– Non ancora, – rispose il signor Murdstone.
– E questo marmocchio chi è? – domandò uno dei due signori, afferrandomi.
– È Davy, – replicò il signor Murdstone.
– Davy chi? – insistette il signore. – Jones? (4)
– Copperfield, – disse il signor Murdstone.
– Come! L’ingombro dell’affascinante signora Copperfield? – gridò il signore. – La bella vedovella?
– Quinion, – esclamò il signor Murdstone, – fai attenzione, per piacere. C’è qualcuno che è molto sveglio.
– Chi? – chiese il signore, ridendo.
Alzai subito gli occhi dalla curiosità.
– Un certo Brooks di Sheffield, – rispose il signor Murdstone.
Mi sentii piuttosto rassicurato nel sapere che si trattava di un certo Brooks di Sheffield; perché dapprima avevo pensato che fossi io.
Pareva che ci fosse qualcosa di veramente comico nella reputazione del signor Brooks di Sheffield, perché entrambi i signori risero di cuore quando venne nominato, e anche il signor Murdstone ne fu molto divertito. Dopo aver riso, il signore che si chiamava Quinion disse:
– E che ne pensa Brooks di Sheffield di quel progetto?
– Beh, non credo che ne capisca molto, al momento, – replicò il signor Murdstone; – ma mi pare che in generale non sia molto favorevole.
Ciò suscitò altre risate, e il signor Quinion disse che avrebbe suonato il campanello per chiedere dello sherry da bere alla salute di Brooks. Così fece; quando il vino arrivò, me ne dette un pochino, con un biscotto, e prima che lo bevessi, si alzò e disse, – Abbasso Brooks di Sheffield! – Il brindisi venne accolto da un grande applauso, e con risate così schiette da far ridere anche me; il che li fece sbellicare ancora di più. In breve, ci divertimmo molto.
Dopo andammo a passeggiare lungo la scogliera, ci sedemmo sull’erba, guardammo attraverso un telescopio – quando mi fu accostato all’occhio non riuscii a distinguere nulla, ma finsi invece il contrario – poi tornammo all’albergo per cenare presto. Per tutto il tempo in cui rimanemmo fuori, i due signori fumarono senza sosta – cosa che, a giudicare dall’odore dei loro giacconi, dovevano aver fatto dal momento in cui erano arrivati a casa dalla sartoria. Non devo dimenticare che salimmo a bordo del battello, dove loro scesero in cabina, e si misero a guardare delle carte. Quando guardai dall’oblò aperto li vidi lavorare sodo. Mentre erano così occupati, mi lasciarono con un uomo molto gentile con un testone di capelli rossi e un berrettino piccolo e lucido sopra, che portava una camicia o panciotto a righe con su scritto “Skylark” a lettere maiuscole sul petto. Pensai che si chiamasse così, e che vivendo su quella barca e non avendo una porta su cui mettere il proprio nome, l’aveva messo lì; ma quando lo chiamai signor Skylark, disse che si riferiva al battello.
Per tutto il giorno notai che il signor Murdstone era più grave e più controllato degli altri due signori, che erano invece molto allegri e spensierati. Scherzavano liberamente l’uno con l’altro, ma con lui solo di rado. Mi sembrava che lui fosse più intelligente e freddo di loro, e che lo trattassero con qualcosa che assomigliava a ciò che provavo io. Notai che una o due volte, parlando, il signor Quinion lo guardò con la coda dell’occhio, come per assicurarsi che non fosse contrariato; e che una volta, quando il signor Passnidge (l’altro signore) divenne molto ilare, gli pestò un piede, e con un’occhiata lo spinse a guardare il signor Murdstone che se ne stava severo e silenzioso. Né ricordo che il signor Murdston abbia mai riso quel giorno, tranne che per la battuta su Sheffield – e che, tanto per dire, aveva fatto lui.
Quella sera tornammo a casa presto. Era una serata bellissima, e mia madre e lui fecero un’altra passeggiata lungo la siepe di rose, mentre io venni fatto entrare per il tè. Quando andò via, mia madre mi chiese tutto di quella giornata, e che cosa avessero detto e fatto. Le accennai a ciò che avevano detto di lei, e lei rise e mi disse che erano degli sfacciati che dicevano sciocchezze… ma sapevo che le aveva fatto piacere. Lo capii bene proprio come potrei capirlo ora. Colsi l’occasione di domandarle se conosceva il signor Brooks di Sheffield, ma lei rispose No, supponeva solo che fosse un fabbricante di coltelli e forchette.
Posso dire del suo viso – alterato, come ho ragione di ricordarlo, morto, come so che è – di averlo perduto, quando eccolo tornare da me in questo istante, nitido come qualsiasi viso che scelgo di osservare in una strada affollata? Posso dire della sua bellezza innocente e fanciullesca, che sia svanita, e abbia cessato di esistere, quando sento il suo respiro sulla mia guancia, proprio come quella sera? Posso dire che sia mai cambiata, quando il mio ricordo la riporta alla vita solo così; e lei, più fedele alla sua amabile giovinezza di quanto lo sia stato io, o lo siano mai stati altri, conserva ancora ciò che allora le era tanto caro?
Parlo di lei proprio come era quando andai a letto dopo quella conversazione, e lei venne a darmi la buona notte. Si inginocchiò allegra accanto al letto, poi appoggiò il mento sulle mani, e ridendo, disse:
– Com’era, Davy, cosa hanno detto? Ripetimelo. Non posso crederci.
– Affascinante… – cominciai.
Mia madre mi mise una mano sulle labbra per fermarmi.
