Capitolo 1

2645 Words
{Il punto di vista di Allie} “SIN!!!” Urlai dal soggiorno. Stavamo facendo di nuovo tardi al lavoro per colpa sua. “Sto arrivando!!!” gridò lei. “Mi stai prendendo per il culo!!! Non possiamo arrivare in ritardo anche questo mese!”. Gridai sbattendo la porta. Finalmente aprì e mi lanciò un'occhiataccia. “Stai bene?” Le chiesi. “Sì! Ora andiamo!”, mi afferrò il braccio. Scendemmo di corsa le scale del quarto piano del nostro appartamento e saltammo in macchina. Condividevamo una macchina e avevamo chiesto di fare lo stesso turno. Anche se il nostro manager era un vero idiota, non aveva avuto problemi ad accontentarci. L’apertura estiva delle piscine era appena stata inaugurata e io e Sin servivamo da bere in un beach club. Normalmente lavoravamo per uno dei casinò più grandi, ma durante l'estate servivamo da bere per uno dei beach club indipendenti fuori dalla strip perché si guadagnava di più. Più la gente era ubriaca, più mance ricevevamo. Ma c'era un prezzo da pagare. Palpeggiamenti, toccatine e le continue molestie da parte dei ragazzi per convincerci a raggiungerli nelle loro camere d'albergo. Che schifo! Io e Sin eravamo compagne di stanza e ci eravamo conosciute mentre lavoravamo al casinò qualche anno fa. Io e lei avevamo legato perché eravamo rimaste entrambe orfane in giovane età e ci eravamo trasferite a Las Vegas per fare tabula rasa. I miei genitori si erano trasferiti negli Stati Uniti dalla Corea del Sud al New Hampshire. Morirono in un incidente d'auto durante una brutta tempesta e io sopravvissi solo perché ero seduta al sicuro nel mio seggiolino. Non avevo famiglia negli Stati Uniti e i miei nonni, da entrambe le parti in Corea, non volevano avere nulla a che fare con me. Mi incolpavano per la morte dei miei genitori, così finii nel sistema di affidamento. Non ero mai stata adottata. Sin aveva avuto la peggio. Sua madre era una tossicodipendente e morì per un'overdose di eroina mentre lei era nel suo box. Passarono due giorni prima che venne travata da un'assistente sociale che era andata a fare un controllo. Suo padre era un criminale con tre condanne e si era ritrovato con un'accusa di omicidio di primo grado sulla fedina penale. Avendo la fedina penale già sporca, stava scontando tre ergastoli consecutivi in carcere. Sin non aveva nessun'altro famigliare disposto ad accoglierla, quindi fece la mia stessa fine. Lavoravamo entrambe al Kane Beach Club e servivamo i drink ai tavoli, sapevamo che sarebbe stata una giornata impegnativa. Era una delle giornate più calde mai registrate e dovevamo arrivare in fretta. Fortunatamente, Sin aveva un piede di piombo e un percorso che normalmente avrebbe richiesto venti minuti, noi lo percorremmo in dodici. Eravamo già vestite con le nostre uniformi, si trattava di bikini molto succinti che non lasciavano nulla all'immaginazione. Il club aveva tre diversi tipi di uniformi a seconda della posizione lavorativa, quelle che dovevamo indossare noi erano le più scollate ed erano state fatte appositamente per le ragazze che servivano da bere. A causa della nostra corporatura solo sei di noi potevano indossarle. Eravamo tutte magre, in forma, con coppe che andavano dalla C piena alla doppia D e seni che avrebbero fatto invidia a molte ragazze. Non per vantarmi, ma le ragazze che servivano i drink al Kane Beach Club erano sexy da morire. Eravamo tutte di carnagione e razze diverse. Io ero asiatica, Sin era latino-americana, Dani era caucasica, Maxine era italiana, poi c'erano un'irlandese e una cubana. Io e Sin ci tenevamo in forma tutto l'anno per poter mantenere il nostro lavoro ogni estate. Entrambe odiavamo le nostre uniformi, ma le accettavamo. Dovevamo indossarle solo per tre mesi e mezzo all'anno. Quindi non era poi così male. Attraversammo l'ingresso dei dipendenti e timbrammo il cartellino con due minuti di anticipo. Le lanciai un'occhiataccia. “Stavamo per arrivare di nuovo in ritardo per colpa tua, Sin!”