II. Rosamund

3523 Words
II. RosamundQualche tempo dopo la partenza del suo visitatore, sir Oliver riacquistò la calma. Ma, considerando la situazione, si irritò di nuovo con se stesso per essersi lasciato trasportare dalla collera in presenza di Peter Godolphin e per avere così aggiunto nuovi ostacoli a quelli già considerevoli che esistevano tra lui e Rosamund. Nella sua nuova irritazione cercò allora qualcuno con cui sfogarsi; e non trovò di meglio che sir John Killigrew. Sì: doveva regolare subito i conti con lui. Lo avrebbe fatto, per tutti i numi! Chiamò Nick perché gli portasse gli stivali. «Dov’è il signor Lionel?», chiese quando vennero portati gli stivali. «È appena tornato dalla passeggiata a cavallo». «Ditegli di venir qui». Il fratellastro di sir Oliver – un giovanotto smilzo, che ricordava in tutto la madre, seconda moglie del dissoluto Ralph Tressilian – rispose subito alla chiamata. Era stridente, in verità, il contrasto tra i due fratelli. Lionel aveva modi aggraziati, la fisonomia dolce, gli occhi azzurri, i capelli biondi e una carnagione delicata. Aveva soltanto ventun anni; ed era vestito con tutta la ricercatezza d’un gentiluomo di Corte. «Avete avuto una visita di Godolphin, non è vero?», domandò al fratellastro non appena fu entrato. «Sì», ammise l’altro, a denti stretti. «È venuto per dirmi certe cose e per ascoltarne delle altre». «Ah!… L’ho incontrato mentre varcavo la porta di casa; e non ha risposto al mio saluto. È un essere insopportabile!» «Sempre pronto a giudicare, voi!», fece sir Oliver, guardandosi gli stivali. «Sono diretto ad Arwenack, per scambiare qualche complimento con sir John». La determinazione della sua espressione, più che le sue parole, impressionò Lionel; che, afferrandolo per il braccio, esclamò: «Non andrete… non andrete a…?» «Sì», gli rispose sir Oliver, accarezzandolo amorevolmente sulla spalla e cercando d’acquietare i suoi timori. «Sì, è necessario! Sir John parla troppo; e ha bisogno di esser corretto di questo difetto. Gli insegnerò io la virtù del silenzio!» «Vi saranno dei guai, Oliver!» «Per lui!… Se un uomo si crede autorizzato a dichiarare che sono un pirata, un mercante di schiavi, un assassino e non so che cos’altro, dev’esser pronto a sostenere le conseguenze delle sue affermazioni. Ma arrivate tardi, Lionel. Dove siete stato?» «Ho fatto una passeggiata a cavallo fino a Malpas». «Fino a Malpas?…» Le sopracciglia del fratello maggiore si avvicinarono, segno manifesto del suo scontento. Dopo un breve silenzio egli riprese: «Fino a Malpas?… Ho sentito dire qualcosa sulla calamita che v’attira da quelle parti. State in guardia, ragazzo! Andate un po’ troppo spesso a Malpas!» «Perché?», chiese Lionel freddamente. «Non avete bisogno di chiedermelo. Ma ricordate che siete figlio di nostro padre, e che sarà bene che evitiate di seguire il suo esempio, se non volete andare incontro alla sua stessa fine. Soltanto poco fa m’è stata inopportunamente ricordata la condotta di nostro padre, dal caro Peter Godolphin. Perciò vi ripeto; state in guardia, e non andate troppo a Malpas. E non aggiungo altro!» Ciò detto, abbracciò il fratello: e il calore dell’abbraccio mitigò il risentimento suscitato nell’altro dal suo ammonimento affettuoso. Partito sir Oliver, Lionel si sedette a tavola; ma mangiò poco, e durante il pasto non rivolse mai la parola a Nick, il vecchio servo. Pensava al fratellastro, e lo seguiva col pensiero nella sua visita a sir John. Che Oliver avesse dei progetti vendicativi era troppo evidente. Ma quali avrebbero potuto esserne le conseguenze?