Era la mattina di Pasqua quando, stupita che sua nonna non fosse in cucina come suo solito, era salita alla sua camera, trovando Charlie seduto davanti alla sua porta, in attesa. Sentendola, il gatto si era voltato a guardarla in silenzio, con un'espressione di dolorosa rassegnazione che non avrebbe mai dimenticato. Silvia aveva percorso il corridoio correndo, fermandosi ansiosa davanti all'uscio. Col groppo in gola, aveva bussato adagio. Poi più forte, chiamandola. Si era infine risolta a scoprire la verità che temeva. Aveva aperto adagio la porta, continuando a chiamarla, alternando scherzosi rimproveri di pigrizia a inviti con voce sempre più incrinata. La nonna continuava a non rispondere. Nella penombra, sembrava solo dormire. Charlie l'aveva seguita muto e si era sdraiato sullo scendiletto. Aveva aperto timorosa le tende. La luce primaverile aveva illuminato il viso sereno di una donna che aveva vissuto una vita piena, densa di non poche sofferenze, ma anche di molte gioie. Silvia si era accasciata, abbandonandosi al pianto mentre continuava a chiamarla. Charlie si era addossato a lei, unendosi al suo dolore. Era stato un infarto. La malattia si era portata via anche lei.
Pure quella volta, era stato Charlie che, affettuosamente onnipresente oltre che dipendente dalle sue cure, le aveva impedito di cedere alla depressione e lasciarsi sopraffare dal dispiacere.
"Brrr … Certo che per essere solo il venti di novembre fa un freddo!" si lamentò Carlotta.
Silvia rise. "Ma dai che per oggi sono previsti sedici gradi!"
Togliendosi piumino, sciarpona e cappello di lana, l'amica precisò. "Sì. Ma stanotte siamo andati sottozero e io non ho un fantastico scaldino come il tuo!" Quindi si chinò verso Charlie che, sentitosi chiamare in causa, si era alzato sulle zampotte posteriori.
Dopo il solito rapido scambio di sguardi – Carlotta chiedeva sempre il permesso di viziare Charlie, ricevendo puntualmente l'assenso di Silvia che sapeva di fare piacere a entrambi – la donna prese in braccio lo Scottish Fold che si mise subito a ronfare gongolante.
"Quanto gli piacciono le coccole! Non ne ha mai abbastanza." pensò Silvia, guardandolo con tenerezza. "E quanto è bello fargliele." riconobbe mentalmente con onestà, mentre entravano in cucina.
"Ti faccio assaggiare una novità o …"
"O." rispose decisa Carlotta. "Sono in piedi dalle cinque e ho proprio bisogno di qualcosa di serio."
"Sono tutti … seri." obiettò Silvia, ridendo e avvicinandosi al lungo mobile con ripiano di marmo bianco appena venato di grigio, collocato a destra dell'ampio tavolo centrale.
Sopra al mobile, sulla parete candida, faceva bella mostra di sé una grande composizione cromatica. Si trattava di una dalia stilizzata, fatta di filo d'alluminio dorato dal centro compatto che si allargava in numerosi petali, dove trovavano posto capsule variopinte di Nespresso. Silvia prese una capsula nera, la mise nella macchina per il caffè appoggiata sul mobile sottostante, da dove prese una tazzina che collocò sotto l'erogatore e pigiò il pulsante. Servì quindi il caffè all'amica assieme a un piattino di biscotti fatti in casa. Carlotta bevve avidamente e prese subito dalla tasca della giacca sportiva il suo Svapo, aspirando profonde boccate, diffondendo nell'aria un piacevole aroma. Silvia non riusciva a sopportare l'odore delle sigarette, soprattutto la mattina. Erano state ambedue felici quando Carlotta, assidua fumatrice, era passata a quella elettronica.
Rinfrancata, Carlotta gettò uno sguardo ammirato alla dalia portacapsule. "Non c'è che dire. Magda è proprio un'artista! È sempre stata brava, fin da quando da ragazzina faceva i gioiellini per le amiche con le perline. L'idea che le hai dato l'anno scorso, è stata geniale."
