22 | è ᴀᴘᴘᴇɴᴀ ᴀʀʀɪᴠᴀᴛᴀ ʟᴀ sᴛʀᴇɢᴀ ᴄᴀᴛᴛɪᴠᴀ.

1032 Words
Stiamo tornando a casa. Come all'andata alla guida c'è Andrew, che non ha bevuto nient'altro che birra. Penso che, a parte quella, sia astemio. Io sono leggermente brilla, ma abbastanza lucida da capire che Jax è completamente andato. Da cosa lo deduco? Dal fatto che continua a cantare a squarciagola ogni canzone che passa alla radio, agitando le braccia a caso. In macchina c'è anche Max, che asseconda il mio migliore amico in ogni cosa. Non so se è perché è ubriaco o se è perché prova qualcosa per lui. Ma in ogni caso, si diventa deficienti. Basta vedere come sono finita io dopo averlo conosciuto. Come previsto, Theo e Rob hanno rimorchiato e, quasi sicuramente, non passeranno la serata nelle loro case. Per fortuna alla radio hanno smesso di trasmettere canzoni e ora è il momento delle pubblicità, ma a quanto pare a Jax non interessa più di tanto, perché continua a cantare, anzi, pardon, a urlare. Dalla disperazione mi è venuto un tic all'occhio sinistro, che mi viene sempre quando il mio istinto omicida vorrebbe prendere il sopravvento. Mi giro di scatto verso il migliore amico, e inizio a chiamarlo. «Jax.» Non mi ascolta. «Jax» ripeto, anche se a vuoto, a quanto pare. «Jackson» sibilo, mente gli dò un pizzicotto appena sopra il ginocchio. «Smettila di agitare quelle braccia come se fossi un tacchino che vuole imparare a volare. Per poco non mi colpivi.» Per fortuna Jackson ferma le braccia, ma ora inizia a parlare Max. «Mhh, tacchino. Adoro il tacchino, soprattutto quando mia mamma lo prepara spennellando sopra del burro fuso.» Fa una pausa mentre chiude gli occhi, immaginando la scena. «Mh, burro.» Fisso Andrew, che smette per un momento di prestare attenzione per lanciarmi una breve occhiata. «Quando è ubriaco inizia a parlare di cibo. Qualsiasi cibo.» Non finisce neanche di parlare, che Max dice di aver voglia di muffin. Jackson mette la testa tra i due sedili, e mi fissa. «Ivy, ho voglia di muffin. Non è che tua madre ha voglia di prepararli? Quelli buoni che fa lei, quelli alla felicità.» Tiro una testata al cruscotto, esasperata, mentre alla cieca metto la mano sinistra sulla faccia del mio migliore amico per spingerlo all'indietro e farlo tornare al suo posto. «Niente muffin alla felicità. Sei già ubriaco, ci mancano solo i dolci di mia madre.» «Che sapore ha la felicità?» chiede Max. Jackson si gira di scatto verso di lui, guardandolo malizioso. «La felicità ha lo stesso sapore del mio pen-» La mia occhiataccia lo ferma dal finire la frase. «Di erba» riprende. «La felicità ha lo stesso sapore dell'erba.» Max lo guarda stranito. «Quando ero bambino ero fissato per le cose verdi, così ho provato ad assaggiare il mio prato, ma non era buono, e non mi ha reso felice.» Poi si gira verso di me. «Ivy, perché tua mamma mette il prato nei muffin?» Non penso nemmeno a dargli una risposta, che mi giro subito verso Andrew, mentre appoggio la mia mano destra sulla maniglia della portiera. «Ferma subito l'auto. Io ora scendo, mi metto davanti alla vettura, e tu devi investirmi senza remore. Non ci vuole niente, devi solo premere senza pietà sull'acceleratore. Ti prego. Io non ce la faccio più a stare con i due bambini qua dietro.» Andrew scoppia a ridere e mette le sicure a tutte le portiere. «Non fare la melodrammatica, ti sei scelta tu come migliore amico il ragazzo in fissa con i dolci di tua madre.» «Tu te ne sei scelto uno che mangia prati.» «Non fare la stronza, era solo un bambino.» Nel frattempo siamo fermi davanti a casa mia. «Andrew» lo chiamo, seria. «Guarda che lo sta facendo anche ora.» «Che?» esclama. Subito dopo scende dalla macchina per vedere meglio la scena. Max è nel mio prato che sta sputacchiando fili d'erba. «Se questo è il sapore della felicità allora voglio essere depresso.» Andrew si avvicina all'orecchio. «Non so se ridere per la scena o fargli mangiare del disinfettante.» «Nel dubbio ridi mentre lo soffochi con una saponetta.» Faccio spallucce. «Sadica.» «Preferisco definirmi pragmatica.» «Ivy?» Jackson di avvicina a me. «Andiamo nella serra di tua madre?» Prova a farmi gli occhi da cucciolo. «Okay» inizio, mentre mi avvicino a lui e lo prendo per le spalle. «È decisamente arrivata l'ora di andare a dormire.» «Niente erba?» chiede. La voce affranta e il labbro inferiore sporto in fuori. «Decisamente niente erba.» Saluto Andrew, che nel frattempo sta portando Max a casa sua, e trascino il mio migliore amico. Jax va a sbattere ovunque, un po' per l'instabilità data dall'alcol e un po' per vendetta per avergli vietato l'erba. Ci blocchiamo sentendo dei passi scendere le scale. Mia zia arriva nella sua vestaglia rosa shocking e nelle sue ciabatte coordinate. Ha pure la mascherina per gli occhi in abbinato. Jackson si appoggia a me. «Ivy? Sbaglio o è appena arrivata la strega cattiva?» Non resisto e scoppio a ridere. Mia zia è rossa dalla rabbia e si avvicina al mio migliore amico. «Ascoltami bene, razza di insignificante-» Vado davanti a lei e non le lascio finire la frase. «No, ascoltami bene tu. Questa non è casa tua. E non sei nemmeno un'ospite, visto che dovresti essere gradita per essere considerata tale. Non azzardarti a rivolgerti così al mio migliore amico, o anche solo a guardarlo in un modo che non mi piace. Lui fa parte della famiglia più di quanto ne faccia parte te, e ha più diritto a stare in questa casa. Quindi, prova anche solo a guardarlo di sfuggita, e giuro che ti passo sopra con il tagliaerba di mio padre.» Nora mi guarda sconvolta, mentre io la ignoro e afferro Jax per il braccio, portandolo in camera mia. «Cavolo Ivy» bisbiglia. «Se tu fossi un ragazzo ti sarei già saltato addosso. Ma a quanto pare sei nata con una v****a, perciò mi limiterò ad amarti senza benefici.» «Ehm, grazie?» Certe volte Jax ha la capacità di sconvolgermi. E quando succede è sempre ubriaco. Ci mettiamo il pigiama e andiamo a dormire, anche se mi ci vuole un po' ad addormentarmi, dato che Jax si addormenta subito e inizia a russare vicino al mio orecchio.
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