“Già, come ad uccidere te…” mugugnò la ragazza.
Il demone non le diede ascolto e proseguì il cammino.
“Certo che sei troppo gentile, sai?!” sbuffò di nuovo prima di rendersi conto dell’idiozia che aveva appena detto.
Era ovvio che non era gentile, era il Coglione! Doveva essersi bevuta il cervello, collaborare col suo peggior nemico! Ma perché tutte a lei? Ci mancava solo questa…
Il Signore dei Morghwarth si bloccò ad un bivio e Ivy, ancora persa nei propri pensieri, andò a sbatterci contro.
“E sta attenta a dove metti i piedi!” sbottò irritato.
“Mi scusi Vostra Altezza Imperiale! Bifolco…” mugugnò la ragazza massaggiandosi il naso.
La sua armatura dorata era veramente dura. L’altro sbuffò e riprese a camminare, svoltando a destra. Ivy si fermò a raccogliere due scatole di proiettili da un cadavere.
“Ti vuoi muovere?! Vedi di non restare indietro perché io non ti aspetto!” le fece presente.
“Sì, sì, arrivo! Sei uno stress, lo sai?!”
La ragazza si alzò, si ripulì i pantaloni e cominciò a trotterellare verso il suo acerrimo rivale. Un altro zombie uscì da una strada secondaria. La principessa ridacchiò tra sé e sé, decisa a far arrabbiare il suo compagno. Sparò un colpo alla testa del non morto e il Dreynar si girò a guardala, spazientito.
“Ti ho detto di non sprecare colpi!”
“Eh, per uno non muore nessuno, tranne lui!” sbuffò Ivy alzando gli occhi a cielo.
Lo zombie però non stramazzò a terra come previsto, anzi, dopo aver barcollato un po’ riprese a camminare verso di lei.
“Oh, resistente il mostriciattolo!” commentò sorpresa la ragazza.
“Ti vuoi muovere?!” sbottò il generale spazientito.
“Arrivo, adesso lo uccido!”
Ivy fece fuoco un’altra volta colpendolo alla testa, ma come prima l’essere barcollò ma continuò la sua avanzata.
“Perché questo non muore?!” protestò la principessa indietreggiando per ricaricare la pistola.
“Stupida ragazzina, si vede che non sai sparare, ora muoviti!”
“Io so sparare meglio di te, bifolco!”
Il Dreynar stava per replicare, ma si bloccò di colpo sentendo lo zombie emettere un gorgoglio soffocato, come un ruggito. Il lamento si fece sempre più forte e il Generale ebbe un sussulto. Ivy era ancora intenta a ricaricare l’arma mentre indietreggiava e non stava prestando attenzione allo zombie.
“Spostati da lì, va via!” urlò improvvisamente il Dreynar, correndo verso di lei.
La ragazza alzò la testa confusa.
“C-come?”
Lo zombie si sfracellò come se qualcosa l’avesse fatto esplodere dall’interno e al suo posto comparve il mostro di prima.
“O porca merda, ma non l’avevamo ucciso?!”
Il generale dei Morghwarth imprecò. La creatura poteva trasferirsi nel corpo degli altri zombie e continuare a vivere, ecco perché non era morto quando l’aveva affrontato la prima volta. Ivy cominciò ad indietreggiare più velocemente col mostro che avanzava minaccioso, ma inciampò nel cadavere di un poliziotto e cadde a terra. L’essere fece spuntare un tentacolo dalla mano e si apprestò ad agguantare la ragazza che chiuse gli occhi, ma il Dreynar balzò sulle spalle del mostro, immobilizzandolo. L’essere cominciò a divincolarsi e a sferzarlo coi suoi tentacoli nel tentativo di agguantarlo e liberarsi di lui. Il signore dei Morghwarth gettò a terra un guanto dell’armatura, liberando una mano che non aveva nulla di scheletrico, e fatti spuntare gli artigli con grande stupore di Ivy, strappò a forza la parte inferiore dell’elmo prima di affondare i canini nel collo del mostro. La principessa spalancò gli occhi, impietrita. Il Coglione un vampiro?! Era impossibile!
“Che stai facendo ancora lì, scappa!” le urlò dietro il presunto Dreynar, ancora sulle spalle del mostro.
Ripresasi dallo shock, Ivy si alzò da terra e cominciò a correre dalla parte opposta, allontanandosi dai due esseri. Solo in quel momento il vampiro si accorse della stupidità del suo gesto: bevendo il sangue del mostro aveva appena ingerito anche il virus che aveva trasformato gli abitanti in zombie. Mollò di colpo la presa, stordito, e la creatura ne approfittò per agguantarlo finalmente con un tentacolo e scaraventarlo contro il muro. Si lanciò contro di lui per finirlo, ma un dolore improvviso alla testa lo bloccò, facendolo girare di scatto.
