06 | ᴀʟᴢᴀ ɪʟ ᴄᴜʟᴏ ᴅᴀʟʟ'ᴀsᴄɪᴜɢᴀᴍᴀɴᴏ, ᴄʜᴇ ᴛɪ ᴅᴇᴠᴏ ᴜᴍɪʟɪᴀʀᴇ.

1251 Words
Rimango in spiaggia con gli amici di Andrew, e devo ammettere che mi sento un po' a disagio. Insomma, sono con quattro ragazzi che non conosco, il mio migliore amico mi ha abbandonata per del sesso, dovrei spogliarmi e rimanere in costume davanti a loro, e in tutto ciò ho una voglia matta di hamburger e patatine fritte. Doveva essere una semplice giornata passata con Jax, ma è diventato un "socializziamo tutti insieme appassionatamente". «Ehm... uh... quindi...» Che discorso articolato che sta uscendo fuori. «Che si fa?» Sam, o almeno credo sia lui, parla. «Oh, noi stavamo giocando a calcio, ma se a te dà fastidio stare qui da sola mentre giochiamo, allora possiamo fare altro.» Lo fisso malissimo, perché ha sottinteso che non avrei giocato, e anche perché non ha proposto di andare a mangiare qualcosa. «Per me non c'è nessun problema, mi piace giocare a calcio.» Sam sospira, come se stesse parlando con una bambina che fa i capricci e non capisce. «Ascolta, Ivy, io mi riferisco a vero calcio. Noi colpiamo la palla, facciamo di tutto per prenderla a costo di far cadere gli altri, facciamo goal, e in tutto questo noi non stiamo attenti a non spezzarci un'unghia, ai capelli, al trucco e tutto il resto.» Alzo un sopracciglio. «Quindi stai dicendo che le ragazze non possono giocare a vero calcio?» dico le ultime due parole con disgusto. Lui fa un piccolo sorriso. «Non è che non potete...» Fa una pausa, come per cercare le parole giuste o per attutire il colpo delle sue parole. «Non ne siete in grado.» I suoi amici lo guardano male, mentre io gli scoppio letteralmente a ridere in faccia. Non solo viene a dirmi queste cose mentre sono affamata e, di conseguenza, di pessimo umore, ma mi ha data per scontata senza conoscermi. In quel momento mi vengono in mente i vari momenti in cui mia zia, quella grandissima stronza, ha detto che non ero in grado di fare qualcosa. «Ivy, sei una ragazza. Contieniti con il cibo, non puoi diventare un pozzo senza fondo.» «Ivy, per l'amor di Dio, datti una sistemata. Non puoi mica uscire vestita così.» «Sei mia nipote solo di sangue, poi non hai nient'altro in comune con me. Non puoi avere dei capelli del genere. Non sono eleganti.» «Non puoi dormire fino a tardi, perdi del tempo che non riavrai più indietro.» «Ivy, non puoi frequentare ancora quel tuo amico lì, non è accettabile.» La mia vita è stata ed è un continuo "non puoi". «Ascolta un po', Sam» inizio a dire, mettendogli la mano destra sulla spalla. «Sono di pessimo umore perché ho fame e ho perso una scommessa con il mio migliore amico, ed io detesto perdere perché sono una persona piuttosto competitiva. E questa la dice lunga su come finirà la partita che stiamo per fare. E tu mi hai detto che non sono in grado di giocare a calcio. Che non non sono in grado, capisci?» Scoppio di nuovo a ridere. «Sono cresciuta con un padre con cui mi contendevo ogni singola cosa con partite a calcio, poi ho conosciuto Jackson, e ho iniziato a farlo pure con lui.» Mi alzo in piedi e inizio a spogliarmi. «Alza il culo dall'asciugamano, che ti devo umiliare.» Poi mi blocco un attimo, ricordandomi della colazione che ho fatto. «Vi chiedo già scusa se ti tirerò pallonate un po' troppo forti. Stamattina ho mangiato i biscotti di mamma con l'erba e al momento non riuscirei a distinguere un colpo dato per sbaglio da uno con cui per poco non vi rendevo sterile. In entrambi i casi, se dovessi colpire Sam non avrei sensi di colpa.» Cammino a testa alta verso il pezzo di spiaggia dove hanno montato la porta, senza aspettare i ragazzi. Una