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I pionieri

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Con I Pionieri, scritto nel 1823, James Fenimore Cooper inizia la sua serie di romanzi dedicati a Natty Bummpo detto "Calza di Cuoio", che tornerà tre anni dopo nel suo capolavoro L'Ultimo dei Mohicani. Siamo nel 1793 e nei giovani Stati Uniti d'America il vecchio mondo selvaggio trovato dai coloni sta cedendo il passo alla civilizzazione, con tutti i dubbi e i rischi del caso. Natty Bummpo, anziano cacciatore che ha scelto di vivere ai margini della società in stato quasi selvaggio, cerca di mantenere la propria identità in un mondo che si espande troppo velocemente.

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Presentazione dell’opera
Presentazione dell’operaLa collana Aurora si propone di recuperare classici ormai dimenticati e introvabili della letteratura italiana e internazionale, con un breve apparato critico di approfondimento. Chi legge L’Ultimo dei Mohicani, lettura spesso obbligata a scuola o comunque negli anni di formazione, raramente riceve un’informazione fondamentale, e cioè che sta leggendo il capitolo di una pentalogia. Quando infatti Cooper pubblicò nel 1826 il suo capolavoro che lo consacrò come primo grande romanziere americano, stava in effetti dando un prequel al suo romanzo di tre anni prima, I pionieri appunto, in cui compariva per la prima volta il personaggio di Natty Bumppo, o “Calza-di-Cuoio”, che qui vediamo come anziano cacciatore che vive in stato quasi selvaggio, ai margini dell’insediamento di Templeton, accompagnato dal fido Chingachgook (che è in questo caso “l’ultimo dei Mohicani”). Seguiranno altri tre romanzi, portando il ciclo di Calza-di-Cuoio a diventare una pentalogia in cui ogni romanzo racconta un’epoca diversa della vita di Natty e della storia americana. E se è interessante vedere come il protagonista del ciclo sia spesso un personaggio marginale dei romanzi, è molto importante il ruolo che la storia americana ha nella poetica dell’autore. Cooper – che racconta in questo romanzo diversi eventi autobiografici relativi alla sua famiglia – scrive I pionieri nel 1823 ma lo ambienta nel 1793, in un momento cruciale per i giovani Stati Uniti, un momento in cui i coloni devono decidere che tipo di civiltà dovrà rimpiazzare le terre selvagge in via di urbanizzazione, quali leggi sarà giusto applicare e quale attenzione per la conservazione del pregresso. Degli interrogativi che secondo alcuni critici oggi sono più che mai attuali nel momento in cui ci rivolgiamo le stesse domande relative ai limiti dell’individualismo e alla difesa dell’ambiente. Cooper descrive la questione con attenzione quasi antropologica, intervallandola al documentarismo con cui mostra delle terre in via di sparizione o di profonda modifica. Questo fa sì che, soprattutto all’occhio moderno, abituato ad altri ritmi, il romanzo appaia all’inizio lento e prevedibile, nonostante l’esordio sia all’insegna dell’azione. Ma è nei primi circa venti capitoli che Cooper, tra una descrizione e una spiegazione, pone le basi perché la seconda parte sia avvincente ed emozionante, con i personaggi fino a quel momento solo descritti che prendono vita e posizione, con le numerose sfumature anche dei coprotagonisti e un tessuto narrativo ancora oggi godibile, nonostante lo stile dell’autore appaia in alcuni casi datato. Ciononostante, I pionieri resta un romanzo incredibilmente potente nel modo in cui illustra il conflitto tra la società in espansione e le spoglie del mondo precedente che si lascia dietro. E si conclude con una scena – Natty che si allontana al tramonto – che da lì in poi verrà ripresa talmente tante volte da diventare un archetipo narrativo.

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