2 Sogni infranti
Luna si concesse tutto il tempo possibile prima di decidersi ad aprire lentamente gli occhi. Il sole mattutino filtrava attraverso le fessure della persiana, lanciando gocce di luce all’interno della camera. Maverick dormiva beatamente al suo fianco. Anche nella penombra riuscì a scorgere la sua espressione serena e rilassata, simile a quella di un bambino. Era così bello senza quegli stupidi occhiali da sole che gli mascheravano il volto. Si chinò su di lui per dargli un bacio e l’angelo sorrise inconsciamente. Luna ridacchiò tra sé e sé, dopodichè si decise finalmente a sgusciare fuori dalle lenzuola. Afferrò i vestiti che aveva preparato la sera precedente e mise la testa fuori dalla porta, giusto per assicurarsi che AJ non fosse nei paraggi.
La villa era immersa nel più assoluto silenzio, probabilmente i due piccioncini erano usciti a fare compere in vista di pranzo e cena. Scrollò le spalle con noncuranza. Se Excell e Dimitri non erano in casa, nessuno aveva ancora preparato la colazione e poteva prendersela comoda.
Entrò velocemente in bagno e rimase per un quarto d’ora a mollo nella vasca. Indossò la camicetta striminzita e i pantaloni aderenti che aveva portato con sé, abbellì il viso delicato con un velo di trucco e pettinò i capelli ribelli fino a quando non diventarono una chioma fluente che ricadde morbida sulle sue spalle. Guardò soddisfatta la sua immagine riflessa nello specchio e finalmente si ritenne pronta a mostrarsi al mondo.
Uscì dal bagno e si diresse verso la cucina, anche se la colazione non era pronta poteva sempre farsi un caffè nell’attesa, ma si bloccò di colpo una volta arrivata sulla soglia. Lui appoggiò la sacca vuota sul tavolo e alzò il suo sguardo gelido su di lei. Tra tutti, era l’ultimo che si sarebbe aspettata di vedere in piedi.
“Non dovresti essere a letto a riposarti?” chiese senza muoversi dalla porta.
“Non volevo svegliare Hells.” rispose Rei accennando alla busta di sangue con il suo solito tono privo di emozioni.
“Che cavaliere…” esclamò fingendosi sorpresa. “Anche se fatico molto ad immaginare un cavaliere con l’aspetto di un vampiro!”
Rei sospirò con fare stanco.
“Non sono dell’umore adatto.” la ammonì prima di alzarsi e gettare la sacca nella spazzatura.
E quando mai era dell’umore adatto, pensò Luna tra sé e sé. Assottigliò gli occhi e studiò attentamente i suoi movimenti. Cercava di non darlo a vedere, ma era stato decisamente lento a passare dalla sedia alla pattumiera. Forse le sue condizioni non erano migliorate poi così tanto.
“E così sei cresciuto in mezzo ai demoni…” cominciò con fare indifferente accendendo la macchina del caffè.
Il vampiro si appoggiò con la schiena al bancone della cucina e si limitò ad annuire lentamente e incrociare le braccia al petto.
“Non dev’essere stato piacevole.” continuò la cacciatrice, ma non ottenne alcuna risposta. “A proposito: devo chiamarti Leon o…”
“Il mio nome è Rei.” tagliò corto con freddezza, quasi con rabbia, senza nemmeno darle il tempo di finire la domanda.
Luna si voltò a guardarlo di scatto, sorpresa dalla sua reazione.
“E se ti chiamassi Leon, visto che tu ti ostini a chiamarmi rossa?” lo provocò, ma lo sguardo che le rivolse bastò a farle cambiare idea. “Stavo solo scherzando!” lo rassicurò sollevando le mani.
Il vampiro fissò un punto preciso del pavimento, ma era come se i suoi occhi stessero guardando qualcos’altro, qualcosa che non si trovava lì con loro.
“Leon Redfield è morto, anzi, non è mai esistito. Quel nome non ha niente a che fare con me.”
La ragazza corrugò la fronte. Perché quel semplice nome lo irritava così tanto? Leon era decisamente più bello di Rei! Che poi, che diamine voleva dire Rei?!
“Cosa vuol dire Rei?” chiese senza nemmeno rendersi conto di aver fatto davvero quella domanda.
Lui alzò lo sguardo e per un attimo vide un guizzo di sorpresa balenare nei suoi occhi azzurri.
“Non vuol dire niente.”
