovava tanto buffo, lei che da giovane si era esercitata ad acquistare quella pronuncia strascicante che aveva poi sempre mantenuta, per quanta fretta potesse avere e nonostante qualunque emozione.
Tutte le giovani signore della buona società oggigiorno parlavano come Fleur, come se trovassero il vecchio modo di parlare l’inglese troppo lento e pacato e lo volessero rianimare a forza di pizzicotti.
«Benissimo, zia. Hai bisogno di me per qualcosa?»
«Sì, senti cara, Val e Holly vengono da me per via dello sciopero. Holly vuol fare qualcosa: a me veramente pare sia inutile, ma insomma lo vuole assolutamente. Allora ha pensato che forse Michael saprebbe...»
«Oh quanto a questo, ci sono tante cose che potrebbe fare. Noi abbiamo organizzato un posto di ristoro per i ferrovieri; forse ci potrebbe aiutare».
«Ma certo, cara, andrebbe benissimo».
«Bada, però, che è un lavoro faticoso»
«Ma non può durare molto, cara, si sa. Il Parlamento deve per forza mettervi riparo. Deve essere per te una gran bella cosa, aver le notizie direttamente. Allora posso mandare Holly da te?»
«Certo, e ci sarà anzi molto utile. Alla sua età credo sarà più adatto che si occupi delle provviste invece di servire in tavola. Io vado molto d’accordo con lei. L’importante è trovare persone che vadano d’accordo tra loro e che non facciano storie. Hai notizie di papà?»
«Sì; viene da te domani».
«Davvero? Ma perché?»
«Dice che vuol essere sul posto in caso di...»
«Che stupidaggine! Bene, non importa; così avremo due automobili».
«Anche Holly porterà la sua. Val vuol guidare un autobus, dice e il giovane... ehm! volevo dire... non c’è altro, cara. Un bacio a Kit. C’è già una quantità di vasi da latte nel Parco, a quanto dice Smither. È uscita questa mattina in Park Lane per dare un’occhiata. È una faccenda molto interessante ed eccitante, non ti pare?»
«Alla Camera dicono che la tassa sul reddito aumenterà di almeno uno scellino prima che tutto sia finito».
«Ci mancava anche questa!»
A questo punto una voce domandò: «Ha risposto?» e, riattaccato il ricevitore, Winifred rimase ancora seduta, placida.
Park Lane! Dalla vecchia casa laggiù, la casa della sua giovinezza, si poteva certo vedere tutto benissimo; era il vero quartier generale. Ma come ne avrebbe sofferto il vecchio Babbo. James! Le pareva di vederlo ancora, col plaid sulle spalle e il naso contro i vetri della finestra, mentre cercava di rimediare con l’evidenza dei suoi occhi alla fatale abitudine che avevano tutti di non dirgli nulla. C’era ancora in cantina un po’ del suo vino, e Warmson, il vecchio maggiordomo, conduceva ancora l’albergo Pouter Pigeon a Moulsbridge, sul Tamigi. Per Natale le mandava sempre un barile di Stilton cheese con l’indicazione della quantità esatta di vecchio Porto di Park Lane che essa doveva aggiungervi. La sua ultima lettera terminava così:
Penso spesso al Signor Padrone e come gli piaceva scendere in cantina e andare fino in fondo. Quanto al vino, Signora mia, mi pare che i tempi siano mutati. I miei doveri al Signor Soames e a tutti. Quanto tempo è passato da quando sono entrato in servizio a Park Lane!
Suo obbedientissimo servitore
GEORGE WARMSON».
P.S. Ho puntato un paio di sterline sul puledro del Signor Val. Abbia la compiacenza di dirgli che mi è andata bene.
Un servitore di antico stampo! E ora aveva Smither, presa dalla casa di Timothy dopo che la cuoca era morta così misteriosamente, (o, come Smither diceva: «di malinconia, lo giurerei, signora, perché il povero signor Timothy ci mancava tanto»). Smither, per sopraccarico, così si diceva, le pareva, in termini marinareschi, era ancora molto brava a dire il vero, per la sua età – sessant’anni almeno, e con quel busto che scricchiolava ad ogni movimento. Dopo tutto, per quella povera vecchia era una gran consolazione il ritrovarsi di nuovo nella loro famiglia; aveva otto anni meno di Winifred, la quale, da vera Forsyte, guardava la vecchiaia altrui dall’alto della propria perenne giovinezza. Ed era anche una consolazione aver in casa qualcuno che si ricordasse del Monty dei giorni migliori. Povero caro Monty! Possibile che fossero già passati proprio quarantasette anni da quando si erano sposati ed erano andati ad abitare in Green Street? Che buona prova avevano fatto quelle sedie di legno ricoperte di seta con quell’ornato floreale sulla spalliera! Erano mobili di un’epoca in cui non si parlava di giornate di sette ore e annessi e connessi! Allora la gente pensava al proprio lavoro e non al cinematografo! E Winifred, che non aveva mai avuto alcun lavoro a cui pensare, sospirò. Si era sempre molto divertita e se quella storia dello sciopero si decideva a finire presto, si poteva ancora sperare in una stagione teatrale discreta. Aveva già i biglietti per quasi tutti gli spettacoli. La mano di lei scivolò sul sedile; proprio così: in quarantasette anni due sole volte aveva fatto ricoprire quei mobili ed erano ancora davvero presentabilissimi. È vero che quasi nessuno ci si sedeva più ormai perché avevano la spalliera diritta ed erano senza braccioli, e oggigiorno, si sa, tutti hanno bisogno di stare sdraiati e per giunta mai fermi, così che nessuna seggiola poteva resistere! Si alzò per ispezionare il grado di presentabilità della sua sedia, piegandola in avanti. Sicuro: erano state ricoperte per l’ultima volta l’anno della morte di Monty, nel 1913, poco prima della guerra. Quella pezza di seta verde era stata davvero meravigliosa.