“Non è giustooo!”
La voce di Hells la distrasse dai suoi pensieri. Entrò in salotto con un sospiro e trovò la vampira distesa a terra che si contorceva come se avesse avuto un serpente sotto i vestiti.
“Hells calmati, non è morto nessuno…”
“Sì! È morto Snake! E non avevo salvato!” ribatté la ragazza, disperata.
La cacciatrice portò una mano alla fronte e scosse la testa esasperata.
“Cos’è, la dodicesima volta che giochi a quello stupido gioco?” sbuffò, ma la vampira non la sentì nemmeno.
“Fatti forza.” cercò di consolarla Kiri accarezzandole una spalla con fare comprensivo.
“Grazie Kiri, tu sì che mi capisci…” mormorò Hells tirando su col naso.
“Qui ci vuole… una bella ciambella!” esclamò Maverick entrando nella stanza con una scatola di ciambelle in mano.
“Grazie Mav…” mormorò Hells mogia prendendone una.
Luna si sedette al pianoforte. Un po’ di musica le avrebbe liberato la mente. Guardò lo spartito davanti a lei. Savin’ Me dei Nickelback. L’ultimo pezzo suonato da Rei. Rei, Rei, ancora lui! Perché non riusciva a toglierselo dalla mente?! Non gli importava niente di loro, il suo unico obiettivo era avere campo libero contro quel demone che si era rivelato più scaltro di lui!
Batté con forza le dita sui tasti, attirando l’attenzione di tutti. Basta. Doveva pensare ad altro!
“Dolce Luna, eccoti qui! Dov’eri finita?”
La rossa si voltò di scatto e fissò AJ con sguardo omicida. Il cowboy fece un passo indietro e portò le mani avanti.
“Non ho fatto niente questa volta, lo giuro!”
Lei sorrise. Perché no?
“Ti va una partita a poker?”
“Strip-poker?” rilanciò lui speranzoso, mentre il sorriso da marpione sia allargava sotto i baffetti.
“Beh, questo dipende da te!” ribatté la cacciatrice con una luce sadica nelle iridi blu.
“Buonissimo! Ex, sei la migliore cuoca del mondo!” esclamò Kiri pulendosi la bocca con un tovagliolo.
“Eh già, devo proprio farti i complimenti!” le fece eco Luna, il volto attraversato da un sorriso soddisfatto.
In testa aveva il capello da cowboy di AJ mentre il ragazzo indossava un misero accappatoio azzurro. Aveva addirittura i capelli sciolti, come se avesse impegnato perfino l’elastico.
“Non bastava Maverick, dovevi umiliare anche AJ?” la sgridò Excell portando le mani ai fianchi.
“Non è colpa mia se non sanno quando fermarsi!” rispose la cacciatrice sollevando le braccia con noncuranza.
Maverick batté una mano sulla spalla del cowboy con fare comprensivo.
“Ti capisco fratello, ci sono passato anch’io…”
King entrò improvvisamente in cucina passando attraverso il muro e AJ fece un salto sulla sedia.
“Non ho fatto niente, lo giuro! Non l’ho neanche guardata!”
Il lupo gli riservò un’occhiata annoiata, infine andò a sedersi composto vicino alla sua padrona.
“Hey cucciolone! Che ci fai qui?” domandò arruffandogli il pelo sulla testa.
King si voltò verso la porta e Hells fece lo stesso. Rei era appoggiato allo stipite, in attesa che qualcuno abbassasse le persiane.
“No, tu che ci fai qui?!” ripeté rivolta a lui.
A quelle parole si voltarono anche gli altri e, alla vista del vampiro, sgranarono gli occhi sbigottiti.
“Torna immediatamente a letto!” ordinò la mezzosangue alzandosi dalla sedia.
“Sto bene.” rispose Rei meccanicamente.
“Oh, certo, vogliamo provare a toccare qui?”
La mezzosangue fece per toccargli la spalla, ma lui le afferrò la mano.
“Sto bene.” ripeté con durezza, fissandola negli occhi.
Lei sostenne il suo sguardo, infine lasciò ricadere le braccia lungo il corpo con atteggiamento di resa.
“Fa come vuoi…” sbuffò tornando a sedersi.
Excell abbassò immediatamente le persiane e il vampiro si accomodò tra Hells e AJ.
“Non ci ho provato con la divina Hells, davvero! Puoi chiederlo anche a lei!” esclamò il cowboy allontanandosi da lui e portando le braccia in avanti.
Rei scosse la testa con un sospiro, ma per un attimo la smorfia sorriso animò il suo volto pallido.
Il silenzio avviluppò la cucina come un manto soffocante. Ognuno di loro aveva un milione di domande da porgli, ma sembrava che nessuno avesse il coraggio di cominciare.
“Sono cresciuto in mezzo ai demoni.” tagliò corto il vampiro, anticipandoli. “Il mio clan mi abbandonò e gli Hermansen mi… presero con loro.”
Tutto tornava. Il cognome, il modo di combattere, il fatto che conoscesse alla perfezione la lingua e le usanze dei demoni, o che ringhiasse e non soffiasse come i vampiri…
“E come mai quel Barry ti odia così tanto?” chiese Maverick titubante.
“Ci fu un’imboscata.” rispose Rei dopo un attimo di silenzio. “Fui l’unico a sopravvivere e lui diede la colpa a me per quanto era successo.”
“Scusa, lui dov’era?” domandò Excell, confusa.
“Stava supervisionando i lavori di costruzione del nuovo covo.”