… Egli non lo sapeva, Killigrew era un uomo risoluto, un soldato, un vero lupo di mare. E se Oliver avesse avuto la peggio? Il giovane tremò a tale pensiero; poi, quasi suo malgrado, si fermò a considerare le conseguenze che sarebbero ricadute sopra di lui; e rabbrividì. Nel suo orrore, cercò di scacciare dalla mente riflessioni di tal genere; ma esse lo riassalirono con insistenza, lo costrinsero ad abbandonarsi a esse. Tutto ciò che Lionel possedeva, tutto il benessere di cui godeva, era dovuto al fratello. Il padre – un libertino, come abbiamo visto – aveva incontrato quella fine che spesso tocca a coloro che nella vita non hanno avuto altro scopo che quello di assecondare le loro insane passioni. Ralph Tressilian era morto lasciando dietro di sé un patrimonio assai gravato di debiti; la stessa casa di Penarrow era coperta da ipoteche, il ricavato delle quali era stato speso nel gioco e nei vizi. Morto il padre, Oliver aveva venduto una piccola proprietà ereditata dalla madre; e, armato un bastimento, aveva salpato insieme con Hawkins, s’era slanciato in certe imprese che sir John Killigrew aveva ragione di qualificare come scorrerie di pirata, ed era poi tornato con un bottino di merci e di gemme sufficiente a liberare da ogni aggravio il patrimonio di Ralph Tressilian. Ciò fatto, aveva salpato di nuovo, ed era tornato ancora più ricco. Nel frattempo Lionel se n’era rimasto pacificamente a casa. Amava la tranquillità; indolente per natura, rifuggiva dalla lotta e dal lavoro. Nessuno aveva cercato di correggere queste sue tendenze. Accadeva, è vero, che talvolta egli si domandasse quale sarebbe stato il proprio avvenire se Oliver avesse pensato di formarsi una famiglia. Probabilmente, in tal caso, la sua vita non sarebbe stata più tanto comoda; ma tuttavia egli non concepiva seri timori. Non era nel suo carattere accordare all’avvenire un eccesso di considerazione; e, quando questi pensieri riuscivano a metterlo momentaneamente in pena, egli li scacciava bruscamente, ripetendosi che il fratello gli era molto affezionato e che in un modo o nell’altro avrebbe provveduto ai suoi bisogni. E, veramente, in questo aveva ragione. Oliver era sempre stato per lui più un padre che un fratello. Lionel gli era stato affidato nel momento in cui il genitore, ferito a morte da un marito oltraggiato, era stato trasportato a casa per esalarvi l’ultimo respiro dopo un repentino pentimento dei suoi peccati. In quel tempo Oliver aveva diciassette anni, ossia cinque anni più del fratellastro; ma moralmente era un uomo maturo; cosicché Ralph Tressilian, prima di morire, non aveva esitato a fargli la confessione della propria deplorevole esistenza e delle condizioni miserande in cui lasciava il proprio patrimonio. Benché fosse troppo tardi, egli si dolse allora di non aver saputo provvedere ai figli: specialmente a Lionel, perché per Oliver non temeva. Grazie a quella prescienza che hanno talvolta gli uomini vicini a morire, egli vedeva infatti nel primogenito un uomo che avrebbe saputo imporsi; e le sue ansie furono tutte per Lionel, il cui avvenire non gli dava alcuna sicurezza. Di qui le sue ardenti raccomandazioni a Oliver in favore del fratello cadetto, di qui la promessa del primogenito di essere per Lionel padre, madre e fratello a un tempo. Seduto davanti alla tavola, Lionel rifletteva ora su tutto questo; ma principalmente si dibatteva contro un orrendo pensiero; se le cose fossero andate male per il fratello ad Arwenack nel suo diverbio con sir John, Lionel ne avrebbe avuto un grande vantaggio, perché quel benessere, di cui ora godeva per bontà del fratello, sarebbe divenuto suo