. “Scusa! Non riuscivo a trovare il pezzo di sotto del costume!” urlò lei. “Non ti avevo detto di mettere la tua uniforme sulla sedia ieri sera?”. “Non sono organizzata come te Allie!”. Sgranai gli occhi quando sentii il suo commento. Le volevo bene come a una sorella, ma eravamo decisamente agli antipodi quando si trattava di organizzazione. Arrivammo al briefing proprio quando stava per iniziare. “Bene, signore e signori, oggi sarà una giornata piuttosto impegnativa. Ci sono già circa trecento persone in fila per entrare nel beach club e la fila non farà che aumentare con il passare del tempo. Siate preparati e rispettosi dei nostri ospiti. Avete domande?” “No, signore!”, gridammo tutti a Jake, il direttore del club. Era un vero idiota. Era stata sua l'idea delle uniformi che Sin, io e le altre ragazze dovevamo indossare. I nostri bikini coprivano forse un decimo del nostro corpo. Non lasciavano davvero nulla all'immaginazione, ma era così e lo dovevamo accettare. Io e Sin eravamo le ragazze più basse, quindi quando lavoravamo indossavamo sempre delle zeppe di quindici centimetri o più. Ci eravamo abituate al dolore ai piedi e non ci dava più fastidio stare in piedi per otto o nove ore. Ogni tanto ci sedevamo e facevamo delle pause. Ci dirigemmo verso l'uscita e, ovviamente, le persone stavano già per entrare, l'orologio segnava le 11.00. La musica era a tutto volume e la gente era già al bar per ordinare da bere. “Solo a Sin City!” Sin mi gridò all'orecchio. Sorrisi e mi misi al lavoro. A tutti noi erano state assegnate delle cabine e, per mia fortuna, io ne avevo solo due mentre Sin e le altre ne avevano quattro a testa. Loro stavano già correndo facendo prendersi dal panico, mentre io mi presi il mio tempo. Non ci volle molto perché iniziassero i palpeggiamenti. Sapevo che sarebbe stata una lunga e calda giornata estiva. Dopo un paio d'ore, il locale era pieno zeppo di gente e mi ero ritrovata a gestire una terza cabina. Per fortuna c'era solo un gruppo di ragazze super rilassate e amichevoli. Era un addio al nubilato e si stavano divertendo. Erano qui più che altro per la musica e per la piscina con le onde. Mi avevano palpeggiata, ma in modo piuttosto femminile. Non mi era dispiaciuto. Avevo chiacchierato con loro per qualche minuto e poi tutto di un tratto le ragazze avevano smesso di ridere. Erano rimaste tutte a bocca aperta, le loro mascelle toccavano terra, sbavavano e guardavano verso l'ingresso. Mi girai per vedere chi stessero guardando. Entrò un gruppo di circa dieci ragazzi. Corpi scolpiti come gli dèi greci. Erano tutti alti almeno un metro e ottanta o più. Erano tutti tatuati, alcuni più di altri, ed erano a dir poco perfetti. Lavoravo qui da tre estati insieme a Sin e non avevo mai visto un gruppo di uomini più sexy. “Ragazza”, mi disse Sin all'orecchio. Non avevo idea che fosse dietro di me. Quasi tutte le ragazze del locale li stavano fissando, anche quelle che erano qui con i loro fidanzati o mariti. Mi limitai ad annuire. Alla fine incrociai lo sguardo con il ragazzo più alto del gruppo, sembrava essere alto circa un metro e ottanta, un metro e ottantacinque; era tiratissimo e quasi tutto il suo corpo era ricoperto di inchiostro. Il suo corpo era un'opera d'arte. Portava uno chignon, aveva i capelli neri come la pece, il viso rasato e gli occhi verdi. Dopo un minuto, alzò gli occhi, mi guardò e si sedettero nella cabina privata riservata ai VIP. “Cos'è successo?” Chiese Sin. “Perché mi ha guardata male? Mi stanno fissando tutti”, dissi e tornai a concentrarmi sulle ragazze. “Bene, ragazze, torno con le vostre bottiglie e vi ordino subito del cibo”, dissi