Capitolo uno-1

852 Words
Capitolo uno Charlie Sangue in bocca… non il mio. È… buonissimo. No. Non è buono. È sbagliato. Ritrasformati, dannazione. Tramutati. Vedendo che non succede nulla, sfreccio lungo il versante della montagna, in mezzo agli alberi, saltando massi e tronchi riversi a terra. Le mie zampe bianche sono enormi sui morbidi aghi di pino. Cos’è quello? Del movimento in mezzo agli arbusti. Salto e ruoto in aria, scatto dietro alla lepre in fuga. Non ha nessuna possibilità contro di me. Sono troppo veloce. Troppo feroce. Altro sangue mi riempie la bocca, caldo e denso. Ingoio la carne del coniglio come un cane morto di fame. Poi trotterello lungo il ruscello e bevo. Quando vedo il mio riflesso nell’acqua, mordo il grosso lupo bianco e grigio. Tramutati, mostro. Tramutati. Non so neanche dove cazzo sono. Come tornare indietro. Il mio cervello non funziona come dovrebbe. Non ho controllo sul mio corpo. Sulle mie… pulsioni. Mi giro e trotterello verso la direzione che mi chiama e, in qualche modo, miracolosamente, finisco davanti al mio furgone. Il desiderio di montare a bordo e andarmene da questa montagna, lontano da ciò che è successo qui, è fortissimo. Mi siedo e piagnucolo guardando la maniglia della portiera. Ritramutati. Cos’aveva detto Jared per innescare la mia metamorfosi, nell’Honduras? Semplicemente ritramutati. Riporto la memoria a quel momento, vedo per la prima volta le mie zampe bianche, sento il calore delle cellule che si ridispongono. E improvvisamente sono riverso sul fianco, nudo, ansimante. Umano. Grazie al cazzo. Sono di nuovo un uomo. Per diciotto ore ho girovagato per questa montagna, cercando di capire come fare a riprendere le mie sembianze. Venire qui e permettere al mostro di uscire è stato un errore. Mi asciugo la bocca, disgustato dal sapore del sangue. Quando mi torna alla mente il ricordo di ciò che ho mangiato, sono assalito da un conato e vomito dietro all’auto. Cristo. Non è da me trovarmi senza il minimo controllo sul mio corpo. Questo sacco di ossa è stato come una macchina per me, fin da quando sono entrato nell’esercito e ho lasciato il Kentucky all’età di diciotto anni. So uccidere a mani nude, sfuggire a ogni pericolo. Lavoro meglio sotto pressione. Questo non è il momento di fare il sensibile. È solo che non sopporto di non avere il controllo, di non sapere cosa farò adesso. Ho ceduto al bisogno dell’animale di andare a caccia: non sono riuscito a controllarlo. Ieri notte la luna crescente mi ha attirato qua, fuori. Merda. Che ora era? Afferro le chiavi che avevo nascosto sopra alla ruota dalla parte della guida e apro il furgone. Mezzanotte e mezza, cazzo. Ho saltato l’incontro con la responsabile. Sono proprio fottuto. Mi tiro su i jeans mentre chiamo l’agente Annabel Gray. “Dune, che ti è successo? È ventiquattr’ore che non ti si trova.” Avrà controllato il mio dispositivo di tracciamento. Lo tengo addosso solo quando sono impegnato in una missione attiva. È sollievo quello che sento nella sua voce? Ann Gray era preoccupata per me? È un pensiero bizzarro, ma la mia relazione con lei è cambiata nel corso dell’ultimo mese, da quando le ho chiesto una mano per rintracciare i… lupi mannari. Adesso so cosa sono. So cosa sono io. A ogni modo, c’è fiducia tra noi. Lei mi ha fatto un favore e ha detto che gliene devo uno in cambio. Quell’informazione mi ha fatto rimuginare su ciò che so di lei. Di cosa potrebbe mai avere bisogno da me? “Scusa,” dico, infilandomi la maglietta e mettendomi al volante. “Mi sono perso la riunione.” “Va tutto bene?” C’è esitazione mista a imbarazzo nella sua voce. È una questione personale. “Non sono ferito.” Questo almeno è vero. Per qualche motivo, non voglio mentirle, e non posso dire di stare bene. Scoprire che sono un lupo mannaro – sentire i miei geni di lupo innescati o attivati dalla vista di… altri della mia specie – mi ha davvero sconvolto. Metto in discussione quotidianamente la mia sanità mentale. Ma, cosa più importante, metto in discussione la mia efficienza. I miei sensi sono su di giri. Sento troppi suoni e troppo odori, ho voglia di carne e sento che potrei morire se non uccidessi qualcosa. Se non sono in grado di controllare le mie pulsioni animali, cosa succederà quando sarò sul lavoro? Quando ci saranno delle vite in ballo? “Ho passato la notte… fuori città. Possiamo vederci tra novanta minuti. Dammi un posto.” Emette un soffio spazientito. “Venice Beach alle due e mezza.” “Ci vediamo lì.” Riaggancio e schiaccio sul pedale del gas. In genere non me ne frega un cazzo dei responsabili imbufaliti. Le mie prestazioni sul lavoro non vengono valutate sulla base di quanto bene mi so interfacciare con gli altri, ma di quanto bene porto a termine la mia missione. Ma per qualche motivo – magari perché mi è sembrato che avesse il tono di chi ci tiene – ho estrema urgenza di vedere faccia a faccia l’agente Gray. Magari anche di scusarmi con lei.
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