18 | ʟᴀ ᴠᴇᴅɪ ǫᴜᴇʟʟᴀ ᴘʀᴇsᴀ ᴅɪ ᴄᴏʀʀᴇɴᴛᴇ?

1071 Words
Sono tornata nuovamente a casa dopo aver preso un rullo, dei pennelli e il cellophane. Ho spostato i mobili verso il centro della stanza, facendomi aiutare da mio padre, che ha preferito non fare domande, e li ho coperti con il cellophane. Ho comprato anche della pittura bianca, così rifaccio il soffitto. Mi sono legata i capelli in una coda e ho messo dei vecchi vestiti. Ormai è sera e ho già fatto una passata di colore in tutte e quattro le pareti, ma sono indecisa se fare una seconda passata. La pittura si è rivelata parecchio coprente, quindi il mix di colori sotto non si vede. Quando sono tornata mio cugino era sparito, la sua genitrice anche e, dopo avermi aiutato, sono usciti anche i miei genitori. Sono seduta sul pavimento a guardare il muro, quando sento la porta d'ingresso aprirsi e dei passi sulle scale. «Cosa stai facendo?» Dio, quanto è fastidiosa la sua voce. «Insegno agli squali a respirare sulla terra, non si vede?» dico sarcastica, senza nemmeno girarmi a guardarla. «Cosa?» Alzo gli occhi al cielo. «Niente.» Mi alzo in piedi e mi giro verso di lei. «Devi stare ancora qui per molto?» Alza un sopracciglio. «Hai qualche problema?» Sorrido di sbieco. «No, in realtà volevo chiederti un favore.» Dentro di me sto già ridendo. Nora fa una smorfia. «Che cosa vuoi?» Non le rispondo e vado verso il comò dove c'è uno stuzzicadenti - lo tenevo da un po' per poter fare quello che sto per fare -, lo prendo e glielo do in mano. «Tienilo.» Mi guarda mentre aspetta che io le dica altro. «E ora? Cosa ci devo fare con questo?» «Oh, niente di difficile.» Indico un punto sulla parete alla mia sinistra. «La vedi quella presa di corrente? Ecco, infilacelo dentro.» Sorrido innocentemente. Ti prego, fallo davvero. Il suo sguardo passa da annoiato a incazzato, e lancia lo stuzzicadenti a terra. Peccato, io ci speravo. Si avvicina a me minacciosamente. «Senti un po', razza di inutile ragazzina, tu non puoi-» Faccio un passo verso di lei. «No, ora ascoltami tu. Non sei altro che la sorellastra di mio padre. Non hai diritto di dirmi cosa posso e cosa non posso fare. Non più.» Lei ghigna. «È inutile che fai la finta dura, sappiamo entrambe come sei in realtà.» Si gira e se ne va. Stringo i pugni e chiudo gli occhi, contando mentalmente. Poi li riapro e do un'occhiata alle pareti della camera. C'è decisamente bisogno di una seconda passata di blu, o dovrò prendere seriamente lo yoga. Sento vibrare il telefono e vado a recuperarlo. Vedo che c'è un messaggio di Andrew. Per essere un adulto non capisce molto il significato della parola coerenza. ᴀɴᴅʀᴇᴡ: ᴘᴇʀᴄʜé ᴄ'è ᴜɴ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴏ ᴄʜᴇ ᴅɪᴄᴇ ᴅɪ ᴇssᴇʀᴇ ᴛᴜᴏ ᴄᴜɢɪɴᴏ ᴄʜᴇ ᴍɪ sᴛᴀ ᴍᴏsᴛʀᴀɴᴅᴏ ᴅᴇʟʟᴇ ᴛᴜᴇ ғᴏᴛᴏ? Per una volta Ian ha mantenuto la parola. ɪᴠʏ: ʟᴜɴɢᴀ sᴛᴏʀɪᴀ. ᴀɴᴅʀᴇᴡ: ᴄᴏsᴀ ᴅᴏᴠʀᴇɪ ғᴀʀᴄɪ ᴄᴏɴ ʟᴜɪ? ɪᴠʏ: ғᴀᴄᴄɪ ǫᴜᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ ᴠᴜᴏɪ. ᴄᴀᴄᴄɪᴀʟᴏ ᴅɪ ᴄᴀsᴀ. ᴜᴄᴄɪᴅɪʟᴏ ᴇ sʙᴀʀᴀᴢᴢᴀᴛɪ ᴅᴇʟ ᴄᴀᴅᴀᴠᴇʀᴇ. ɴᴏɴ ᴍɪ ɪɴᴛᴇʀᴇssᴀ. Mando un messaggio ai miei genitori dicendo di non chiamarmi per cena, poi mi metto il pigiama e chiudo la porta della cameretta a chiave. Mi getto sul