III.-2

2050 Words
«E se lo farà mi ripeterà né più né meno quel che tu mi hai già detto». «Spero non ti sarai urtato per una piccola osservazione fatta senza la minima intenzione offensiva. Tu sai benissimo di non essere bello, e perché due amici non dovrebbero dirsi la verità a proposito di queste piccole sciocchezze? Se tu fossi bello sarei io il primo a dirtelo. Ora se Jude mi dicesse che io sono brutto come il peccato non le farei caso e cercherei di non crederle». «È facile per coloro che sono stati favoriti dalla natura scherzare intorno a questi argomenti, Hurry, benché a volte chi n’è vittima ci si senta a disagio. Riconosco che spesso ho desiderato di essere stato creato di aspetto più piacevole, ma poi mi consolo pensando che dopo tutto sono molto meglio, sotto molti punti di vista, di tanti miei simili. Avrei potuto nascere zoppo e incapace di cacciare sia pure uno scoiattolo, oppure cieco, il che mi avrebbe reso un peso a me stesso e agli altri, o sordo, cosa che mi avrebbe del tutto impedito l’esplorazione e la lotta che io considero come facenti parte dei doveri di un uomo in tempi difficili. Non è un piacere, lo ammetto, vedere altri più belli di noi, più ricercati e onorati, ma tutto si può sopportare, purché non si disconoscano le proprie doti e le proprie qualità». «Non intendevo offenderti, Cacciatore-di-Daini», replicò Hurry con il tono di chi voglia farsi perdonare un’osservazione sgradevole, «e spero dimenticherai quanto ti ho detto. Se non sei proprio una meraviglia hai un aspetto che dice assai meglio di tante parole come sei fatto dentro. Inoltre sei di buon carattere e non ti adombri per quello che possono dirti intorno alla tua apparenza fisica. Non dico che Jude ti ammirerà gran che; ciò potrebbe risvegliare in te speranze destinate a produrre nel tuo animo soltanto delusione, e in quanto a Hetty si accontenterà di guardarti come guarderebbe qualsiasi altro uomo. Del resto tu sei troppo severo e riflessivo per interessarti a Judith; infatti se la ragazza è fuori del comune, è talmente sensibile all’ammirazione che un uomo non deve esaltarsi se per caso lei gli sorride. A volte penso che ami se stessa più di qualsiasi altro al mondo». «Sinora non ho conosciuto neppure un Delaware di cui non si possa dire altrettanto», replicò Cacciatore-di-Daini. «Ma ecco il termine del lungo promontorio da te menzionato, perciò la “Insenatura del Topo” non può essere lontana». Questa punta, anziché sporgersi in avanti al pari delle altre, correva parallelamente alla riva principale del lago, che in quel punto s’incurvava su di essa formando una insenatura profonda e isolata, per arrotondarsi poi a sud alla distanza di un quarto di miglio, e attraversare infine la valle formando la propaggine meridionale del lago. Hurry era quasi sicuro di ritrovare l’arca in questa insenatura poiché, ancorata dietro gli alberi che ricoprivano la stretta striscia di terra, l’imbarcazione avrebbe potuto restarvi nascosta a occhi curiosi durante l’intera estate. Il recesso infatti era talmente segreto che una barca tirata a secco sulla spiaggia entro la punta, e presso il fondo della baia, poteva essere vista da un’unica direzione, e precisamente da un lido fittamente boscoso, chiuso entro l’arco dell’acqua, dove non era probabile si recassero estranei. Ma March si dimostrò un falso profeta. La canoa doppiò la punta in modo da consentire ai due viaggiatori la vista totale dell’intera baia o insenatura, ma non scorsero nulla, se non ciò che la natura vi aveva posto. L’acqua placida s’incurvava in un arco grazioso, i giunchi si piegavano dolcemente verso la sua superficie e gli alberi vi si specchiavano come il solito, ma nessun oggetto umano alterava la solenne sublime solitudine di quel luogo selvaggio. Era uno spettacolo che avrebbe inebriato un poeta o un artista, ma che non offriva alcun fascino a Hurry Skurry, il quale ardeva invece dall’impazienza di contemplare la volubile beltà della sua innamorata. La canoa si era mossa senza quasi far rumore, poiché gli uomini di frontiera sono abituati alla massima cautela in tutti i loro gesti e l’imbarcazione giaceva ora sull’acqua liscia come