Si spostò di colpo dal bancone, ma non riuscì a mascherare una smorfia di dolore. Per un momento le parve che stesse per cadere a terra, ma recuperò immediatamente l’equilibrio e uscì di colpo dalla cucina, lasciandola da sola. Luna fissò la soglia vuota, interdetta, ma alla fine tirò un sospirò di sollievo. Se fosse davvero caduto a terra, dubitava che sarebbe riuscita a rimetterlo in piedi!
Kiri uscì dal bagno con indosso una maglietta rosa e dei pantaloncini a fiori. I lunghi boccoli dorati ondeggiavano a ogni suo passo. Rei uscì di colpo dalla cucina e avanzò verso di lei. La bambina gli sorrise e fece per salutarlo, ma lui sparì dietro la porta della sua camera senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Imbronciò il volto perennemente sorridente, ma quando vide Luna uscire dalla cucina a sua volta, le fu tutto chiaro. L’ennesimo litigio tra cacciatrice e vampiro.
“Ciao!” la salutò la ragazza con un sorriso. “Siamo le uniche ad essere sveglie, oltre a Mister Scorbutico.”
Kiri ridacchiò tra sé e sé. Aveva indovinato.
“Anche se tra non molto lo stomaco di Hells dovrebbe cominciare a reclamare cibo.” continuò Luna guardando l’orologio. “Stavo andando in giardino per far sgranchire un po’ Black, vieni con me?”
La bambina annuì con un sorriso. Fecero volteggiare il falco pellegrino sopra la villa, lanciando in aria di tanto in tanto pezzi di carne per allenare la sua presa al volo.
“Come mai proprio un falco pellegrino?” domandò Kiri alzando il braccio guantato per farlo appollaiare. “Per la caccia a terra sarebbe più indicato il girfalco.”
Luna si voltò sorpresa, ma poi ricordò che Kiri non era una bambina comune. Ogni tanto dimenticava che era una creatura soprannaturale tanto quanto lei.
“Hai ragione.” ammise porgendo un pezzetto di carne a Black che lo ingoiò avidamente. “Ma cacciando di notte il falco pellegrino è più mimetico. Col suo piumaggio bianco e la sua stazza, un girfalco diventerebbe una preda più che una minaccia per un vampiro.”
Kiri annuì pensierosa, in effetti aveva senso.
“Ho fame!” si sentì urlare dalla cucina.
Si scambiarono uno sguardo, prima di sospirare all’unisono e rientrare in casa. Trovarono Hells seduta a tavola con il mento appoggiato sulle mani che batteva il piede con impazienza.
“Ciao!” le salutò prima di ripetere: “Ho fame!”
“Abbiamo capito!” sbuffò Luna esasperata. “Adesso telefono a Excell e sento dove sono.”
Trasse il cellulare di tasca, ma quando compose il numero dell’amica, sentì il telefono squillare in corridoio.
“Allora non sono usciti!” esclamò sorpresa. “Credevo fosse andata a fare la spesa con Dimitri.”
Non appena sentì nominare il demone, Hells sobbalzò.
Barry è suo padre.
Era rimasta scioccata tanto quanto lui quando Rei le aveva raccontato le poche parole che si erano scambiati sugli scalini. Dimitri era figlio di quel mostro.
Abbassò lo sguardo sul tavolo. Forse era proprio per quel motivo che i due perfetti consorti ritardavano.
Excell accarezzò i capelli scompigliati di Dimitri. Dormiva ancora. E come biasimarlo, dopo quanto era successo.
Non appena era rientrato in casa, aveva capito immediatamente che qualcosa non andava. Il suo volto color caramello era stravolto da un’espressione che non gli aveva mai visto prima. L’aveva seguito in camera, preoccupata, ma dopo essere finalmente riuscita a farsi raccontare cosa si erano detti lui e Rei, era rimasta sconvolta a sua volta.
Barry era suo padre. Quel Barry. Il demone che li stava per uccidere e l’avrebbe sicuramente fatto se non fosse stato troppo impegnato a torturare Rei. Il demone che aveva affrontato faccia a faccia e che per poco non lo aveva fatto a fette, se non fosse arrivata lei a dargli man forte. Suo padre.