di pieno diritto. Certo, era questa la suggestione d’un demone, contro la quale il giovane tentava invano di rivoltarsi con tutte le proprie forze. Oliver aveva sempre avuto per lui un grande affetto; e Lionel inorridì di se stesso per aver potuto concepire un penserò così mostruoso come quello dei suoi presunti vantaggi in caso di morte del fratello. Ah, la sua anima doveva dunque essere ben depravata, se poteva soffermarsi su tali pensieri! Fu tale l’orrore di se stesso in quella lotta tra il proprio egoismo e la propria coscienza, ch’egli balzò bruscamente in piedi, esclamando ad alta voce: «Vade retro, Satana!» Il vecchio Nick, che era lì vicino a lui, si stupì di quello scatto insolito nel suo padroncino; e, vedendolo livido in volto e con la fronte imperlata di sudore, gridò: «Signor Lionel, signor Lionel! Che cosa avete? Che cos’è successo?» Il giovane si asciugò la fronte e rispose: «Sir Oliver è andato ad Arwenack per infliggere una punizione con la spada». «E che ve n’importa, signore?» «È andato a punire sir John delle malignità divulgate contro di lui». «Ebbene?… Era tempo! Sir John ha la lingua troppo lunga!», ribatté il fedele domestico. Lionel si stupì della tranquillità del vecchio servo e della sicurezza ch’egli pareva nutrire sul conto del padrone. «Non avete paura, Nick?», gli domandò. Non aggiunse di che cosa; ma il vecchio comprese, ed esclamò: «Paura?… No; non ho paura per sir Oliver; e non è il caso che vi preoccupiate per lui. Sir Oliver verrà a cena questa sera, e mangerà con maggiore appetito… Sarà questo soltanto il risultato della lotta che avrà sostenuto!» * * * Gli eventi diedero ragione alla sicurezza del vecchio servo riguardo alla salvezza del padrone; ma sir Oliver non riuscì a compiere quel che si era ripromesso. Nell’impeto della collera, e quando vedeva d’essere stato insultato, egli sapeva mostrare la crudeltà d’una tigre, e il lettore stesso potrà giudicarne prima che sia terminato questo racconto. Quel giorno, dunque, sotto l’impeto della collera, egli si avviò verso Arwenack, con la ferma intenzione d’uccidere il proprio calunniatore. Arrivato finalmente al recinto del castello merlato dei Killigrew – che sorgeva alla foce del fiume Fal e dalle cui merlature si poteva dominare i dintorni fino a Lizard, lontana circa quindici miglia – vide davanti a sé Peter Godolphin; e la vista di questo non fece che acuire la sua determinazione di aggredire sir John. Accusando Killigrew, egli intendeva infatti liberarsi di ogni imputazione, giustificarsi quasi agli occhi del fratello di Rosamund e fargli intendere quanto fossero odiose le calunnie che lo stesso sir John si era permesso di lanciare contro di lui. Anche sir John non tardò a comparire; e, vedendo il nuovo venuto, gli mosse incontro per affrontarlo spavaldamente. Il suo rancore contro colui ch’egli chiamava il Pirata di Penarrow lo rendeva smanioso di regolare la partita. Dopo essersi scambiate poche parole, i due uomini scelsero un angolo appartato nel folto del parco; e là, sir John, con la spada e col pugnale, fece contro sir Oliver un assalto degno di quell’altro fatto precedentemente con le parole. Ma il suo impeto non gli giovò molto; il suo avversario era andato là con un obbiettivo ben determinato, ed era uomo che sempre aveva mandato a termine quel che s’era proposto di fare. In tre minuti, dunque, la faccenda fu sbrigata; dopo di che il signore di Penarrow asciugò accuratamente la spada, mentre sir John giaceva immobile sul terreno umido, assistito da Peter Godolphin e da un lacchè che aveva avuto l’ordine d’assistere al combattimento per