"Figurati!" si schermì Silvia.
"No, no. Quello che è giusto è giusto." obiettò con decisione l'altra, tirando una poderosa boccata. Poi, fissandola, dichiarò seria. "E non è l'unica che ti deve molto." Silvia fece per negare, ma l'amica le strinse la mano e ribadì. "Io lo so. E tu non dovresti dimenticartelo."
Era inutile protestare ma, per sviare il discorso che, per le memorie che evocava, si faceva troppo emozionante, ricordò. "Non mi dovevi parlare?"
"Ah già, sì. Due cose. Importanti tutte e due. La prima. La commessa."
Silvia emise un profondo sospiro. Lo sapeva. Prima che potesse dire qualcosa, Carlotta riepilogò, come sua abitudine. Sarebbe andata per le lunghe. Silvia si mise il cuore in pace e ascoltò con pazienza ciò che le era più che noto.
"Sappiamo che il Diana, oltre a essere il più importante club ippico della zona, è in assoluto quello più prestigioso. Come abbiano fatto in così pochi anni è un mistero!" Tirò una boccata, prima di contraddirsi. "No. Lo sappiamo, eccome! Capitali più che rilevanti, e inesauribili, conoscenze altolocate qui e all'estero, agganci politici giusti e chi più ne ha più ne metta."
"Non dimentichiamo che il posto è splendido, perfettamente organizzato e offre servizi di primissimo livello."
Carlotta annuì. "Servizi che hanno sempre appaltato in Svizzera! Che mostruosità!"
"Non mi riferivo al catering."
"Sì, sì. Lo so. Ma è quello che è sempre importato ai ristoratori di qui … E anche a me. Hanno fatto ogni tipo di offerta e, si dice, anche pressioni, ma niente. Pure io nel mio piccolo ci avevo provato, pur senza molte speranze. Ho scritto direttamente alla Daviel – che mi ha risposto subito, purtroppo negativamente, ma con molta gentilezza – perché sapevo che, anche se tutto era soggetto all'approvazione del Consiglio, del quale per altro anche lei faceva parte, la Daviel era determinante per qualsiasi cosa. Se decideva che un fornitore era meglio di un altro o che una cosa andava fatta in un certo modo, nessuno fiatava. Non lo so per certo, ma pare che avesse una quota non da poco nell'impresa attraverso altre società. Sai? Una di quelle scatole cinesi … Visto che è svizzera non c'è da stupirsi … Bah! Fatto sta che … tu …" Indugiò, fissandola con incredula ammirazione, come quando Silvia le aveva dato la notizia. "Che tu sei riuscita … Mi racconteresti ancora come hai fatto?"
"Carlotta, per favore, ti voglio bene, ma … "
"Sì, sì … Devi andare."
Per farsi perdonare, Silvia propose. "Un altro caffè?"
"Oh sì, grazie."