“Sta lontano da lui!” urlò Ivy con la pistola fumante in mano prima di fare fuoco ripetutamente, colpendolo più volte al cranio.
Dopo una lunga scarica di proiettili il mostro crollò finalmente al suolo, sciogliendosi. Ivy corse verso il Dreynar che giaceva ancora a terra. Gli tolse l’elmo e quello che vide di certo non era un teschio deforme: il volto sofferente di un ragazzo dai lunghi capelli neri. La ragazza sgranò gli occhi, sbigottita. Quel tocco di gnocco era il Coglione? Magari! Sarebbe passata dalla sua parte già da un bel pezzo! Ma allora chi era? E perché si spacciava per lui?
“Vedi di non morire, ho un bel po’ di domande da farti, capito?” si raccomandò sollevandolo di peso e trascinandolo con sé in cerca un posto sicuro.
Entrò nella metropolitana, uccise i pochi zombie sulla pensilina, salì sul treno e chiuse tutte le porte. Fatto ciò, distese il ragazzo su un sedile. Aveva perso i sensi, ma fortunatamente respirava ancora, anche se a fatica. Si lasciò ricadere a sua volta su un sedile, sfinita, e prese in mano la pistola. Avrebbe dovuto fare come le aveva detto, per uccidere il mostro aveva consumato tutti i proiettili che le erano rimasti e la pistola del suo compagno era rimasta nel luogo dello scontro. Appoggiò la testa contro il finestrino, sconsolata.
Qualche minuto più tardi il non più signore dei Morghwarth cominciò a lamentarsi flebilmente per poi riprendere conoscenza.
“Ti sei svegliato finalmente! Credevo fossi morto!” sbottò Ivy riscuotendosi dai suoi pensieri.
“Dove diavolo…”
“Nella metropolitana!” lo interruppe la ragazza. “E non provare neanche a lamentarti, è il primo posto che mi è venuto in mente!”
Il vampiro si mise seduto a fatica, trattenendo a stento un gemito.
“Il mostro?”
“È morto.” rispose Ivy ma lui scosse la testa.
“Non muore così facilmente, starà…”
Una fitta al fianco gli fece morire le parole di bocca. Ivy lo guardò preoccupata.
“Sei rimasto contagiato.”
“Lo so.” rispose a bassa voce.
La ragazza rimase a fissarlo in silenzio per alcuni secondi.
“Sei Kaspar?” chiese infine.
“Ti sembro uno scheletro deforme?!” sbottò il vampiro infastidito.
“Ma allora chi diavolo sei?! Perché mi hai attaccata? Perché ti spacciavi per il Coglione? Come fai a conoscere lui e suo figlio? Perché…”
“E vai piano, mi sono già dimenticato la prima domanda!” la interruppe esasperato, trattenendosi a stento dall’urlare.
Ivy ammutolì di colpo prima di scoppiare a ridere.
“Anch’io!” ammise con un sorriso.
Il vampiro alzò gli occhi al cielo, ma una fitta improvvisa lo fece contorcere dal dolore.
“Facciamo così: se io ti procuro l’antivirus tu mi dici chi sei, ok?” propose la ragazza.
“E chi ti dice che c’è un antivirus?” obiettò l’altro guardandola diffidente.
“Io!” ribatté la rossa con un sorriso smagliante.
Il vampiro grugnì prima di tornare a stendersi e darle le spalle.
“Pessimista… Va beh, io vado a cercare la cura, tu vedi di non morire nel frattempo!” si raccomandò Ivy prendendo la pistola, ma solo in quel momento si ricordò di aver finito le munizioni.
“Ti avevo detto di non sprecare colpi!” la sgridò il vampiro severo.
“Niente colpi, niente antivirus…” piagnucolò la ragazza sconsolata.
Lui si rimise seduto stringendo i denti, tolse l’armatura piano piano e dal cinturone estrasse un’altra pistola e alcuni caricatori.
“Se dovessi diventare uno zombie non esitare a spararmi.” disse serio appoggiando l’arma di fianco a sé.
“Non lo diventerai, te lo prometto!” lo rassicurò con un sorriso caricando nuovamente la propria pistola.
Il vampiro si stese nuovamente, girandosi su un fianco per non farle vedere il proprio dolore.