rendere la necessaria testimonianza. Rimessa la spada nel fodero, sir Oliver riprese il proprio mantello; quindi, avvicinatosi al nemico caduto, lo esaminò attentamente. «Credo d’averlo ridotto al silenzio per qualche tempo»., esclamò. «E confesso che era mia intenzione fare qualcosa di più! Spero, tuttavia, che la lezione sia sufficiente, e che questo signore non voglia più mentire… per lo meno per quanto mi riguarda!» «Volete farvi beffe di un caduto?», insorse Peter Godolphin, indignato. «Dio me ne guardi!», rispose pacatamente l’altro. «Non intendo schernire alcuno! Credetemi: non c’è in me che rimpianto… il rimpianto di non aver fatto tutto quel che mi ero proposto di fare! Passando da casa, vi manderò qualcuno in aiuto. Buon giorno, Peter!» Da Arwenack sir Oliver si diresse verso Penry; ma, sebbene quella strada conducesse direttamente a Penarrow, egli si fermò invece a Godolphin Court, che sorgeva sulla sommità di Trefusis Point, dominando Carrick Roads. Entrato con la sua cavalcatura sotto l’antica porta, passò nel cortile; là scese di sella e si fece annunciare a miss Rosamund. Trovò la fanciulla seduta, con un libro sulle ginocchia, presso una delle finestre delle proprie stanze, che davano sui lato orientale della casa. Fu Sally Pentreath, l’antica nutrice della fanciulla e ora sua cameriera, che annunciò il visitatore; e Rosamund, vedendolo, balzò in piedi di scatto, con gli occhi accesi di gioia. Occorre che, a questo punto, ci fermiamo a fare una descrizione della fanciulla. Dopo la notorietà che le procurò Oliver Tressilian, non vi fu poeta che non esaltasse la sua grazia e la sua bellezza. Come suo fratello, Rosamund aveva capelli nerissimi, ed era molto alta, quantunque la sua personcina, nella sua grazia infantile, fosse troppo snella in proporzione della statura. «Non speravo di vedervi così presto…», mormorò ella, confusa. Poi, scorgendo la gravità dell’aspetto di lui, si sbigottì; ed ansiosamente domandò: «È accaduto forse qualcosa? Parlate!» «Non è accaduto nulla che possa giustificare i vostri timori», rispose il gentiluomo; «bensì qualcosa che vi contrarierà». Ciò detto, le passò un braccio intorno alla vita, e gentilmente l’attirò presso la sedia vicino al davanzale; poi si sedette accanto a lei, e domandò: «Nutrite sempre un po’ d’affetto per sir John Killigrew, non è vero?» «Certo! Non è stato lui il mio tutore prima che mio fratello raggiungesse la maggiore età? Ma perché me lo chiedete?» «Per accertarmi dei vostri sentimenti. Ebbene; se non l’ho proprio ucciso, poco ci manca». Rosamund indietreggiò, inorridita; e, livida in volto, fissò sir Oliver, attendendo la spiegazione di quelle parole. Ed egli non tardò ad esporre i motivi che lo avevano condotto a quel passo, ed enumerò brevemente le calunnie divulgate da sir John contro di lui. «Ma tutto ciò importava fino a un certo punto», concluse egli. «Conoscevo le voci maligne ch’egli divulgava sul mio conto, e le tenevo nello stesso disprezzo che accordavo a lui. Ma sir John è andato ancora più oltre: ha aizzato vostro fratello contro di me, e ha ridestato in lui il vecchio rancore che divideva la mia famiglia dalla vostra, o, per dir meglio, i nostri genitori. Oggi Peter è venuto da me col fermo proposito di litigare; e m’ha insultato come mai nessuno s’è permesso di fare!» Un singhiozzo uscì dal petto della fanciulla; e il suo spavento si accrebbe pensando alla sorte del fratello. Sir Oliver comprese; e, sorridendo, disse: «Non supponete che io gli abbia fatto del male. È vostro fratello, e come tale mi è sacro. Peter è venuto per dirmi che ogni fidanzamento tra