Capitolo due
Dodici anni fa
Trey
Lupe in bikini, bottiglie di birra vuote, sabbia in mezzo alle dita dei piedi. Il Parco di San Clemente è il posto perfetto per accamparsi con la gang in un fine settimana d’ottobre.
Mia mamma non fa la difficile, ma non sono sicuro di come la maggior parte di questi ragazzi abbia ottenuto dai loro genitori il permesso di venire: dev’essere perché a capo del gruppo c’è Garret, il nostro futuro alfa. Oppure hanno spudoratamente mentito e hanno detto che era una gita scolastica.
So che se fossi il padre di Sheridan Green non le permetterei mai di dormire nei paraggi di gente come noi. Come me. Perché corre il serio pericolo di essere marchiata qui e ora.
E non è solo il fusto di birra rubato a parlare.
Non abbiamo mai passato del tempo insieme prima: frequentiamo cerchie completamente diverse, ma in qualche modo siamo finiti a giocare a frisbee insieme nell’acqua oggi pomeriggio. Ora sta appoggiata a me davanti al fuocherello che qualcuno ha acceso sulla spiaggia, la pelle delle spalle nude calda contro la mia, il suo profumo nelle mie narici. Non l’ho ancora toccata, più che altro perché non mi fido di me stesso. Non posso neanche credere che siamo qui insieme. Reginetta di bellezza, aristocratica del branco, studentessa modello: è tutto il contrario di me. All’età di diciassette anni lavora negli uffici superiori di Wolf Ridge con il resto dei capi, non ai piani bassi della fabbrica come me e mia madre.
Ed è la lupa più strepitosa che questo branco abbia mai visto.
Pensavo che sarebbe uscita con il figlio dell’alfa di un altro branco, qualcuno come suo cugino Garrett, che è e ha tutto. O addirittura Jared, che almeno ha un pedigree da mezzo-branco.
“Sai qual è la cosa che non capisco, Robson?” Ha la voce roca e morbida, così che solo io possa sentirla.
“Che cosa, tesoro?” Faccio un tiro dallo spinello che Jared mi ha passato e glielo offro. Scuote la testa, ma non percepisco alcun giudizio.
“Perché uno intelligente come te se ne stia dietro a cazzeggiare in classe durante la lezione. Se ti applicassi, potresti andare dritto al college da qualche parte.”
Mi si stringe il petto, ma mi sforzo di ridere. Ho escluso il college parecchio tempo fa. Probabilmente quando la mia professoressa di terza media mi ha detto che, come il mio padre carcerato, non valevo niente, e che avrei dovuto portare il culo all’istituto professionale. “Cosa ti fa pensare che sono intelligente?”
“Non saresti nelle classi avanzate, se non avessi passato i test di ammissione. E fai bene ogni compito anche se non ti vedo mai studiare.”
Sta prestando attenzione.
Già solo questo fa cadere in frantumi e ricostruisce da capo il mio mondo.
“No, la scuola non è per me. Non sopporto l’autorità.” Le rivolgo il mio sorriso da ragazzo ribelle e lei mi si appoggia, gli occhi verdi illuminati dalle fiamme.
“La sua autorità la segui.” Alza il mento in direzione di Garrett Green, il figlio del leader del nostro branco.
“Lui è diverso.” Lo dico sul serio. Garrett sarà anche alfa al cento per cento, ma è uno di noi. Neanche a lui interessa niente di scuola e autorità. Non accetta il comando. Ha detto forte e chiaro a suo padre che non gestirà mai il birrificio. Ma più di tutto è un amico. È leale nei confronti del suo mini-branco di adolescenti come noi lo siamo verso di lui. Farebbe qualsiasi cosa per noi.
E ho avuto molto poco di questo nella mia vita, quindi sì, gli sto attaccato. Dove va lui, vado anche io. E di sicuro non andremo al college per diventare dei manager in giacca e cravatta di Wolf Ridge.
Sheridan volge lo sguardo di nuovo verso il fuoco.
Dall’altra parte del falò, Garrett ulula e si strappa di dosso i boxer. Con un grido di eccitazione, il resto dei ragazzi lo imita, sfilandosi i costumi e tramutandosi per ululare. Anche un gruppo di ragazze fa lo stesso, chiamando me e Sheridan. Lei si alza in piedi ed esita, lanciandomi uno sguardo insicuro.
Anche se darei il mio testicolo sinistro per vedere Sheridan Green nuda, non le permetterò mai di spogliarsi davanti al resto della banda. Sì, ci tramutiamo tutti insieme da quando siamo bambini, ma quello succedeva prima della pubertà. Prima che i nostri denti producessero il siero capace di marchiare permanentemente una femmina.
“Non qui, tesoro.” La sollevo per la vita e corro, portandola verso le tende, mentre lei ride e si dimena perché la metta giù.
La poso in piedi davanti alla sua tenda e mi giro di spalle. “L’ultimo che cambia sembiante è peggio di un piede puzzolente!” Mi tiro giù il costume e mi tramuto, mentre lei è ancora abbassata dentro alla tenda.
Lancia un gridolino frustrato e poi sfreccia fuori, la sua pelliccia fulva folta e lucida. Corre al massimo della velocità fino all’acqua e io la inseguo, mordicchiandole le zampe posteriori, il mio lupo già pronto ad accoppiarsi, a marchiare.
Giù, bello. Sheridan Green è off-limits come una suora del Vaticano.
Al mio lupo non gliene frega un cazzo.
La vuole. Preferibilmente in forma umana, nuda e sulla spiaggia.
La vuole stanotte.