“Se va avanti così, lo dimetteranno presto ... Forse, già fra una settimana.” li informò Wilma. “Mamma ha parlato con la Douglass e mi hanno dato il permesso di fermarmi qui, finché papà non torna a casa.”
“Ah! Non parti con noi domani?” verificò Archie, con un’ombra di disappunto nella voce.
“Be’ mi sembra il minimo, che ti consentano di rimanere. Dopo tutto sei l’unica figlia ed è giusto che tu gli tenga compagnia.” rimarcò Ares, raccogliendo le espressioni grate di Wilma e suo padre.
Per ordine del Sanator Beltran era permessa la presenza solo di un paio di visitatori oltre ai famigliari, così quando arrivarono i signori Peak, Archie e Ares uscirono. Dopo poco furono raggiunti da Mira.
“Sai chi sono gli altri?” le chiese diretto Archie, non appena furono nella saletta di attesa del reparto, che in quel momento era deserta.
“Altri? Quali altri?”
“Come sarebbe a dire?! Gli altri Alewar feriti, no?!”
L’espressione di Mira mutò dallo stupore a una circospetta perplessità.
“Ditemi cosa sapete.”
Al termine del racconto, Mira confermò. “Non mi risulta che nessun Alewar sia stato ferito, tranne il Bronius Senior: il signor Sherwood.”
“Ma allora chi sono quelli ricoverati qui? Quelli che lo zio ha chiamato suoi compagni?”
Mira sospirò, mentre scuoteva adagio la testa.
“Ma potresti ... informarti, vero?” si accertò speranzoso Archie.
Lei prese un profondo respiro, guardandoli sorniona. “Certo che se disponessi di un certo controincanto ...”
Mira aveva sorriso compiaciuta quando Archie aveva spiegato come fosse riuscito a sapere quelle notizie e che il Superinf era un’invenzione di Tib&Tuc.
“Ma certo, certo.” convennero subito all’unisono i due amici entusiasti, spiegandole poi la tecnica, non appena Mira ebbe protetto da orecchie indiscrete il luogo dove si trovavano.
“Davvero ragguardevole!” esclamò ammirata, finite le prove.
Archie cercò la palma di Ares da battere con la sua, nel suo solito modo di esprimere contentezza, ma quella volta lui declinò l’invito, ricordandogli con un’occhiata discreta lo stato delle sue mani.
“Cosa ti sei fatto?” verificò la giovane donna, alla quale non era sfuggito il motivo della sua riluttanza.
“Uhm ... Niente. Sono inciampato e mi sono sbucciato le mani.”
“E com’è che non ti sei fatto curare dalla signora Peak?” si informò lei, con sguardo indagatore.
“Non volevo disturbare. Hanno già così tanti pensieri ...” si giustificò, massaggiandosi senza accorgersene la spalla che gli doleva ancora parecchio.
Mira fece finta di credere alla poco plausibile scusa e lo invitò sbrigativa. “Vieni con me, che ti faccio sistemare.”
“Vi dispiace, se ci vediamo dopo? Mi è venuto un languore ...” li salutò Archie, mal celando la sua scarsa propensione ad assistere alla medicazione.
L’assistente – con la quale Mira sembrava in rapporti d’amicizia – lo curò con pietre cristalline dai diversi colori e forme, mormorando formule incomprensibili. Dopo solo un quarto d’ora la pelle escoriata era di nuovo intatta, le ecchimosi sparite e il dolore scomparso.
“Magico!” commentò strabiliato al termine.
“Era una cosa da niente, caro. Avrebbero potuto curarti anche i tuoi. La prossima volta, però, fatti medicare subito. Così eviterai possibili infezioni, oltre a non sentire più male.”
Ares accolse l’affettuoso suggerimento con un mesto sorriso.
“Davvero avrebbe potuto farlo anche la signora Peak?” domandò a Mira quando furono usciti, guardandosi stupito le palme perfettamente guarite.
“Certo. Tutti siamo capaci di prestare cure di pronto soccorso. Soprattutto i genitori, dato che molto spesso si devono occupare dei piccoli incidenti che capitano ai figli.”
“Ah! Se l’avessi saputo ...”
“Non glielo avresti chiesto lo stesso, vero?”
Lui si passò una mano sul collo, prima di ammetterlo.
“Ti va di dirmi cosa ti è capitato?” gli propose, mostrandogli una saletta riservata.
