Bowie le prese e si avviò lungo la fila di porte. «Dieci. Questa sarà la tua» disse, facendo scorrere la tessera nella fessura. Diede una scrollata allo stipite, che era leggermente imbarcato, e spalancò la porta. Blanche lo seguì all’interno. La stanza era piccola e sbiadita, con l’aria che odorava di disinfettante e di sudore. I muri erano di un brutto color vomito e il copriletto stinto una volta doveva essere stato verde. Bowie si chiese perché mai i motel più pulciosi dovevano avere sempre dei colori talmente orribili. Era un po’ come se fosse il loro marchio di fabbrica. Forse la pittura color vomito costava meno. Appoggiò il borsone accanto al letto e sollevò le lenzuola. Mollò un paio di colpi sul cuscino e saltellò sul materasso con le gin