XV. La fitta coltre di nubi che ricopriva il cielo prometteva un’altra notte di tenebre. Spirava una brezza sottile ma pesante di umidità che però non riusciva quasi neppure a increspare la superficie del lago. Gli occupanti del castello erano silenziosi e malinconici quanto la natura che li circondava. I due ex-prigionieri si sentivano umiliati e avviliti, ma nella loro umiltà covava la sete della vendetta. Erano più propensi a rammentare l’indegnità con cui erano stati trattati durante le ultime ore di prigionia, che non a sentire gratitudine per la clemenza ottenuta. Quel pungolo poi che è la coscienza, ricordando loro il motivo per cui avevano tanto sofferto, li sospingeva piuttosto a prendersela con i nemici che non ad accusare se stessi. In quanto agli altri, il rimpianto e la gioia