CAPITOLO 1-3

2014 Words
“E tu da dove cavolo salti fuori?!” urlò sbigottita. Cercò la pistola che le era sfuggita di mano nella caduta, ma la creatura tornò all’attacco con una velocità fuori dal comune. Prima di poter spiccare il salto, un proiettile gli perforò la testa facendola cadere al suolo. Ivy si voltò per vedere chi avesse sparato. “E tu che diamine ci fai qui?!” urlò sbalordita. Capellini neri abbassò l’arma e si appoggiò al muro, ansimante. “Dovevi restare nella metropolitana ed aspettare il mio ritorno!” “Se non ti avessi seguita avrei aspettato inutilmente, ma se ti dà tanto fastidio me ne torno pure sul treno, così diventerai l’antipasto di qualcos'altro!” sbottò il vampiro infastidito. La ragazza si avvicinò a lui, incuriosita. Lui la guardò corrugando la fronte. “Che hai da guardare in quel modo? Cosa c’è? Ho qualche segno da zombie?” “Hai… hai un ciuffo bianco!” esclamò stranita. “Come scusa?!” chiese lui non capendo. “I capelli. Hai un ciuffo bianco, qui davanti.” Il vampiro prese il ciuffo tra le mani e lo guardò sorpreso. Un mezzo sorriso si dipinse sul suo volto. “Allora, cerchiamo questo antivirus sì o no?” le chiese poi caricando la pistola. “Non riesci nemmeno a stare in piedi ma non sono affari miei, giusto?” “Vedo che cominci a capire!” rispose il vampiro con un sorrisetto. Ivy incrociò le braccia al petto, esasperata. “Stupido vampiro, sei identico a…” Le parole le morirono in bocca, lasciandola pietrificata. Possibile che fosse… “E adesso che c’è, ho altri capelli bianchi? Mostri da qualche parte? Zombie? Cani? Il coso di prima? Rispondi!” urlò il vampiro davanti al suo silenzio e soprattutto alla sua espressione sconvolta. “N-no, ero sovrappensiero…” balbettò la ragazza riscuotendosi dai suoi pensieri. “Ma come diamine si può essere sovrappensiero in un posto del genere?! Bah lasciamo perdere…” sbottò il vampiro incredulo. Ivy scosse la testa, guardandolo di sottecchi. Non poteva essere Alucard, era impossibile. Alucard non si sarebbe mai spacciato per il Coglione e non avrebbe mai cercato di ucciderla. Eppure… Le tre porte della Hall si aprirono di colpo e una quindicina di persone si avventarono su di loro. “Ma che diamine…” Circondarono e immobilizzarono sia il vampiro che Ivy. “Che cavolo volete da me?! Toglietemi le mani di dosso, brutti screanzati!” La ragazza cominciò a dimenarsi, ma uno dei presenti, presumibilmente il capo, la zittì minacciandola: “Fa silenzio se non vuoi diventare uno zombie!” Lei lo fulminò con lo sguardo. “Io uno zombie?! Come osi parlarmi così?! Se sapessi chi sono io, se tu sapessi! Ti inginocchieresti, mi baceresti i piedi e…” Ivy continuò a parlare a vanvera, ma l’uomo non ci fece caso e si avvicinò a Capellini neri. Lo squadrò da capo a piedi, incuriosito. “Un soggetto molto interessante, sono proprio curioso di vedere gli effetti del virus su un vampiro!” Schioccò le dita e due uomini agguantarono il vampiro per le spalle mentre un terzo lo colpiva all’addome facendogli perdere i sensi. “Lasciatelo stare!” urlò la ragazza cercando di liberarsi, ma un forte dolore alla nuca la spedì a sua volta nel mondo dei sogni. Ivy riaprì lentamente gli occhi, lamentandosi del dolore alla testa che pulsava lanciandole fitte continue. “Yawn, che brutta dormita! Ma dove diamine sono?! Slegatemiii!” urlò dimenandosi, ma non riuscì a liberarsi dalle corde che la tenevano legata alla sedia. “Vuoi stare zitta?! Non hai smesso di parlare neanche nel sonno!” sbottò una voce alquanto irritata. “Chi sei tu che osi parlarmi in questo modo?! Guarda che ti uccido, sai? Comunque, si potrebbe avere un po’ più di luce?” sbottò la ragazza infastidita. La stanza dove si trovava era completamente buia, fatta eccezione per una piccola candela mezza consumata messa sopra un tavolino. “Uffi, io non ci vedo niente! A questo punto