3. 5th Avenue
Lord Bergavenny ricevette Kayal in uno splendido salotto del terzo piano, da cui si godeva una gradevole vista sul giardino interno.
«Mr. Kayal» lo accolse il padrone di casa, stringendogli la mano in una morsa decisa.
Era un uomo alto ed esile sulla cinquantina, dai capelli biondi in via di diradamento e gli occhi azzurro pallido.
«Lord Bergavenny. Grazie per l’ospitalità».
«Oh, lasci perdere quel “lord”. Siamo negli Stati Uniti, qua tutti mi chiamano mr. Underwood».
«Come preferisce».
«Prego, si accomodi. Le va un goccetto di bourbon?»
Kayal non trattenne un sorriso stupito. Non avrebbe mai pensato che un aristocratico britannico si convertisse al whisky americano. «Volentieri».
Underwood dovette capire che cosa pensava, perché emise una risatina divertita. «Non è male, vedrà. Robusto e rotondo. Non voglio essere come certi nostri connazionali che passano tutto il tempo a criticare la loro nuova patria. Non è corretto: nessuno mi ha obbligato a trasferirmi».
«Capisco. E concordo».
I loro bicchieri si toccarono e Kayal bevve un sorso. Capì all’istante di preferire il whisky scozzese, ma si guardò bene dal dirlo. «Davvero buono».
Si accomodarono in poltrona. Underwood gli chiese del viaggio e se la sistemazione fosse di suo gradimento, domande a cui Kayal rispose con impeccabile cortesia, ma cercando di tagliare corto.
«E il vecchio Julian come sta? Non ci vediamo da una vita».
«Lord Northdall sta molto bene. Be’, se non fosse per questa faccenda, è chiaro. È sempre impegnato con i suoi purosangue e Lady Northdall sta per avere un altro bambino. Lo definirei in ottima forma».
«Ho sentito tante cose buone sulla sua seconda moglie».
«E anche qualche malignità, senza dubbio» sorrise Kayal.
Underwood rise. «Non per me! Una donna astronoma? Mi sembra ammirevole. D’altronde dicono che tutte e tre le sorelle siano dotate di un forte carattere».
«Lo confermo. Lady Grey è impegnata in politica e mrs. Haddock scrive romanzi gialli».
Underwood sorrise divertito e si lisciò la cravatta. «Pazzesco. In che tempi stimolanti viviamo, non trova?»
«Senza dubbio».
L’allegria sparì dal viso di Underwood, i suoi occhi azzurri si fecero dispiaciuti. «Può dirmi qualcosa di Brian, ora? Non lo vedo da quand’era un bambino».
Kayal annuì. «Purtroppo le notizie che ho sono piuttosto preoccupanti». Non gli piaceva divulgare gli affari di famiglia, ma Underwood aveva senza dubbio il diritto di conoscere i retroscena della scomparsa di Brian. Anche perché, pensò Kayal, molto probabilmente gli sarebbe servito il suo aiuto.
Underwood tirò fuori un sigaro. «Le dispiace?»
«Per nulla, se anch’io posso impestare l’aria con la mia pipa».
«Senz’altro».
Per qualche istante entrambi furono impegnati nel rassicurante rituale del fumo. Underwood tagliò il sigaro in due e lo annusò con voluttà, Kayal riempì la pipa di trinciato forte. Accesero più o meno nello stesso momento, aspirarono e sospirarono due nubi di fumo grigiastro.
«Dunque, naturalmente Brian si è sposato nell’autunno dell’89, lo saprà».
«Ho ricevuto l’invito e spedito un regalino. All’epoca mia moglie era già ammalata, quindi...»
«Certo». Da quel che gli aveva detto Julian, Underwood era vedovo da circa tre anni. Quella di sua moglie doveva essere stata una malattia lunga e triste. «Il matrimonio di Brian, malauguratamente, ha ben poco a che fare con la sua scomparsa. L’ho detto solo per darle il quadro. Per sottolineare, insomma, che una lady Maltravers esiste». Sospirò. «A Brian non è mai importato, il suo affetto era... altrove».
Underwood non finse di scandalizzarsi, non inarcò neppure un sopracciglio. I matrimoni infelici, di convenienza o di facciata erano sempre esistiti, così come erano sempre esistite amanti più considerate delle legittime consorti.
«E la... l’amica di Brian, diciamo...»
«Una vedova priva di mezzi. Devo aggiungere che Brian si sentiva in debito con lei, per motivi che ora sarebbero troppo lunghi da spiegare». E anche un filo troppo compromettenti: Brian aveva ucciso il marito della sua bella. «Non ho mai capito se la... disponibilità di Bridget fosse del tutto disinteressata o se stesse con lui per motivi utilitaristici, ma ha ben poca importanza. Per Brian, in ogni caso, non ne aveva. Neppure lui, capisce, ha mai cercato di rendere in qualche modo rispettabile la loro relazione».