“Io vado, fa attenzione ok?” si raccomandò infilando l’arma nella cintura dei pantaloni, ma lui non le rispose. “Capellini neri?” chiese Ivy titubante, avvicinandosi lentamente.
Il vampiro era completamente immobile e aveva smesso di respirare.
“Non mi sembra il caso di fare scherzi! Capellini neri svegliati, non puoi farmi questo!”
Nessun segno di risposta. Dopo un attimo di esitazione, la ragazza agguantò la pistola appoggiata vicino a lui e gliela puntò contro, pronta a far fuoco se fosse diventato uno zombie o qualcosa di ancora peggio. Nel momento in cui stava per premere il grilletto il vampiro aprì gli occhi e le bloccò la mano.
“Non sono ancora morto!” ci tenne a farle presente, severo. “Questa me la riprendo, grazie!” sbottò prendendo la pistola dalle mani della ragazza.
Lei tirò un sospiro di sollievo.
“Brutto disgraziato, mi hai fatto prendere un colpo! Adesso vado veramente, non fare altri scherzi, intesi? E non morire!” si raccomandò puntandogli contro un dito.
“Ci provo…” mormorò il vampiro voltandosi nuovamente sul fianco.
“Su con la vita, vedrai che ce la faremo!” esclamò la rossa con un sorriso, ma lui non rispose. “Grrr, ciao!” sbottò corrucciata prima di scendere dal treno.
Da dove poteva cominciare a cercare l’antivirus? Guardò la mappa delle linee della metropolitana in cerca di indizi. Una delle fermate era quella dell’ospedale, poteva essere un buon punto di partenza. Cominciò a correre sui binari, lì sotto avrebbe trovato meno zombie, o almeno così sperava. Il tunnel era immerso nella più totale oscurità, ma fortunatamente la via era una sola e seguendo le rotaie non poteva perdersi. Dopo aver corso a lungo ed essere inciampata parecchie volte in cose di cui preferiva ignorare l’entità, arrivò finalmente a quella che un tempo era la stazione dell’ospedale. Raggiunse la cima delle scale, tornando finalmente all’aria aperta. Anche in quella zona della città la devastazione regnava sovrana, sembrava di trovarsi all’inferno stesso. Si mosse con circospezione, attraversando il piazzale antistante l’enorme struttura a piani e finalmente arrivò di fronte alle porte a vetri dell’ospedale. Provò a smuoverle, ma erano state sigillate dall’interno in un ultimo tentativo disperato di salvarsi dall’infezione. Prese la rincorsa ed entrò sfondando la porta, mettendosi subito in posizione di tiro con la pistola in mano.
“Ma dai! Io faccio un’entrata da 10 e lode e non c’è neanche l’ombra di un misero mostriciattolo?! Uff, tutta fatica sprecata!” sbottò quasi delusa di non aver trovato nessun nemico nell’atrio.
Si rialzò e, ripuliti i vestiti dalla polvere, avanzò cautamente. Uno zombie uscì barcollando da dietro un angolo. Ivy gli puntò la pistola contro, ma il mostro cadde a terra.
“Eh? Ma se non l’ho neanche toccato! Bah, mi ha tolto tutto il divertimento, che fregatura!” sbuffò avvicinandosi prudentemente tenendo la pistola puntata nella direzione da cui era uscito lo zombie.
Un mostriciattolo nero e arancione con dei lunghi artigli sbucò dall’angolo camminando sulle zampe da rettile. Si fermò di colpo, annusò l’aria e poi si avventò contro Ivy.
“Ma cosa ho fatto di male?! Prima il coso grande, ora questo cosino!”
La ragazza mirò alla testa e sparò. La creatura cadde a terra con un grido stridulo e dopo qualche spasmo rimase immobile. Ivy la toccò con la punta della scarpa, sincerandosi che fosse veramente morta.
“Tutto qui?! Beh, meglio così!”
Svoltò l’angolo e buttata giù l’ennesima porta balzò all’interno del corridoio principale. Sul fondo, altri due mostriciattoli simili a quello che aveva appena ucciso stavano mangiando uno zombie.
“Ma che schifo!” urlò disgustata prima di sparare.
Si ripulì le mani soddisfatta, senza accorgersi di un’altra creatura appesa con gli artigli al muro dietro di lei. Raggiunse il fondo della stanza per esaminare i cadaveri nella speranza di trovarci qualche proiettile, ma mentre si chinava il mostro balzò su di lei che, solamente per un colpo di fortuna, riuscì a scansarsi in tempo buttandosi di lato.