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Mario Esposito era un uomo tranquillo, conduceva da sempre una vita altrettanto pacata. Una moglie insipida, una figlia adolescente, due cani meticci e un’insana passione per la buona tavola che non aveva affatto giovato alla sua forma fisica. E poi il suo lavoro, la sua piccola impresa edile ereditata dal padre quando aveva poco più di vent’anni. Dato il suo stile di vita, fatto unicamente di lavoro, famiglia e qualche partita a poker ogni tanto, mai avrebbe ipotizzato di ritrovarsi suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Invece era successo, proprio a lui, sempre accorto nel tenersi alla larga dai guai. Quella mattina, infatti, non era stato svegliato come al solito dall’aroma di caffè che fuoriusciva ogni santissimo giorno dalla sua vecchia moka, ma da un’insolita telefonata di uno dei suoi operai a dir poco in preda al panico. Esposito, ancora mezzo assonnato, dovette farsi ripetere due volte che era stato rinvenuto un cadavere durante l’ennesimo lavoro di ristrutturazione, convinto com’era di stare ancora sognando. Quando finalmente uscì dal torpore del sonno e realizzò quanto accaduto, balzò giù dal letto incurante delle lamentele della moglie svegliatasi di soprassalto e meno di mezzora dopo era già sul luogo del ritrovamento. Non si poteva certo dire che Esposito fosse un uomo impressionabile, tuttavia la visione del cadavere lo turbò. Cominciò a camminare avanti e indietro indeciso su chi avvertire per primo. La gravità della situazione lo convinse a comporre il numero della Polizia e pochi minuti dopo quello della contessa, la committente dei lavori. La nobildonna giunse quasi subito e a nessuno sfuggì che il suo aspetto era oltre modo impeccabile, nonostante l’ora e la convocazione inaspettata. I capelli erano ordinati e raccolti sulla nuca, fatta eccezione per due piccole ciocche ribelli che scivolavano sulla fronte, incorniciandola. L’abbigliamento era ricercato, ed emanava un’eleganza sottile: un abito da sera nero di alta sartoria metteva in risalto il suo fisico snello mentre uno scialle di cashmere azzurro le nascondeva le spalle, proteggendola dall’aria umida del mattino. L’espressione preoccupata sul viso leggermente truccato non ne offuscava la delicata bellezza.
«Contessa, ho già avvisato le autorità» disse Esposito intimidito sia dall’avvenenza della donna sia dal suo rango.
Sofia annuì con un cenno del capo, tenendosi a una certa distanza. «Allora non ci resta che aspettare» disse poi con un filo di voce.