noi sarebbe stato impossibile; mi ha proibito di tornare a Godolphin Court, mi ha tacciato di pirata e di vampiro, e ha insultato la memoria di mio padre. Io ho indovinato che l’origine di tutto questo veleno stava nel cuore di sir John Killigrew e allora sono andato direttamente ad Arwenack per distruggere una volta per sempre quella sorgente di falsità. Non ho fatto totalmente quel che m’ero proposto. Vedete, Rosamund, che sono sincero. Potrebbe darsi che sir John riesca a scamparla; e, in tal caso, voglio sperare che approfitterà della lezione ricevuta. Dopo ciò, sono venuto subito da voi per farvi con le mie labbra la esposizione dei fatti, prima che qualche bocca malevola venga a narrarvi falsamente la storia degli avvenimenti». «Alludete a… Peter?» «Ahimè, sì!» Rosamund rimase alcuni istanti in silenzio, guardando fisso davanti a sé. Poi disse: «Sono troppo inesperta per giudicare gli uomini e le cose. Come potrebbe essere buon giudice una povera ragazza come me, che sinora ha condotto una vita claustrale? Mi era stato detto di voi che eravate violento, che avevate delle inimicizie, che eravate spietato nei vostri odi!…» «M’accorgo che anche voi avete ascoltato sir John!», osservò sir Oliver, ridendo amaramente. «Mi è stato detto tutto ciò», continuò ella, senza rilevare l’osservazione; «ma mi son rifiutata di crederlo perché vi avevo già dato il mio cuore… Eppure… di che cosa avete dato prova, oggi?» «Di tolleranza», rispose egli brevemente. «Di tolleranza?!…», esclamò Rosamund, facendo eco a quella parola. Un sorriso ironico le sfiorò le labbra; poi ella soggiunse: «Certo, vi burlate di me!» Sir Oliver volle allora spiegarsi meglio. «Vi ho detto», cominciò, «che cosa aveva fatto sir John, e vi ho pure spiegato che da parecchio tempo egli si compiaceva di spargere voci lesive del mio onore. Io dapprima lo sopportai in silenzio, limitandomi a non raccoglierle e a coprirle col mio disprezzo. Non era questo un eccesso di tolleranza da parte mia?… Ma quando egli s’è permesso di spingere il suo assurdo rancore fino a tentare d’inaridire per me ogni sorgente di felicità, quando ha mandato a casa mia vostro fratello per insultarmi, non ho potuto restare inattivo. Nondimeno, pur essendo risoluto ad agire, ho dimostrato anche ora della tolleranza, perché mi son limitato a considerare vostro fratello come uno strumento e non ho reagito contro di lui; ma sono andato dritto da colui che lo faceva agire. E soltanto in considerazione del vostro affetto per sir John, ho lasciato a quest’ultimo quel piccolo spiraglio di salvezza, spiegando con ciò una generosità che forse non avrebbe avuto alcun altro uomo geloso del proprio onore». Poi, notando che Rosamund evitava di guardarlo, sempre inorridita com’era per aver appreso che l’uomo amato s’era lordate le mani del sangue di un altro uomo a cui ella era devota, sir Oliver assunse un tono più caldo e più vibrante per perorare la propria causa. Si gettò alle ginocchia della fanciulla, le prese le mani nelle proprie, e supplicò: «Rosamund, per amor mio dimenticate quanto vi ho detto, e cercate invece di seguire il mio ragionamento. Supposto che Lionel, mio fratello, oggi venisse da voi munito di qualche autorità, e vi dicesse che non dovreste mai sposarmi, e vi giurasse di fare di tutto per impedire il nostro matrimonio, ritenendovi una donna che mai potrebbe fare onore al mio nome, e supposto pure che a tutto ciò egli aggiungesse un supremo insulto alla memoria di vostro padre, che cosa gli rispondereste?