CAPITOLO 1-1

2005 Words
CAPITOLO 1 Tra sogno e realtà Era notte fonda. La città sembrava completamente deserta, non si vedeva anima viva per le strade ostruite dalle macerie, non si sentiva alcuna voce risuonare nelle case distrutte, perfino il vento taceva. L’unico rumore che infrangeva il silenzio surreale era il crepitio delle fiamme che si innalzavano dalle automobili distrutte. Era come se fosse stata vittima di un bombardamento, o di una battaglia feroce che aveva lasciato ferite indelebili. Questo è quello che i suoi occhi avevano visto non appena li aveva aperti dopo tanto tempo. Dov’era finita? Cos’era successo? Stava ancora dormendo? Era forse tutto un sogno della sua mente intrappolata nell’incantesimo? Si guardò le mani, girandole più volte. Toccò il proprio corpo, i lunghi capelli rossi, i vestiti che indossava ancora da quel giorno, si chinò a toccare l’asfalto freddo e ruvido sotto di lei, si diede un pizzicotto sulla guancia. Sembrava tutto così reale, ma allora che ci faceva lì? Era scoppiata un’altra guerra durante il suo sonno? E che fine avevano fatto tutti? Si incamminò nel viale illuminato da quei pochi lampioni ancora integri e funzionanti, smarrita e sempre più confusa. Strinse le braccia al petto, rabbrividendo. Quand’era andata a dormire non si era preoccupata di indossare qualcosa di pesante. Si avvicinò alla carcassa di un’auto in fiamme, cercando di scaldarsi. Sull’altro lato della strada c’era quella che un tempo doveva essere un’edicola. La vetrina era ancora integra, perciò corse immediatamente a specchiarsi per accertarsi del proprio aspetto. Sgranò gli occhi, sconvolta. “Aaaaaahh! Che tragedia! Che orrore! Ho un nuovo brufolo sulla fronte! È enorme!” piagnucolò disperata tastandosi il foruncolo che deturpava il suo volto. “Userò la magia per non lasciare tracce!” sentenziò decisa dopo aver valutato varie opzioni su come farlo sparire. Chiuse gli occhi e cominciò a concentrarsi, nel tentativo di ricordare la formula corretta. La sua mente era completamente vuota, ma questa non era una novità, pensò con un sorriso, non aveva mai prestato molta attenzione alle lezioni di Marcus e ogni volta finiva per pentirsene. Finalmente lanciò l’incantesimo, ma qualcosa andò storto: forse sbagliò formula o forse il lungo sonno aveva inibito i suoi poteri, fatto sta che invece di far sparire il brufolo si ritrovò coi capelli neri completamente lisci. “Aaaaaahh! Ho i capelli come Leander, che orrore! E per di più c’è ancora il brufolone!” Si lasciò ricadere a terra, arrendendosi alla disperazione. “Ma dove diamine sono finita, qui non c’è anima viva!” piagnucolò sconsolata. “Vatti a fidare di Ianos, forse il babbo aveva ragione per una volta a dire che non era una buona idea!” Quasi a smentire la sua affermazione, un uomo sbucò da dietro un edificio dall’altra parte della strada. Ivy scattò in piedi come una molla, rincuorandosi un poco. “Grazie al cielo! Buonasera signor Non-So-Come-Ti-Chiami, che posto è questo? Dove siamo? Cos’è successo a questa città? Dov’è Norkrak?” cominciò correndogli incontro speranzosa, ma l’uomo continuò ad avanzare barcollante verso di lei senza rispondere. “Ma ci senti?! Ti ho fatto una, anzi no, un po’ di domande, rispondi, maleducato!” sbottò indispettita portando le mani ai fianchi. L’essere le si avventò contro e fece per morderla, ma la ragazza si scansò all’ultimo momento, indietreggiando. “Ma sei impazzito?! Sono solo una povera ragazza indifesa che non ha mai fatto niente di male a nessuno!” Per tutta risposta l’uomo la aggredì nuovamente e la ragazza scivolò agilmente alle sue spalle e lo colpì alle gambe scaraventandolo a terra. L’essere si rialzò con un lamento gutturale e tornò all’attacco come se non avesse neanche subito il colpo. I suoi occhi vuoti e le pupille dilatate non avevano nulla di vivo, e solo in quel momento Ivy si rese conto che il suo collo era piegato in una posizione innaturale. “Ma che razza di posto è questo, voglio tornare a casaaa!” piagnucolò indietreggiando sconvolta. Attirati dalle