“La cosa più strana è che non appena ho richiuso il varco col Mondo Opaco, mi sono sentito al sicuro.” concluse alla fine del racconto dettagliato fattole del giorno prima trascorso a Londra e della conversazione che aveva avuto al riguardo con l’amico.
“Deve avere ragione Archie. Ho avuto un’allucinazione ... Anche se, più ci rifletto, più ho dei dubbi. Ma, no ... Non poteva essere un Lumen ... Adesso che ci penso, non mi ricordo di aver sentito lo scoppio tipico della teleportazione. Anche se quando si scompare non è tanto forte, non poteva sfuggirmi. E comunque sarebbero intervenuti i Vigiles ...”
“Non è detto.” dubitò Mira, che per tutto il tempo era stata pensierosa.
“Scusa?”
“Devo informarmi meglio ... È prematuro che te ne parli. Tu però devi stare attento. Non mi piace quello che ti è successo. E neanche il cosiddetto incidente del Bronius Sherwood.”
“Ma tu hai detto che non hai idea di chi, o cosa, può averlo ferito in quella maniera, né di chi possano essere i suoi fantomatici compagni.”
Lei scosse la testa, spiegando. “Non ho un’esperienza approfondita in Negromanzia. Giusto quanto ho imparato alle superiori. Quando ho fatto domanda di assunzione, l’Aegis era la mia seconda scelta, dopo il Dipartimento di Lex. Chiaramente, non posso chiedere niente agli Amyntor, né ad altri Alewar. Come minimo, solleverei una curiosità che non possiamo permetterci. Potrebbe precludermi l’accesso alle informazioni che ci servono. Ci vorrebbe un esperto estraneo al Dicastro ...”
“So io chi.” affermò Ares gongolante, interrompendola.
Le facce di Tib&Tuc palesavano reazioni contrastanti. Appena arrivati alla Domus, Archie e Ares erano stati intercettati dai due compagni che, prima ancora di sistemare i bagagli, vollero sapere a cosa fosse servita la loro invenzione. Appartati in un’aula vuota, Ares aveva raccontato di Belyal e del sacrificio dei suoi genitori, lasciandoli sbigottiti. Archie aveva quindi riferito dello strano incidente accaduto allo zio Richard e alla sua squadra. I due amici avevano poi taciuto, scrutando i volti dei compagni che, solitamente molto loquaci, se ne stavano zitti. Sean Tibbot, Tib, lisciava i fluenti capelli biondo scuro, allungando ancora di più il viso cavallino in un’espressione scettica, mentre gli occhi – d’abitudine vivacissimi – erano persi in profonde riflessioni. Charlie Tucker, Tuc, che sempre appariva razionale e controllato, li guardava a occhi sgranati, mentre si passava in continuazione una mano tra i cortissimi capelli scuri, tenendo l’altra sulla bocca, quasi volesse evitare di gridare per lo sgomento, oltre che per la sorpresa.
“Chi ci dice che sia vero?” dubitò infine Tib, in tono fortemente critico.
Archie fermò la protesta di Ares sul nascere, replicando all’istante. “Ti risulta che Yolhair possa mentire?”
Sean si limitò a sollevare un sopracciglio.
“Che motivo avrebbe avuto?” incalzò Ares.
Tib storse la bocca sottile.
“Giusto! Non riesco a trovare nessuna ragione, perché possa essersi inventato una storia del genere.” concordò Tuc.
“Potrebbero esserci e non la sappiamo.” obiettò Sean.
“Yolhair è uno affidabile e, fino a prova contraria, gli crederò.” sentenziò determinato Charlie, rivolto all’amico.
Sean inspirò a fondo e assentì adagio, non pienamente persuaso, interrogandosi subito dopo. “Anche ammesso, e non concesso, che sia tutto vero, come la mettiamo col fatto che nessuno ha detto niente in tutti questi anni? Come hanno fatto a far stare zitti tutti quanti?”
“Ci hanno det ... abbiamo saputo che gli adulti hanno dovuto giurare di mantenere il segreto e ai giovani sono stati cancellati i ricordi.”
“Cosa?!” “Ma è una follia!” “Come lo sapete?” “Chi ve l’ha detto?” reagirono d’acchito Tib&Tuc, mentre loro due si scambiavano un’occhiata d’intesa.
“L’hanno detto i genitori di Archie. Li ho sentiti per caso, senza che loro lo sapessero. Sua madre temeva che io potessi scoprire il Segreto. Il signor Peak però ha detto che c’era ben altro di cui preoccuparsi, perché lui era tornato.”
“Lui?! Belyal, intendi?!” si accertò Sean, stavolta allarmato.