– Non hanno mai detto affascinante, – esclamò ridendo. – Non può proprio essere, Davy. Ne sono sicurissima!
– Sì, invece. “L’affascinante signora Copperfield”, – ripetei testardo. – E “bella”.
– No, no, non era bella. Bella no, – interruppe mia madre, sfiorandomi di nuovo le labbra.
– Invece sì. “Bella vedovella”…
– Che creature sciocche e impudenti! – gridò mia madre, ridendo e coprendosi il viso. – Che uomini ridicoli! Non è così? Davy caro…
– Sì, mamma.
– Non dirlo a Peggotty; lei si arrabbierebbe con loro. Anch’io sono terribilmente arrabbiata; ma preferirei che Peggotty non lo sapesse.
Glielo promisi, ovviamente; e ci scambiammo ancora molti baci, e presto mi addormentai.
Mi sembra, a distanza di tempo, come se fosse già il giorno dopo quando Peggotty accennò alla proposta stupefacente e avventurosa che sto per menzionare; probabilmente invece fu un paio di mesi dopo.
Una sera eravamo seduti come la volta precedente (mentre mia madre era nuovamente fuori), con la calza e il metro, il pezzetto di cera, e la scatola con Saint Paul sul coperchio, e il Libro dei Coccodrilli, quando Peggotty, dopo avermi guardato diverse volte, e avendo aperto la bocca come per parlare senza poi farlo – pensavo che fossero solo sbadigli, altrimenti mi sarei allarmato – disse carezzevole:
– Signorino Davy, vi piacerebbe venire con me a passare quindici giorni da mio fratello a Yarmouth? Non sarebbe bellissimo?
– È simpatico tuo fratello, Peggotty? – indagai per il momento.
– Oh, è simpaticissimo! – esclamò Peggotty, sollevando le mani. – E poi c’è il mare; le barche e le navi; e i pescatori; e la spiaggia; e Am con cui giocare…
Peggotty voleva dire suo nipote Ham, nominato nel mio primo capitolo; invece ne parlò come se fosse un pezzo di Grammatica Inglese. (5)
Mi emozionai molto davanti a quell’elenco di delizie, e replicai che sarebbe stato davvero bellissimo, ma cosa avrebbe detto mia madre?
– Beh, ci scommetto una ghinea, – rispose Peggotty, fissandomi, – che ci lascerà andare. Glielo chiederò io, se volete, non appena tornerà a casa. Ecco!
– Ma cosa farà mentre non ci saremo? – domandai, mettendo i miei piccoli gomiti sul tavolo per sottolineare l’argomento. – Non può vivere da sola.
Se era un buco quello che Peggotty all’improvviso si mise a cercare nel tallone di quella calza, doveva essere proprio minuscolo, tanto che non valeva davvero la pena rammendarlo.
– Ehi! Peggotty! Non può vivere da sola, lo sai.
– Oh benedetto il cielo! – esclamò Peggotty, alla fine guardandomi di nuovo. – Non lo sapete? Andrà per quindici giorni dalla signora Grayper. La signora Grayper avrà molta compagnia.
Oh! Se le cose stavano così, ero pronto ad andare. Aspettai con grandissima impazienza, fino a che mia madre tornò da casa della signora Grayper (era sempre la stessa vicina), per assicurarmi che potessimo mettere in pratica quell’idea grandiosa. Senza affatto sorprendersi quanto mi sarei aspettato, mia madre accettò subito; e quella sera stessa fu tutto organizzato, e stabilita la somma che avrei pagato per la mia permanenza a Yarmouth.
Presto arrivò il giorno della nostra partenza. E arrivò presto addirittura per me, che ero in febbrile attesa, temendo che un terremoto o un vulcano in eruzione, o qualche altro sconvolgimento naturale, si potesse frapporre e impedire la spedizione. Saremmo dovuti andare con il carro di un vetturino, che partiva la mattina dopo colazione. Avrei pagato qualsiasi cifra perché mi fosse permesso di bardarmi ben bene la sera prima e dormire con cappello e scarpe.
Anche se ne parlo con leggerezza mi commuovo tuttora nel pensare a quanto fossi impaziente di lasciare la mia casa felice; nel pensare a come non avessi il minimo sospetto di ciò che lasciavo per sempre.
Sono contento di ricordare che quando il carro arrivò al cancello, e mia madre rimase lì per baciarmi, scoppiai a piangere, e che provai un affetto pieno di gratitudine per quel vecchio posto a cui non avevo mai voltato le spalle prima di allora. E sono contento di sapere che anche mia madre pianse, e che sentii il suo cuore battere contro il mio.
Sono contento di ricordare che quando il vetturino iniziò a muoversi, mia madre corse fuori dal cancello, e gli disse di fermarsi per potermi baciare ancora una volta. Sono contento di ripensare alla naturalezza e all’amore con cui lei avvicinò il suo viso al mio, e mi baciò.
Quando la lasciammo là sulla strada, il signor Murdstone le andò vicino, e sembrò protestare con lei perché era così commossa. Guardando indietro al riparo della copertura del carro mi chiesi cosa c’entrasse lui. Peggotty, che anche lei stava facendo lo stesso dall’altra parte, sembrò proprio seccata; come si vide chiaramente dal suo viso quando rientrò nel carro.
Rimasi a guardare Peggotty per un po’ di tempo, fantasticando su un problema immaginario: ammettendo che lei avesse avuto il compito di smarrirmi, come il ragazzo della fiaba, se io sarei stato in grado di ritrovare la strada di casa seguendo i bottoni che lei avrebbe disseminato.