3.-1

2022 Words
3. Lili guardava la grande cartina srotolata sulla parete. A Est, le terre dell’Alleanza, che si estendevano dalla pianura alle pendici delle Montagne Pietrose. Poi Stonehill, incastonata tra i monti e ormai piccola, quasi circondata. Alle sue spalle, la Catena di Hinden-nys, composta di montagne ferrose, in parte conquistate dall’Alleanza. Ancora più a ovest, e a nord, le terre dei goblin e dei troll. «Ti dà speranza?» Lili non si voltò. Era la voce di Ardan, una voce a cui ormai era abituata. Erano passati tre giorni da quando era stato liberato. L’aveva tenuta con sé, ma la controllava con meno solerzia di prima. E non l’aveva più toccata, anche se Lili non aveva mai dato segni di paura, nei suoi confronti. Non aveva toccato proprio nessuno, in realtà, per quanto lei ne sapesse. Dato che era stata con lui quasi sempre, ne sapeva abbastanza. «Non proprio, mio signore» rispose, un po’ in ritardo. Stava osservando il Valico di Llot, al momento in mano all’Alleanza. Ardan si fermò dietro di lei e le posò le mani sulla vita. «Fai bene. Sto aspettando di parlare con troll e goblin, per l’amore delle apparenze, ma tra pochi giorni le miniere di Llot saranno di nuovo nostre. Poi torneremo a espanderci. Ma una cosa che può rassicurarti c’è: i vostri maghi non cercheranno lo scontro aperto. Ha scritto tuo padre». Lili voltò la testa di scatto, ma lui si chinò e le baciò il collo sull’altro lato. Le sue mani strinsero la sua vita un po’ più forte. Era quello che voleva? Prenderla mentre lei era preoccupata, mentre la divorava la paura riguardo alla sua gente? Aveva aspettato fino a quel momento solo per poter essere più crudele? «È una lettera ufficiale, a nome del Consiglio. Vogliono la conferma che tu sia viva e in buona salute» disse lui, allontanando la bocca. Lili cercò i suoi occhi e lui le rivolse un sorriso sottile, divertito. «Potrai scrivergli, è ovvio. Non ho niente in contrario». «Grazie, mio signore» sospirò lei, riconquistando la calma. «Vuoi farlo subito?» Lili scosse appena la testa. «Lo farò domattina». Ardan tornò a baciarle il collo. «Perché ora ti concederai graziosamente. Quanta arroganza». «Non vedo dove stia l’arroganza, mio signore. Sono qua per voi» rispose lei, senza scomporsi. Le mani di lui salirono fino ai suoi seni e li strinsero al di sopra del vestito. Li fecero scivolare fuori dalla scollatura e le sfiorarono i capezzoli. Lili non lo trovò gradevole né sgradevole. Era quello che doveva fare, tutto qua. Gli avrebbe permesso di prenderla come voleva, se questo le avesse dato una possibilità anche minima di aiutare la sua gente. «L’arroganza è credere che ti servirà a qualcosa, piccola ninfa» mormorò lui. Le scostò i capelli e iniziò a sciogliere senza fretta i nodi che le chiudevano il vestito. «Ci sono tante cose che possono aiutarti, Lili. Non darmi problemi, non cercare di farti male da sola, portare pazientemente in grembo il figlio della dea... questo può aiutarti a vivere meglio, ma a quanto pare non ti interessa. E ovviamente sento la tua malìa di ninfa, ti ho già detto che la sento. In fondo, tecnicamente, sono io che ti tengo prigioniera, anche se non sono io ad averti catturata. Sono antiche leggi. Se può farti piacere, la tua malìa è abbastanza forte da non farmi desiderare nessun’altra. Ma questo è tutto». Il vestito le scivolò ai piedi e di nuovo sentì le sue mani sulla vita. «Perché me lo state dicendo?» «Perché tra tutti i miei vizi, questo non ce l’ho» rispose lui, accarezzandole un fianco. «Tu ti consideri virtuosa, è piuttosto chiaro. Non sei poi così virtuosa, perché potresti smettere, ma immagino tu abbia diritto di provarci. Ti ho lasciato il tempo di riconsiderare la tua posizione, non l’hai riconsiderata. Che cosa facciamo?» Lili piegò la testa. «Sono al vostro servizio, mio signore». Ardan rise. Rise perché si rendeva conto che lei non gli credeva e la cosa, a quel che pareva, lo faceva ridere. La sollevò e la portò fino