sue urla un’orda di non-morti sbucò da dietro un vicolo emettendo dei lamenti fastidiosi. Erano troppi per affrontarli tutti, inoltre non si fidava pienamente dei propri poteri magici visto cos’era appena successo ai suoi capelli. Girò i tacchi e cominciò a correre per le strade di quella città infernale, inseguita dall’orda di morti. “Ma perché mi sono svegliata in un posto come questo, questa città è piena di zombie!” Scavalcò la recinzione di quello che un tempo era stato un supermercato, ritrovandosi nel piazzale sul retro riservato allo scarico merci. Si piegò sulle ginocchia per recuperare fiato, gli zombie che la inseguivano non sarebbero riusciti a saltare la rete, ma giusto per complicare ulteriormente le cose un branco di cani zombie uscì dal magazzino e le si avvicinò ringhiando minacciosi. “Uffaaa! Gli zombie non erano così veloci, perché anche i caniii?!” si lamentò sconsolata la principessa riprendendo la propria fuga, ma finì per chiudersi in un vicolo cieco. “O porca merda!” imprecò voltandosi di colpo. I cani le sbarrarono l’unica via d’uscita, costringendola con le spalle al muro. “E va bene, ve la siete voluta!” Portò in avanti la mano destra ma l’Acheron non apparve come al solito. “Perfetto, neanche questo funziona!” imprecò tra sé e sé esasperata. Le bestie balzarono contro di lei, ma delle mani possenti la presero per le spalle e la sollevarono di peso oltre il muro di cinta, prima di scaraventarla con forza contro l’edificio. I cani raschiarono la parete latrando famelici, prima di andarsene come se si fossero dimenticati della loro preda. Ivy si rialzò dolorante, chi l’aveva salvata aveva usato dei modi un po’ bruschi ma se non altro le aveva dato una mano. Fece per ringraziare il suo eroe, ma quando alzò la testa le morirono le parole in bocca. “Cos’abbiamo qui, una sopravvissuta?” gracchiò l’essere di fonte a lei, divertito. Ivy sgranò gli occhi incredula. Nonostante il suo volto fosse celato dall'elmo, riconobbe l’armatura d’oro che indossava. “Ci mancava solo il Coglione dei Morghwarth! Ma tu non muori mai?!” “Vedo che mi conosci, ne sono lusingato!” esclamò il demone divertito. “L’inferno era al completo e mi hanno mandato qui in attesa!” “Vedrai che tra un po’ ti troveranno un posto!” esclamò la principessa prima di lanciarsi all’attacco. L’avversario schivò ogni suo assalto ridendo di lei, come se avesse di fronte una bambina capricciosa. Ivy imprecò tra sé e sé. Da quando era diventato così agile? "Sei divertente ragazzina, ma non hai alcuna speranza contro di me!" Il Dreynar scattò velocemente in avanti, anticipando un suo pugno con una ginocchiata che la scaraventò di nuovo contro il muro. Si avvicinò inesorabile, pronto a darle il colpo di grazia, ma ebbe un sussulto improvviso. Indietreggiò e si guardò intorno, come se fosse confuso. La ragazza ne approfittò per spostarsi dal muro e mettersi in parata, diffidente. Cosa gli era preso tutto a un tratto? “Come mai non mi hai uccisa? Non che mi dispiaccia, però non…” Un ruggito alle loro spalle fece sobbalzare Ivy che si voltò stranita. “E quel c-coso cos'è?!” balbettò osservando il nuovo arrivato. Una creatura umanoide alta due metri e mezzo con dei tentacoli che gli uscivano dalla schiena avanzò minacciosa verso di loro. La principessa indietreggiò intimorita. Da dove saltava fuori quell’essere? Credeva che certe cose esistessero solo nei videogiochi! Il Dreynar si mise in posizione di combattimento per nulla intimorito dal nuovo arrivato, come se già lo conoscesse. Si scagliò contro il mostro, ma questo evitò il colpo spostandosi di lato con un’agilità incredibile per la sua stazza e lo agguantò per la caviglia con uno dei suoi tentacoli. Ivy rimase interdetta, indecisa su cosa fare. Se quel bestione uccideva il Coglione le faceva un piacere, il brutto è che dopo se la sarebbe presa con lei! E soprattutto perché il Coglione non l’aveva uccisa? Il mostro continuò a tirare il Dreynar verso di sé, ma questo afferrò una sbarra metallica da terra e la piantò di colpo inchiodandogli