letto, mettendo prima il silenzioso al telefono. Pitturare mi ha stancata parecchio. Sento il mio telefono continuare a vibrare. Sono in dormiveglia, e non capisco se il suono fa parte del sogno che stavo facendo o se fa parte della realtà. Il suono non smette e mi sveglio definitivamente. Ancora ad occhi chiusi cerco a tastoni il telefono sul comodino e rispondo alla chiamata senza nemmeno guardare di chi si tratta. Mi giro a pancia in su e sbadiglio prima di rispondere. «Pronto?» Una voce familiare parla a voce alta. «Ma si può sapere che fine hai fatto ieri? Da quando te ne sei andata da casa mia sei sparita completamente!» C'è un momento di silenzio e sbadiglio di nuovo. «Chi è?» «Ma come chi è!» urla. «Hai presente Jackson? Sai, quel ragazzo bellissimo e simpaticissimo che conosci da anno. Lo stesso da cui hai dormito negli ultimi giorni. Quello che ti ha detto di inviargli un messaggio una volta arrivata a casa, ma che ha aspettato invano tutto il giorno.» Mi stropiccio gli occhi con la mano sinistra. «Oh, 'giorno Jax.» «Giorno Jax un corno!» strepita. Mentre il mio migliore amico inizia a farmi un discorso infinito sulla responsabilità e sull'importanza dei messaggi, io mi alzo dal letto e vado verso il bagno. Metto il muto e faccio pipì. Lego i capelli in una crocchia disordinata e prendo lo spazzolino. Lo bagno con l'acqua fredda, metto il dentifricio alla menta e poi lo ripasso sotto l'acqua, sperando che il dentifricio non si suicidi. Nel frattempo Jax ha iniziato a dire che ha passato la giornata a temere il peggio, tipo che un furgoncino bianco mi avesse rapita o che mi avessero derubata e che fossi così sconvolta da non riuscire a parlare. Spesso è troppo melodrammatico, dato che ogni opzione era improbabile, considerato che ero in macchina. Una volta che mi sono lavata i denti e la faccia, sciolgo i capelli e prendo la spazzola. Ma quanti nodi ho? Mentre impreco contro un nodo gigante che sto tentando di districare con le mani, Jax si ricorda che esisto e smette di parlare solo lui. «Ma si può sapere che hai fatto ieri?» Inizio a rispondere, ma ricordo del muto, così lo tolgo. «Sono andata a comprare della vernice e ho iniziato a pitturare la camera. Oggi devo fare la seconda passata e il soffitto.» «E di che colore l'hai fatta?» Esito. «Blu.» Jax scoppia a ridere. «Tesoro, te non stai calma nemmeno con un tranquillante per dinosauri.» «Ma mica l'ho fatto per quello» mento. «Il blu è il mio colore preferito.» «Il verde acqua è il tuo colore preferito» mi contraddice. Sbuffo. «Ho cambiato idea.» Nel frattempo ho finalmente districato il nodo e riprendo la spazzola. «Comunque, a parte lo sproloquio sulla mia incoscienza di ieri, mi hai chiamata per un motivo in particolare?» «Volevo chiederti se volevi uscire, ma dato che sei impegnata a verniciare, ci vediamo domani.» «Ti offro la colazione, così mi faccio perdonare. Va bene?» «Ci mancherebbe che debba pagare io dopo quello che mi hai fatto passare.» «Fottiti» borbotto. Prendo il telefono e torno in camera. «A quello ci pensa Max. Ora ti saluto, vado a fare colazione. Ciao, mia bionda preferita.» «Ciao.»
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