e me ne andai. {Il punto di vista di Dorian} Ci fermammo al beach club di Brandon a Las Vegas. Era la prima volta che andavamo in quel locale, perché di solito preferivamo quello di Reno. Pochi umani lo frequentavano, ma Brandon aveva insistito per venire qui questa volta. Personalmente odiavo frequentare questi club. Ero stufo delle ragazze che cercavano di venire a letto con me ed ero stufo di spassarmela in generale. Volevo trovare una compagna. Avevo bisogno della mia Luna per gestire il mio branco. Brandon era un Beta fantastico, non c'era dubbio, ma mi sembrava che mancasse sempre qualcosa. Mio padre mi disse che era perché ero stato un Alfa per quasi dieci anni e non avevo ancora trovato una compagna. Mi affidò il branco non appena compii diciotto anni e ricevetti il mio lupo. Quando compii ventiquattro anni, il nostro branco era cresciuto del doppio e gestivo la più redditizia società di sicurezza specializzata nel soprannaturale. Alcuni dei sicari più letali del paese lavoravano per me. Se mancavano delle risorse, ne appaltavo di esterne. A quel punto, ero già andato a letto con tutte le lupe non accoppiate del mio branco, e nessuna di loro era diventata la mia compagna. Smisi di spassarmela in giro quando mi resi conto che nessuna era in grado di soddisfarmi. Ad un certo punto avevo avuto persino problemi a farmelo venire duro. Così, alla fine, mi rivolsi a mio padre per un consiglio. Ero troppo giovane per avere problemi di libido. Mi disse che era perché il mio lupo voleva una compagna e non una sgualdrina qualunque del branco. Negli ultimi quattro anni mi ero sentito frustrato perché, ovunque andassi o cercassi, non avevo ancora trovato la mia compagna. Brandon aveva sempre mantenuto un profilo basso. Era il ragazzo più bello del mio branco e le ragazze lo desideravano, ma lui era stato furbo e aveva aspettato. Forse non sembrava, ma era ancora vergine. Aveva aspettato e stava ancora aspettando, anche lui era frustrato quanto me. “Dai, amico”, disse Brandon tirandomi per un braccio. “Fanculo, odio andare in discoteca. Lo sai!” Gridai. “Avevamo bisogno di allontanarci, inoltre è un club sulla spiaggia e so che ti piace l'acqua”, disse. Attraversammo l'ingresso privato a noi riservato. La maggior parte delle persone non sapeva che Brandon fosse il proprietario e pensavano che fossimo dei VIP, in effetti lo eravamo. Non appena entrammo nell'area della piscina, fu come se il tempo si fosse fermato. Tutti gli occhi erano puntati su di noi, almeno quelli femminili. Una dozzina di lupi mannari che camminavano in gruppo era una novità per queste persone, soprattutto per gli umani. Mentre camminavamo verso la cabina dei VIP, incrociai lo sguardo di una ragazza asiatica. Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Indossava il bikini più scollato che avessi mai visto e mi fece venire voglia di strapparglielo e di scoparmela o di nasconderla dagli sguardi di tutti gli uomini presenti nella sala. Sembrava essere alta circa un metro e settanta, ma poi notai le sue scarpe. Indossava dei tacchi da 10-12 centimetri, il che significava che senza era alta più o meno un metro e sessanta. Aveva i capelli ricci castano chiaro lunghi fino a metà schiena, occhi marrone chiaro, labbra carnose, un corpo tonico e sexy, un seno naturale e un sedere a dir poco perfetto. Lo sentivo, il mio cazzo si stava indurendo nei pantaloncini e il mio cuore batteva come se stesse per uscire dal petto. La nostra compagna! Gridò il mio lupo Bandit. Finalmente l'avevo trovata, ma poi il suo odore mi colpì. Cazzo! Era umana! Chi se ne frega! È la nostra compagna! Questo rendeva le cose più complicate. Dovevo procedere con cautela. Smisi di guardarla e, senza rendermene conto, la fulminai con lo sguardo. La sua espressione si fece triste quando se ne