Sapeva cosa preferiva dopo il Ristretto. Prese una capsula viola e, nei brevi attimi di preparazione del caffè, ricordò come era andata. Nonostante sapesse di poter contare sulle amicizie della nonna, riteneva fondamentale fare altre conoscenze negli ambienti più promettenti per la sua neonata attività. Tra questi spiccava il Circolo Diana. Aveva sempre amato i cavalli, aveva quindi deciso di prendere delle lezioni e di frequentare anche l'annesso Centro Benessere Le Grazie. Si era trovata subito magnificamente e, dopo qualche settimana, aveva inviato un omaggio floreale a Aurore Daviel per complimentarsi e ringraziarla. Era un gesto sincero, senza secondi fini, sebbene sperasse in un contatto con l'inavvicinabile Segretaria. Aurore aveva molto apprezzato e l'aveva invitata per un tè, nel corso del quale si era interessata al suo lavoro. Saggiamente, Silvia non aveva fatto alcuna proposta, considerandolo inopportuno oltre a ritenersi non ancora all'altezza. Nei mesi seguenti, era capitato di incontrarsi al Circolo e salutarsi cordialmente. Non erano amiche e non si frequentavano, ma si stimavano a vicenda. La telefonata della Daviel era arrivata ai primi di ottobre del tutto inattesa. Lo chef, al quale il Diana si affidava per tutte le manifestazioni più importanti, comprese le numerose previste a dicembre, e che era la colonna portante di un rinomato ristorante di Ginevra, si era licenziato con tutta la sua squadra per aprire un proprio locale a New York. L'incontro era stato brevissimo. Aurore le aveva consegnato una cartellina con tutti gli eventi programmati, l'aveva invitata a prenderne visione e, quando aveva terminato, le aveva solo chiesto se era in grado di occuparsene. A Silvia era mancato il fiato. C'era da provvedere a tutto dalla A alla Z per le innumerevoli cene, pranzi, feste e convegni previsti dai primi giorni di dicembre fino all'Epifania. Per riaversi e riflettere, aveva riletto velocemente i fogli con aria professionale. Era un'impresa immane anche per un'organizzazione consolidata. Silvia, però, sapeva di poter contare su una squadra affiatata di specialisti eccezionali e totalmente affidabili.
Alla fine, con un bel sorriso, aveva affermato. "Certamente." aggiungendo poi con naturalezza. "Potrebbero interessarvi anche delle proposte per le decorazioni degli ambienti?"
Aurore l'aveva fissata qualche istante in silenzio. Il cuore di Silvia batteva così forte che temeva che lo potesse sentire anche la sua interlocutrice in quell'elegante ufficio del tutto silenzioso.
Infine, la Segretaria si era alzata, le aveva sorriso gioiosa, stendendole la mano e ripetendo. "Certamente."
Silvia si era alzata anche lei sulle gambe malferme per l'emozione e, quindi, incredula, ma sforzandosi di essere disinvolta, aveva assicurato che, entro un paio di settimane, avrebbe presentato diverse soluzioni e i preventivi per ogni evento.
Accompagnandola alla porta, la Daviel l'aveva sorpresa. "Non occorre. Dedichi il suo talento interamente a un progetto definitivo. Mi fido di lei."
"Proprio oggi il Consiglio doveva approvare il nostro progetto." ricordò Carlotta, angustiata.
"È solo una formalità. Non c'è di che preoccuparsi." la tranquillizzò Silvia, sforzandosi di essere convincente.
Effettivamente, la morte della Daviel, oltre a essere una tragedia umana, poteva trasformarsi in un disastro economico per tutte le persone che Silvia aveva coinvolto, e anche per lei.
"Perché diamine non l'hanno votato la volta scorsa?!" protestò per l'ennesima volta, Carlotta. "Hai lavorato come una matta per presentare il progetto al Consiglio di ottobre. Va' se poi questi devono deliberare solo la terza settimana del mese! Sono proprio svizzeri!"
"Sai benissimo che hanno avuto altre priorità. E questo è un punto a nostro favore. Ammesso, e non concesso, che vogliano cambiare idea, non troveranno nessuno che all'alba del venti novembre possa assumersi un incarico del genere. Tanto è vero, che noi ci stiamo lavorando già dall'inizio del mese, subito dopo che Aurore ci ha dato il via informale."
Carlotta si alzò di scatto. "È proprio questo il punto! Io, come tutti, tu compresa, non solo ho già tirato fuori un sacco di soldi per tutti gli approvvigionamenti necessari, ma ho rinunciato a qualsiasi altro incarico per la stagione. Se non confermano la commessa, sono rovinata!"
Silvia si alzò adagio e l'abbracciò. L'amica si mise a singhiozzare. "Lo so cosa c'è in gioco. Era un rischio calcolato per un'opportunità eccezionale … e irripetibile. La reputazione del Circolo è solidissima. Ci siamo informate, prima di accettare di iniziare i lavori anche in mancanza di contratto. Proprio per questo, la Daviel aveva inserito un extra per rifonderci delle anticipazioni. Più corretta di così."