il tentacolo. L’essere urlò di dolore e lui ne approfittò per rialzarsi, agguantare Ivy per un braccio e trascinarla con sé in una fuga disperata fino ad un’officina. Appena furono entrati abbassò la pesante serranda, spostando poi tutto quello che trovava nel locale per sbarrare ulteriormente l’ingresso. La ragazza era rimasta immobile, ancora troppo stupita da tutto quello che stava succedendo per riuscire a connettere il cervello e fare qualcosa. “Capisco che vuoi avere il privilegio di uccidermi per primo e moriresti di invidia se uno zombie-mostro dovesse riuscirci prima di te, ma cos’hai intenzione di fare?” “Se vogliamo uscire vivi da qui dobbiamo collaborare!” sentenziò imperioso il demone spostando l’ultimo scaffale davanti alla saracinesca e guardando la barricata appena costruita non troppo convinto. Ivy sgranò gli occhi. “Io dovrei collaborare con il mio acerrimo nemico?! Giammai!” “Come preferisci, tanto tra un po’ la barricata cederà e quel mostro ci ucciderà entrambi! Sì, mi sembra un’idea molto intelligente!” ribatté sarcastico lui. La ragazza lo fissò stranita. “Hai il raffreddore? La tua voce è diversa dal solito! Vuoi una mentina? Così magari ti va di traverso e muori?” Per tutta risposta il Signore dei Morghwarth la ignorò completamente e cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcos'altro di utile all’interno dell’officina. Ivy assottigliò gli occhi, fissandolo intensamente. Da quando il Coglione faceva un ragionamento sensato? Era veramente lui? Indossava la stessa armatura, la sua forza era impareggiabile e si comportava alla stessa maniera… Beh, non proprio alla stessa maniera, altrimenti l’avrebbe già uccisa pur ignorando la sua vera identità. Forse la magia che aveva modificato il suo aspetto non era stata poi così inutile. “Allora, presunto Coglione, cos’hai intenzione di fare?” domandò ancora incrociando le braccia al petto. Senza risponderle, il ‘presunto Coglione’ la superò, spezzò il collo con un calcio a due zombie vestiti da poliziotti che stavano arrivando dal fondo del garage e rubò loro le pistole che tenevano legate alla cintura. “Mira alla testa.” disse passandole una delle due. “Ricevuto! No, frena tutto! Chi ha deciso che dai tu gli ordini?!” “Adesso!” Il mostro di poco prima sfondò la porta e il Dreynar cominciò a sparare mirando alla sua testa. “E va bene, ma solo per questa volta, dopo li do io!” ci tenne a fargli presente la ragazza prima di cominciare a sparare a sua volta. Dopo una lunga serie di colpi l’essere stramazzò finalmente al suolo. “Fiù, resistente il coso, ormai me l’ero vista brutta!” sospirò la principessa tirando un sospiro di sollievo. “Possiamo andarcene da qui.” sentenziò il demone voltandosi. “La smetti di impartirmi ordini?! Stupido presunto Dreynar!” sbottò infastidita pestando i piedi per terra, ma per l’ennesima volta il generale dei Morghwarth se ne andò senza darle ascolto, uscendo dalla porta sul retro. “Potresti anche aspettarmi, sai?! Se proprio dobbiamo collaborare…” sbuffò infastidita. La principessa di Norkrak che collaborava con un Dreynar, per fortuna nessuno la vedeva! E poi perché aveva sparato al mostro? Non poteva usare i suoi poteri? Forse non ne aveva voglia. Forse non voleva sprecare energie. Forse era tutta una farsa e in realtà le stava tendendo una trappola. Forse… Si guardò intorno e solo in quel momento si rese conto di essere completamente da sola. “Aspettamiii!” Corse immediatamente fuori dall’edificio. All’uscita trovò i cadaveri di tre cani zombie spappolati e il Dreynar in fondo alla via che se ne stava andando. “Ti costa così tanta fatica aspettarmi?!” sbottò correndo verso di lui. Uno zombie uscì da dietro un angolo, cogliendola di sorpresa. Fece per sparare, ma il Generale le si parò di fronte e spezzò l’osso del collo al mostro, uccidendolo. “Perché l’hai ucciso? Potevo farlo benissimo io!” protestò corrucciata. “Non sprecare colpi, ti potrebbero servire in futuro.” si raccomandò il Dreynar, severo.
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