accorse. Imprecai tra me e me e ci incamminammo verso la nostra cabina, ma non smisi mai di guardarla. Si piegò in avanti e potei vedere perfettamente il suo sedere. La vidi sorridere al gruppo di signore che stava servendo e si allontanò. Vai a prendere la nostra compagna! Che ne dici di capire prima come si chiama? “Brandon!” “Che succede?” “Portami il manager”. “Capito”. {Il punto di vista di Allie} Mentre raccoglievo le bottiglie dalla cabina dell'addio al nubilato, Sin si avvicinò. “Allie, quel gruppo di ragazzi che è appena entrato! Ragazza, non mi sono mai bagnata così!”. “Sin! Calmati, sono solo ragazzi”, dissi ridendo mentre lei si stava sventolando con la mano. “Sì, ragazzi sexy e divini! Tutte le ragazze di questo posto li stanno fissando. Avresti dovuto vedere i loro fidanzati e mariti. Alcuni hanno persino iniziato a litigare e se ne sono andati”. Si mise a ridere. Io e le altre ragazze ridemmo scuotendo la testa. Nonostante il suo passato, Sin amava gli uomini. Era amichevole con tutti e amava flirtare. “Allie!” Jake chiamò il mio nome. “Sì?” Risposi. “Quando avrai finito di servire queste, ho bisogno che tu passi le altre cabine a Sin e agli altri”, mi disse. “Cosa? Perché?” Ero scioccata. Avevo bisogno delle mance. “Non preoccuparti, riceverai la tua parte di mance. Ma sei stata richiesta per servire da bere esclusivamente alla cabina VIP”, mi spiegò. “Tu, troia fortunata!” Sin e altre due urlarono quando sentirono quello che aveva detto Jake. “Jake! Solo una cabina per sei ore!? Non guadagnerò nulla!”. Ero furiosa. Anche se avessimo diviso le mance delle altre cabine, una sola cabina non sarebbe stata sufficiente per l'intera giornata. Io e Sin vivevamo in un contesto esclusivo, visto che dividevamo l'affitto, e quindi eravamo a posto per quanto riguardava le bollette, ma dovevamo comunque cercare di guadagnare qualche centinaio di euro a turno per arrivare a fine mese e poter risparmiare. Volevamo prenderci un po' di tempo libero e viaggiare, visto che entrambe non avevamo mai avuto la possibilità di farlo crescendo. “Allie, hanno già ordinato dodici bottiglie!”, urlò. “DODICI!?!” Tutte noi rispondemmo con un urlo. “Questi ragazzi hanno intenzione di uscire vivi da qui?”. Chiese Sin. “Non lo so e non mi interessa! Portate loro le bottiglie. Ecco l'ordine e tu resta nella loro cabina finché non avranno bisogno di qualcos'altro, capito?”. Mi consegnò l'ordine e se ne andò. Non avevo voce in capitolo. Guardai in basso. “Questi sono tutti prodotti di prima qualità!” Gridai. Sin e le ragazze mi circondarono mentre leggevamo ciò che avevano ordinato. “Alcune di queste bottiglie costano dai due ai quattromila euro l'una”, disse Dani alla mia sinistra. “La più economica che hanno ordinato costa novecento euro”, disse Maxine alla mia destra. “Guardate, Jake ha scritto 'CONTO APERTO'”, disse Sin indicando l'angolo in basso. “Conto aperto!?”, gridammo tutte. “Tu, puttana fortunata!” Urlarono tutte. “L'hai chiesto tu, non è vero!”. Chiese Maxine, chiaramente gelosa ma in modo carino. “No, ero contenta delle altre tre cabine. Oggi avrei ottenuto almeno mille euro di mance e commissioni. Mi andava benissimo!”. Mi difesi. Servendo da bere, ognuna di noi prendeva una commissione del 2% sulla vendita totale di ogni conto per ogni cabina e inoltre potevamo tenerci tutte le mance. Le uniche volte in cui ci dividevamo le mance era quando condividevamo una cabina o se dovevamo cederla, come in questo caso. “Aspetta, Jake ha detto che ti hanno richiesta”, disse Sin. “Vuol dire che l'hanno chiesto espressamente”, disse Dani incrociando le braccia. “Tu, puttana fortunata!”, gridarono di nuovo tutte. “Basta!!!” Gridai e tutte scoppiarono a ridere. Perché avrebbero dovuto richiedermi?
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