{Il punto di vista di Allie}
Le ragazze mi stavano assillando senza sosta su quanto fosse ingiusto tutto questo. Erano carine, però, perché non avevano dimostrato alcun rancore nei miei confronti.
“Bene!” Gridai. Tutte si zittirono e mi guardarono. “Che ne dite se portiamo tre bottiglie a testa, in questo modo condividerò le mance, voi potrete scopare con gli occhi chi volete per qualche minuto e poi tornerete alle vostre cabine. Va bene?”
“Sì!”, dissero strillando.
“Forza ragazze”, dissi. Prendemmo tre bottiglie a testa e ci dirigemmo verso la cabina VIP. Arrivammo e io evitai il contatto visivo. Ero ancora offesa per l'occhiataccia ricevuta prima. Le altre ragazze avrebbero potuto divertirsi per qualche minuto, flirtare e magari ottenere una piccola mancia. Passarono dieci secondi prima che ognuna di loro finisse sulle ginocchia di qualcuno. Mi misi a ridere, scossi la testa e sistemai le bottiglie, il ghiaccio e i succhi di frutta. Non furono di grande aiuto.
Sentii che qualcuno mi scrutava e alzai lo sguardo. Era il ragazzo di prima, il suo sguardo mi lasciò senza fiato. I suoi occhi erano ancora più verdi da vicino. Smisi di fissarlo e mi rimisi al lavoro aprendo le bottiglie. Versai gli shot e preparai alcuni cocktail.
“Bene ragazze, credo che le vostre cabine vi stiano chiamando”, dissi loro. Si erano decisamente trattenute troppo. “Se non volete perdere tutte le mance, andate!”. Le cacciai via.
“Guastafeste!”, gridarono tutti. Sorrisi e scossi di nuovo la testa.
"Signori, io rimarrò lì in piedi. Se avete bisogno di qualcos'altro, fatemi un cenno”, dissi e mi misi in un angolo all'ombra per godermi la musica. A differenza delle altre ragazze, io odiavo flirtare. I ragazzi mi facevano sinceramente paura, non avevo nulla contro di loro, ma da quando ero stata aggredita dal mio ragazzo del liceo dopo aver compiuto diciotto anni, non ero più riuscita a provare interesse per i ragazzi. Sì, gli uomini mi eccitavano, ma non abbastanza da uscire di nuovo con qualcuno o da andarci a letto. Il trauma di quella notte non lo avrei mai dimenticato.
Io e Devin, il mio ex ragazzo, ci eravamo frequentati per un anno e per tutto il tempo aveva cercato di convincermi a fare sesso con lui, ma io volevo aspettare il matrimonio. Per i primi mesi andò tutto bene, ma poi, quando iniziai a rifiutare di fare sesso, Devin divenne ossessivo e possessivo. Ogni volta che parlavo con un altro ragazzo, mi accusava di tradirlo o di volerlo portare a letto. Io ero semplicemente gentile con le persone, ma Devin non l'aveva mai vista in questo modo.
Quando mi colpì per la prima volta durante una discussione, pensai che si trattasse di un episodio isolato e lo perdonai. Ma mi sbagliavo di grosso. Con il passare del tempo più litigavamo più i maltrattamenti peggiorarono , ma avevo paura di lasciarlo. Poi una sera, durante una discussione sul mio rifiuto di fare sesso, perse la testa. Diede in escandescenze e mi aggredì. Ricordo solo di aver gridato aiuto, ma non arrivò nessuno. Devin aveva alzato il volume della musica nel suo dormitorio così tanto che le mie urla non si sentivano. Ricordo di essermi svegliata sul pavimento, picchiata, sanguinante e violentata.
Anche se avevo paura, non gli avrei permesso di farla franca per avermi rubato la cosa più preziosa. Non aveva alcun diritto di farmi questo. Mi alzai, mi vestii e andai subito in ospedale per farmi fare un kit stupro. Contattarono la polizia e io denunciai Devin. Devin era ricco, quindi i suoi genitori assunsero degli avvocati di grido per opporsi, ma le prove e le foto raccolte erano chiare come il sole, così finì per essere mandato in prigione e classificato come predatore sessuale. Tutto ciò che ricordo di quel giorno in tribunale è che giurò che mi avrebbe trovata e uccisa. Solo questa minaccia gli valse un altro anno di carcere, perché lo disse davanti al giudice.