puoi anche spegnerla, tanto è la stessa cosa!” Il carceriere spense la candela. “Deficiente, cos’hai fatto?! Io stavo scherzando! Ma guarda te questo! Se ti dico di slegarmi lo fai?” chiese speranzosa con tono innocente. “No.” rispose l’uomo. “Stronzo…” borbottò a bassa voce. Dopo qualche secondo l’uomo riaccese la candela. “Oh, grazie!” La ragazza cominciò a guardarsi intorno, cercando di abituare gli occhi all’oscurità. La stanza era in realtà una cella, c’erano solo lei e il suo aguzzino separati da una cancellata. “Dov’è Capellini neri?” “Non sono affari che ti riguardano.” “Sì invece! Ho rischiato di morire per venire qua a cercare l’antivirus e salvarlo! Devo ancora finire di interrogarlo!” “Potrai farlo tra un po’, dovrebbero avere quasi finito…” rispose l’uomo con un’alzata di spalle. “Finito? Finito cosa?” domandò confusa ma il carceriere non rispose. “Pezzente…” borbottò la principessa. Il rumore dell’ascensore che scendeva e della porta che si apriva con un suono metallico fece capire ad Ivy che la sua prigione non era poi così lontana da una ipotetica via di fuga. Dei passi risuonarono nel corridoio adiacente insieme al rumore di qualcosa di pesante che veniva trascinato. “Cosa succede? Io da qui non vedo niente! Disgraziati, mi vendicherò! Datemi solo il tempo di slegarmi… un attimo… un attimo solo… ancora un pochino… insomma, quando mi sarò slegata sarà peggio per voi!” sbottò la principessa infuriata dopo aver cercato di liberarsi inutilmente. Il carceriere si voltò a guardarla con sufficienza. “Non ho dubbi!” rispose con tono canzonatorio prima di aprire la cancellata della sua cella. “E ora perché avete aperto la porta? Siete venuti a slegarmi? Che gentili, quasi quasi vi risparmio!” esclamò con un sorriso innocente, ma i due uomini che erano appena entrati la ignorarono completamente, trascinarono all’interno della prigione qualcosa o qualcuno che la ragazza non riuscì a distinguere per la poca luce e se ne andarono insieme al carceriere chiudendo nuovamente il cancello. Ivy riprese ad agitarsi sulla sedia in segno di protesta e stava anche per dare fiato a tutto il suo disappunto per come stavano trattando una principessa quando sentì un lamento flebile alle sue spalle. “Non dirmi che mi hanno messo uno zombie!” piagnucolò rassegnata al suo destino infame. “Non sono ancora uno zombie…” rispose il suo compagno di cella. “Capellini neri!” esclamò felice riconoscendo la sua voce. “Allora sei vivo! Meno male! Cosa ti hanno fatto?” “Quei bastardi… mi hanno tolto quasi tutto il sangue che ho in corpo…” mormorò a fatica il vampiro. “Perché?” chiese la ragazza confusa. “Per studiare gli effetti del virus sul sangue vampiresco credo.” “E adesso? Che ne sarà di noi?” “Probabilmente diventeremo le loro prossime cavie…” “Cosa?!” urlò Ivy sgranando gli occhi. “Io non ho nessuna intenzione di diventare uno zombie o chissà cos’altro!” protestò dimenandosi con più vigore. “Avvicinati.” “Come faccio?! Sono legata alla sedia!” obiettò cercando di voltare il capo nella sua direzione, ma il vampiro era dietro di lei dove non poteva vederlo. “Scivola all’indietro.” Ivy si diede una spinta ma mise troppa forza e cadde per terra. “Sono caduta!” gli fece presente. “Me ne sono accorto…” rispose l’altro con un sospiro. “Girati su un lato.” “E come?!” “Come hai fatto prima!” La ragazza si concentrò chiudendo gli occhi, infine ruotò di scatto col bacino riuscendo a girarsi su un fianco. Di colpo, le corde che le legavano le braccia si polverizzarono. “Wow! Ma come hai fatto?!” chiese sbalordita ma il vampiro non rispose. “Che loquacità!” Con le mani finalmente libere, Ivy slegò anche le caviglie e si alzò in piedi. “Ok, dove sei?” “Davanti a te.” La ragazza distese le braccia in avanti e cominciò a camminare. “Un po’ più a sinistra.” Si raddrizzò e continuò la sua