Trey
Sheridan Green mi sta fissando e sembra essere uscita dai miei sogni – erotici – approdando nella mia vita. Il mio lupo preme contro la pelle, graffiandomi con i suoi artigli perché la tocchi. Non so se gridarle addosso e sbatterle la porta in faccia, o tirarla dentro all’ufficio e riprendere dimestichezza con ogni centimetro del suo corpo.
Il mio uccello non è così ambivalente. Sarebbe facile, facilissimo, troppo facile, tirarla a me, sollevarle la gonna e farla mia addosso al muro.
Poi apre la bocca. “Levami le mani di dosso,” dice con impeto, gli occhi verdi e luccicanti.
“Cazzo,” rispondo con voce roca, lasciandola andare come se scottasse. “Che succede?” chiedo a Grizz, senza levare gli occhi di dosso dal volto furente di Sheridan.
Il grizzly scrolla le spalle. “È entrata chiedendo di parlare con Garrett. Ho immaginato che volessi saperlo.”
“Garrett?” Incrocio le braccia sul petto, imitando la postura di Sheridan. Ha le scatole girate. Come se avesse il diritto di essere incazzata con me dopo quello che ha fatto. “Tuo cugino non è qui.”
“Questo l’ho saputo,” dice di rimando. “Subito prima di imbattermi in un dannato vampiro.”
Un ringhio mi sale dal petto. Non rivolto a lei. Non sono contento dei succhiasangue.
“Vieni dentro.” Faccio un passo indietro, tenendo la porta aperta. Lei entra e fa un giro su se stessa, le mani sui fianchi. Per un momento vedo l’ufficio attraverso i suoi occhi. Le pile incasinate di carte, la poca luce che proviene solo dal bagliore di un vecchio computer fisso. Le lattine di birra vuote che traboccano dal cestino. Non proprio un ambiente di lavoro professionale.
Pazienza. È il mio lavoro e io faccio le mie cose quando voglio e come voglio. Ho smesso di farle per fare piacere a lei. Quei giorni sono finiti. Lei ha ucciso ogni legame avessimo tra noi.
Una vocina nella mia testa sussurra: L’hai fatto succedere tu. Devo ammetterlo, ho spento i sentimenti che provavamo reciprocamente nel modo più efficiente possibile. La nostra relazione era agli sgoccioli quando vi ho messo fine. Ma è stata Sheridan a piantarmi un coltello nel cuore per poi rigirarlo fino a che non è rimasto nulla. Niente amore, niente sentimenti. Da allora sono stato un guscio vuoto.
“Un vampiro, Robson, sul serio? Che diavolo sta succedendo?”
Diavolo. Ancora non dice parolacce. È ancora la perfetta principessina del branco, che lavora sodo per accontentare tutti. La sua famiglia, il suo branco, il suo alfa. Tutti tranne me. Non si fa problemi a trattarmi come una nullità.
In questo momento mi sta guardando dall’alto in basso come se fossi una merda di cane sulle sue scarpe di marca. Le sue scarpe eleganti con i tacchi alti, che le fanno apparire le gambe lunghe e slanciate sotto a quella gonna, cazzo.
Inarco le sopracciglia di scatto e la fulmino con lo sguardo anche io. Chi cazzo si mette i tacchi alti per venire in un club sotterraneo per combattimenti?
“Cosa ci fai qui, Sheridan?”
Un dito con l’unghia perfettamente curata e smaltata mi si pianta nel petto. “Prima mi rispondi tu, lupo. Perché c’è un succhiasangue quaggiù? Questo è territorio del branco. Perché non l’hai buttato fuori e impalato, per dare l’esempio?”
“Non posso. Appartiene a Lucius. Abbiamo un patto.”
Sheridan inspira di scatto. “Fai affari con i vampiri?”
“Cazzo.” Mi giro, passandomi una mano tra i capelli. Odio i succhiasangue più di chiunque altro. Hanno trasformato il mio sogno in un incubo. “È complicato.”
“Spiega.”
Mi rigiro verso di lei, ringhiando. “Non sono il tuo lupo.” Una volta lo ero. Ma mai più. Ecco perché è così difficile. “Non devo rispondere a te.”
Raddrizza la schiena, il mento che si alza in quella posa testarda che conosco così bene. “Sono qui per conto del branco di Phoenix.”
“Il padre di Garrett? Dovresti parlare con Garrett.”
“Pensavo di trovarlo qui.”
