Capitolo XXOrsù! ch’io non indugi nel mio canto, Perché abbiamo da percorrere più di un sentiero montano. Byron A mano a mano che la primavera si avvicinava, gli enormi mucchi di neve, che le alternanze di gelo e di disgelo e di ripetute tempeste avevano portato a un grado di saldezza tale da minacciare di non finire più, cominciavano a cedere all’influenza dei venti più miti e del sole più caldo. Sembrava di tanto in tanto che le porte del cielo si aprissero e una dolce aria si diffondeva sulla terra; la natura animata e inanimata si risvegliava, e per qualche ora la gioia della primavera splendeva in ogni sguardo, rideva in ogni campo. Ma poi le gelide raffiche del nord tornavano a diffondere la loro deleteria influenza e i nuvoloni neri che intercettavano i raggi del sole sembravano