vetro come se galleggiasse nell’aria, partecipando della spirante immobilità che sembrava pervadere tutta la scena. In quel momento si udì lo scricchiolio di un sarmento secco sull’angusta striscia di terra che dissimulava la baia dal lago aperto. I due avventurieri ebbero un sobbalzo, ed entrambi tesero la mano verso le rispettive carabine, che tenevano sempre a portata. «Era troppo pesante per essere un animale», sussurrò Hurry, «mi è sembrato un passo d’uomo». «Non credo», replicò Cacciatore-di-Daini; «infatti, come tu hai detto, era troppo pesante per essere un animale, ma troppo leggero per essere un uomo. Metti in acqua la tua pagaia e spingi la canoa verso quel ceppo; io scenderò a terra e gli taglierò la ritirata verso la punta, si tratti di un Mingo o si tratti semplicemente di un topo muschiato». Hurry fece come l’altro gli ordinava e ben presto Cacciatore-di-Daini fu sul lido dove prese ad avanzare entro il folto con i suoi piedi calzati di mocassini, e con una cautela che gli consentiva di non emettere il benché minimo fruscio. In capo a un minuto si trovava al centro della stretta striscia di terra e muoveva lentamente verso la sua estremità, ché i cespugli rendevano estremamente necessaria la massima attenzione. Proprio mentre raggiungeva il fitto della macchia i ramoscelli secchi scricchiolarono nuovamente, e il rumore si ripeté a brevi intervalli come se una creatura dotata di vita avanzasse lentamente verso la punta. Anche Hurry intese quei fruscii e spingendo la canoa entro la baia imbracciò la carabina in attesa degli eventi. Trascorse un minuto di sospensione, in capo al quale emerse dalla macchia un nobile daino, che avanzò con passo solenne sino all’estremità sabbiosa della punta dove incominciò a dissetarsi all’acqua del lago. Hurry esitò un istante, quindi, portando bruscamente la carabina all’altezza della spalla, prese la mira e sparò. L’effetto di questa subitanea interruzione alla sconfinata pace del luogo non fu la sua caratteristica meno importante. L’eco dello sparo ebbe il solito suono secco e breve, ma trascorsi pochi attimi di silenzio, dopo l’improvviso crepitio, durante i quali il rumore fluttuò nell’aria attraverso l’acqua, esso raggiunse i massi dell’opposta montagna, dove le vibrazioni si accumularono e presero a rimbalzare per miglia e miglia lungo le colline, di cavità in cavità, risvegliando gli addormentati rimbombi dei boschi. Alla detonazione dell’arma e al fischio del proiettile il daino si era limitato a scuotere la testa, poiché quella era la prima volta in cui veniva a contatto con l’uomo, ma gli echi delle colline risvegliarono la sua diffidenza e balzando in avanti con le quattro zampe ripiegate sotto il ventre si lasciò cadere senza esitazione nell’acqua profonda e prese a nuotare verso la parte bassa del lago. Hurry lanciò un urlo e si precipitò all’inseguimento, cosicché per alcuni minuti l’acqua spumeggiò e tumultuò intorno all’inseguitore e all’inseguito, ma già il primo stava superando precipitosamente la punta, allorché Cacciatore-di-Daini apparve sulla lingua di sabbia e fece cenno al compagno di tornare indietro. «È sempre imprudente far scattare un grilletto prima di avere ispezionato i dintorni ed essersi accertati che non vi sono nemici vicini», disse, mentre March ubbidiva lentamente e con riluttanza alla sua ingiunzione. «Questo è quanto ho appreso dai Delaware, attraverso i loro insegnamenti e le loro leggende, anche se non sono mai stato su un sentiero di guerra. La selvaggina del resto è fuor di stagione, in questo momento, e noi non abbiamo bisogno di cibo. Mi chiamano Cacciatore-di-Daini, è vero, e forse mi merito questo appellativo, nel senso che io conosco le abitudini di questi animali, e sono altresì sicuro della mira, ma nessuno potrebbe accusarmi di avere mai uccisa una di queste bestie se non per necessità di carne o di pellame. Sarò forse un Cacciatore ma non certo un macellaio». «È stato un errore imperdonabile mancare quel daino!», esclamò Hurry togliendosi il berretto e facendo scorrere le dita tra i bei riccioli madidi, quasi volesse con quel gesto districare il groviglio dei propri pensieri; «non ho