Lo stesso giorno della sentenza, feci i bagagli e me ne andai dal New Hampshire. Presi i miei risparmi e salii su un autobus. Non avevo idea di dove sarei andata. Volevo lasciare il paese ma non avevo né i soldi né il passaporto, così finii qui a Las Vegas. Ero felice di averlo fatto. Avevo trovato un lavoro fisso, avevo conosciuto Sin e avevo iniziato a lavorare qui al Kane Beach Club. Ero felice. Mi ero liberata di Devin e avevo ricominciato da capo.
“Ehi, tesoro!” mi chiamò qualcuno.
“Sì?” Mi girai ed entrai nella cabina.
“Possiamo ordinare qualcosa da mangiare dolcezza?”.
“Certo, cosa preferite, ragazzi”.
“Cinque pizze al formaggio, sei porzioni di patatine fritte, tre di quegli antipasti, cinque filetti di pollo con salsa e.…”.
“Un sandwich tacchino, bacon, lattuga e pomodori per favore”, mi voltai, il ragazzo sexy finalmente parlò. La sua voce era profonda e delicata.
“È tutto per orai?” Chiesi guardando l'altro ragazzo.
“Dovrebbe essere tutto, per il momento, dolcezza”, disse facendomi un sorriso accattivante.
"Perfetto, vado a inserire l'ordine e lo aggiungo al tuo conto. Ti ringrazio!”, mi voltai per andarmene.
Mentre mi dirigevo verso il computer del bar per inserire l'ordine, Sin mi abbracciò.
“Allora, mi Amor, com'è la cabina dell'uomo sexy?”.
“Bene, non mi prestano attenzione. Per lo più guardano le altre ragazze, bevono e ridono tra di loro”, dissi mentre digitavo l'ordine del pasto.
“È un sacco di cibo”, disse lei.
“Beh, ci sono molti ragazzi adulti”.
“Perché c'è un ordine di un sandwich tacchino, bacon, lattuga e pomodori a caso?”.
“L'ha ordinato il ragazzo che mi ha guardata male”, dissi. “Peccato, ha una voce davvero sexy”.
“Oh, davvero?”, sorrise e inarcò le sopracciglia.
“Dai, gli sto solo facendo un complimento. Non significa nulla”, dissi sospirando. Controllai il totale delle ordinazioni e lo aggiunsi al conto della cabina. “Sai che non sono così. Soprattutto dopo quello che mi è successo”, le dissi guardandola.
“Lo so, tesoro”, disse abbracciandomi.
“Hai da fare?” Le chiesi.
“No, tutte le mie cabine sono a posto per altri quindici minuti”.
“Dolcezza, vuoi stare un po' con me?”.
“Sì!”, gridò lei, e tornammo alla cabina insieme. Mentre stavamo avviando, diedi un'occhiata alla folla ma mi bloccai immediatamente. Girai la testa perché pensavo che i miei occhi mi stessero giocando un brutto scherzo. Ma lui era effettivamente lì nell'angolo in fondo.La paura prese subito il sopravvento e iniziai a tremare.
“Tesoro, cosa c'è che non va?”. Mi chiese Sin. Lo guardai di nuovo e lui mi sorrise.
“S-Si-Sin”, non riuscivo a parlare.
“Cosa? Cosa c'è?”
“Devin”.
“Ma che cazzo? Sei sicura?”, mi chiese. Annuii e iniziai a piangere. Non avevo mai avuto così tanta paura da quella notte.
“Come ha fatto a trovarmi?” Sin afferrò un buttafuori.
“Ehi, il suo ex ragazzo è qui. È pericoloso”.
“Chiamo la sicurezza”, disse il buttafuori e corse via. Io rimasi immobile, non riuscivo a muovermi e le lacrime continuavano a scorrere.