«Capisco». Underwood si concesse un sorriso triste. «Era un bambino così gentile».
Kayal annuì. «Ed è rimasto gentile, nel profondo. Ma la morte della madre l’ha cambiato. L’ha reso più fatuo e irrequieto. Julian ha fatto quel che ha potuto... io ho fatto quel che ho potuto, per quel che conta».
«Non ho dubbi. Lei è sempre stato un pilastro per quella famiglia, mr. Kayal».
Kayal accettò il riconoscimento con un breve cenno del capo. In merito non c’erano dubbi davvero. A Brian, tra l’altro, aveva fatto da padrino.
«La relazione è continuata» riprese a raccontare. «Bridget aveva già una bambina, ma ne ebbe un’altra all’inizio del ‘90».
«Oh cielo».
«Northdall, all’epoca, ha usato parole un po’ più colorite».
Underwood scosse la testa. «Ci credo bene. Brian è il suo primogenito».
«Northdall gli ha fatto capire che la ragazzina avrebbe potuto entrare a far parte, in qualche modo, della famiglia, ma che non avrebbe gradito altri incidenti simili, specie se fosse nato un maschio».
Underwood sbuffò una nube di fumo in direzione del camino. «Comprensibile. E la legittima consorte...»
«Credo che non ne sappia nulla».
«Ah. E non hanno avuto figli, finora?»
«No».
Underwood sospirò. «Benedetto ragazzo».
Era quello che pensavano un po’ tutti. Se proprio Brian non poteva mollare la sua amante, avrebbe almeno potuto impegnarsi nel produrre un erede. Fatto quello, ogni altro eventuale bastardo sarebbe stato irrilevante.
«Northdall era molto irritato. I rapporti negli ultimi anni si sono raffreddati sempre di più. Si sono... rarefatti. Brian aveva la sua vita. Non ci sono stati altri bambini fuori dal matrimonio, almeno quello, ma nel complesso la gente chiacchierava e Julian ha sempre odiato le chiacchiere».
«Chi non le odia» concordò Underwood.
«Così arriviamo a dicembre dell’anno scorso. Bridget e le due bambine erano alloggiate in una villetta in Catherine Wheel Yard, tra St. James Street e Green Park... una zona molto decente, ma anche vicina ai club, se capisce quello che intendo».
«Lo capisco. Ma continua a parlarne al passato. Quindi...» con delicatezza, Underwood lasciò sfumare la frase.
Kayal annuì. «Influenza russa. In famiglia non se n’è saputo niente se non più tardi, poco prima di Natale, quando Lady Maltravers si è messa in contatto con noi per prendere accordi sulla sistemazione durante i giorni festivi». Kayal sbuffò un’altra nube di fumo. «Vede, le tre sorelle, per quanto possibile, cercano sempre di riunirsi. Spesso tutte e tre le famiglie passano il Natale insieme ad Aylsham Hall, o a volte nella tenuta in Kent di Lord Grey, che è un buon amico di Brian. Insomma, Lady Maltravers pensava che suo marito fosse da qualche parte e non l’avesse avvertita. Tra una cosa e l’altra siamo arrivati a Natale senza sapere dove fosse finito Brian, ma senza neppure preoccuparci molto. Quando a Natale non è comparso, Northdall ha iniziato a non vederci chiaro».
«Era già partito per gli Stati Uniti?»
Kayal finì il suo bourbon e posò il bicchiere vuoto sul tavolino.
«Si è imbarcato subito prima di Natale, sì. Prima, come abbiamo ricostruito in seguito, ha passato qualche giorno nell’appartamento da scapolo del suo amico Stannard Nemme, in uno stato di profonda prostrazione. Nemme non ha fatto domande».
«La tipica riservatezza inglese talvolta non aiuta» considerò Underwood.
«Alla fine è stato Lord Grey a capire come fossero andate le cose. È andato a curiosare in Catherine Wheel Yard. Nessuno aveva pensato a quell’eventualità, perché Northdall aveva già mandato un telegramma, senza ricevere risposta, e supponeva che neppure Brian sarebbe stato così sconsiderato da disertare le feste in famiglia per trascorrerle con la sua amante. Ma, come ha appurato Lord Grey dopo Natale, la verità era ben più tragica».
Underwood si passò una mano tra i radi capelli biondi. «Erano morte tutte e tre, quindi?»