avanzata a tentoni nel buio. Finalmente toccò qualcosa di caldo. “Sei tu o è uno zombie schifoso?” Nessuna risposta. “Ok, sei tu, comincio a decifrare i tuoi silenzi, sai?” Tastò fino a trovare i suoi polsi, gli uomini che l’avevano trascinato nella prigione l’avevano incatenato al muro forse in attesa che il virus facesse effetto. Tirò con tutte le sue forze, ma le catene non cedettero. “Non ci riesco!” piagnucolò impotente. “Nei miei stivali c’è un mazzo di chiavi, sono riuscito a rubarlo ad uno dei due uomini senza che se ne accorgessero.” Ivy si inginocchiò e mise una mano dentro lo stivale del vampiro che cominciò a sghignazzare. “Cosa c’è di così divertente?” “Mi stai facendo il solletico!” confessò trattenendo a stento una risata. “Ah, soffri il solletico? Buona a sapersi per quando ti dovrò interrogare…” mormorò la ragazza assottigliando gli occhi. “Ta-dan!” esultò felice dopo aver estratto le chiavi. Dopo qualche tentativo trovò quella giusta e finalmente liberò anche il suo compagno di cella che la prese improvvisamente per un braccio. “E adesso che fai?!” chiese la ragazza confusa. “Usciamo da qui, non credo che tu riesca a trovare l’uscita in questa oscurità senza andare a sbattere un paio di volte contro il muro!” “E invece sì!” sbottò offesa liberandosi con uno strattone dalla sua presa e avanzando con sguardo fiero sul volto. “Attenta…” SBONG! Finì contro il muro. “Che dolore!” piagnucolò la principessa tenendosi il naso. “Tu fa come vuoi, io esco da queste maledette prigioni.” tagliò corto il vampiro voltandosi e dirigendosi verso l’uscita dopo aver buttato giù con un calcio il cancello. “Aspettami, ti prego!” urlò Ivy aggrappandosi al suo braccio. Il vampiro sospirò sconsolato prima di guidarla fuori dalla prigione fin davanti all’ascensore. Si divincolò da lei ed entrò nella cabina. “Tu per le scale!” “Cosa?! Perché scusa?!” obiettò la ragazza, ma prima che potesse finire di replicare le porte si richiusero e l’ascensore partì lasciandola là sotto. “Quanto lo detesto!!” urlò furiosa correndo su per le scale. “Su di sopra mi sentirà, oh se mi sentirà brutto…” Si bloccò di colpo, mentre un pensiero le balenava in mente. Non ci aveva fatto caso prima, ma ora ripensandoci… I vampiri sono dei non morti a tutti gli effetti, il loro cuore non batte e il loro corpo è gelido. Ma allora perché quando l’aveva toccato il suo corpo era caldo? Il vampiro appoggiò la schiena alla parete dell’ascensore, respirando affannosamente. Le forze lo stavano abbandonando, non avrebbe dovuto usare un Anatema, per quanto di scarso livello, per liberare la ragazza, aveva sprecato ulteriori energie. Doveva trovare l’antivirus in fretta, non sarebbe resistito ancora per molto. Sfoderò la pistola dalla cintura. Quello stupido carceriere non si era neanche accorto che gli aveva fregato l’arma insieme alle chiavi mentre lo incatenava al muro, che incompetente! L’ascensore si fermò al piano superiore e non appena le porte scorrevoli si aprirono balzò fuori puntando l’arma, ma quello che vide gli fece sgranare gli occhi: il laboratorio dove l’avevano torturato fino a qualche minuto prima era completamente distrutto, il sangue imbrattava le pareti e gli scienziati giacevano a terra smembrati. “Ma guarda un po’, i mostri si sono rivoltati contro i loro creatori! Hanno voluto giocare con la vita e la morte e questa è la giusta punizione!” Un’orda di zombie col camice, presumibilmente gli ex-scienziati ancora integri, sfondò le porte del laboratorio adiacente e cominciò ad avanzare verso di lui. “Che c’è, l’odore del mio sangue vi attira? Dovrete guadagnarvelo il vostro pranzo!” urlò il vampiro aprendo il fuoco. Ivy stava correndo per le scale inseguita da una coppia di mostriciattoli quando sentì gli spari al piano superiore.
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