“Perché diavolo ve ne state in lì in piedi... Che diavolo ha che non va?”. Chiese Jake. All'improvviso, il ragazzo che aveva ordinato da mangiare si avvicinò a noi.
“Che cazzo sta succedendo qui?” chiese.
“Chi sei?” Gli chiese Jake.
“Mi chiamo Brandon Kane, sono il proprietario di questo locale”.
“Signor Kane”.
“Perché la mia dipendente è spaventata a morte?”, chiese.
"Il suo ex fidanzato violento è qui! Ha minacciato di ucciderla quattro anni fa quando lo ha denunciato. Lei è scappata dal New Hampshire per venire qui e ricominciare. Sembra che l'abbia trovata”, disse Sin. Normalmente mi sarei arrabbiata per il fatto che avesse raccontato a degli estranei la mia storia in quel modo, ma ero troppo spaventata per preoccuparmene.
“Accompagnala nell'ufficio dell'amministratore delegato al terzo piano. Ti farò accompagnare da due dei ragazzi che sono venuti con me”, disse a Sin. “E tu”, si riferì a Jake, “Chiudete questo posto! Voglio che tutti escano entro trenta minuti. Chiudete tutti i conti, rimborsate le quote d'ingresso e che tutti i lavoratori vadano a casa in anticipo pagati con lo stipendio pieno. Voglio che questo posto venga svuotato!”, gridò a Jake.
“Andiamo, tesoro. Non può farti del male qui, ci sono troppi testimoni”, mi disse mentre mi portava nell'edificio principale.
{Il punto di vista di Dorian}
Dopo aver ordinato da mangiare, la vidi allontanarsi. Odiavo il modo in cui era vestita, avrei dovuto farla smettere di lavorare qui o chiedere a Brandon di cambiare le uniformi da lavoro. La guardai mentre si divertiva con la sua collega che era altrettanto bella, ma non quanto la mia futura Luna. Il suo sorriso era radioso, si capiva che quelle due erano molto unite.
“Allora, perché lei?” Chiese Brandon.
“È la tua futura Luna”, risposi.
“Merda! È lei!? È fantastico, cazzo! Congratulazioni!” Era più felice di me. Era stato il mio migliore amico fin da quando eravamo bambini, avevo sempre saputo che sarebbe stato il mio Beta. Desiderava una Luna per il nostro branco più di me. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per tenerla al sicuro.
Mentre lei e la sua amica si allontanavano ridendo, si bloccò improvvisamente. Senza un motivo preciso, lo percepii immediatamente. Aveva paura. La osservai da lontano quando improvvisamente il suo corpo iniziò a tremare e le scesero le lacrime dagli occhi. Era terrorizzata.
“Brandon!”
“Sì?”, disse lui. La indicai. “Ma che cazzo, è spaventata a morte”, disse con rabbia. “Vado a controllare”, si alzò e corse verso di loro. Lei tremava sempre di più e io la guardai. Volevo correre da lei e portarla via. Volevo tenerla al sicuro da tutto e da tutti. Brandon mi rassicurò da lontano.
“Voi due andate dal vostro Beta e fate quello che vi dice”.
“Sì, signore!” Due di loro se ne andarono. Sembrava che Brandon volesse che avessero una scorta. Questo poteva solo significare che era in pericolo.
Dorian, questa cosa non ti piacerà. Mi disse collegandosi mentalmente.
Cosa c'è?
La sua vita potrebbe essere in pericolo. Le sue parole alimentarono la mia rabbia, Bandit stava per manifestarsi. Devi calmarti, amico. Se ti metti a fare l'Alfa adesso, la spaventerai ancora di più. Si sta dirigendo verso il mio ufficio. Chiuderò questo posto e butterò tutti fuori. Ti porterò da lei, dammi solo un minuto. Annuii. Aveva ragione, non potevo rischiare di spaventarla ancora di più di quanto non lo fosse già. Volevo trovare chi la stava minacciando ed eliminarlo.
Brandon mi raggiunse di corsa pochi secondi dopo.
“Andiamo”.