al letto. Si stese accanto a lei, sulla schiena. «Spogliami» ordinò. «Forza con questo inutile servizio al tuo paese». Lili si rendeva conto che era irritato, ma non sapeva che cosa farci. Quello che sapeva era che la malìa della sua specie l’avrebbe conquistato ogni giorno di più, e più lo lasciava avvicinare più avrebbe funzionato. Lui sosteneva che non sarebbe servito a niente, ma Lili non si fidava di certo. Quindi quel concentrato di oscurità e terrore si permetteva anche di essere seccato perché lei non faceva i salti di gioia all’idea di farsi sbattere da lui. Ah, fantastico... pensò Lili, con una certa amarezza. Si mise carponi e gli salì sopra. Iniziò a slacciargli la camicia, cercando di sembrare interessata almeno in parte. Dopo la camicia, gli sfilò gli stivali. Ardan non collaborò in nessun modo. Si limitò a osservarla con sguardo scettico, mentre lei armeggiava con i suoi abiti. Lili gli abbassò i pantaloni e li buttò da una parte. Si trovò davanti a un deludente nulla-di-fatto. Spostò lo sguardo dal suo membro a riposo alla sua faccia, sentendo un inizio di panico farsi strada dentro di lei. Ardan si strinse nelle spalle con un sorrisino sarcastico. «Dovrai impegnarti di più». Lili sentì che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime. Abbassò la testa prima che lui le vedesse e iniziò a lappare i sui testicoli con cautela e delicatezza. Era ributtante. Era umiliante. Era avvilente. Forse Ardan era stato sincero? Forse la sua malìa non lo toccava più di tanto? Si costrinse a prendere in bocca quel membro flaccido e denigratorio. Lo accarezzò con la lingua, lo succhiò e in cambio ottenne un debole accenno di interesse. Debolissimo, a dire il vero. Continuò, cercando di metterci tutto l’impegno possibile. Aveva gli occhi pieni di lacrime, ormai, e una le rotolò giù dalle ciglia e cadde sulla pelle di lui. «Che cazzo» borbottò Ardan. La prese per le braccia e la tirò su di sé come se fosse una bambola di pezza. Lili iniziò a piangere e lui le circondò mollemente la vita con le braccia, lasciando che lei nascondesse il viso contro il suo petto. «M-mi dispiace...» singhiozzò. Sentì una delle mani di lui sui capelli, che la accarezzava piano. «Dispiace anche a me, piccola ninfa. Avrei potuto essere più civile. Ma cerca di capire il mio punto di vista: sono stato rinchiuso per centocinquantatré anni. Esco e scopro che sono mezzo ammaliato e che le frotte di giovani donne disponibili che ho attorno non riescono a interessarmi. Ti sembra bello?» «D-dovevo provarci...» mormorò lei. Ardan continuò ad accarezzarla. Era caldo, sotto di lei, e quasi rassicurante. «Non dico di no. Capisco anche il tuo punto di vista. Ho visto qualche tizio rincretinito dalla malìa di una ninfa e ne ho provato gli effetti di persona in passato. In guerra tutto vale, sono d’accordo, e non si può dire che io sia stato simpatico e meraviglioso, con te. Ma mi scoccia lo stesso». Lili non rispose. Non aveva nient’altro da dire. Il fallimento era amaro, amaro come un veleno. Ardan continuò ad accarezzarle i capelli e la schiena, gesti lenti e regolari. Lili smise di piangere e si sistemò meglio sopra di lui. Chiuse gli occhi, sperando che Ardan non se la scrollasse di dosso. Era gradevole, il suo calore. Erano gradevoli, le sue carezze. Sentì le sue dita sfiorarle la spina dorsale, avanti e indietro, leggere come piume. Ogni volta arrivavano un po’ più in basso. Lili ebbe voglia di assaggiare il sapore della sua pelle con la punta della lingua. Le dita di lui iniziarono a comporre dei lenti cerchi sulle sue natiche. Leggerissime, quasi impalpabili. Lili, con gli occhi chiusi, sentì una calda sensazione di benessere. «Che... che cosa...» mormorò. «Shh. Mi piace. Ti piace?» Lili deglutì. «Sì, mio signore». La punta delle dita di lui la solleticò delicatamente tra una natica e l’interno di una coscia, arrivando vicina ai riccioli del suo sesso. Poi si allontanò di nuovo, come se la sua mano fosse