“Quindi non c’eri mai stato.” continuò la mezzo demone, sorpresa, e il vampiro scosse la testa.
“Avevo visto i progetti e ricordavo ancora pregi e difetti della costruzione.”
Hells assottigliò le iridi d’ametista. Aveva senso, eppure c’era dell’altro, ne era sicura. Si era limitato a rivelare le informazioni essenziali. Perché il suo clan l’aveva abbondato, tanto per cominciare. E per quale motivo un clan di demoni avrebbe dovuto accogliere un vampiro, invece di ucciderlo? E quel era il vero motivo dell’odio di Barry? Non poteva essere tutto lì, la crudeltà con cui aveva infierito su di lui aveva radici ben più profonde di così.
“Perché ti ha chiamato Leon?”
Si voltò di colpo verso Luna, sorpresa che fosse stata proprio lei a porre quella domanda. Se n’era quasi dimenticata. Un lampo balenò negli occhi azzurri del vampiro, ma durò solo un istante. Quando parlò, la sua voce era priva di emozioni come sempre.
“Leon è il nome che mi aveva dato il mio clan, i Redfield, ma non l’ho mai utilizzato.”
“Beh, l’importante è che stiamo tutti bene, no?” esclamò Excell con un sorriso, cercando di smorzare la tensione nell’aria. “Chi vuole il dolce?”
“Dobbiamo comprare un tavolo da biliardo!” esclamò Maverick con un sorriso, entrando in salotto.
Luna, comodamente seduta su una poltrona, alzò gli occhi dalla rivista di moda che stava leggendo.
“Dobbiamo?” ripeté sollevando un sopracciglio.
“Sarebbe divertente!”
“Shh! Silenzio, se no mi scopre!” ordinò Hells senza staccare gli occhi dal televisore.
Era seduta sul divano a gambe incrociate con la coperta tirata su fino alla testa, come se si stesse nascondendo. Luna alzò gli occhi al cielo.
“Quel gioco le fa male…”
“Eccolo lì!” urlò improvvisamente Kiri, sotto la coperta a sua volta, indicando un punto dello schermo.
“A-ha, ti ho preso brutto vecchiaccio! Che fai, scappi?! Ma perché quel pezzo d’antiquariato corre più veloce del mio Snake?!”
“Io direi di sequestrarle la Playstation e mandarla in campagna a disintossicarsi…” continuò la cacciatrice e Maverick ridacchiò.
Dimitri entrò a sua volta insieme a Excell, ma si irrigidì quando vide Rei seduto sull’altra poltrona. Era il momento della verità.
“Rei.”
Il vampiro alzò lo sguardo e il demone dovette quasi farsi coraggio prima di continuare.
“Vorrei… parlarti. In privato.”
Rei assottigliò gli occhi. L’ultima volta l’aveva spinto sul palco a cantare, ma di certo non correva un rischio simile.
“Non stancarti troppo.” si raccomandò Hells prima di inveire contro il televisore.
Uscirono in giardino e il vampiro si sedette sui gradini d’ingresso.
“Allora?” chiese infilando una sigaretta tra le labbra.
Dimitri camminava nervosamente avanti e indietro, come se fosse indeciso su cosa dire. Rei cercò di accenderla, ma le ferite alle mani gli impedivano di tenere saldamente lo zippo. Il demone si avvicinò e gliel’accese.
“Grazie.” mormorò il vampiro espirando una luna boccata di fumo.
“Come vanno le ferite?”
“Smettila di girarci intorno e arriva al punto.” lo spronò fisandolo col suo sguardo gelido.
Dimitri finalmente si fermò e fece un lungo respiro.
“Barry mi ha chiamato Dyuk.”
Le labbra esangui del vampiro si piegarono in una smorfia. Non sembrava poi così sorpreso della cosa.
“Tu… sai cosa significa?” domandò titubante il demone.
“Dyuk era il nome del figlio di Barry.”
Dimitri sbattè gli occhi, sbigottito, ma prima che potesse porre altre domande, fu il vampiro stesso a fugare ogni suo dubbio.
“Il vecchio covo degli Hermansen venne distrutto da un clan con cui erano in guerra da anni, ma i vampiri non si limitarono solo a quello. Rapirono il figlio di Barry approfittando del caos generale e lo gettarono giù da una cascata.”
“Dov’erano?” chiese Dimitri sconvolto.
Rei espirò una lunga boccata di fumo, prima di alzare i suoi occhi di ghiaccio su di lui.
“In Russia.”
Ogni pezzo combaciava alla perfezione.
“Barry è tuo padre.” confermò il vampiro, anticipandolo. “E, se devo essere sincero, l’avevo già capito.”
Dimitri lo guardò con gli occhi sgranati.
“Tu… lo sapevi?”
“Quando ti sei tolto gli anelli.” annuì espirando una nuvoletta di fumo che si disperse nell’aria. “Eri uguale a lui, solo più giovane e con i capelli bianchi.”
“Sono… uguale a lui?” domandò il demone, incredulo.
“E hai gli stessi occhi di tua madre.” aggiunse il vampiro abbassando lo sguardo.
Dimitri sgranò di nuovo gli occhi. Come aveva fatto a non pensarci?
“Mia… madre? Dov’è lei?”
“È morta.” rispose dopo un attimo di silenzio.
Il demone sussultò a quelle parole. Per tutta la vita aveva desiderato scoprire chi fossero i suoi genitori, ma forse… forse avrebbe preferito non saperlo mai. Abbassò il capo, sconfitto dalla realtà, e rientrò in casa senza aggiungere altro.