"Sì, lei sì. Non ho mai avuto il minimo dubbio su di lei, ma gli altri?" Carlotta si sciolse dall'abbraccio, prese un fazzoletto dalla tasca e si soffio sonoramente il naso. "Scusa. Non è da me. È che questa cosa era .. è importante non solo per i soldi."
"Lo so. Ma vedrai che andrà tutto bene. Ti ho detto che …"
"E se qualcuno del Consiglio, magari quella serpe del Tesoriere, avesse qualcun altro sottomano? Anzi, sai che ti dico, quello è talmente immanicato che non ha problemi a sostituirci."
"Non dire sciocchezze."
Carlotta si incupì, poi, come folgorata da un'illuminazione, ipotizzò con impeto. "E se l'avessero ammazzata per mandare a monte il nostro incarico?"
Silvia la guardò esterrefatta. "Ma che stai dicendo?"
"Sì, sì! È così. È così, ti dico."
Pensando che le preoccupazioni l'avessero fatta improvvisamente impazzire, Silvia cercò di calmarla facendola sedere. "Ti faccio un altro caffè."
"No, non ora. Ascolta. Non è stato lui."
"Cosa?!"
"Non può essere stato Gianfranco ad ammazzarla. Questa è la seconda cosa che volevo dirti."
Ammutolita, Silvia la guardò a occhi sbarrati.
"Stammi a sentire. Conoscevo bene Anzani. Ho lavorato dieci anni da lui, ricordi? È … Era un signore. Quando ha dovuto snellire lo studio, oltre a quanto mi spettava, mi ha dato una buonuscita molto generosa. Mi ha anche raccomandata ad altri professionisti e, quando ho deciso di mettermi in proprio, mi ha finanziata di tasca sua … E senza interessi."
"Che vuol dire? Quanti uomini hanno massacrato di botte e trucidato la loro donna pur essendo normali con tutti gli altri?"
"Sì, hai ragione. Un'infinità … purtroppo. Ma Anzani, no. Non è mai stato violento e, in più, era credente. Non si sarebbe mai suicidato."
"In determinate circostanze, tutto può cambiare. Non rassegnandosi, avrà tentato di convincerla a riprendere la relazione. Al suo rifiuto, non ci ha visto più. Quando si è reso conto di cosa aveva fatto è scappato. Poi, proprio per il tipo che era, giustamente inorridito per ciò che aveva fatto, ha pensato bene di togliersi di torno." tagliò corto Silvia, seccata. "Peccato, che non l'abbia fatto prima." aggiunse, pensando a Aurore, a che bella persona era e come era stata stroncata, privando tutti, anche lei, della sua presenza.
Cadde un silenzio cupo.
Dopo qualche minuto, Carlotta riprese pacata e affettuosa. "Hai ragione e in generale la penso come te, lo sai. Ma in questo caso, no. D'istinto, la cosa non mi convince e non solo perché lo conoscevo … Era un uomo buono." Deglutì e Silvia comprese il suo dispiacere. "Sono persuasa che non sia stato Gianfranco e questo significa che ad ammazzare la signora Daviel è stato qualcun altro. Ammetto che pensare che l'abbiano fatto per toglierci la commessa è azzardato … Anzi, decisamente poco probabile …"
"Di' pure pazzesco." intervenne Silvia con un sorriso che rasserenò l'atmosfera.
Carlotta annuì, sorridendo pure lei. "Già … Comunque, non ti pare che, se Anzani è innocente, sarebbe un doppio crimine a non essere punito?"
Silvia sollevò un sopracciglio. Effettivamente, non aveva torto.
"Non ti chiedo di credermi o condividere il mio parere, ma sei una persona intelligente e molto perspicace. Ti chiedo solo di rifletterci … Quando te la sentirai, ovviamente."
Silvia assentì e, alzandosi, annunciò. "Il terzo lo scelgo io." E prese una capsula color panna variegata d'oro.
"Delizioso. Cos'è?"
"Livanto con Noce Macadamia."