“Questo non è territorio del branco. Non più.” Deglutisco per impedire al mio lupo di ringhiare nel petto. Odia i succhiasangue quanto me. “Abbiamo fatto un patto con il nuovo capo.”
“Non ci posso credere. I lupi che conosco non farebbero mai e poi mai un patto con dei vampiri…”
“La Sheridan che conosco non sceglierebbe mai la gloria al posto dei suoi amici. Oh, aspetta, l’ha fatto.”
Impallidisce. “È stato anni fa,” sussurra. “Pensavo fossi andato oltre.”
Mai. Non andrò mai oltre a te. Se parlassi, implorerei come un cane. Le chiederei di tornare, di perdonarmi, qualsiasi cosa. Invece di rispondere, alzo un sopracciglio canzonatorio. Crudele, ma se lo merita.
Distoglie lo sguardo e il colore torna alle sue guance in una vampa. Un ricciolo di capelli fa un giro perfetto attorno all’orecchio. Stringo la mano in un pugno per impedirmi di toccarlo.
Dopo un minuto, Sheridan si gira, il viso come una maschera gelida. “Sono qui a rappresentare il branco di Phoenix. Abbiamo sentito che il Fight Club stava attirando guai. L’Alfa Green mi ha mandato a capire cosa sta succedendo.”
“A spiarci, intendi.” Piego la testa di lato e scopro i denti in una malevola imitazione di un sorriso. “Proprio come ai vecchi tempi.”
Si irrigidisce. Mi indica. “Vorrei un incontro con Garrett, per parlare di questa nuova presenza vampiresca e del suo significato.”
“Allora chiamalo. Sono sicuro che tuo cugino sarà contento di sentirti. O non vi parlate più tanto?”
Preme le labbra tra loro e scuote la testa leggermente.
“Immaginavo. È quasi come se nessuno si fidasse più di te, da quando ci hai traditi.”
“La mollerai mai, questa storia?”
“No.” Sorrido per nascondere il lampo di dolore. È così bella. Così perfetta. Così irraggiungibile. Ha più possibilità una formica con il sole che io con lei.
Suo padre aveva ragione. Non avrei mai dovuto metterle addosso le mie zampacce sporche.
“Senti.” La sua voce si ammorbidisce. “Non sono la cattiva, qui. Fight Club.” Schiocca le dita. “Stai attirando attenzioni. Polizia, FBI, CIA…”
“Wow, wow, wow.” Alzo una mano per fermarla, imprecando mentalmente l’agente Dune e la sua dannata crisi di mezza età. “Quella storia con la CIA non eravamo noi.”
Scuote la testa. “Eri coinvolto. E ora la situazione si è fatta calda e stai stuzzicando gli umani sotto ai loro stessi nasi. Gioco d’azzardo. Combattimenti illegali. Droghe.”
“Ehi…” Allargo le braccia. “Non ho niente a che fare con le droghe.”
Si china in avanti e mi annusa in maniera evidente i vestiti. “L’ultima volta che ho controllato, la maria a uso ricreativo non era legale.”
Ruoto gli occhi al cielo. “Magari ho una ricetta medica.”
“Non me ne frega niente della maria. A me interessa la roba più tosta. Sucre sang.” Blatera qualcosa che sembra francese. “Sangue di zucchero. È una nuova droga che gira per le strade, ed è letale.” Si ferma, gli occhi per un momento distanti. “Ecco perché i vampiri sono qui,” dice a se stessa, come se l’avesse appena capito.
Resto in silenzio, assaporando lo spettacolo della sua figura avvolta in un completo aderente. Sta bene. Più make-up rispetto a una volta, e i capelli tirati indietro, ma il vestito castigato che indossa non nasconde le sue curve perfette.
Sheridan. Cazzo. È erba gatta per il mio lupo. Non erba gatta… strozzalupo! Dolcezza e veleno in un unico pacchetto perfettamente confezionato.
Come a darne prova, mi affronta: “Questa misera disputa territoriale con i succhiasangue implica chiaramente che non ve la sapete cavare da soli. Avete bisogno della nostra protezione. Magari addirittura di rientrare nel branco di Phoenix.”
“Che cazzo dici?” Non riesco a tenere la voce bassa. “Siamo per conto nostro da anni, fin da quando tu…”
“Esistete soltanto perché noi lo permettiamo,” dice, fredda come la sentenza di morte di un giudice. “Fai chiudere il Fight Club, Trey. O lo farò io.”