Kayal annuì. «In ospedale. Ho parlato con il medico che le aveva in cura. Una terribile tragedia. Che Brian fosse sconvolto è comprensibile. Per un po’ abbiamo temuto che fosse accaduto il peggio e che avesse messo fine alla sua vita».
Kayal faticò a nascondere un brivido. Per diversi giorni, dopo aver scoperto la fine di Bridget e delle bambine, aveva setacciato tutti gli ospedali e gli obitori della città, quasi sicuro di trovare il corpo livido di Brian in uno di essi. Era stato forse il momento peggiore che avesse mai vissuto, peggiore di altri momenti, in cui aveva rischiato la buccia in prima persona.
«Era semplicemente scomparso. Nessuna traccia di lui. Northdall ha mosso mari e monti, Lord Grey ha scavato tra tutte le loro vecchie amicizie, tra i club, i salotti equivoci, i bassifondi di Londra è scattata una vera caccia all’uomo. Pensavamo che Brian si fosse rintanato in qualche fumeria d’oppio o che l’avremmo trovato ubriaco in qualche bettola dell’East End».
«E la moglie, se posso chiederlo?»
Kayal sospirò. «Le abbiamo detto che aveva perso un amico d’infanzia. Non ci è sembrato il caso di infierire. Non appena abbiamo scovato il suo nome tra i passeggeri diretti qua, Emily ha comunque annunciato che sarebbe venuta a New York a cercarlo, ma la sua famiglia si è opposta».
Underwood si diede uno schiaffo sulla fronte. «Ma certo!»
Kayal aggrottò le sopracciglia, mentre il padrone di casa si alzava e andava a suonare per la servitù. «Che razza di testa, mr. Kayal. Ho un messaggio per lei». Entrò un valletto. «Matthew, per favore, puoi portarmi il telegramma che è arrivato cinque giorni fa? È sulla mia scrivania».
Tornò a rivolgersi a Kayal. «Dev’essere stato subito dopo la sua partenza. Un cablogramma da parte di Julian, destinato a lei quando fosse arrivato. Il significato mi era oscuro, ma credo che si riferisca proprio a Lady Maltravers».
Il valletto rientrò e gli porse una cartolina gialla con il logo della Trans-Atlantic, che Underwood passò subito a Kayal.
Diceva:
PER MR. KAYAL C/O LORD BERGAVENNY, 5HT AVENUE, NY
PERKINS INSINCERI, EMILY IN VIAGGIO CON FRATELLO, DEST. NY HOTEL VICTORIA
J. NORTHDALL
Kayal scosse la testa. «Sì, temo proprio che significhi che anche Emily si è messa in viaggio, dopo tutto. A un giorno di distanza». Un sospiro. «Come se questa faccenda non fosse già abbastanza intricata».
«Se posso aiutare in qualche modo...»
«Ho paura che dovrò chiedere ancora una volta il suo aiuto, sì» ammise Kayal. «Vede, ho cercato di documentarmi, ma non conosco la città e non saprei da che parte cominciare a cercare Brian».
Underwood stava chiaramente per offrire assistenza, o almeno la sua opinione, quando nel salotto entrò una giovane donna bionda, alta ed esile. Per un attimo Kayal restò senza parole, poi alle sue labbra salì un “Clair?” che per fortuna non trovò la via d’uscita. La sua confusione fu di breve durata: a un secondo sguardo, la ragazza era così simile al padrone di casa che c’erano pochi dubbi su chi fosse.
Era entrata d’impulso, come se non si aspettasse di trovare qualcuno in sala, e poi si era fermata con un debole “oh” di sorpresa.
«Mia figlia Jade» la presentò Underwood. «Jade, questo è mr. Kayal, il segretario di Lord Northdall. Ti ho anticipato che sarebbe stato nostro ospite».
«Lady Jade Underwood» salutò Kayal, con un mezzo inchino. Era ancora scosso, ma era abituato a nascondere quello che provava: all’esterno non trasparì nulla.
Jade emise una risata imbarazzata. «Oh, non sapevo nulla delle sue origini indiane, mr. Kayal. L’ho vista qua, in piedi nel nostro salotto, e per un attimo ho pensato che fosse Swami Vivekananda, sa chi è?»
«Ehm... un indiano?»
Jade rise ancora. «Un monaco indiano! Molto colto, o così dicono. Ha tenuto degli interventi straordinari al Parlamento delle Religioni del Mondo, l’anno scorso a Boston, e dicono che stia per fondare una società qui a New York!»
«Una società» ripeté Kayal, un po’ ottusamente. Gli occidentali tendevano spesso a pensare che lui conoscesse ogni altro indiano sulla faccia della terra e che fosse aggiornato su ogni possibile moda spirituale derivante dall’induismo o dal buddhismo.