… Parlate, Rosamund, siate sincera! Siate sincera con voi stessa e con me! Mettetevi per un istante nei miei panni; e ditemi francamente se al posto mio non fareste ciò che io ho fatto! Ditemi; il mio operato differisce molto da quel che vi sentireste di fare nel caso sopra citato?» Rosamund, ora, lo guardava turbata dalla forza di quel discorso e dall’ardore di quella supplica. Poi, tutta tremante, domandò: «Mi giurate che tutto è andato come avete detto… che non vi avete aggiunto nulla… che non avete alterato le cose in favor vostro?» «Avete bisogno che vi faccia questo giuramento?», chiese egli con amarezza. «Se ne avessi bisogno non vi amerei, Oliver. Ma in un momento come questo, ho bisogno della vostra assicurazione. Non volete essere generoso con me, per darmi la forza di resistere maggiormente quando altri verrà ad accusarvi?» «Dio m’è testimone che è esattamente vero tutto quello che v’ho detto!» rispose egli solennemente. In preda a grande emozione, Rosamund piegò la testa sulla spalla di lui e disse; «Allora, credo che abbiate agito giustamente, e penso come voi che nessun uomo d’onore si sarebbe comportato diversamente. Devo credervi, Oliver; perché, se non vi credessi, non potrei credere né sperare in altro! Siete come un fuoco che ha investito la parte minore di me stessa, e l’ha ridotta in cenere per poter meglio essere contenuta dal vostro cuore! E sono contenta che siate così!» «Lo sarò sempre, mia amatissima!», bisbigliò ferventemente il signore di Penarrow. «Come potrei non esserlo, dopo il dono immenso del vostro cuore?» Ella lo guardò di nuovo, sorridendo tra le lacrime; poi domandò in tono implorante: «E non serberete rancore a Peter?» «No; non potrò mai adirarmi con lui, ve lo giuro. Non mi sono adirato oggi, quando avrei avuto tutto il motivo d’inveire. Non sapete ch’egli m’ha percosso?» «V’ha percosso? E non me lo dite?» «Il mio rancore non era contro di lui, ma contro il miserabile che l’aveva aizzato. Ho riso del colpo che Peter mi ha dato. Non v’ho detto che, in grazia vostra, egli mi è sacro?» «Peter ha un ottimo cuore, Oliver. Col tempo riuscirà ad amarvi come meritate; e voi pure imparerete che egli merita di essere amato». «Merita di essere amato fin d’ora per l’amore che vi porta». «E penserete sempre così? Saprete aspettare con calma l’ora della nostra felicità?» «Non penserò mai diversamente, e aspetterò con calma. Frattanto eviterò vostro fratello, e mi terrò lontano da Godolphin Court per sfuggire ogni motivo di lite. Fra un anno sarete padrona di disporre di voi medesima e del vostro avvenire; e nessuno allora potrà impedirvi di fare quel che vorrete. Che cosa importa attendere un anno, quando si ha una speranza come la mia? La prospettiva che ho davanti saprà frenare ogni mia impazienza!» «Siete buono con me, come sempre, Oliver… E non posso ammettere che siate duro con alcuno, checché si pretenda». «Non badate a quel che dice il mondo», fece egli. «Potrò essere stato duro, potrò avere dei torti al mio attivo; ma voi mi avete purificato, Rosamund. L’uomo che vi ama non può non subire la vostra influenza purificatrice! Sir Oliver la baciò; poi si alzò dicendo: «Sarà bene ch’io vada, ora. Domattina passeggerò lungo la spiaggia verso Trefusis Point. Se per caso anche voi foste disposta a fare la stessa passeggiata…» La fanciulla rise; e, alzandosi ella pure, rispose: «Sarò là, caro Oliver». «Grazie!», esclamò il giovane. E, ciò detto, si congedò. Rosamund lo seguì con lo sguardo mentre egli discendeva le scale. Un lampo di orgoglio le accendeva le pupille; in realtà ella era fiera di sentirsi amata da un cavaliere di quella forza e di quell’aspetto.
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