Ambedue annuirono vigorosamente, poi Ares spiegò. “Il nome non l’ho sentito, ma da quello che è successo a Richard Sherwood credo proprio di sì. E credo che non sia tornato da solo. Devono essere stati in parecchi per massacrare in quel modo più di una dozzina di uomini addestrati.”
“Ma non hai detto che gli Alewar sono tutti incolumi?” obiettò Tuc.
“Esatto. Quelli del Dicastro non c’entrano. Ma non posso immaginare che lo zio di Archie abbia affrontato esseri così pericolosi con gente inesperta.”
“E adesso che si fa?” si informò Tib, dopo un breve silenzio.
“Ho un’idea su come scoprire gli aggressori di zio Richard.”
Tib&Tuc, ansiosi, invitarono Ares con lo sguardo a proseguire.
“Avrete forse sentito che la Magistra Lur ha un progetto di lavoro ...”
“Oh, mamma.” “Sì. Qualcosa che ha a che vedere con i Malwaz vegetali.” commentarono i due insieme con un certo fastidio, proseguendo alternati.
“La Lur è simpatica, ma quelle lezioni devono essere una pizza, oltre ad andare avanti per cinque mesi.”
“Già. A giugno ci sono gli esami, e saranno tosti.”
“E c’è il Torneo.”
“Sì. Adesso che, dopo una vita, grazie a te siamo addirittura in prima posizione ...”
“Veramente, siamo alla pari con i Fiori.” puntualizzò Ares
“Sì, va be’. Dicevo ... Vogliamo mettercela tutta per vincere il Trofeo della Domus.”
“Ragazzi, non fatevi illusioni. È stata solo fortuna.” si schermì lui.
“Uhm ... può darsi, ma sei comunque un ottimo Imhear e almeno avremo la possibilità di dare filo da torcere ai Lupi.”
“Sì, sì! Renderemo la vita difficile anche ai Fiorellini.”
“Quindi, non abbiamo bisogno di avere altre cose da fare, oltretutto inutili.”
“No, non possiamo perdere tempo in baggianate verduresche.”
Conclusero Tib&Tuc, che avevano ritrovato la loro verve e sintonia.
Ares lanciò un’occhiata complice ad Archie che sorrise malizioso e osservò, alzandosi. “Peccato. Vorrà dire che sarete esclusi dalla caccia.”
“Caccia?!” “Quale ... caccia?!”
“Le lezioni non saranno tenute solo dalla Lur, ma anche da ... Brune.”
La rivelazione di Ares, con sapiente pausa ad effetto, sorprese i due compari che si guardarono in faccia un attimo e poi si voltarono verso i due amici, affermando decisi. “Ci stiamo! Quando si inizia?”
“Non appena abbiamo messo insieme almeno una dozzina di volontari.”
“E adesso siamo ...”
“Cinque. Dobbiamo darci da fare subito, altrimenti il progetto verrà abbandonato e noi non avremo la possibilità di scoprire da Brune chi ha mezzo ammazzato mio zio.”
“O almeno qualcosa sui Dyaul. Se Belyal con le sue Jene è qui, direi che è meglio conoscere qualcosa in più di Contronegromanzia, magari qualche tecnica di difesa utile.” considerò Ares, pensieroso.
“Aspetta un attimo. Cosa ti fa credere che potremmo averne bisogno? Qui alla Domus siamo al sicuro.”
“Hai ragione, Charlie. Ma non stiamo mica sempre qui, no? E se c’è gente del genere in giro – avreste dovuto vedere come era conciato mio zio! – meglio conoscere qualcosa in più che in meno.”
“Giusto!” convennero entrambi.
“Ma siamo sicuri che Brune sia all’altezza? E poi ci sarà utile?”
“Quando Ares me ne ha parlato ieri sera, ho avuto anch’io gli stessi dubbi.”
“Sentite, io per primo non ho una grande considerazione di Brune. È così ... piatto. Ma non abbiamo alternative. Lui è l’unico esperto a nostra disposizione e, approfittando delle lezioni con la Lur, possiamo avere delle buone occasioni per fare le domande giuste.”
“Sì. È vero. E poi, chissà, potrebbe riservarci qualche sorpresa.” ipotizzò Charlie.
“Uhmmm ... Ho i miei dubbi che uno demotivato come lui possa diventare interessante. Piuttosto, conto proprio sulla sua apatia per riuscire ad avere le notizie che ci servono.” chiarì Ares di rimando.