Capitolo IV - Cado in disgrazia Se la camera in cui era stato spostato il mio letto fosse stata un essere sensibile e avesse potuto parlare, vorrei interrogarla ancora oggi – chissà chi ci dormirà adesso! – e farla testimoniare per me perché dica con quale cuore pesante io vi entrai. Vi andai sentendo il cane in cortile che abbaiò per tutto il tempo mentre salivo le scale; e guardando attonito e spaesato la stanza mentre la stanza guardava me, mi sedetti incrociando le manine, e pensai. Pensai alle cose più bizzarre. Alla forma della camera, alle crepe sul soffitto, alla carta da parati, alle imperfezioni nei vetri, le cui ondulazioni alteravano il paesaggio, al supporto del catino, traballante sulle sue tre gambe, che pareva scontento di qualcosa, e che mi fece pensare alla signora Gumm