Aveva fantasticato più e più volte su chi fossero i suoi genitori e sul perché l’avessero abbandonato. Forse erano morti. Forse non lo volevano. Forse si erano sacrificati per salvarlo. Forse erano ancora vivi e lo stavano cercando. Forse era stato vittima di un incidente e lo credevano morto. Aveva sempre desiderato conoscere la verità, aveva sognato più volte il giorno in cui li avrebbe finalmente incontrati, aveva sperato che fossero delle creature che sapevano provare sentimenti, amore, e che assomigliassero un po’ al padre di Excell, il demone che aveva abbandonato la propria razza per unirsi ad un angelo. Ma il sogno si era trasformato in un incubo. Sua madre era morta, restava solo Barry. Il demone che aveva distrutto ogni sua speranza.
Il sonno era sopraggiunto inaspettato a donargli un po’ di pace e fortunatamente continuava a dormire, lontano da tutto il dolore che l’aveva travolto.
Scese lentamente dal letto, non prima di avergli dato un bacio leggero per non svegliarlo, e una volta rivestita, uscì dalla camera richiudendo silenziosamente la porta.
“Piccola Excell!”
La voce squillante di AJ la fece sobbalzare dallo spavento. Era rimasto lì in agguato per tutto il tempo o era una sfortunata coincidenza?
“Come stai, mia dolce coinquilina? Dov’è coso?” domandò il cowboy con un sorriso affabile prendendole le mani tra le sue.
“Se ti riferisci a Dimitri, sta ancora dormendo.” ripose con un sospiro.
Una luce si accese nelle iridi color smeraldo del ragazzo.
“Quindi teoricamente potremmo…”
La porta dietro di loro si aprì di colpo e Rei uscì nuovamente in corridoio. Il cowboy saltò di lato, così da allontanarsi il più possibile dal vampiro.
“Non ho fatto niente, stavo solo discorrendo tranquillamente con la piccola Excell! Davvero, puoi chiederlo anche a lei! Che poi a te, rozzo vampiro, cosa interessa? Hai già la divina Hells, no?”
“AJ, guarda che non ti fissa così perché ce l’ha con te, ma solo perché i suoi occhi sono così di natura.” lo rassicurò Excell. “Comunque, grazie per avermi salvata!” continuò con un sorriso, rivolta al vampiro.
“Di niente.” rispose col suo solito tono inespressivo infilando un pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni.
“Vedi? Guarda così anche me!” continuò Excell voltandosi verso AJ.
Il cowboy si avvicinò con circospezione e osservò attentamente il vampiro.
“È vero… che occhi strani che hai!”
Rei alzò i suoi occhi strani al cielo, infastidito.
“A proposito, mi offri una sigaretta?” continuò il ragazzo con un sorriso smagliante.
“No.” fu la naturale risposta.
“È così che ringrazi quello che ti ha salvato da quel… come si chiamava? Larry? Karry?”
“Barry.” lo corresse Excell, non prima di aver alzato gli occhi al cielo a sua volta.
Chissà perché gli unici nomi che non ricordava erano quelli maschili!
Rei sospirò con fare stanco, infine lanciò l’intero pacchetto al cowboy.
“Grazie amico!” esclamò AJ con un sorriso smagliante.
Da rozzo vampiro ad amico…
“Hai anche da accendere?”
“Serviti pure.” rispose con una punta di sarcasmo porgendogli lo zippo nero.
AJ infilò la sigaretta tra le labbra, ma prima di accenderla rimase a osservare attentamente l’accendino.
“Bello! L’hai fatto fare? E cosa significa WD? Hai anche un terzo nome?”
“White Death.” tagliò corto riprendendosi l’accendino e dirigendosi a passo spedito in cucina.
Si sedette di fianco all’affamata Hells che aveva ormai appoggiato anche la fronte sul tavolo. Kiri gli rivolse un sorriso smagliante prima di salutarlo di nuovo e questa volta il vampiro le concesse la sua smorfia.
“No, aspetta un attimo!”
AJ spalancò la porta di colpo, sconvolto.
“Tu sei White Death? Quel White Death?!” si trattenne a stento dall’urlare.
“Cosa mi sono persa?” chiese Luna confusa, spostando lo sguardo dal vampiro al cacciatore di taglie.
“C’è qualche problema?” ribatté Rei fissandolo coi suoi occhi di ghiaccio.
No, non era il suo solito sguardo gelido, poteva leggervi perfettamente la tacita minaccia che nascondeva. L’avrebbe ucciso se avesse provato ad attaccarlo, gli avrebbe piantato un coltello in testa prima ancora che potesse impugnare una delle due Colt.