{Il punto di vista di Sin.}
Non potevo credere che quello stronzo l'avesse trovata. Stava iniziando a lasciarsi alle spalle il passato e ad andare avanti, ma adesso... Odiavo Devin con tutta me stessa. Lo volevo morto. Allie era come una sorella per me e vederla così mi faceva infuriare. I due ragazzi del signor Kane che ci avevano scortato ci condussero nel suo ufficio.
“Aspettate qui signore, il signor Kane verrà subito”, disse uno di loro.
“Grazie”, risposi mentre chiudeva la porta. Feci sedere Allie sul divano che si trovava nel suo ufficio e la tenni stretta. La paura era fin troppo reale e non potevo fare nulla per darle conforto.
“Come?” disse ”Come ha fatto a trovarmi? Mi sono nascosta da tutto e da tutti! È tutto intestato a tuo nome! Non ho un conto in banca o qualsiasi altra cosa che possa ricondurre a me! Come cazzo ha fatto a trovarmi!?!” scosse vigorosamente la testa afferrandosi i capelli. Odiavo vederla così. Non stava nemmeno piangendo, era solo incazzata. La abbracciai mentre urlava come un'ossessa, poi sentii la porta aprirsi,
“Signor Kane”, guardai il nostro amministratore delegato e poi l'altro ragazzo che stava guardando Allie. Mio Dio, erano così belli.
“Come sta?” chiese lui.
“C’è bisogno di chiederlo! Guardala!” Gridai. “Scusa”, mi resi conto di aver appena urlato al mio capo.
“Non preoccuparti, vedo che sei solo preoccupata per lei. Come vi chiamate?”
“Mi chiamo Cynthia, ma mi faccio chiamare Sin. Lei è Allison e si fa chiamare Allie”, risposi.
“Come avete sentito entrambe, mi chiamo Brandon e questo è il mio migliore amico Dorian”.
“Piacere di conoscervi, Dorian e Brandon”, risposi.
“Il piacere è nostro”, disse Dorian. Allie aveva ragione, la sua voce era sexy.
“Senti, siamo qui per aiutarti. Ma prima ho bisogno che tu faccia una cosa per me, Allie”, disse Brandon. Lei lo guardò e lentamente annuì. “Hai una foto di questo ragazzo?”.
“Nel mio cloud, posso accedervi dal mio telefono”, rispose lei. Almeno non urlava più.
“Dov'è il tuo telefono, piccola?” Le chiesi.
“Nella borsa, nel mio armadietto”.
“Ok, tesoro. Vado a prenderlo, ok?”.
“No Sin!”, mi afferrò il braccio come se la sua vita dipendesse da questo.
“Allie, nessuno ti farà del male, ok? Finché resterai in questo ufficio”, le disse Brandon calmandola. “Sin, anche tu sarai scortata perché potrebbe averti visto con lei. È solo una precauzione”, annuii e me ne andai. Uno dei ragazzi mi seguì fino allo spogliatoio e mi aspettò. Trovai rapidamente il suo telefono e tornai in ufficio.
“L'ho trovato”, dissi e glielo porsi. Lei sbloccò il telefono, estrasse rapidamente una foto di Devin e la mostrò a Brandon.
“Perfetto”, tirò fuori il suo telefono, salvò la foto e digitò qualcosa. “Ho salvato per te il mio numero e quello di Dorian. Puoi chiamarci quando vuoi”, disse. Continuò a digitare sul suo telefono per un minuto. “Ok, ho inoltrato questa foto a tutti i miei addetti alla sicurezza. Sto per uscire e unirmi a loro per vedere se riusciamo a trovare questo stronzo. Non lasciare il mio ufficio finché non ti dico che è sicuro”, disse e si alzò per andarsene.
“Lascia che venga con te, so che aspetto ha e posso facilmente individuarlo tra la folla. Il tuo uomo può stare con me”, volevo anch'io prendere parte dell'azione.
“Ok, ma resta con il mio uomo”, io feci un cenno di assenso.
“Andrà tutto bene”, sussurrai e la baciai sulla guancia.
Devin aveva avuto una bella faccia tosta a farsi vedere qui. Volevo tagliargli l'uccello.