volta vinto mi faccio prendere quel dannato hamburger con le patatine. ***** Tiro la palla verso la porta e faccio goal. Di nuovo. Per la quinta volta. E a fare il portiere è proprio Sam. Sono in squadra con Andrew, che mi batte il cinque. Mentre Theo e Rob sbuffano perché io e il mio vicino li stiamo battendo alla grande. Mi avvicino a Sam. «Allora, vuoi ancora dire che noi ragazze non siamo in grado di giocare a calcio?» chiedo, per prenderlo in giro. Sam è imbarazzato. «Mi dispiace. Non dovevo dire quello che ho detto» dice, e si vede che è sincero. «La prossima volta ti voglio in squadra con me.» Sorrido. «Scordatelo.» Nel frattempo tornano Jax e Max, con un sorriso sulla faccia e l'aria soddisfatta. «Ehi ragazzi! Partita a calcio?» dice Max. Il mio migliore amico fischia. «Scommetto che hanno vinto Ivy e chiunque fosse con lei.» Rob fa il broncio. «Ci ha stracciato.» «Lo immaginavo. Ivy straccia sempre me e suo padre.» Theo si avvicina. «Bene facciamo un bagno?» Gli altri annuiscono mentre io vado verso i teli. Sento una mano sul braccio e mi giro a vedere Andrew. Ha un sorriso sulla faccia e il leggero venticello che c'è gli scompiglia i capelli. «Tu non vieni a farti il bagno?» «No. Giocare a calcio mi ha stancata. Preferisco stendermi. E ordinare da mangiare sul telefono. Ho capito che quel dannato hamburger o me lo prendo da sola o me lo sogno.» Guarda i suoi amici e poi guarda me, come se dovesse prendere una decisione. «Ti faccio compagnia.» In silenzio andiamo verso le nostre cose e prima di sdraiarci mettiamo i teli vicini. Tengo i gomiti poggiati sulla sabbia, in modo da tenere il busto alzato. Alzo la testa verso il sole e tengo gli occhi chiusi. I raggi tiepidi del tardo pomeriggio mi riscaldano la pelle. Sento il ragazzo accanto a me fissarmi, così giro la testa verso di lui e apro gli occhi. «Una foto dura di più, sai?» ridacchio. Lui sorride. Si gira verso il suo zaino e poi tira fuori il cellulare. «Sorridi!» Inclino un po' la testa e faccio la linguaccia verso la fotocamera, arricciando un po' il naso. Andrew scatta la foto, poi mette via il telefono. Io sorrido ancora, ma quando vedo il suo sguardo serio, piano piano lo faccio sparire. «Tutto bene?» chiedo. «Prima... quando Sam ha fatto quella pessima uscita sul fatto che le ragazze non possono giocare a calcio, ti sei rabbuiata e avevi uno sguardo perso. A che pensavi?» Aggrotto le sopracciglia. «Io... ricordavo solo delle cose.» «Ne vuoi parlare?» «No» dico brusca. Forse anche troppo. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo per calmarmi. «Senti scusa, io... possiamo cambiare argomento?» Lo guardo dritto negli occhi. «Per favore.» Sembra riluttante ma annuisce. «Va bene, come vuoi. Ma sei un giorno hai bisogno di qualcuno con cui parlare, io ci sono.» Faccio un piccolo sorriso. «Grazie.» Ci sono degli attimi di silenzio ma poi mi viene un dubbio. «Ma secondo te Theo e Rob ce la faranno pagare per averli battuti a calcio?» Andrew sorride. «Certo, che domande.» «E come?» chiedo, curiosa. «Oh, beh, una sera usciremo tutti insieme, diranno che offriranno loro da bere, ci faranno ubriacare e ci convinceranno a fare cose imbarazzantissime, riprenderanno tutto e, ovviamente, ce lo rinfacceranno a vita.» Scoppiamo a ridere. Almeno mi è capitato un vicino simpatico. E giovane. E bello. E con il senso dell'umorismo. E che probabilmente rivedrò in quanto uno dei migliori amici del ragazzo che ha stregato il mio migliore amico. Peccato che sono Ivy Jane e le gioie nella mia vita ci sono solo se sono fatta e me le immagino.
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