05 | sᴏɴᴏ ᴊᴀx ᴇ ᴠᴏɢʟɪᴏ ғᴀʀᴇ sᴇx.

1098 Words
Una volta finito di mangiare siamo usciti dal ristorante, non prima di aver visto l'occhiataccia del cameriere di prima. Sono tutti troppo superstiziosi. Il proprietario del ristorante, invece, ci ha salutato amichevolmente, ormai siamo clienti abituali. Saliamo in macchina e accendiamo la radio. Lui si gira di scatto verso di me. «Ti prego, o cambi stazione radio o spegni. Sono stanco di sentire la canzone Con Calma in continuazione.» Rido e spengo la radio. «Ma come, non ti viene voglia di muovere i fianchi a ritmo di musica come Denis Dosio?» Fa un'espressione inorridita. «Dio no. Lui mi fa venir voglia di diventare etero.» Alzo gli occhi al cielo. «Certo, viziatino, lo so che lo segui su i********:. Ti ricordo che ho il tuo profilo.» «Lo seguo per come recita.» Poi si gira verso di me, si passa lentamente la lingua sulle labbra e poi se le morde. Sposta lo sguardo in basso e poi torna a guardarmi. «Vedi Ivy...», si passa una mano tra i capelli, «io e te non saremo mai soltanto amici» e finisce il tutto con un occhiolino. Mentre parlava ha avuto tutto il tempo il fiatone come se avesse corso una maratona. Mi porto una mano al cuore. «Oh no. Forse sarebbe meglio se chiamassi George per farmi riportare da lui a casa. Sai che disagio rimanere in questa macchina da sola con te dopo averti friendzonato.» Scoppiamo a ridere. «Ammettilo che vuoi farti venire a prendere da George solo per farti portare nella stanza rossa.» Gli faccio un occhiolino. «Adoro la stanza rossa, ma non mi riferisco alla tua, ma a quella del cinema.» Jax spalanca la bocca. «Questo è un colpo basso!» Fa partire la macchina. «Ti va di andare in spiaggia? Tra una settimana riprendono le lezioni all'università e inizierà l'ansia, lo stress, la voglia di morire, il costante malumore, la depressione, l'insonnia, il cervello che esplode per il troppo studio e-» Gli metto una mano sulla bocca. «Okay, okay, ho capito! Abbiamo una settimana per divertirci prima dell'Inferno.» ***** Io e Jax cerchiamo un posto dove stendere i teli da mare. Non c'è molta gente. Abbiamo praticamente tutta la spiaggia per noi. Niente bambini urlanti, quindi niente madri esasperate che urlano per sgridare i loro figli urlanti. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un pomeriggio perfetto e rilassante e, soprattutto, senza problemi. Mi arriva una pallonata in testa. Jax scoppia a ridere, mentre io alzo lo sguardo verso il cielo. Allargo le braccia prima di iniziare a parlare. «Ascoltami Dio, quando ti chiedo se la mia vita potrebbe andare peggio di così, sappi che non ti sto lanciando una sfida! E tu in tutta risposta mi hai fatto lanciare una palla! In testa per di più!» Una voce che non riconosco subito mi chiama. «Ivy?» Mi giro a rallentatore. Mi metto una mano sulla fronte per riuscire a farmi un po' di ombra, altrimenti non riuscirei a riconoscere la persona che ho davanti manco per sbaglio. «Ciao Andrew.» Jax, accanto a me, ha la bocca spalancata e sono sicura che la sua salivazione sia aumentata di parecchio. Gli tiro una gomitata nelle costole per fargli capire di recuperare un po' della dignità, sempre che gliene sia rimasta, ma lui sembra imbambolato. Sbatte le palpebre e guarda il mio vicino, o meglio, fa la radiografia al mio vicino, che addosso non ha niente se non i pantaloncini del costume. «Per caso ti chiami Thor? Perché mi sembri proprio un Dio.» Mi sbatto una mano sulla fronte. Non ci credo che questa è una delle sue frasi da rimorchio. E che di solito funziona. Il mio vicino sorride imbarazzato e allunga una mano verso di lui. «Sono Andrew.» Il mio migliore amico sorride e gli stringe la mano. «Piacere, Andrew. Io sono Jackson, ma puoi chiamarmi Jax. E quando vuoi. Ah, e sono libero. Completamente.» Andrew non fa tempo a ribattere che un gruppo di ragazzi poco distante lo chiama. «Drew, quanto ti ci vuole a recuperare una palla?» Lui si gira verso di loro. «Arrivo, razza di idioti.» Poi torna a guardarci. «Se volete unirvi a noi non c'è nessun problema. Sempre se non è un problema per te, Ivy, il fatto che siano tutti ragazzi.» «Tutti tutti?» chiede Jax. «Tutti tutti» conferma Andrew. Il mio migliore amico afferra entrambi per un polso e ci trascina verso il gruppo. «Non c'è nessun problema per la mia adorata migliore amica. Vero, Ivy?» Rido per il tono che ha utilizzato. «Nessun problema.» Quando arriviamo, Andrew fa le presentazioni. «Ragazzi, loro sono Ivy, la mia nuova vicina, e Jax, il suo migliore amico.» Poi indica i suoi amici. «Loro sono Theo, Max, Sam e Rob.» Quello che mi sembra si chiami Max mi fischia per poi sorridermi. «Ehi bella bionda, beato chi ti sf-» Jax si intromette nella conversazione. «Io sono biondo.» Quando Max alza un sopracciglio il mio migliore amico si presenta. «Piacere, sono Jax, e voglio fare sex.» C'è un momento di silenzio, in cui io vorrei sbattere ripetutamente la testa contro uno scoglio. Poi Max sorride a Jax. «Ho l'auto qua vicino, dolcezza.» Sbatto gli occhi, scioccata, e poi realizzo le sue parole. «No! No no no no e no. Non può averti conquistato con questa frase. No!» Max mi sorride. «Mi dispiace,, hai perso la tua occasione con me. Io gioco in entrambe le squadre.» Mi sbatto una mano sulla fronte. «Oddio, che hai capito.» Jax allunga una mano verso di me, con il palmo rivolto verso l'altro. «Dammi i soldi.» Lo ignoro e continuo a guardare Max. «Sei ancora in tempo per dire che quella frase ti faceva schifo.» Lo guardo supplicante. Fa un piccolo sorriso. «Scusa bionda, ma quella frase era magnifica.» Jax mi fissa, continuando a tenere la mano aperta tesa verso di me. «Andiamo Ivy, un patto è un patto.» Gli scocco un'occhiataccia e poi tiro fuori il portafoglio, sbattendogli una banconota da venti sul palmo della mano. Il mio migliore amico si passa la banconota sotto al naso. «Lo senti, Ivy? Lo senti il profumo di soldi? Di affari? Eh? Lo senti?» Poi guarda Max. «Casa tua o casa mia?» «Mia» gli risponde. Jax si gira verso di me e mi consegna le chiavi della sua auto. «Tieni, torna a casa con la mia auto, io mi farò dare un passaggio da questo bel manzo. Non un graffio alla mia bambina.» Mi lascia un bacio sulla guancia. «Sta attenta, ti voglio bene.» E poi si allontana con Max. Mi sale un dubbio. Davvero tra i ragazzi funzionano certe frasi da rimorchio?
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