capitata lì per puro caso. Lili socchiuse la bocca, con il respiro un po’ accelerato. I suoi capezzoli si erano fatti sensibili, la sua pelle era troppo calda, il suo sesso... Le dita di Ardan si avvicinarono di nuovo, arrivando a sfiorarle un ricciolo. Lili gli fece scorrere le mani sui fianchi. «Avete vinto voi, credo» mormorò. Sentì la sua risata vibrargli nel petto, silenziosa. «Chiudi le gambe... hai catturato qualcosa?» Lili sorrise. Chiudendo del tutto le gambe, in effetti, si era resa conto che lui era duro come un palo, appena troppo in basso perché lei se ne potesse accorgere prima. Lo sentì posarle entrambe le mani sulle natiche e poi scendere a farle riaprire le cosce. La accarezzò sul sesso, che era umido e scivoloso. La penetrò con la prima falange di un dito. Lili sospirò di piacere. «Mmh, vieni qua...» mormorò lui, scivolando da un lato. Le passò una mano sotto alla pancia e la posizionò in modo che si mettesse con il sedere in alto. La accarezzò di nuovo tra le grandi labbra, per poi arrivare fino alla piccola cuspide eretta che era poco più in su. Lili avvertì un’ondata di piacere più forte. Chiuse gli occhi e sospirò. Ardan si inginocchiò davanti alla sua faccia e questa volta Lili si trovò a succhiare un’erezione solida e pulsante. E, be’, bisognava ammettere che la dea oscura non era stata avara nella materia prima. Lili lo leccò e lo mordicchiò, finché non fu lui ad allontanarsi. Le andò alle spalle e la toccò di nuovo tra le gambe e tra le natiche. Le infilò un dito dietro, mentre le strofinava il membro davanti. Lo sentì entrare senza fretta. Gemette di puro piacere perché... era un po’ tutto perfetto, in quel momento. La sua fichetta gli si strinse attorno, bagnata e turgida. Ardan cominciò a muoversi, senza spostare la mano. Lili iniziò a trovare gradevole anche quello e capì dove sarebbe andato a parare lui. Gli strofinò il sedere contro. Ardan accelerò. Grande e duro. La riempiva, la allargava, glielo faceva sentire fino in fondo. Continuò fin quasi a portarla al piacere. Lei iniziò a gemere più forte, man mano che le spinte di lui si facevano più decise. Lo sentì scivolare fuori e poi lo sentì dietro. Le allargò le natiche con le mani, prima di iniziare a penetrarla anche lì. Entrò un po’, si fermò, aspettò che lei smettesse di guaire di dolore, finì il lavoro. Lili si sentì violare, ebbe l’impressione di rompersi, senti un folle dolore, mescolato a una vertigine di piacere impossibile a descriversi. Lui la accarezzò anche davanti, lei riprese ad ansimare. Riprese a muoversi su quel membro caldo e grande. Gridò, del tutto vinta dal piacere. Ardan la infilzò sempre più in fretta, facendola piangere e facendola contorcere di piacere. Lili arrivò all’estasi di colpo, senza preavviso. Era in fiamme. Le mani di lui la stringevano dappertutto, sui seni, sulle natiche, sulla fica. I suoi umori le colavano sulle cosce e non provò nemmeno a ritardare il momento. Lo sentì penetrarla più a fondo, a intervalli più lunghi. Lo sentì emettere un suono di piacere. Poi le ginocchia la piantarono in asso e Lili cadde sulla pancia. Lui le cadde sopra, facendole un male cane e facendosi male a sua volta, visto che emise una sorta di grido. Le scivolò fuori. Rotolò da un lato. Lili, ancora ansimante, lo guardò. Che cavolo aveva fatto? In quale punto del suo piano c’era “farsi sbattere dal principe delle tenebre, lì, godendo da pazzi”? Ardan se la tirò contro un fianco e lei chiuse gli occhi, decidendo che ci avrebbe pensato il giorno dopo. Luce. Mattino. Lili si stiracchiò tutta e scoprì di essere un po’ indolenzita. Poi si ricordò la sfavillante capitolazione della sera precedente. Era stata un’idiota. Lui se l’era rigirata come aveva voluto. Prima l’aveva umiliata, poi l’aveva consolata, poi l’aveva eccitata e infine le aveva fatto il culo, tanto per dimostrare che comunque lei faceva quello che voleva lui. Tutto da manuale.
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