più commesso una simile sciocchezza dall’età di quindici anni». «Non rammaricartene; la morte di quel daino non ci avrebbe recato alcun vantaggio, ma danno soltanto. Quegli echi sono più spaventosi alle mie orecchie del tuo errore, Hurry; poiché essi risuonano dentro di me come la voce della natura insorgente contro un gesto inutile e sconsiderato». «Ne udrai e quanti di questi richiami, figliolo, se ti attarderai a lungo in quest’angolo di mondo», replicò l’altro ridendo. «Gli echi ripetono quasi tutto quel che vien detto o fatto sullo Specchio Lucente, nelle calme giornate estive. Il tonfo di una pagaia si ripercuote a volte all’infinito quasi che le colline si beffino della tua goffaggine; e una risata o un fischio escono da quei pini, quando sono d’umor discorsivo, in un modo che ti fa pensare che siano davvero capaci di parlare». «Tanto maggior ragione per essere prudenti e silenziosi. Io non credo che il nemico sia già riuscito a farsi strada tra queste colline poiché non so quale vantaggio potrebbero trarne, ma i Delaware mi hanno sempre detto che se il coraggio è la prima virtù di un guerriero, la prudenza è la seconda. Basta uno solo di questi echi montani a far sapere a una intera tribù il segreto della nostra venuta». «Se non altro servirà ad avvertire il vecchio Tom che metta la pentola sul fuoco, ché sono arrivati degli ospiti per lui. Andiamo, figliolo, sali sulla canoa; andremo in cerca dell’arca finché è ancora giorno». Cacciatore-di-Daini obbedì e la canoa si allontanò. La sua prua era rivolta diagonalmente, di traverso al lago, e puntava verso la curva sudorientale dello specchio d’acqua. In quella direzione la distanza dalla riva o dal termine del lago lungo la rotta secondo la quale i due ora vogavano, non era di neppure un miglio e, poiché procedevano rapidamente, andava sempre più diminuendo sotto l’esperto e disinvolto movimento delle loro pagaie. Quando furono a circa metà strada un lieve fruscio attirò i loro occhi in direzione della terra vicina ed essi scorsero il daino proprio nel momento in cui emergeva dal lago e saliva verso la spiaggia. Un minuto dopo il nobile animale si scrollava l’acqua dai fianchi, volgeva lo sguardo verso il riparo degli alberi e balzando sull’argine scompariva nella foresta. «Quella creatura se ne va con il cuore pieno di gratitudine», disse Cacciatore-di-Daini, «poiché la natura lo ha avvertito che è sfuggito a un grave pericolo. Tu dovresti nutrire pressappoco lo stesso stato d’animo, Hurry, pensando che la mira ti è fallita, che la tua mano si è dimostrata malferma, quando nessun bene poteva venirti da un colpo sparato senza motivo, irragionevolmente». «Al diavolo l’occhio e la mano», gridò March spazientito. «Tu avrai imparato tra i tuoi Delaware a mirare a un cervo con rapidità e sicurezza, ma vorrei vederti dietro uno di quei pini, con un Mingo dipinto da capo a piedi dietro un altro, sia tu che lui con la carabina puntata, a tentare la vostra sorte! Queste, Nathaniel, sono le situazioni che mettono alla prova la vista e la mano, perché prima di tutto incominciano col mettere alla prova i nervi. Io non ci trovo nulla di straordinario ad ammazzare un animale, ma ammazzare un selvaggio è un altro paio di maniche. Ora che abbiamo ricominciato a pestarle verrà anche per te il momento di mostrare la tua abilità, e vedremo ben presto che cosa vale sul campo una fama di cacciatore. Io nego che la mia mano o la mia vista fossero malsicure; ho soltanto mal calcolato la posizione del daino che si è fermato proprio mentre avrebbe dovuto muoversi, cosicché ho mirato troppo avanti». «Pensala come vuoi, Hurry; io mi accontento di dire che è stata una fortuna. E oso affermare che non tirerò su un essere umano con la stessa fermezza e leggerezza di cuore con cui sparo sui daini». «E chi parla di esseri umani? Io ti pongo semplicemente l’ipotesi di un indiano. Sono convinto che chiunque tentennerebbe quando si tratti di dar vita o morte a un altro uomo; ma non possono esservi simili scrupoli nei confronti di un indiano; non esiste se non la probabilità che egli colpisca te, o viceversa».
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