2. Correvo. Correvo la mattina prestissimo, quando il bar doveva ancora aprire e la sala delle colazioni non era stata neppure apparecchiata. Mi inguainavo nella mia tutina nera, infilavo le mie scarpe ipertecnologiche fucsia, le cuffiette nelle orecchie con Springsteen a tutto volume, e correvo. Partivo dall’ingresso del personale e costeggiavo le piscine già fumanti. Il vapore acqueo mi ammorbidiva le giunture – così mi sembrava – e mi faceva sudare. Correvo attorno al parco, fino all’entrata per le auto, lungo il viale asfaltato e fino agli alloggi del personale. Poi oltre, dietro alla cabina di legno delle saune, dietro il largo edificio di vetro e cedro della spa, fino a tornare all’ingresso del personale, dietro la costruzione principale. Facevo questo percorso uno o due volte, fin